[Il 5 marzo 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Mastrojanni. [...] Contro questi diritti e libertà consacrati solennemente e che l'uomo arroga a sé, indipendentemente dal riconoscimento che altri uomini possano farne, non è consentito ad alcuno di porre limitazioni; noi vediamo in limitazioni siffatte il primo ed il più sacrilego attentato alle libertà della persona umana. Ma non basta, onorevoli colleghi; le libertà umane sono state concepite, in questo progetto di Costituzione, attraverso teoriche filosofiche, assai seducenti da un punto di vista scientifico ed estetico; ma i ragionamenti filosofici posti a base dell'efficienza della personalità umana noi, da questo settore, con naturale diffidenza, lo confesso, li vediamo rappresentati ed esasperati, perché tali libertà sono in funzione esclusiva del perseguimento di finalità sociali ed economiche, che non potrebbero essere realizzate se non attraverso questa particolaristica concezione della libertà umana. Spiego: abbiamo detto che l'uomo porta in sé, inscindibilmente, connesse, le caratteristiche della sua personalità, gli attributi dei suoi diritti fin dalla nascita, ipso iure, anzi: ipsa natura; ma si è detto che l'uomo da sé non può perfezionare ed integrare la sua personalità, se non attraverso le comunità naturali e attraverso le formazioni sociali, talché, la stessa Costituzione, in un articolo, mette sullo stesso piede di uguaglianza e i diritti dell'uomo e i diritti delle comunità, e i diritti delle formazioni sociali, nelle quali, l'uomo deve necessariamente essere inserito perché possa perfezionare ed integrare la sua personalità.

La teorica filosofica è seducente, ma, considerata da un punto di vista squisitamente politico, non vi ha chi non veda il pericolo di questa concezione, la quale dà la sensazione di un super-riconoscimento della personalità umana ed anzi dà l'impressione di un volontario intervento dello Stato per perfezionare questa personalità umana. Ma quando noi, in una Costituzione, facciamo siffatta affermazione, quando noi, con un imperativo categorico, mettendo sullo stesso piede di uguaglianza l'uomo e le comunità naturali e le formazioni sociali, contemporaneamente eccitiamo lo Stato perché provveda alla efficienza di questi organismi, noi abbiamo già affermato un principio per il quale lo Stato diventa non lo strumento dell'uomo, ma diventa il particolaristico Stato totalitario, invadente e prepotente, che si inserisce nella vita dell'uomo, che inserisce l'uomo in determinati organismi, e che tutela questi organismi. Per tutelarli deve limitare le libertà umane! È chiaro pertanto che in piena legalità costituzionale si possa scendere in regime totalitario, cioè in quel regime deleterio e nefasto, di cui le conseguenze non vi è alcuno di noi che oggi non senta e non veda per le gigantesche proporzioni delle sciagure di cui è stato macabro dispensatore. Noi dissentiamo dalle concezioni liberalistiche, così come sono state congegnate, per le ragioni che sommariamente vi ho espresso; noi dissentiamo da questa organizzazione capillare, che si insinua in tutti i settori della vita umana e si inserisce persino nella famiglia, di cui la concezione non risponde alle nostre ideologie ed alle nostre convinzioni etico-giuridiche.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti