[Il 15 novembre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sulle autonomie locali.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 116 per il testo completo della discussione.]

Nobile è del parere che innanzi tutto occorrerebbe decidere se si voglia o pur no uno Stato unitario, perché, mentre nel primo comma dell'articolo 2 si parla di unità e indivisibilità dello Stato, nel secondo tale principio viene ad essere inficiato, attribuendosi a determinate Regioni forme e condizioni particolari di autonomia. Nonostante che per mentalità ed educazione sia contrario ad ogni forma di regionalismo, può benissimo ammettere che si voglia un ordinamento regionale, specialmente se ha lo scopo di decentrare l'amministrazione statale. Ciò, però non dovrebbe in nessun caso implicare la creazione di uno speciale ordinamento autonomo per alcune determinate regioni.

[...]

Nobile riconferma la sua avversità per qualsiasi soluzione del problema dell'autonomia regionale, che possa, anche per una minima parte, compromettere non solo l'unità politica, ma anche quella economica dello Stato. È assurdo nel mondo moderno parlare di un'economia regionalistica. In Francia, sebbene vi siano fautori dell'autonomia regionale, non si è fatta parola nella nuova Costituzione di un ordinamento regionale autonomo.

L'onorevole Finocchiaro-Aprile ha apertamente dichiarato che l'autonomia siciliana è da lui considerata come un primo passo verso l'indipendenza della Sicilia. Ciò è una riprova che il problema regionalistico in Italia non può non destare, quale che sia la soluzione che ad esso si intenda dare, serie preoccupazioni. Non riesce a simpatizzare col movimento regionalistico, forse perché non è attaccato ad alcuna particolare Regione d'Italia e si sente soltanto italiano; o forse anche perché è convinto che come conseguenza della rivoluzione meccanica, tutte le comunità umane debbono tendere verso l'unificazione. Comunque non può capire come si voglia da taluno disunire la stessa nostra Patria, la cui unità è costata tanti sacrifici.

La sola esigenza che può ammettere è quella di provvedere a concedere una conveniente autonomia alle zone mistilingui di confine, per le quali l'autonomia può anche essere imposta da accordi internazionali, come sta avvenendo per l'Alto Adige, o da considerazioni di opportunità internazionale. Si tratta, infatti, in tal caso di concedere statuti speciali per la protezione delle minoranze etniche. Ma non può assolutamente comprendere le esigenze prospettate dagli onorevoli Finocchiaro Aprile e Lussu relativamente all'autonomia della Sicilia e della Sardegna, terre italianissime. Non è certo la difficoltà delle comunicazioni con la Sardegna che può consigliare, come ha affermato l'onorevole Lussu, l'autonomia di questa Regione. Si tratta di difficoltà di carattere contingente, destinate rapidamente a sparire, sicché probabilmente fra qualche anno si impiegherà, per recarsi da Roma a Cagliari, molto minor tempo di quello che oggi sia necessario per spostarsi da un punto all'altro di Roma.

[...]

Il Presidente Terracini ricorda che al primo comma dell'articolo sono stati presentati due emendamenti nella riunione precedente dall'onorevole Laconi e dall'onorevole Mortati.

Quello dell'onorevole Laconi dice:

«Nel quadro dell'unità ed indivisibilità dello Stato, le Regioni sono costituite in enti autarchici secondo i principî fissati negli articoli seguenti.

Alle Regioni sono delegati tutti quei servizi statali che possono utilmente essere decentrati secondo la legge sulla riorganizzazione dei servizi dello Stato».

Quello dell'onorevole Mortati è così formulato:

«Nel quadro dell'unità ed indissolubilità nazionale, le Regioni sono costituite in enti autonomi con poteri e funzioni propri, secondo i principî generali e speciali, fissati nei seguenti articoli».

Poiché l'emendamento dell'onorevole Laconi è quello che più si discosta dal testo proposto dal Comitato, lo mette in votazione, con l'intesa che, ove sia respinto, prima di passare alla votazione sull'emendamento dell'onorevole Mortati, questi dovrebbe chiarire il suo pensiero, dato che l'emendamento in questione mira a sostituire non solo il primo, ma anche il secondo comma dell'articolo 2.

Mette in votazione l'emendamento dell'onorevole Laconi.

Lussu dichiara di votare contro, perché ritiene che il testo proposto dal Comitato risponda maggiormente a criteri d'ordine generale, dato che alla redazione dell'articolo 2 hanno collaborato i rappresentanti di tutti i partiti.

(Non è approvato).

Mortati dichiara di ritirare la sua proposta di emendamento.

Il Presidente Terracini mette in votazione il primo comma dell'articolo 2 nel testo proposto dal Comitato:

«Nel quadro dell'unità e indivisibilità dello Stato le Regioni sono costituite in enti autonomi con propri poteri e funzioni secondo i principî fissati negli articoli seguenti».

(È approvato).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti