[Il 15 novembre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sui principî dei rapporti politici.]

Il Presidente Tupini legge il secondo articolo proposto dai Relatori: «Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale; esso è un dovere pubblico, quindi obbligatorio e di regola deve essere esercitato col sistema della rappresentanza proporzionale».

Apre la discussione sulla prima parte di questo articolo: «Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale; esso è un dovere pubblico», invitando i Relatori ad illustrarlo.

Merlin Umberto, Relatore, chiarisce che tra lui e il correlatore onorevole Mancini, era sorto dissenso a proposito del voto obbligatorio, che secondo lui deve costituire un preciso dovere del cittadino, mentre secondo l'onorevole Mancini costituisce solo un dovere morale. Si cercò allora di conciliare le due tesi dicendo che l'esercizio del voto è un dovere pubblico.

Fa presente che l'onorevole Moro ha suggerito di sostituire le parole «dovere pubblico» con quelle «dovere civico» proposta alla quale egli aderisce.

Mancini, Relatore, si associa alla proposta dell'onorevole Moro, purché si dica «dovere civico e morale del cittadino».

Marchesi aderisce alla formula proposta dall'onorevole Mancini.

Il Presidente Tupini comunica che i Relatori hanno così modificato la dizione dell'articolo.

«Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale e rappresenta un dovere civico e morale del cittadino».

Mastrojanni ritiene opportuno aggiungere alle parole «uguale, libero, segreto e personale» il termine «diretto», per evitare ad esempio che, pur rimanendo il voto personale, le associazioni le quali rappresentino i singoli, restino investite del diritto di esprimere l'opinione di quella data categoria che rappresentano.

Il Presidente Tupini ritiene che la preoccupazione dell'onorevole Mastrojanni resti soddisfatta dal termine «personale» in quanto, se il voto è personale è anche diretto.

La Pira dichiara che l'osservazione fatta dall'onorevole Mastrojanni ha una importanza rilevante, poiché investe tutto il problema della seconda Camera. Se, ad esempio, la seconda Camera dovesse essere formata secondo la rappresentanza organica degli interessi, cioè, essere l'espressione delle associazioni sindacali, culturali, morali, religiose, si presenterebbe il caso specifico del voto personale, indiretto. Pertanto si dichiara favorevole al termine «personale», ma non può aderire alla proposta dell'onorevole Mastrojanni di aggiungere il termine «diretto», perché si precluderebbe la possibilità di formare una rappresentanza organica degli interessi di tutta la nazione.

Merlin Umberto, Relatore, chiarisce che il termine «personale» vuol dire che non è ammesso il mandatario per l'esercizio del voto, ma che ciascuno deve esercitare tale diritto di persona. Del resto anche la legge attuale ammette il mandato nell'esercizio per il caso dei ciechi o delle persone gravemente mutilate negli arti superiori. Ritiene pertanto che il termine «personale» sia più che sufficiente, ed insiste perché esso sia mantenuto.

Mastrojanni precisa che egli non sostiene la soppressione del termine «personale», ma l'aggiunta del termine «diretto».

Lucifero dichiara che la questione sollevata dall'onorevole Mastrojanni è di particolare delicatezza e ritiene che non possa essere affrontata nell'attuale seduta, essendo giunta improvvisa. Dichiara altresì che, in teoria, non è alieno dall'elezione indiretta, e del resto la seconda Sottocommissione ha affermato il principio dell'elezione indiretta del Capo dello Stato, il quale dovrebbe essere nominato dalle due Assemblee legislative. Occorre quindi tener presente che, se si stabilisce ora che il voto sia diretto, l'elezione del Capo dello Stato non potrebbe più avvenire col sistema approvato dalla seconda Sottocommissione.

Propone perciò che tale questione venga risolta alla fine dei lavori della Sottocommissione.

Il Presidente Tupini ritiene che, accettando la proposta dell'onorevole Mastrojanni, si creerebbero delle difficoltà in ordine ai lavori della seconda Sottocommissione, difficoltà che non è opportuno sollevare.

D'altra parte, per quanto riguarda la proposta dell'onorevole Lucifero di rinviare una decisione alla fine dei lavori della Sottocommissione, non crede che con ciò si potranno eliminare le preoccupazioni dei commissari che esitano nell'accettare il termine «diretto».

Lucifero dichiara di non essere in grado di prendere una decisione in merito alla questione sollevata dall'onorevole Mastrojanni, poiché si tratta di un problema che richiede un esame approfondito. Ritiene però giustificata la preoccupazione dell'onorevole Mastrojanni di fronte alla tendenza di dare a determinati enti od organizzazioni pubbliche, di natura privata, una capacità politica che va al di là della loro natura.

Caristia si dichiara convinto che le obiezioni fatte dall'onorevole La Pira rispondano alla realtà. Inoltre osserva che la materia che oggi viene trattata è collegata a quella della seconda Sottocommissione per quanto si riferisce alla composizione della seconda Camera.

Ritiene che sia compito della prima Sottocommissione insistere sul concetto personale, senza precisare se questo debba essere diretto o indiretto.

Il Presidente Tupini chiede all'onorevole Mastrojanni se insiste nella sua proposta.

Mastrojanni dichiara di insistervi.

Il Presidente Tupini pone ai voti l'emendamento dell'onorevole Mastrojanni, tendente ad aggiungere, dopo le parole «uguale, libero, segreto e personale» il termine «diretto».

Lucifero dichiara di astenersi dal voto, in quanto si riserva di studiare a fondo il problema e, nel caso, di risollevarlo in altra sede.

Cevolotto dichiara che voterà contro, perché l'aggiunta proposta dall'onorevole Mastrojanni potrebbe dar luogo ad interpretazioni ambigue.

(L'emendamento proposto è respinto con 8 voti contrari, 5 favorevoli e 1 astenuto).

Il Presidente Tupini mette ai voti la formula proposta dai Relatori:

«Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale e rappresenta un dovere civico e morale del cittadino».

Lucifero chiede che la votazione avvenga per divisione e precisamente che si voti a parte il termine «morale». Ritiene infatti che non si debba fare un trattato di etica, ma una Costituzione che deve dare un orientamento giuridico al legislatore.

Basso propone che si voti per proposizioni.

(La Sottocommissione concorda).

Il Presidente Tupini mette ai voti la prima proposizione dell'articolo:

«Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale».

(La proposizione è approvata all'unanimità, meno 1 voto contrario).

Mette ai voti la proposizione:

«e rappresenta un dovere civico».

Basso dichiara di votare contro, perché con questa frase si verrebbe ad affermare il principio del voto obbligatorio da un punto di vista giuridico, principio che non può assolutamente ammettere.

(La proposizione è approvata con 12 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astenuto).

Il Presidente Tupini mette ai voti l'ultima parte della formula

«e morale del cittadino».

Lucifero dichiara di votare contro questa dizione in quanto essa non ha alcun significato in un testo costituzionale.

Cevolotto dichiara di votare a favore, avendo prima votato contro, perché la formula, così come era intesa senza l'aggiunta di «morale», avrebbe significato l'adozione del voto obbligatorio alla quale è contrario. L'aggiunta del termine «morale», anche se all'onorevole Lucifero può sembrare superflua, toglie questo carattere di obbligatorietà giuridica al voto.

Merlin Umberto, Relatore, dichiara che questa formula rispecchia il principio contenuto nella legge del 10 marzo 1946 in materia di elezioni. E pertanto dichiara di accettare l'emendamento Mancini.

(L'aggiunta proposta dall'onorevole Mancini è approvata con 13 voti favorevoli e 2 contrari).

Togliatti propone che nell'articolo si sostituisca il termine «rappresenta» con quello di «è».

Mancini e Merlin Umberto, Relatori, accettano.

Il Presidente Tupini mette ai voti la prima parte dell'articolo nel seguente testo definitivo:

«Il voto deve essere uguale, libero, segreto e personale ed è un dovere civico e morale del cittadino».

(È approvata con 11 voti favorevoli e 4 contrari).

Il Presidente Tupini sottopone alla Sottocommissione la successiva proposizione dell'articolo proposto dai Relatori: «Di regola deve essere esercitato col sistema della rappresentanza proporzionale».

Apre la discussione su questo articolo e osserva che, pur essendo favorevole al sistema proporzionale, ritiene che mettere questo principio nella Costituzione non sia opportuno, perché non si deve vincolare il legislatore: questo deve essere lasciato libero di adottare un sistema piuttosto che un altro, secondo la situazione politica del momento in cui si dovrà fare la legge elettorale.

Lucifero dichiara che le osservazioni del Presidente sono in gran parte anche le sue. Afferma di essere anch'egli un fautore del sistema proporzionale, tanto è vero che alla Consulta presentò un controprogetto di sistema proporzionale in contrapposto a quello dello scrutinio di lista. Aggiunge però che non si può, in una materia così opinabile come quella della legge elettorale, fissare un determinato sistema vincolando così le generazioni future. Le elezioni dovranno essere fatte in quella forma che la maggioranza del Parlamento riterrà più opportuno di adottare, purché naturalmente siano elezioni democratiche.

Caristia ritiene che, proprio per le ragioni accennate dal Presidente e dall'onorevole Lucifero, si debba fare nella Costituzione un accenno esplicito al sistema proporzionale, che è il presupposto di uno Stato democratico, poiché in uno Stato veramente democratico si deve supporre l'esistenza dei partiti.

Cevolotto ritiene che la proporzionale in questo momento può rappresentare una necessità, ma osserva che nelle recenti elezioni amministrative si è ritenuto opportuno adottare un sistema diverso per quanto riguarda i comuni minori. Fa presente inoltre che varie considerazioni potrebbero far ritenere opportuna l'adozione d'un sistema diverso anche nelle elezioni nei comuni maggiori, data la difficoltà che presenta la costituzione di un'amministrazione comunale eletta col sistema della proporzionale.

Ricorda che, nel corso della storia parlamentare italiana, il sistema è stato cambiato quattro volte. Ora potrà darsi che durante il periodo in cui la presente Costituzione dovrà aver vigore, si trovino dei sistemi anche migliori della proporzionale, ed allora non vede perché si dovrebbe modificare la Costituzione per variare il sistema elettorale. Ritiene quindi che l'accenno al sistema proporzionale non debba essere fatto nella Costituzione.

Togliatti pone la questione pregiudiziale che l'affermazione del sistema proporzionale non sia di competenza della prima Sottocommissione. La prima Sottocommissione deve affermare i diritti dei cittadini, ma non entrare nel tema dell'esercizio di tali diritti, che sono di particolare competenza della seconda Sottocommissione.

Il Presidente Tupini apre la discussione sulla questione pregiudiziale sollevata dall'onorevole Togliatti.

De Vita dichiara di essere favorevole all'inclusione nella Costituzione di un'affermazione relativa al sistema proporzionale, perché ritiene che questo sistema offra una garanzia ai partiti di minoranza.

Moro e La Pira dichiarano di essere favorevoli alla mozione dell'onorevole Togliatti.

Lucifero dichiara che voterà a favore della mozione dell'onorevole Togliatti, non perché ritenga che l'affermazione riguardante il sistema elettorale sia di competenza di un'altra Sottocommissione, ma perché la mozione esclude l'affermazione in un articolo di un principio che egli, pur accettandolo, ritiene non debba essere sancito nella Costituzione.

Mancini, Relatore, aderisce alla mozione dell'onorevole Togliatti.

Merlin Umberto, Relatore, aderisce anch'egli dichiarando però che si riserva, qualora la seconda Sottocommissione non affermi il principio del sistema proporzionale, di ripresentare una proposta in tal senso, perché ritiene che questo principio debba essere affermato.

Caristia dichiara di aderire alla mozione dell'onorevole Togliatti, pur non rinunciando alla sua opinione in proposito.

Il Presidente Tupini mette ai voti la mozione dell'onorevole Togliatti di escludere in questa sede il sistema del voto e di rinviarlo all'esame della seconda Sottocommissione, senza però pregiudicare il merito della questione.

(La mozione dell'onorevole Togliatti è approvata all'unanimità, meno 1).

Fa presente che l'on. Basso — il quale ha proposto anch'egli una serie di articoli sui principî dei rapporti politici — ha così formulato la seconda proposizione del suo primo articolo: «Tutti i cittadini concorrono all'esercizio di questo diritto, tranne coloro che ne sono legalmente privati» (e, fino a questo punto della formula, i concetti in essa contenuti sono stati già approvati nella seduta precedente) «o che volontariamente non esercitino un'attività produttiva». In quest'ultima proposizione è contenuto un concetto nuovo sul quale è necessario discutere.

[La seduta prosegue sul tema del dovere del lavoro per poter esercitare il diritto di voto. Il resoconto della discussione viene riportato a commento dell'articolo 4.]

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti