[Il 7 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Lussu. Sulla seconda Camera, ricordo i lavori della seconda Sottocommissione, che l'onorevole Presidente di questa Assemblea diresse amicalmente e saggiamente: egli può far testimonianza del nostro buon volere. Abbiamo lavorato come negri due mesi per questa seconda Camera e ne è uscito un mostro! (Si ride). Bisognerà adoperare i ferri per operarlo e per fargli cambiare i connotati, o addirittura per sopprimerlo.

Ieri l'onorevole Rubilli, in un discorso pieno di facezia, ha distrutto la seconda Camera quale è uscita dai nostri lavori e ha presentato una sua seconda Camera, molto lieta a vedersi; composta di grandi, auguste e pompose personalità che dovrebbero servire ad impressionare l'estero. Crede l'onorevole Rubilli che la sua seconda Camera sia molto più seria di quella che risulta dal progetto costituzionale? (Commenti).

Io personalmente non credo all'utilità della seconda Camera, io non sono per il sistema bicamerale.

Rubilli. Se non la volete la seconda Camera, fatene a meno!

Lussu. L'onorevole Tupini, nel suo notevole intervento, ha difeso questa necessità della seconda Camera, non tanto con suoi argomenti, quanto con gli argomenti di un illustre uomo politico francese, Duvergier De Hauranne, ma non ci ha detto chi era Duvergier De Hauranne. Mi permetta dunque che lo dica io: era uno degli allievi più ossequiosi del signor Guizot e debuttò come giornalista nel Globe, un giornale che a quell'epoca era terribilmente rivoluzionario, come il Giornale d'Italia del collega onorevole Bergamini. (Si ride). In economia e in politica era poi seguace di Royer Collard, un caposcuola che può farci ricordare l'onorevole Corbino. (Si ride). Si schierò successivamente per il Ministero di Casimir Périer. Infine, onorevoli colleghi sostenitori della seconda Camera, votò per le leggi eccezionali di Carlo X! E poi, quasi che questo non bastasse, sempre manovrò per entrare in tutti i Ministeri conservatori, e finì, negli ultimi due giorni della dinastia di Luigi Filippo, nel Ministero di Thiers e di Odilon Barrot.

Caduta poi la monarchia, all'Assemblea Costituente il signor Duvergier de Hauranne fece quel discorso così autorevole che l'onorevole Tupini ci ha citato. Vero è che, quando Luigi Bonaparte fece il colpo di Stato, mise Duvergier de Hauranne in galera. Ma è anche vero che, se un secondo ipotetico duce facesse una seconda ipotetica marcia su Roma, metterebbe in galera anche l'onorevole Tupini. (Si ride).

Tupini. Mi ci ha messo una prima volta, in galera: mi ci metterebbe sicuramente una seconda.

Lussu. Questi argomenti non bastano dunque a convincerci per la seconda Camera. A me pare preferibile una Camera unica, con quelle limitazioni che possono trovarsi e nei poteri presidenziali, e per l'approvazione nelle leggi e per il tempo della loro entrata in vigore. Si possono trovare parecchi correttivi preferibili alla creazione di questa seconda Camera, che peserebbe sulla prima, come palle di piombo alle caviglie di un uomo libero.

Sforza, Ministro degli affari esteri. Il Senato in Francia è stato il massimo difensore della Repubblica.

Lussu. Il Senato francese può avere avuto degli ammiratori e dei sostenitori democratici altamente degni, quale l'onorevole Sforza. Ma la Repubblica francese ha anche avuto altri democratici, egualmente rispettabili, che di quella democrazia parlamentare liberale erano tutt'altro che contenti, i quali non hanno mai guardato alla terza repubblica come al loro ideale.

I bisogni e le aspirazioni di queste ingenti masse popolari erano rimasti estranei anche allo Stato della terza Repubblica. La terza Repubblica è stata una Repubblica conservatrice: il Senato pertanto difendendola, difendeva la sua Repubblica. Io d'altronde avrò occasione, credo, di intervenire nella questione della seconda Camera.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti