[L'8 maggio 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo terzo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti economici».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 4 per il testo completo della prima parte della discussione.]

Presidente Terracini. L'onorevole Foa ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituire il primo comma col seguente:

«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, promuove le condizioni per rendere effettivo questo diritto ed assicura l'apprestamento dei piani economici per la difesa dei consumatori e per garantire a tutti i cittadini il soddisfacimento dei minimi bisogni vitali».

L'onorevole Foa ha facoltà di svolgerlo.

Foa. Mi limiterò a trattare brevemente gli aspetti economici che hanno ispirato la proposta di questo emendamento, lasciando da parte tutte le critiche al testo proposto dalla Commissione. Vorrei sottolineare l'assoluta insufficienza della formulazione adottata nel testo del progetto: «promuove le condizioni per rendere effettivo il diritto al lavoro». Questa espressione (se noi vogliamo che le espressioni abbiano un significato tecnico e non siano parole che possano essere interpretate mutevolmente), questa espressione ha un significato nella valutazione economica odierna e cioè: la Repubblica promuove una politica di occupazione. Ora, all'infuori dell'ipotesi di una società socialista — ipotesi non attuale — e all'infuori di altre ipotesi, scomparse fortunatamente, di una mostruosa irreggimentazione del lavoro con la quale si pensava di poter risolvere il problema della disoccupazione, è chiaro che la politica di occupazione ha un significato tecnico nel mondo occidentale e particolarmente anglosassone. Questo significa: manovra del credito allo scopo di facilitare, attraverso una politica di lavori pubblici, l'assorbimento del risparmio disponibile e in conseguenza, di mettere in movimento la macchina produttiva. Credo sia noto a tutti i colleghi che conoscono il problema che quelle posizioni programmatiche che potevano avere la loro validità in America od in Inghilterra durante l'anteguerra, non possono avere validità oggi nell'Europa continentale e neppure in Inghilterra.

Il problema, per noi, non è un problema di mobilitazione del risparmio disponibile; è un problema di moltiplicare la produzione, gli strumenti di produzione ed i mezzi ai quali è associato il lavoro per aumentarne la produttività.

In sede di esame del Progetto, la discussione si è polarizzata fra la concezione dell'intervento economico e quella della libertà: discussione che non aveva ragion d'essere perché effettivamente vi sono alcuni dati obbligati della realtà odierna che sono dati di intervento, ed altri che sono dati di iniziativa. Ma il problema che è comune oggi a tutte le forze democratiche ed è comune alla coscienza di larghissimi strati di quest'Assemblea ed a tutti quei grandi partiti che si fondano sulle masse lavoratrici è un altro: dove il Governo non può rinunziare all'intervento, bisogna fare in modo che questa manovra del potere economico non sia esposta all'arbitrio di gruppi privilegiati, ma sia condotta nell'interesse delle masse popolari.

Questo è il punto centrale, per cui non si mette in discussione l'intervento o il non intervento, ma si parte dal dato di fatto preciso che certi interventi sono ineliminabili e si studia il modo di farli funzionare. Ritengo che il democristiano ministro Gronchi non si sia posto il problema in forma diversa dal ministro socialista Morandi: entrambi sapevano che alcuni vincoli dovevano essere aboliti, altri mantenuti, ma sottratti a quelle forze che, non soltanto nel campo agricolo, ma anche in quello industriale, e sopratutto finanziario, oggi dominano nel nostro Paese.

Quando si parla d'un problema di pianificazione, non si intende fare la scelta fra piano e libertà, ma si intende controllare democraticamente quel tanto di potere economico dello Stato che è necessario e farlo operare a vantaggio della collettività.

Questo è il significato moderno della pianificazione.

Credo che sotto questo punto di vista, potrà servire per la Costituzione solo un criterio obiettivo, per dare una traccia positiva all'opera dell'amministrazione economica pubblica: è il criterio del lavoro sotto l'aspetto del consumo, cioè del benessere dei cittadini.

Per queste ragioni credo che un impegno politico, come quello contenuto nella prima parte dell'articolo 31 — «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni per rendere effettivo questo diritto» — se non vuole risolversi (volendo dare un significato tecnico alle parole) in un aumento dei segni monetari in circolazione, abbia il significato preciso di aumentare i mezzi di produzione nelle regioni con scarse risorse disponibili, in modo da assicurare un miglior tenore di vita alle classi popolari, intese non in senso strettamente marxista, ma nel senso comune a tutti i grandi partiti di questa Assemblea.

Questo è il senso dell'emendamento proposto: è un richiamo alla realtà di oggi, in cui non vi è più l'alternativa drammatica: intervento o non intervento? Vi è cioè un problema più urgente e drammatico: sapere come si interviene, posto che nessuno più oggi, quando abbia senso di responsabilità, può rinunziare ad intervenire.

[...]

Presidenza del Vicepresidente Tupini

[...]

Presidente Tupini. Prego l'onorevole Relatore di esprimere l'avviso della Commissione sugli emendamenti presentati.

Ghidini, Presidente della terza Sottocommissione. [...] Passo ora all'emendamento presentato dall'onorevole Foa: «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, promuove le condizioni per rendere effettivo questo diritto»: fino a questo punto, non abbiamo che la riproduzione testuale del primo comma del nostro articolo 31; ma aggiunge l'onorevole Foa: «...ed assicura l'apprestamento dei piani economici per la difesa dei consumatori e per garantire a tutti i cittadini il soddisfacimento dei minimi bisogni vitali».

Egli pensa, dunque, in sostanza, che la formulazione breve e sobria del primo comma del testo non contenga nulla di concreto e di preciso, che sia un'enunciazione troppo vaga e indeterminata e che, come tale, non dia garanzia di soddisfacimento del diritto. A noi pare, invece, che le formulazioni ampie e indeterminate (per le quali anche ieri ci è stato mosso rimprovero da un onorevole collega) abbiano la loro giustificazione e la loro spiegazione; precisamente la stessa che ho dato ieri in risposta all'onorevole Cortese. Non è, quindi, necessario che mi ripeta.

Dice l'emendamento: «assicura l'apprestamento dei piani economici per la difesa dei consumatori e per garantire a tutti i cittadini il sodisfacimento dei minimi bisogni vitali»: Sennonché bisogna tener presente che dei piani economici si parla nello stesso Titolo III; se ne parla all'articolo 37, secondo comma, del testo. E se ne parla ancora all'articolo 40. A noi pare che sia preferibile ciò che è stato fatto dalla Commissione perché, mentre l'emendamento dell'onorevole Foa limita la difesa ai consumatori e accenna a un piano che dovrebbe avere per destinatari i consumatori, noi invece parliamo in genere di piani di produzione e di distribuzione. Per questo motivo non ci sembra opportuna l'aggiunta fatta dall'onorevole Foa e riteniamo preferibile il testo da noi proposto come quello che è più ampio e concreto.

[...]

(La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,20).

Presidente Tupini. Passiamo alla votazione degli emendamenti.

[...]

L'onorevole Foa ha presentato il seguente emendamento non accettato dalla Commissione:

Sostituire il primo comma col seguente:

«La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro, promuove le condizioni per rendere effettivo questo diritto ed assicura l'apprestamento dei piani economici per la difesa dei consumatori e per garantire a tutti i cittadini il soddisfacimento dei minimi bisogni vitali».

Fanfani. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Fanfani. Noi voteremo contro la proposta di emendamento presentata dall'onorevole Foa per la ragione che, mentre la prima parte si trova già contemplata nell'articolo 31, quale appare nel progetto della Commissione, la seconda parte ci sembra costituire materia, se mai, di discussione a proposito dell'articolo 37.

[...]

Foa. Chiedo di parlare per spiegare le ragioni per le quali ritiro il mio emendamento.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Foa. Non avrei ritirato questo emendamento nonostante le dichiarazioni della Commissione, perché mi pare che la Commissione col richiamarsi ad un supposto contenuto più ampio negli articoli 40 e 37, sia incorsa in un equivoco.

L'articolo 40 tratta della nazionalizzazione, cioè di un argomento del tutto estraneo alla materia da me trattata.

L'articolo 37 parla dello Stato nei suoi rapporti di controllo o di armonizzazione nei confronti dell'attività privata, mentre la materia da me proposta riguarda lo Stato come soggetto economico.

Ritiro l'emendamento perché ho avuto notizia che poco fa è stato presentato un emendamento analogo dall'onorevole Montagnana e da altri, con una formulazione, a mio giudizio, più precisa e sostanzialmente altrettanto congrua di quella da me proposta.

Per queste ragioni, associandomi all'emendamento dell'onorevole Montagnana, ritiro il mio.

[...]

Presidente Tupini. [...] Avverto che gli onorevoli Montagnana Mario, Pajetta Gian Carlo, Pesenti, hanno presentato il seguente emendamento aggiuntivo, al quale si è associato l'onorevole Foa:

«Dopo il secondo comma aggiungere il seguente:

«Allo scopo di garantire il diritto al lavoro di tutti i cittadini lo Stato interverrà per coordinare e dirigere l'attività produttiva dei singoli e di tutta la Nazione, secondo un piano che dia il massimo rendimento per la collettività».

Chiedo all'onorevole Presidente della terza Sottocommissione di esprimere il suo parere.

Ghidini, Presidente della terza Sottocommissione. La Commissione viene soltanto ora a conoscenza dell'emendamento. Perché possa pronunciarsi su di esso chiede che le sia concesso il termine regolamentare di 24 ore.

Presidente Tupini. Penso che la Commissione abbia il diritto di chiedere il tempo necessario per essere in condizione di esprimere il suo pensiero. Sennonché, per non rinviare i lavori dell'Assemblea, potremmo procedere alla votazione dell'ultimo comma dell'articolo 31 immediatamente, salvo domani, quando conosceremo il pensiero della Commissione, esaminare il comma aggiuntivo proposto ora.

Taviani. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Taviani. Si è detto che gli emendamenti avrebbero dovuto essere presentati con un certo anticipo perché la Commissione li potesse esaminare; ma rilevo che sono stati esaminati degli emendamenti presentati stamani. Invece di rinviare a domani, si potrebbe ora sospendere per dieci minuti la seduta, dopo di che la Commissione potrebbe pronunziarsi.

Presidente Tupini. Onorevole Taviani; questo invito più che a me deve rivolgerlo alla Commissione. Se la Commissione crede di essere in grado di dare il suo parere nel termine di dieci minuti, io ne sarò lietissimo, e credo che lo sarà anche l'Assemblea. Chiedo, in proposito, il parere del Presidente della Commissione.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Mi sembra che non si possa contestare al Relatore il diritto di chiedere l'applicazione del termine regolamentare.

Presidente Tupini. L'onorevole Ghidini insiste?

Ghidini, Presidente della terza Sottocommissione. Insisto, perché in questo momento non potrei che esprimere un'opinione personale.

Martino Gaetano. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Martino Gaetano. Desidero ricordare che all'inizio dell'esame del progetto di Costituzione si concordarono per i nostri lavori alcune norme, fra le quali quella che gli emendamenti dovessero presentarsi almeno 48 ore prima della discussione. Ora, poiché la Commissione non intende accedere al desiderio manifestato che oggi stesso ci dia il suo parere, devo credere che il Presidente abbia il dovere di non accettare questo emendamento presentato all'ultimo momento, perché ciò costituirebbe un pericoloso precedente. (Interruzioni Commenti).

Presidente Tupini. Il precedente a cui si richiama l'onorevole Martino è formalmente esatto. Sennonché egli sa bene che durante il corso di questa discussione si sono fatte numerose eccezioni, per cui credo che l'Assemblea non possa agire diversamente nei confronti dell'emendamento testé presentato. Non so se l'onorevole Martino voglia fare una proposta formale, da porre in votazione.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Mi pare che la questione regolamentare sia chiarissima. Il regolamento dice che durante la discussione possono essere proposti emendamenti purché firmati da dieci deputati. Quando ciò si verifica gli emendamenti devono essere ammessi allo svolgimento ed alla votazione. Ma v'è un'altra disposizione del regolamento, e stabilisce che la discussione di un articolo aggiuntivo o di un emendamento proposto nella stessa seduta sarà rinviata all'indomani quando lo chiedano il Governo o la Commissione competente o dieci deputati. Poiché il Relatore ha fatto questa proposta, non c'è che da applicare il regolamento. La proposta dell'onorevole Martino non ha quindi ragione di essere.

Maffi. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Maffi. Vorrei richiamarmi al buon senso elementare e proporre che, superando la discussione sul regolamento, si sospenda per dieci minuti la seduta, in modo che la Commissione possa fare un esame preliminare del comma proposto. Se, dopo la breve sospensione, la Commissione non sarà in grado di esprimere il proprio parere, potrà decidersi il rinvio.

Malagugini. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Malagugini. Nessuno contesta l'esattezza del richiamo al regolamento fatta dall'onorevole Presidente della Commissione; ma l'onorevole Ruini non ha contestato quanto ha detto il nostro Presidente, che cioè, sarebbe la prima volta che la Commissione non accetta un emendamento presentato fuori termine.

Cingolani. Chiedo di parlare.

Presidente Tupini. Ne ha facoltà.

Cingolani. Vorrei pregare la Camera di lasciare la questione nei termini molto semplici e niente drammatici in cui l'ha posta l'onorevole Ghidini. Noi ci troviamo di fronte ad un emendamento abbastanza complesso. Il Relatore ci chiede il tempo necessario per poterlo studiare: non c'è una ragione al mondo perché ci si possa opporre alla sua richiesta. Né possiamo riferirci a quanto è accaduto per la presentazione di altri emendamenti che sono stati immediatamente accettati e discussi, perché erano più facilmente percepibili nel loro valore politico. Quindi a me pare che, una volta che la Commissione, nella quale tutti abbiamo fiducia, ci chiede, di fronte all'emendamento presentato da un gruppo di deputati, la cortesia di rimandare la discussione di 24 ore perché possa esprimere il suo pensiero, questo desiderio debba essere accolto. D'altra parte non sono del parere di andare avanti saltando dall'uno all'altro articolo, perché la complessità dell'emendamento presentato è tale che potrebbe modificare il seguito dell'articolazione del Titolo. Ritengo quindi che si debba rimandare il seguito della discussione di 24 ore. Siamo a disposizione della Commissione.

Presidente Tupini. Onorevole Ruini, ella insiste nella richiesta di rinvio?

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. La Commissione insiste per il rinvio. Si tratta di un emendamento aggiuntivo che merita riflessione ed esame, perché tocca il tema del piano, e va messo anche in relazione con l'articolo 37. Una decisione non meditata sopra un emendamento che tocca un solo aspetto del piano, e si presta a divergenze e possibili riserve anche in chi è favorevole ad una ampia applicazione di piani, potrebbe compromettere le linee di una opportuna soluzione nei riguardi dell'articolo 37. La questione dunque va meditata ed impostata bene. Il rinvio deve essere accolto, a termini di regolamento. Veda l'Assemblea se non è possibile procedere intanto alla discussione di altri commi ed articoli che non sono connessi con l'emendamento, e che possono essere subito affrontati.

Noi siamo di fronte ad un emendamento che inserisce il concetto di piano nel primo e nel secondo comma. L'onorevole Ghidini, interpretando le difficoltà in cui si trova la Commissione, ha detto che non possiamo vedere su due piedi ciò che può ripercuotersi su tutto il tema dei piani. Il terzo comma, che riguarda i diritti politici, può essere esaminato, indipendentemente dall'emendamento.

Se si vuole, si può procedere.

Presidenza del Presidente Terracini

Togliatti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Togliatti. Mi pare che la richiesta di rinvio di 24 ore fatta dalla Commissione sia del tutto giustificata e non saprei oppormi.

Gronchi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Gronchi. Questa discussione, pur così complicata, a volte si impiglia stranamente in questioni puramente formali e procedurali come quella che ora ci si presenta.

Credo che gli onorevoli presentatori del comma aggiuntivo potrebbero agevolare la risoluzione della questione se consentissero a riproporre il loro emendamento in sede di discussione dell'articolo 37.

Il secondo comma dell'articolo 37 dice:

«La legge determina le norme e i controlli necessari perché le attività economiche possano essere armonizzate e coordinate ai fini sociali».

Ritengo che questa forse sarebbe la sede logicamente più adatta alla presentazione dell'emendamento.

Lucifero. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lucifero. Evidentemente, l'onorevole Gronchi prospetta l'ipotesi che i presentatori ritirino l'emendamento, salvo a ripresentarlo in altra sede; ma, qualora essi lo mantengano in questa sede, io penso che non solo la Commissione, ma tutti noi abbiamo bisogno di meditare su un emendamento di questa importanza, che è nella Costituzione, in certo senso, rivoluzionario, perché introduce un concetto nuovo in una forma definitiva.

Quindi sarei non solo d'accordo con la Commissione, ma certamente uno di quei dieci deputati — sarebbe facile trovare gli altri nove — che chiederebbero 24 ore per aver tempo di pensarci, perché l'argomento è grave.

Mi pare, poi, impossibile proseguire la discussione sugli altri articoli, mentre rimane in sospeso una questione di tanta gravità.

Se vogliamo rinviare di 24 ore, dobbiamo interrompere al punto in cui cade questo emendamento e riprendere il filo quando questa questione sarà risolta.

Foa. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Foa. Penso — come ho già sostenuto, nel ritirare il mio emendamento — che il comma aggiuntivo in esame abbia attinenza con l'articolo 31 e non con l'articolo 37. Si potrebbe, pertanto, accettare la richiesta del rinvio di 24 ore.

Presidente Terracini. Ove l'invito rivolto dall'onorevole Gronchi ai firmatari fosse accolto, il problema sarebbe superato; se no, resta la richiesta del rinvio di 24 ore fatta dalla Commissione. Ove fosse accettata questa richiesta, sorgerebbe la questione se si possa procedere o no nella discussione: cioè, se l'emendamento presentato, per il suo valore e la sua importanza, condizioni senz'altro qualunque altra norma contenuta in questo articolo.

Vediamo di sciogliere successivamente i tre quesiti.

L'onorevole Foa si è già espresso in risposta alla richiesta dell'onorevole Gronchi, riconfermando la necessità che l'emendamento venga inserito nel testo dell'articolo in esame.

Se gli altri firmatari dell'emendamento sono dello stesso avviso — ed il loro silenzio lo conferma — non possiamo che passare alla seconda possibilità.

La Commissione ha richiesto il rinvio di 24 ore per potere esprimere il proprio parere sull'emendamento proposto.

Ritengo che la Commissione abbia pienamente diritto di fare questa richiesta, che non ha bisogno di votazione per essere attuata. Pertanto credo che possiamo senz'altro stabilire che ogni decisione in relazione all'emendamento presentato è rinviata e cioè alla seduta pomeridiana di domani.

E allora c'è da risolvere il terzo punto per potere proseguire i nostri lavori questa sera, se cioè il rinvio di 24 ore nell'esame dell'emendamento in causa debba portare con sé la sospensione di tutti i lavori se, cioè non sia possibile decidere per intanto sul terzo comma dell'articolo 31, che è così formulato:

«L'adempimento di questo dovere è condizione per l'esercizio dei diritti politici».

Ora, salvo l'avviso della Assemblea, mi pare che il problema posto da questo comma sia del tutto indipendente dai precedenti.

Esso stabilisce infatti una norma che non si riporta al processo produttivo o alle forme nelle quali esso si deve realizzare, ma alla posizione dei cittadini nell'esercizio dei loro diritti politici, in quanto lavoratori o meno.

Ritengo quindi che si possa senz'altro decidere in relazione a questo terzo comma, per il quale è stata presentata una proposta soppressiva, che può votarsi indipendentemente dalla decisione sull'emendamento al comma precedente. Chiedo all'Assemblea di esprimersi a questo proposito.

Cingolani. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cingolani. Il nostro Gruppo, onorevole Presidente, non è favorevole a considerare un comma qualsiasi di un articolo separato talmente dal resto dell'articolo, da potere essere, oltre che discusso, votato a parte. Ogni articolo è un tutto per sé stante, anche se la formulazione giuridicamente esatta di ogni comma sia tale da poterlo fare vivere come elemento proprio nell'articolo stesso.

Quindi noi ci manifestiamo, con nostro dispiacere, perché si allunga certamente domani di mezz'ora la discussione, contro il passaggio alla discussione dell'ultimo comma dell'articolo e facciamo nostro il pensiero già manifestato da altri di rinviare senz'altro a domani la prosecuzione della discussione di questo articolo.

Giannini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Giannini. Io ritengo che si possa benissimo continuare la discussione se i presentatori di questo emendamento invece di chiedere che esso sia inserito fra il secondo ed il terzo comma dell'articolo lo propongano come un articolo a parte, che potrebbe benissimo seguire l'articolo 31.

Non vedo la ragione per cui debba inserirsi fra il secondo e il terzo comma.

Può benissimo formare un articolo a sé, l'articolo 3l-bis. (Commenti).

Zotta. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Zotta. Penso che questo emendamento possa costituire l'ultimo comma dell'articolo in esame; il terzo in verità non è che un complemento del secondo comma, in quanto nel secondo si stabilisce un precetto e nel terzo la sanzione per l'inadempimento di questo precetto. L'inserimento dell'emendamento tra l'uno e l'altro sta addirittura fuori luogo, per cui chiederei — in appoggio a quello che chiedeva l'onorevole Giannini — che costituisca un comma a sé, a completamento dell'articolo.

Presidente Terracini. Mi pare che, comunque, debbano essere i presentatori dell'emendamento ad esprimere a questo proposito il loro pensiero.

Onorevole Foa, vuole parlare lei a nome dei presentatori?

Foa. Ho già spiegato il mio dispiacere di non poter accedere a questa richiesta di una così larga parte dell'Assemblea. Effettivamente ho già cercato oggi, nell'illustrare il mio emendamento, di spiegare la stretta connessione che esiste fra l'emendamento da noi proposto e il problema del diritto al lavoro. Se noi accettassimo la diversa collocazione di questo emendamento, evidentemente verremmo meno ai motivi per cui è stato proposto questo emendamento. Mi rincresce veramente, ma credo che molti colleghi avranno perfettamente inteso questo legame. (Commenti).

Presidente Terracini. Mi pare che di fronte alle dichiarazioni dell'onorevole Foa, non vi è che prenderne atto e trarne le conseguenze in ordine ai nostri lavori.

Mi limiterò ad osservare ai presentatori dell'emendamento che, da un punto di vista di successione logica, questo emendamento avrebbe dovuto essere inserito dopo il primo comma che parla del diritto al lavoro. E per l'appunto tutte le motivazioni dell'onorevole Foa in relazione agli emendamenti che egli aveva anche presentato in precedenza, stavano ad indicare che soggetto di questo emendamento è il diritto al lavoro; mentre il secondo comma si riferisce al dovere del lavoro. Ed è per questo che vi è poi il terzo comma, il quale stabilisce la sanzione per chi questo dovere non osservasse.

Ad ogni modo, a parte il problema dell'inserimento definitivo, poiché i presentatori dell'emendamento non accedono all'invito che è stato loro fatto, mi pare che dobbiamo restare a questi punti:

1°) l'emendamento deve tessere discusso come parte conclusiva del secondo comma;

2°) poiché da alcuni onorevoli colleghi è stato fatto presente come questa decisione abbia comunque un'influenza anche sul terzo comma e sulla economia generale dell'articolo, occorre rinviane a domani l'esame non solo dell'emendamento, ma anche della parte successiva dell'articolo.

(Così rimane stabilito).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti