[Il 4 giugno 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Spallicci. [...] Vorrei, se non potesse sembrare immodestia, ricordarvi che io ho cercato nelle antiche canzoni della mia Romagna l'anima della mia terra e, assieme a musicisti di gran valore, ho desiderato rinverdire quel vecchio ceppo attraverso quelle società che furono chiamate dei canterini di Romagna. E a noi risposero contemporanei, talvolta predecessori, attorno al Castello di Udine i canterini friulani e i vecchi cantori di Aggius recati da Bertieni sui palcoscenici d'Italia, e i canterini siciliani di cui l'amico Nino Martoglio curava la formazione prima che una tragica fine lo togliesse al suo teatro isolano. Era nostra intenzione formare in tutte le Regioni delle società del genere per poter fornire un panorama canoro e dare in questo maraviglioso amalgama la misura della divina varietà dell'anima italiana. Perché vorreste vederle l'un contro l'altra armate se nella Regione risiede la vera essenza della Nazione, se dal Boccaccio al Goldoni, dal Manzoni al Fogazzaro, dal Verga alla Deledda, letteratura e teatro sono regionali in Italia? Perché non vedere la gara, una nobile gara nel concerto delle regioni? Il mio emendamento vuole appunto tener calcolo di questa virtù. «La Repubblica italiana una ed indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali, stimolandone lo spirito di emulazione a profitto della Patria comune».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti