[Il 31 gennaio 1947, nella seduta antimeridiana, la Commissione per la Costituzione in seduta plenaria prosegue la discussione sulla elezione della Camera dei Senatori.]

Il Presidente Ruini avverte che la Commissione dovrà fissare l'ordine delle votazioni sulle varie proposte formulate in merito alla elezione della Camera dei Senatori.

Ricorda che, in materia vi sono: una proposta Mortati, secondo la quale la composizione del Senato avrebbe luogo per categorie di interessi; una Grassi (elezione in parte a base circoscrizionale, cioè uninominale) ed una Nobile che fissa per i due terzi dei componenti la seconda Camera l'elezione a suffragio universale di tutti i cittadini che abbiano superato i 25 anni. Vi sono poi le proposte di votazione a suffragio indiretto per un parte del Senato, presentata dagli onorevoli Fuschini, Perassi e Laconi.

Si deve stabilire pertanto quale delle due proposte, Mortati e Grassi, si discosti maggiormente dal testo fondamentale e per ciò debba avere la precedenza nella votazione.

Piccioni crede che la proposta Mortati si discosti dal testo più profondamente di tutte le altre, che, in un modo o nell'altro, prevedono l'applicazione del suffragio universale indifferenziato, mentre la proposta Mortati prevede una forma di composizione della seconda Camera del tutto diversa.

Grassi è anch'egli d'avviso che la proposta Mortati si allontani molto di più della sua da quella fondamentale, in quanto, secondo tale proposta, la Camera dei Senatori sarebbe eletta da alcune categorie speciali di elettori, mentre la proposta da lui formulata riguarda soltanto il sistema elettorale.

Il Presidente Ruini pone ai voti la proposta di dare la precedenza nella votazione alla proposta Mortati.

(La Commissione approva).

Comunica che la proposta Mortati è così formulata:

«La Camera dei Senatori è eletta dagli elettori aventi 25 anni di età, fra gli eleggibili appartenenti alle categorie: 1°) dell'agricoltura; 2°) dell'industria; 3°) del commercio e credito; 4°) delle professioni: a) d'impiego pubblico; b) della scuola e della cultura; c) professioni legali; d) sanitarie; e) tecniche; f) di altri rami.

I seggi sono ripartiti fra tali categorie, per ciascuna delle quali sono presentate apposite liste da parte degli appartenenti ad esse, ed attribuiti per mezzo di distinti scrutini, col sistema maggioritario se il numero degli eleggibili delle categorie è inferiore a tre, col sistema proporzionale se è superiore».

La pone ai voti.

Rossi Paolo chiede la votazione per appello nominale.

(Segue la votazione per appello nominale).

Rispondono sì: Ambrosini, Cappi, Castiglia, Codacci Pisanelli, Corsanego, Dominedò, Dossetti, Fanfani, Federici Maria, Froggio, Fuschini, Gotelli Angela, La Pira, Leone Giovanni, Mannironi, Merlin Umberto, Moro, Mortati, Piccioni, Rapelli, Taviani, Togni, Tosato, Uberti.

Rispondono no: Amadei, Basso, Bocconi, Bozzi, Canevari, Cevolotto, Conti, Di Vittorio, Einaudi, Fabbri, Farini, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Laconi, Lami Starnuti, La Rocca, Lombardo, Mancini, Marchesi, Marinaro, Molè, Nobile, Noce Teresa, Perassi, Ravagnan, Rossi, Ruini, Targetti, Terracini, Togliatti, Zuccarini.

Il Presidente Ruini comunica che la proposta Mortati è stata respinta avendo avuto 24 voti favorevoli e 32 contrari.

Pone allora in votazione il principio che una parte dei senatori debba essere eletta dai Consigli regionali.

(È approvato).

Avverte che si dovrà ora procedere alla votazione circa la quota di senatori da eleggersi da parte dei Consigli regionali, cioè se essa dovrà essere stabilita in un terzo o nella quota fissa di cinque per ciascuna regione.

Nobile fa osservare che, se fosse approvata la quota fissa di cinque, considerato che le Regioni saranno circa 25, si avrebbe un numero di 125 Senatori, superiore cioè al terzo dei componenti la seconda Camera.

Piccioni ritira la proposta di stabilire una quota fissa di cinque Senatori per ciascuna Regione.

Il Presidente Ruini pone allora in votazione la proposta che il numero dei Senatori da eleggersi da parte dei Consigli regionali sia di un terzo.

(È approvata all'unanimità).

Segue la proposta dell'onorevole Grassi:

«Un terzo dei Senatori è eletto dai Consigli regionali: il resto a suffragio universale diretto uguale e segreto con una circoscrizione per ogni senatore».

Fuschini ricorda che in una seduta precedente, senza entrare nel merito della proposta Grassi, fece una osservazione che ancor oggi ha la sua ragion d'essere; cioè che in questa proposta vi è un accenno preciso e circostanziato ad un determinato sistema elettorale. Per la Camera dei Deputati, è stato invece stabilito di non fare alcun accenno nella Costituzione al sistema elettorale. Pertanto, qualora la proposta Grassi dovesse essere approvata, chiede che anche per la Camera dei Deputati venga indicato il sistema elettorale, e più precisamente quello proporzionale.

Piccioni rileva che la proposta Grassi, come è già stato notato, pone la questione del sistema elettorale per la prima e la seconda Camera in una posizione di contraddizione e di antitesi, ed urta contro la genuinità e l'autenticità del sistema democratico.

Rileva, d'altra parte, che, oltre a tutti i difetti lamentati, il sistema uninominale non può essere stabilito per una delle due Camere, quando per l'altra vige il sistema proporzionale.

Proporzionalista convinto, per la necessità di instaurare nella nuova democrazia un sano costume politico elettorale, dichiara che voterà contro la proposta Grassi.

Targetti si dichiara anch'egli proporzionalista convinto e quindi affatto entusiasta della proposta Grassi. Si deciderà però a votare favorevolmente ad essa perché vede con timore l'instaurazione del sistema della elezione indiretta.

Togliatti afferma di essere egli pure per principio proporzionalista; ma dal momento che tutti i sistemi presentati non lo hanno soddisfatto, perché introducono il principio della elezione di secondo grado, la quale, di fatto, annulla il proporzionalismo e quindi porterebbe ad un sistema ibrido, crede che la proposta presentata dai liberali rappresenti la via di uscita più ragionevole.

L'unica obiezione che potrebbe essere fondata, quella della coesistenza di due sistemi diversi per l'elezione delle due Camere, non può essere considerata come un argomento di principio fondamentale. D'altra parte, osserva che tale coesistenza già si nota oggi nel sistema elettorale vigente, dato che mentre nelle elezioni amministrative per il capoluogo i partiti singoli si sono presentati con proprie liste, ed i blocchi sono avvenuti in sede di costituzione delle Giunte, in tutti i Comuni della circoscrizione invece si è votato sulla base di liste che erano state bloccate prima. Tale ibridismo sarebbe accentuato nel sistema che viene presentato, perché proponendosi che l'elezione dei Senatori sia fatta dai consiglieri comunali, effettivamente sarebbe fatta dai rappresentanti di organismi i quali sono stati eletti con due sistemi diversi: quelli delle grandi città col sistema proporzionale, quelli dei piccoli Comuni con un sistema non proporzionale. Quindi, la critica con la quale si vorrebbe colpire la proposta dei liberali colpisce molto di più la proposta dell'elezione attraverso i consiglieri comunali.

Per questi motivi, non è rimasto convinto degli argomenti addotti dai colleghi democristiani contro la proposta Grassi che ritiene tutt'altro che irragionevole.

Rossi Paolo è stato fra i pochissimi che hanno votato contro il sistema della quota fissa per la Regione; per la medesima ragione voterà contro il sistema uninominale. Osserva che adottando il sistema della frazione, la rappresentanza degli interessi locali è già assicurata, mentre adottando il collegio uninominale si accentuerebbe la rappresentanza politica.

Dossetti dichiarando di votare contro la proposta del collegio uninominale, afferma che il voto che si sta per dare è uno dei più gravi cui la Commissione per la Costituzione sia stata chiamata. Se la proposta Grassi dovesse passare, è suo fermo giudizio, nonostante le artificiose difese tentate anche da ultimo dall'onorevole Togliatti, che tale proposta vulnererebbe gravemente il principio sul quale viene edificata la nuova democrazia.

Tutto quello che è stato detto a sostegno della proposta non vale a confutare un argomento fondamentale, cioè che la commistione dei due sistemi, che si vuole imputare anche alle altre proposte formulate, è qui più grave, perché si verifica in atto nella stessa elezione a cui l'elettore viene ad essere chiamato; sì che questi, chiamato ad esprimere contemporaneamente un duplice voto, secondo due schieramenti politici contraddittori, non potrebbe assolutamente compiere un atto consapevolmente democratico.

Perassi dichiara che voterà contro la proposta Grassi, innanzitutto per una considerazione di principio: perché ritiene che in una Costituzione rigida, non sia il caso di fissare un sistema elettorale preciso per l'una o per l'altra Camera. Come la Commissione si è trovata d'accordo, per quanto concerne la Camera dei Deputati, di limitarsi ad affermare che è eletta a suffragio universale diretto e segreto, senza indicare quale sarà il sistema elettorale da seguire, così — per armonia — ritiene che anche per la seconda Camera si debba seguire lo stesso criterio.

A prescindere da questa considerazione, che può sembrare formale, è contrario alla proposta Grassi anche per ragioni sostanziali. Ha sentito, specialmente da parte dell'onorevole Togliatti, la difesa della proposta soprattutto per la considerazione che essa è ritenuta migliore della proposta di fare eleggere i Senatori dai Consigli comunali. Ora, quest'atteggiamento presupporrebbe che nessun'altra proposta possa essere avanzata, o sia stata avanzata, oltre quella dei consigli comunali; mentre invece ricorda che fra le proposte presentate ve ne è una che contempla un sistema di elezione a suffragio indiretto, e che non presenta l'inconveniente (rilevato a proposito dell'elezione attraverso i consiglieri comunali) di rendere impossibile l'applicazione di un criterio proporzionale. Questa proposta concreta è stata precisamente studiata in vista di rendere assolutamente possibile l'applicazione del criterio proporzionale, che può benissimo attuarsi anche con un sistema di votazione di secondo grado.

Per queste ragioni, dichiara che voterà contro la proposta Grassi.

Zuccarini si associa alle dichiarazioni dell'onorevole Perassi.

Einaudi dichiara che voterà a favore della proposta Grassi. Non gli sembra che l'argomento dall'onorevole Dossetti dichiarato fondamentale abbia un gran peso. Con la proposta Grassi si permette agli elettori di votare non per delle idee ma per degli uomini. Non trova in questo nessuna contraddizione. Eventuali perfezionamenti al sistema potranno essere trovati con la eliminazione del ballottaggio, in modo che gli elettori possano decidersi prima per l'uomo al quale vogliono dare il voto.

Fabbri voterà a favore della proposta Grassi, anche perché crede estremamente democratico che si faccia materialmente un esperimento e che il popolo possa vedere in atto il contemporaneo funzionamento dei due sistemi. Non ritiene estremamente democratico sostenere che spetti esclusivamente al legislatore determinare un sistema unilaterale di votazione in modo autoritario.

Dominedò sentendo in linea di principio l'esigenza di contemperare il sistema proporzionalistico, che dà prevalente rilievo all'idea, e il sistema uninominalistico, che consente maggior risalto alla personalità, amerebbe prendere in considerazione, così sul piano teorico come su quello pratico, la proposta di integrare vicendevolmente i due sistemi, qualora essa si riferisse integralmente all'una Camera rispetto all'altra; deve però rilevare che l'inserzione contemporanea di un duplice metodo nell'ambito di una stessa Camera potrebbe determinare un ibridismo. Per questo motivo, voterà contro la proposta.

Fanfani ritiene che la contemporanea applicazione dei due metodi sia tale da dare luogo soltanto a confusioni sul terreno elettorale nei confronti della massa. In secondo luogo, proprio gli argomenti che l'onorevole Einaudi ha esposto contro la tesi Dossetti confermano che l'adozione del sistema uninominale inficia profondamente il mantenimento del sistema proporzionale sul terreno dell'altra Camera. In terzo luogo, teme che l'adozione di questo sistema per l'elezione alla Camera dei Senatori finirà per dare una grande prevalenza ad interessi non politici, esistenti in piccole circoscrizioni, generando una specie di consacrazione politica alle baronie industriali del Nord e a quelle agrarie del Sud. Per questi motivi, voterà contro.

Grassi, premesso che non v'è nulla di personale e nessuna mira politica nella sua proposta, a chi considera antidemocratico il suo progetto risponde che la democrazia non consiste nel sistema elettorale ma nella base fondamentale su cui si determina la votazione.

Di fronte alle diverse proposte, il fatto che la seconda Camera venga eletta attraverso i Consigli comunali non rappresenta affatto una forma di proporzione, perché le elezioni dei consiglieri comunali sono fatte in forme diverse (proporzionalistica e maggioritaria); significa che non si è creduto più di parlare di proporzione, bensì di trovare un sistema degno che possa far sì che la seconda Assemblea, pur essendo una Camera che avrà gli stessi poteri e la stessa competenza della prima, non ne costituisca un doppione. A questo scopo non vi erano che due proposte: o quella Mortati di fare una seconda Camera sulla base degli interessi e delle categorie, e questa non è stata accolta dalla Commissione, oppure stabilire una differenziazione sulla base del sistema di scelta, allo scopo di ottenere una qualificazione maggiore delle persone che formano la seconda Assemblea.

Non sistema antidemocratico, quindi, ma anzi sistema democraticissimo.

Per queste ragioni mantiene fermo il suo punto di vista.

Il Presidente Ruini pone ai voti la proposta Grassi.

(Segue la votazione per appello nominale).

Rispondono sì: Amadei, Basso, Bozzi, Castiglia, Cevolotto, Di Vittorio, Einaudi, Fabbri, Farini, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Laconi, La Rocca, Lombardo, Lucifero, Mancini, Marchesi, Marinaro, Molè, Nobile, Noce Teresa, Ravagnan, Ruini, Targetti, Terracini, Togliatti.

Rispondono no: Ambrosini, Bocconi, Canevari, Cappi, Codacci Pisanelli, Conti, Corsanego, De Michele, De Vita, Dominedò, Dossetti, Fanfani, Federici Maria, Froggio, Fuschini, Gotelli Angela, Lami Starnuti, La Pira, Leone Giovanni, Mannironi, Merlin Umberto, Moro, Mortati, Perassi, Piccioni, Rapelli, Rossi Paolo, Taviani, Togni, Tosato, Uberti, Zuccarini.

Comunica che la proposta dell'onorevole Grassi è stata respinta avendo riportato 27 voti favorevoli e 32 contrari.

Pone ora in votazione per appello nominale la proposta Nobile, così integrata:

«L'elezione dei due terzi dei membri della seconda Camera ha luogo a suffragio universale diretto da parte di tutti gli elettori, che abbiano superato il 25° anno di età».

(Segue la votazione per appello nominale).

Rispondono sì: Amadei, Basso, Bocconi, Bozzi, Canevari, Castiglia, Cevolotto, Di Vittorio, Einaudi, Fabbri, Farini, Grassi, Grieco, Iotti Leonilde, Laconi, Lami Starnuti, La Rocca, Lombardo, Mancini, Marinaro, Molè, Nobile, Noce Teresa, Ravagnan, Rossi, Ruini, Targetti, Terracini, Togliatti.

Rispondono no: Ambrosini, Cappi, Codacci Pisanelli, Conti, Corsanego, De Michele, De Vita, Dominedò, Dossetti, Fanfani, Federici Maria, Finocchiaro Aprile, Fuschini, Gotelli Angela, La Pira, Leone Giovanni, Mannironi, Merlin Umberto, Moro, Mortati, Perassi, Piccioni, Rapelli, Taviani, Togni, Tosato, Uberti, Zuccarini.

Comunica che la proposta Nobile risulta approvata avendo riportato 29 voti favorevoli contro 28 contrari.

Osserva che le proposte di suffragio indiretto cui erano ispirati gli altri emendamenti vengono a cadere. L'argomento della seconda Camera è quindi esaurito.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti