[Il 17 aprile 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali». — Presidenza del Vicepresidente Tupini.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Giua. [...] Per quanto riguarda la scuola, io ho già espresso il mio parere, in sede di discussione delle dichiarazioni del Governo.

Poiché l'onorevole Bernini ha proposto degli emendamenti alle articolazioni sulla scuola, io non entro nel merito.

Dirò senz'altro che nella terza Sottocommissione, quale relatore, avevo dato formulazione alquanto diversa agli articoli 27 e 28; formulazione che, secondo me, introduceva nella vita scolastica italiana un principio nuovo.

Facevo un'affermazione, che può sembrare generica (ed i componenti la Commissione hanno ritenuto che affermazioni generiche nella Costituzione non si debbono fare, mentre abbiamo visto che per la famiglia si è fatta l'affermazione dommatica «che la famiglia è una società naturale»).

Nella mia formulazione dicevo:

«L'istruzione è un bene sociale.

«Lo Stato organizza l'istruzione di qualsiasi grado, in modo che tutti i capaci possano usufruire di essa.

«L'insegnamento elementare è obbligatorio per tutti.

«La frequenza delle scuole di grado superiore è permessa ai soli capaci».

Ci si riferisce inoltre alla possibilità di frequentare i corsi superiori, alla concessione di borse di studio, ecc.

Ora, il concetto nuovo su cui io ho insistito è questo: che nelle scuole di grado superiore dovessero solamente entrare i veri capaci, mentre nella formulazione della Carta costituzionale noi non troviamo affermato questo principio. Si dice solamente che «i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dell'istruzione».

Tutti i codici, anche quelli che hanno preceduto questa Carta costituzionale, non hanno mai fatto divieto ai capaci e ai meritevoli di frequentare le scuole superiori.

Sappiamo solamente che le condizioni economiche hanno impedito a molti capaci e a molti meritevoli di frequentare le scuole superiori.

A questo punto io mi riservo, se non vi ha pensato il collega Bernini, di proporre un emendamento, perché qui si tratta di un argomento fondamentale.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti