[Il 30 aprile 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».]

Presidente Terracini. Passiamo all'esame dell'articolo 29:

«I monumenti artistici e storici, a chiunque appartengano ed in ogni parte del territorio nazionale, sono sotto la protezione dello Stato. Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».

L'onorevole Clerici ed altri hanno proposto di sopprimere l'articolo. L'onorevole Clerici ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

Clerici. Parlo a titolo personale, personalissimo, il più personale possibile. Non si tratta di una questione politica o ideologica: è una questione soltanto di buon senso, con la b minuscola. Mi pare che l'articolo sia superfluo, inutile ed alquanto ridicolo, tale da essere annoverato fra quelli che non danno prestigio alla Costituente ed a questa nostra fatica. È incompleto anzitutto, perché vi si trascurano tutte le cose artistiche che non sono immobili, come le statue, i quadri, i mobili, le oreficerie, i libri, cose che costituiscono una ingentissima massa artistica; sembra che la Repubblica tuteli soltanto i monumenti. È anche infelice nella dizione, perché non comprendo come vi possano essere dei monumenti che non siano né artistici né storici. È inutile, perché vivaddio la Costituzione afferma cose che possono essere controverse, ma che è necessario politicamente affermare come una novità, come una conquista; non cose che sono pacifiche. Altrimenti, se dovessimo mettere nella Costituzione tutto ciò che è evidente e pacifico, per quale ragione non dovremmo dire che la lingua che usiamo è la lingua italiana, e che usiamo le lettere latine e le cifre arabe?

Io ritengo che sia inutile questa disposizione, perché vi sono delle leggi speciali assai specifiche e concrete che tutelano tanto il patrimonio artistico quanto il paesaggio. Vi è una legge persino sul parco nazionale degli Abruzzi. Mi pare inutile questa disposizione, perché è inutile dare disposizioni su quello che è il patrimonio artistico e storico già acquisito a tutte le legislazioni moderne. Già nella legislazione pontificia l'editto Pacca era diretto alla tutela delle opere d'arte, di tutte le opere d'arte, e segnò quasi 150 anni or sono l'esempio a tutta la legislazione moderna.

Ritengo le disposizioni in questione superflue ed inutili e che comunque la loro ubicazione sia completamente errata. Mi chiedo: siamo nei rapporti etico-sociali, nella parte che riguarda i doveri e i diritti dei cittadini; ed allora, che cosa c'entra con tutto ciò la tutela dei monumenti artistici e del paesaggio?

Forse si voleva dire, innanzi tutto, che la libera proprietà dei privati ha dei limiti in quelli che sono gli interessi dello Stato per l'arte. Ma questo si dovrà eventualmente dire nell'articolo 38, dove si stabilisce un limite alla proprietà privata; e siccome questa limitazione, come ho detto or ora, fu introdotta da noi con l'editto Pacca ed ora è un principio legislativo pacifico, è inutile farne oggetto, come di una grande novità, nella Carta costituzionale.

Se, poi, si voleva dire un'altra cosa — ho cercato invano nei verbali della Commissione dei settantacinque le ragioni di questa disposizione — se si voleva dire che il potere in questione dovrà restare allo Stato nei confronti dell'ente regione; se dei limiti devono esser posti ai poteri che daremo alle regioni, allora questa è materia riguardante gli articoli 109, 110 e 111, nei quali si parla delle funzioni della regione. Ed allora in quegli articoli potremo riparlarne sobriamente.

Ma in questa sede questo articolo deve essere abolito, per la serietà stessa dei nostri lavori. (Applausi al centro).

Presidente Terracini. Gli onorevoli Codignola, Malagugini, Marchesi, Nobile hanno proposto il seguente emendamento:

«All'articolo 29, sostituire la prima parte con la seguente:

«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela dello Stato».

L'onorevole Codignola ha facoltà di svolgerlo.

Codignola. L'onorevole Clerici ha detto che questo articolo è ridicolo. Invero, io non credo che si tratti di una questione ridicola. Si tratta di garantire allo Stato che il patrimonio artistico del Paese sia sotto la sua tutela, resti cioè vincolato allo Stato. E patrimonio artistico non significa soltanto, onorevole Clerici, i monumenti artistici e storici, poiché comprende anche i beni mobili, i quadri, gli archivi ecc. cioè, nei suoi vari aspetti, l'insieme degli oggetti e dei beni di valore artistico e storico.

Ora, per queste ragioni, io ritengo che sia necessario mantenere l'articolo 29, che rappresenta una garanzia anche rispetto al previsto ordinamento regionale. Tutti noi sappiamo che questo ordinamento regionale, se esteso a certe materie, tra cui anche quella delle belle arti, può diventare un esperimento molto pericoloso; e perciò ritengo necessario che, proprio prima di votare la questione delle autonomie regionali, stabiliamo in via di massima il principio che l'intero patrimonio artistico culturale e storico del nostro Paese — che è così importante — sia sottoposto alla «tutela», e non alla «protezione» dello Stato: lo Stato non protegge, ma tutela.

Quindi, insisto sull'emendamento sostitutivo che, ripeto, suona così:

«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela dello Stato».

Mi è stato proposto da alcuni colleghi di mantenere anche l'inciso: «a chiunque appartenga e in ogni parte del territorio nazionale».

Per mio conto, accetto questa aggiunta.

Presidente Terracini. È stata presentata la seguente proposta dall'onorevole Mannironi e altri:

«Si propone che la discussione relativa all'articolo 29 sia rimandata a quando si discuterà sulla competenza legislativa della regione».

L'onorevole Mannironi ha facoltà di svolgere la proposta.

Mannironi. In sostanza, la mia proposta è subordinata a quella formulata dall'onorevole Clerici; per il caso, cioè, che l'Assemblea non accetti l'emendamento Clerici per la soppressione totale dell'articolo 29. In tale caso, proporrei che la discussione sia rimandata a quando ci occuperemo del problema legislativo della regione.

Come il signor Presidente ricorderà, quando si discusse nella seconda Sottocommissione relativamente alla competenza legislativa della regione, fu da noi proposto che tutta la materia riguardante le antichità, belle arti e paesaggio fosse passata alla competenza, almeno concorrente, della regione stessa. Vero è che il Comitato di coordinamento, in sede definitiva, non ratificò quella nostra proposta. Comunque, io penso che vari colleghi in questa Assemblea intendano insistere perché quella materia — contrariamente a quanto proposto dall'onorevole Codignola — sia passata alla competenza, per lo meno concorrente, della regione.

Ora se noi, sostenitori di questa tesi, dovessimo oggi discutere il problema per sostenere che la competenza debba essere affidata alla regione, ci troveremmo in condizioni di inferiorità, perché non potremmo ampiamente sostenere la nostra tesi, senza inquadrarla nella discussione generale sulla struttura, competenza e fisionomia che si vogliono dare all'ente regione.

Quindi, propongo che la discussione sia rimandata.

Rilevo che questo rinvio non porterebbe alcun nocumento perché, se mai, se la maggioranza dell'Assemblea dovesse approvare l'articolo così come è proposto, nulla vieterebbe che il suo collocamento potesse effettuarsi in altra sede.

In ultimo, vorrei ancora rilevare che noi dobbiamo pure preoccuparci di un'altra situazione obiettiva che ci è offerta da alcuni articoli contenuti sia nello Statuto siciliano, sia nello Statuto della Valle d'Aosta: in entrambi tutta la materia che riguarda il paesaggio e la difesa del patrimonio artistico e storico è affidata alla competenza esclusiva della regione.

Una voce a sinistra. Questo è il guaio!

Mannironi. Io non so cosa vorrà fare l'Assemblea quando si dovrà discutere lo Statuto siciliano è lo Statuto della Valle d'Aosta. Non so se si limiterà a fare un semplice coordinamento o se vorrà entrare nel merito. Comunque, penso che tutta questa materia potrà trovare più adeguato posto di discussione in quella sede. Ecco perché insisto.

Presidente Terracini. Chiedo il parere della Commissione.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione non ha ragioni speciali per insistere sull'articolo 29, e quindi si disinteressa anche degli emendamenti, rimettendosi tanto per l'uno che per gli altri a quella che sarà la volontà dell'Assemblea. (Applausi).

Presidente Terracini. Abbiamo dunque da esaminare: 1°) una proposta soppressiva dell'articolo; 2°) la proposta dell'onorevole Mannironi che chiede il rinvio e la decisione al momento in cui si parlerà della regione; 3°) alcune proposte di emendamenti.

In primo luogo, si tratta di votare sulla proposta Clerici.

Marchesi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Marchesi. Quale autore di quel ridicolissimo articolo 29, non mi riferirò alle fonti di decoro stilistico e di serietà cui attinge l'onorevole Clerici. Mi pare che tra queste fonti debbano essere alcuni giornali umoristici della capitale. Io ho proposto quell'articolo, accettato con voto unanime dalla Commissione, nella previsione che la raffica regionalistica avrebbe investito anche questo campo delicato del nostro patrimonio nazionale. È vano che io ricordi ai colleghi che l'eccezionale patrimonio artistico italiano costituisce un tesoro nazionale, e come tale va affidato alla tutela ed al controllo di un organo centrale. Al Governo non spetta soltanto la tutela delle opere d'arte, ma spetta anche il restauro monumentale, che non si fa più coi vecchi criteri empirici e fantastici, ma con criteri che riguardano, volta per volta, le singole opere d'arte e che non si possono raccogliere in quei principî generali, ai quali dovrebbe conformarsi la regione nell'esercizio della sua potestà legislativa di integrazione e di attuazione.

Ricordo, d'altra parte, che il Governo, già da un pezzo, ha aperto la via al decentramento con l'istituzione delle Sovraintendenze generali alle Belle Arti, le quali hanno dato e danno ottimo frutto e devono, giornalmente quasi, lottare contro le esigenze locali che reclamano restauri irrazionali o demolizioni non necessarie.

Io sono incaricato di comunicare ai colleghi un voto che l'Accademia dei Lincei ha espresso nell'adunanza dell'8 febbraio, e dedicato appunto agli onorevoli Deputati dell'Assemblea Costituente:

«L'Accademia Nazionale dei Lincei, rilevando che il passaggio delle Belle Arti all'Ente Regione renderebbe inefficiente tutta l'organizzazione delle Belle Arti che risale ai primi del secolo, organizzazione che ha elevato la qualità della conservazione dei monumenti e delle opere d'arte e ha giovato a diffondere nel popolo italiano la coscienza dell'arte, fa voti perché l'Assemblea Costituente voglia modificare la proposta della Commissione dei Settantacinque che si riferisce all'Ente Regione, affinché siano conservati alla Nazione i massimi musei e gallerie d'Italia e non siano sottratti al controllo nazionale i grandi centri di scavo e di restauro ai monumenti».

Io non voglio dubitare che questo voto della più antica e gloriosa Accademia italiana, voto che corrisponde a quello già espresso unanimemente dalla prima Sottocommissione e mantenuto dal Comitato di redazione, non debba essere anche il voto vostro, onorevoli colleghi. Nel 1945 la Francia sottopose al controllo nazionale quei grandi musei provinciali che erano stati fino ad allora autonomi; e noi adesso dovremmo sottoporre all'Ente Regione i grandi musei nazionali che sono nelle varie regioni? (Commenti).

Una voce. Ne parleremo a suo tempo.

Marchesi. Va bene, parleremo di questo quando si parlerà della regione, ma anche altri articoli, da noi discussi ed approvati, riguardavano la regione. La regione rivendica a sé anche l'attuazione e l'integrazione di alcune scuole, la regione rivendica a sé anche la potestà legislativa assoluta su alcuni istituti di istruzione professionale: eppure delle scuole abbiamo parlato.

In ogni modo non sarà male che l'Assemblea si pronunci su un argomento così importante, in via pregiudiziale. È stato citato or ora lo Statuto siciliano. Io vengo recentemente dalla Sicilia e ho sentito quale turbamento ci sia tra gli uomini di cultura di fronte a questo pericolo. La Sicilia è tutta quanta un grandioso e glorioso museo, onorevoli colleghi, e noi non dovremo permettere che interessi locali, che irresponsabilità locali abbiano a minacciare un così prezioso patrimonio nazionale. (Vivi applausi).

Lo Statuto siciliano non è definitivo; esso dovrà essere coordinato dall'Assemblea Costituente in conformità dei principî costituzionali. (Commenti).

Una voce. Ma questa è una dichiarazione di voto. (Commenti).

Presidente Terracini. Gli onorevoli colleghi forse hanno dimenticato che v'è una proposta formale che richiama il problema della regione, per cui se nelle dichiarazioni di voto i colleghi vi si richiamano, essi non fanno nulla contrario al loro diritto.

Continui, onorevole Marchesi.

Marchesi. Ho finito. Ricordo soltanto ai colleghi maestri di stile e di serietà che nessuna regione potrà sentirsi menomata se sarà conservato sotto il controllo dello Stato, al riparo di sconsigliati e irreparabili interventi locali, quel tesoro che costituisce uno dei nostri vanti maggiori. (Applausi).

Di Fausto. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Di Fausto. Mi associo alle parole dell'onorevole Marchesi e al voto dell'Accademia dei Lincei. Aggiungo il voto della insigne Accademia di San Luca di Roma, il cui testo non ho sottomano. Comunque approvo che l'affermazione preliminare dell'articolo 29 sia mantenuta. La nuova Costituzione è entrata in lunghissimi particolari per materie anche secondarie. Parrebbe stranissimo che in essa non si facesse cenno del più grande patrimonio della nostra Nazione. I monumenti d'Italia sono d'importanza non solamente nazionale, ma mondiale. Occorre quindi che la tutela di queste opere sia fatta dal centro e con criteri unitari.

Quindi voterò per l'articolo 29, come è proposto dalla Commissione.

Micheli. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto. (Commenti).

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Micheli. (Segni di attenzione). Ho ragione di essere particolarmente grato a questa parte dell'Assemblea che ha voluto salutare con così festosa accoglienza il fatto che io abbia rotto il silenzio dal giorno in cui è cominciata questa discussione. Io ho sempre ascoltato con molta attenzione tutti i discorsi che sono stati pronunciati qui, e mi sarei riservato — salvo altra occasione — di parlare a suo tempo di un argomento che particolarmente mi interessa: quello delle autonomie regionali. Non credevo che oggi si dovesse per combinazione giungere ad esso, perché l'argomento è di tale e così notevole importanza che deve essere esaminato e discusso a fondo, non incidentalmente attraverso un articolo aggiuntivo arrivato in discussione all'ultima ora. (Commenti a sinistra).

Ed in questo punto posso concordare coll'avviso dell'onorevole Presidente, in quanto abbia ritenuto che l'accenno fatto da un collega al solo scopo di ottenere il rinvio della proposta possa aver determinato nell'Assemblea l'opportunità di venire ora a discutere di questo importante argomento. Ho chiesto quindi di parlare solamente per domandare a lui se sia il caso che noi discutiamo ora, al termine di questa stanca seduta, un argomento di tanto appassionante rilievo. Ritengo infatti che questo non sia il momento opportuno, giacché il collega che ha incidentalmente accennato alla regione, lo ha fatto solo per trarne argomento che avvalorasse il chiesto rinvio, ed in appoggio quindi alla sua sospensiva. Ciò non poteva certamente determinare questo improvviso allargamento della discussione, che faremo a suo tempo.

Ho ascoltato, ciò non ostante, con la reverenza che egli merita le parole del professor Marchesi a questo riguardo, e non voglio ora contrastare né l'Accademia dei Lincei, né quella di San Luca, per la preoccupazione non giustificata, che comprendo, però, come possa essere nata in molte Accademie e Deputazioni d'Italia, a parecchie delle quali mi onoro di appartenere. (Commenti a sinistra)...

Quindi non credo che per esse vi sia ragione di turbamento per quanto ora potrà l'Assemblea deliberare per la tutela degli interessi artistici e per la conservazione dei nostri insigni e meravigliosi monumenti, che tutti conosciamo. Abbiamo imparato dai primi anni ad apprezzare ed ammirare non solamente quelli che sono in Roma, ma anche quelli che sono sparsi in tutte quante le regioni d'Italia. E possiamo assicurare il professor Marchesi che l'affettuosa custodia di essi non sarà efficace — come egli ritiene in base al voto degli insigni componenti di queste valorose Accademie — solo se emanerà dal centro; creda pure che essi saranno tutelati tanto di più, in quanto affidati localmente al nostro popolo, che ne ha sempre tratto tante artistiche ispirazioni. Essi sono sparsi in tutte le parti d'Italia, ed invero cospicui sono quelli della Sicilia, ma nella Emilia e nelle altre parti d'Italia ve ne sono in quantità innumerevole. Noi ne avremo da vicino il governo ed andremo orgogliosi di poterne seguire le vicende, stabilirne la manutenzione con mezzi che spesso lo Stato non ha, con maggiore facilità di controllo, da parte di tutti gli studiosi, dei criteri che emanano ora dagli uffici centrali. (Commenti a sinistra).

Una voce a sinistra. Mancherà l'unità di indirizzo.

Micheli. No; io ritengo che l'unità di indirizzo non mancherà; certo che, se dobbiamo tener presente quello che sinora è successo, che le direttive che venivano dal centro non presentavano spesso alcuna unità vera, si potrà ragionevolmente temerne.

È ispirata sopra questa sapiente e coordinata varietà, che noi auspichiamo l'autonomia delle regioni; esse saranno le piccole pietre che tutte unite formeranno il mosaico meraviglioso della vita artistica e spirituale della nostra Patria. (Vivi applausi).

Lussu. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lussu. Debbo con un certo piacere dichiarare che almeno con alcune espressioni fondamentali del collega onorevole Micheli mi trovo d'accordo. (Commenti). Così come pure ci troviamo d'accordo, secondo parecchi giornali, umoristici o non, per una certa nostra unità o affinità enologica. (Si ride).

Micheli. Se continua così, dovrò parlare per fatto personale. (Si ride).

Lussu. Non pongo la questione regionale; non è questo il momento. Ma, se ne avessi l'autorità letteraria, moverei un cordiale e fine addebito al collega onorevole Marchesi per averla qui sollevata intempestivemente. Né vale qui a modificare questo mio giudizio l'autorità certo storica dell'Accademia dei Lincei, la quale è, rispetto alle questioni artistiche del nostro Paese, presso a poco quello che è la burocrazia centrale rispetto all'organizzazione statale periferica.

Comunque, la questione regionale non è implicata. Ecco perché io che credo di essere, o di poter essere annoverato, se non fra i più autorevoli, certo fra i più tenaci assertori della riforma autonomistica dello Stato, aderisco totalmente all'emendamento presentato dal collega onorevole Codignola, il quale dice: «Il patrimonio artistico e storico della nazione è sotto la tutela dello Stato».

Solo per evitare confusioni ed equivoci, pregherei l'onorevole Codignola di voler sostituire a «Stato», «Repubblica». (Commenti). Ciò lascerebbe impregiudicata la questione dell'autonomia regionale, la quale, onorevole collega Mannironi, in questo momento non è attuale e non è manomessa se viene approvato questo emendamento.

La questione delle autonomie, onorevole Mannironi, tocca direttamente noi tutti e non solo lei; e starei per dire — senza offendere alcuno — che tocca più noi che lei.

Si è assolutamente garantiti: qui si parla di tutela, e non già di invadenza a carattere assorbente. Ora non c'è qui dentro nessun autonomista il quale concepisca l'autonomia come sovranità assoluta, e pertanto possiamo votare a cuor tranquillo questo emendamento. (Applausi).

Benedettini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Benedettini. Mi associo in pieno alle dichiarazioni degli onorevoli Marchesi e Di Fausto, riconoscendo che, al di sopra di qualunque questione, queste dichiarazioni hanno basi giustissime.

Mi permetto dissentire dalla proposta fatta dall'onorevole Lussu circa la sostituzione della parola: «Stato» con la parola: «Repubblica», perché non ne vedrei la ragione. (Commenti).

Gronchi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Gronchi. Noi intendiamo spogliare la questione da qualsiasi indirizzo politico o meno e la consideriamo per quella che è. Pertanto al testo della Commissione noi vediamo più volentieri sostituito il testo, che a noi sembra più preciso e significativo in questo caso, dell'onorevole Codignola.

Presidente Terracini. Pongo prima in votazione, perché mi pare che debba avere la precedenza, la proposta dell'onorevole Mannironi che lascia impregiudicata la questione, di rinviare la discussione dell'articolo 29 a quando si discuterà sulla competenza legislativa della regione.

(Non è approvata).

Pongo in votazione la proposta degli onorevoli Clerici, Sullo e Codacci Pisanelli, soppressiva dell'articolo.

(Non è approvata).

Pongo in votazione la formula Codignola, sostitutiva della prima parte dell'articolo 29 nel testo definitivamente fissato dal proponente:

«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela della Repubblica».

(È approvato).

Pongo ai voti la seconda parte dell'articolo nel testo della Commissione:

«Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».

(Segue la votazione per alzata e seduta).

Dato l'esito incerto, indico la votazione per divisione sulla seconda parte dell'articolo 29.

(È approvata).

L'articolo 29 resta, nel suo complesso, così formulato:

«Il patrimonio artistico e storico della Nazione è sotto la tutela della Repubblica. Compete allo Stato anche la tutela del paesaggio».

Gli onorevoli Firrao, Colonnetti e Nobile hanno proposto il seguente articolo 29-bis:

«La Repubblica promuove la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica e ne incoraggia lo sviluppo».

L'onorevole Firrao ha facoltà di svolgerlo.

Firrao. Rendo sincero omaggio alla dottrina giuridica, che alimenta lo sforzo di quanti han posto mano alla elaborazione di questo pregevole progetto di Costituzione.

Non è quindi per muovere un appunto a così eminenti colleghi che mi permetto di richiamare l'attenzione di questa Assemblea su di un singolare aspetto della civiltà che viviamo e che ne influenza e caratterizza lo sviluppo, mentre non trova un corrispondente richiamo né in questa, né in altre elaborazioni giuridiche.

Quando, per opera di eletti ingegni, furono creati gli strumenti per mezzo dei quali l'uomo veniva sollevato dai lavori più gravosi e la macchina venne in questi sostituendolo, si posero le basi di questa civiltà meccanica che insieme ci inorgoglisce e ci opprime.

Tutte le formulazioni sociologiche moderne presuppongono questa nuova civiltà meccanica e al di fuori di essa tentano la costruzione di un migliore assetto sociale riequilibratore di quelle disuguaglianze che questa stessa civiltà meccanica ha creato ed acuito, ma nessuna fa leva su di essa, per modificarne gli effetti e migliorarne i benefici. (Commenti).

Invero è da lamentare che l'egoismo che attanaglia la volontà di molti abbia impedito una equa ripartizione dei nuovi profitti derivanti dalla sostituzione della macchina al lavoro più grave. Quelle ore che, risparmiate così al lavoro, avrebbero dovuto essere spese per l'elevazione spirituale dei lavoratori, furono richieste per una maggiore produzione e per creare quella elefantiasi del capitale che è elemento preminente nella crisi che travaglia il nostro secolo.

Ma tant'è: il progresso scientifico e tecnico ha il suo incedere deciso, infrenabile, inesorabile e non si arresta su considerazioni che valgano a sceverare quali siano quelli che da esso traggono profitto, perché risponde a quell'insaziabile imperativo dello spirito che è teso verso la conquista di sempre nuovi orizzonti. (Interruzioni Rumori).

Presidente Terracini. Non interrompano!

Firrao. Tocca agli uomini di buona volontà di inalveare così lauti profitti verso una utilizzazione che giovi alla collettività, ed è qui che deve soccorrere il consiglio degli uomini della scienza e della tecnica ed è, per questo verso, che giustifico la mia partecipazione a questo dibattito.

È questa dunque la funzione che io scorgo negletta dalla nostra formulazione costituzionale.

Il nostro Paese, così poco dotato di materie prime, è stato sempre ricco di ingegni; i secoli trascorsi ce ne danno larga testimonianza ed io non ricorderò quelli che tuttora brillano come fari nella storia del progresso, del pensiero e della scienza, perché essi sono presenti alla memoria di quanti siedono in questa Assemblea. Ma questi motivi di orgoglio rischiano di divenire, per il nostro Paese, lontane reminiscenze, perché il progresso tecnico e scientifico viene oggi elaborandosi attraverso la complessa organizzazione delle indagini, e con mezzi che impegnano sforzi economici eccezionali e non corrispondono a quelli che studiosi, come singoli, o come parte di nostri istituti scientifici, possano realizzare (Interruzioni Rumori).

Presidente Terracini. Prego di non interrompere.

Firrao. Il trinomio scienza, tecnica, industria si afferma sempre più, come una unità inscindibile, nelle condizioni di progresso della vita nei nostri tempi; esso è base del perfezionamento senza arresti della produzione, cioè a dire del 90 per cento del progresso tecnico.

Di nessuna ricerca scientifica, anche la più astratta in apparenza, può a priori affermarsi che essa non avrà nel tempo alcun riflesso sulla economia e sulla produzione. Galileo, Keplero, Newton, eletta schiera di scienziati del XVII secolo, non intuirono forse le profonde trasformazioni che dalle loro geniali formulazioni scientifiche scaturirono, nelle ardite realizzazioni della tecnica; da Watt, a quelle di Pacinotti e Ferraris, così come nel nostro secolo la formulazione del modello atomico di Bohr, le conclusioni di Plank, e le geniali interpretazioni di De Broglie e Schrödinger erano lontane dal prevedere l'utilizzazione della energia atomica, nelle realizzazioni industriali, che sarà a base di una nuova grande rivoluzione della civiltà meccanica nel prossimo cinquantennio, così come non possiamo ancora prevedere le conseguenze che, nel pensiero scientifico di domani, avrà il principio di Eisenberg e a quali risultanze tecniche la interpretazione statistica della meccanica potrà condurci. (Rumori Interruzioni).

E così, la sperimentazione tecnica, in un ruolo apparentemente più modesto e privo di splendore, esplica la sua fondamentale attività conseguendo, nei tentativi di applicazione delle conoscenze scientifiche, in una ricerca paziente, fiduciosa, la soluzione di particolari problemi che si traducono in risultati economici di singolare interesse. Prescindendo dalle scoperte fondamentali che sono il prodotto della forza creatrice del genio, il continuo progresso della tecnica è il risultato della tormentosa fatica compiuta in questi laboratori di sperimentazione.

Potrei citare, a testimonianza, numerosi esempi di nuovi metodi, nuovi tipi e nuovi cicli di produzione che dagli esperimenti di laboratorio sono passati alle grandiose applicazioni industriali, con una rapidità impressionante. (Rumori Interruzioni).

La ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica fanno leva sul valore degli uomini, ma è pur vero che entrambe sono anche problemi di organizzazione, di divisione di compiti, di collegamenti e di collaborazione e, specialmente, di mezzi, cose queste che insieme prevalgono sull'azione individuale: è una attrezzatura che deve essere approntata con spese che debbono considerarsi eminentemente produttive. (Interruzioni Vivi rumori).

Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, mi pare che ogni cosa debba essere contenuta entro propri limiti. Non possiamo andare avanti in questo modo.

Mi rivolgo alla cortesia dell'onorevole Firrao affinché egli si renda conto del momento.

Ella ha presentato un emendamento ed io penso che il peggior modo di favorirne l'accettazione, in questo momento, è di far udire ai colleghi le sue interessanti argomentazioni, preparate per sostenerlo; tutte e senza abbreviazioni.

Tenga conto di questo, onorevole Firrao, e concluda rapidamente la sua esposizione.

Ma prego, nello stesso tempo, i colleghi di conservare un atteggiamento di comprensione.

Firrao. Il concetto, che lo Stato debba intervenire in questo campo, trae anche riflesso dalla necessità di indirizzare, specialmente la sperimentazione tecnica, verso quei settori economici, dove l'interesse della collettività è maggiormente impegnato, o dove tali attività richiedono di essere coordinate.

Prima di questa guerra, la Francia impegnava, per le istituzioni di ricerca, 80 milioni di lire; il Belgio 450 milioni; la Svezia 150 milioni della fondazione Nobel; la Russia circa 500 milioni di lire e la Germania circa 900 milioni di lire; gli Stati Uniti, con le istituzioni Rockfeller e Carnegie e la Columbia University, spendevano 50 milioni di dollari; quest'ultimo Paese ha invece speso nel 1946 la cifra colossale di un miliardo di dollari.

Ove, invece che fini di distruzione e di guerra, fossero stati assegnati a questi ingenti mezzi come meta solo il progresso e l'ansia di assicurare agli uomini nuove fonti di benessere, si sarebbero ottenuti ancor più cospicui risultati.

Io e gli onorevoli colleghi che hanno, in nome dell'alta cultura tecnica, con me sottoscritto l'articolo aggiuntivo ora sottoposto all'esame di questa Assemblea, ci lusinghiamo di trovare il concorde consenso di tutti, nel sancire nella Carta costituzionale, come compito dello Stato, un problema di così fondamentale interesse, per lo sviluppo e l'evolversi di questa nostra civiltà, perché questa sia potenziata e piegata a beneficio degli uomini.

Assicurate, onorevoli colleghi, strumenti come questi all'intelletto della nostra gente e voi darete un reale apporto all'incremento di ricchezza del nostro Paese; voi offrirete mezzi sicuri per concorrere, in modo efficace, alla nostra rinascita economica, e per mantenere, ancora accesa, da questo Paese, una fiaccola di alta civiltà nel mondo. (Applausi Commenti Rumori).

Io protesto per questo modo di procedere.

Presidente Terracini. Lei ha formalmente diritto di protestare, ma nella sostanza ha dimostrato di non comprendere quale è il modo migliore di esercitare il suo diritto. Io ho il dovere di tutelare la libertà di parola: ma c'è un dovere superiore, nel quale devo essere coadiuvato da tutti i colleghi, ed è quello di conservare l'ordine dell'Assemblea; e per conservare l'ordine bisogna avere la sensibilità del momento e dello stato d'animo di tutti i colleghi.

Mazzoni. Mi permetto di dire che non è stato applicato il Regolamento, il quale stabilisce che un deputato non può leggere più di un quarto d'ora.

Presidente Terracini. Mi stupisco di essere accusato da un collega di non avere applicato il Regolamento. Non è passato un quarto d'ora. L'onorevole Firrao giustamente potrebbe eccepire che del tempo assegnatogli una buona parte gli è stato sottratto da interruzioni. Pertanto, onorevole Mazzoni, la prego di non richiamarsi al Regolamento.

Io le dicevo, onorevole Firrao, che se lei e tutti i colleghi non mi coadiuvano, io non potrò mai tutelare né il suo diritto né quello degli altri. Ed in questo momento non sono stato affatto coadiuvato da lei a difendere la sua libertà di parola. Lei ha fatto comunque la sua protesta e questa sarà registrata nel resoconto.

Firrao. Io ho protestato perché lei avrebbe avuto modo, se riteneva che l'Assemblea non era in condizioni di ascoltarmi, di rinviare la seduta e di non consentire questo incidente.

Presidente Terracini. Suppongo che lei fosse troppo attento a leggere il suo manoscritto per non avere osservato che ho fatto di tutto per tutelare la sua libertà di parola.

L'onorevole Medi ha proposto il seguente articolo 29-bis:

«Lo Stato concorre al più ampio sviluppo e progresso della scienza e della cultura».

Onorevole Medi, intende svolgerlo?

Medi. Applicando la legge di fisica parlamentare, io prego soltanto il Presidente di mettere ai voti la mia proposta, trattandosi di una formula più ampia e più generale che tutti capiscono, senza doverne dare la dimostrazione.

Presidente Terracini. Poiché la proposta Medi è più ampia e più comprensiva la porrò per prima in votazione.

Prego la Commissione di esprimere il suo pensiero.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione si rimette all'Assemblea.

Firrao. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Firrao. Credo di interpretare il pensiero dei colleghi che hanno firmato con me la proposta, insistendo nel concetto che la nostra è una formulazione specifica, mentre quella presentata dall'onorevole Medi riguarda niente altro che una ripetizione delle attribuzioni che hanno le università e gli istituti superiori. Sarebbe quindi una ripetizione inutile.

La nostra proposta invece concretizza una funzione nuova che non era stata prevista nella formulazione precedente. Riteniamo perciò di insistere perché la nostra formulazione sia votata in precedenza.

Presidente Terracini. Faccio osservare all'onorevole Firrao che proprio per le ragioni che ha esposto, nelle votazioni, si passa sempre dalla formula più ampia alla più specifica. Sono appunto le rivendicazioni specifiche della sua formula che esigono che essa sia votata successivamente.

Pongo in votazione l'articolo 29-bis proposto dall'onorevole Medi:

«Lo Stato concorre al più ampio sviluppo e progresso della scienza e della cultura».

(Non è approvato).

Pongo in votazione l'articolo 29-bis proposto dagli onorevoli Firrao, Colonnetti e Nobile:

«La Repubblica promuove la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnica e ne incoraggia lo sviluppo».

(È approvato — Applausi).

Firrao. Se fossi stato informato che sulla mia proposta si sarebbe raccolta così calorosa adesione avrei risparmiato alla mia ugola lo sforzo di illustrarla, ed ai colleghi, impazienti di lasciare l'Aula, la fatica d'ascoltarmi! (Si ride).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti