[Il 12 marzo 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. [...] Nei rapporti economici hanno il loro posto le norme per l'impresa e la proprietà. Avete ascoltato l'onorevole Basso; anche le correnti estreme ammettono che nell'attuale momento economico si riconosca libertà ed iniziativa alla impresa ed alla proprietà privata. Perché non registrare il principio che non è un compromesso e risponde al fatto economico?

L'onorevole Bozzi ha osservato che non si può nello stesso tempo dire libere ed assoggettare a limiti l'impresa e l'iniziativa private. Ma non c'è mai stato un ordinamento di questo mondo dove tutto fosse liberista o tutto comunista. Anche in un regime economicamente libero vi sono dei limiti (e vi sono sempre stati) imposti per legge all'impresa ed alla proprietà privata. I più conservatori ed ortodossi non possono opporsi a quanto è stabilito anche in Costituzioni ormai vecchie.

Né han ragione di gridare contro ciò che riguarda il controllo ed il piano economico. Qui ho cercato di influire, perché si tolga una prima espressione che vi era nel progetto: e non penso che per questo io debba essere fucilato. Vi era nel progetto una espressione che diceva: «Ogni attività economica è soggetta a controllo periferico e centrale». La frase poteva essere interpretata in modo eccessivo. Abbiamo messo un articolo che consente di armonizzare e di coordinare le attività economiche, private e pubbliche, a scopi sociali. È in essere la pianificazione? Ma è ormai in atto in tutti i Paesi; e deve essere in base alla legge, e con criteri di elasticità, di guida e direzione più che di coazione totalitaria; lontani dai piani alla russa; e ciò risulta dallo stesso tenore della disposizione. Domando a voi cosa vi è in essa di rivoluzionario o di reazionario; lo domando specialmente ai colleghi che non si spaventano se un metropolitano, dirigendo la circolazione per la strada, ne assicura la vera libertà.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti