[Il 5 marzo 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Mastrojanni. [...] Sui rapporti politici, onorevoli colleghi non mi soffermo che sopra un punto, sul quale — se ben ricordo — i miei rilievi, già ho espressi in seno alla Commissione. Parlo del diritto di voto di cui è cenno nell'articolo 45.

[...]

In tema di voto, rilevo solamente che l'articolo 45 parla di voto personale, uguale, libero e segreto; il che dovrebbe soddisfare completamente le esigenze e le aspettative di tutti. Ma, come sempre — ripeto — la mia diffidenza mi porta oltre a quello che forse è stato il pensiero logicamente concreto dei redattori della Costituzione con i quali anch'io ho collaborato.

Io mi domando: perché insieme col «libero» e col «segreto» e col «personale», non si è messo anche l'inciso «diretto»?

Il voto può essere libero, può essere personale, ma, se non è «diretto», noi, o voi, attraverso quelle famose formazioni sociali e attraverso quelle famose comunità naturali, potremo rendere il cittadino, soggetto del diritto di voto, partecipe dell'esercizio di tale diritto di voto, ma limitatamente in determinate organizzazioni, le quali, attraverso i loro rappresentanti, i grandi elettori, diverrebbero quelli che, in definitiva, completerebbero, col loro voto e solamente col loro voto, la vicenda politica del congegno elettorale. Senza l'inciso «diretto» non tutti potranno partecipare in modo «diretto» a tutte o ad alcune elezioni.

Prego gli onorevoli colleghi perché vogliano tenere nella dovuta considerazione questa realtà democratica, per non violare la democrazia stessa nella sua concezione liberale ed eguale per tutti.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti