[Il 29 gennaio 1947, nella seduta pomeridiana, la Commissione per la Costituzione in seduta plenaria discute sulla presidenza dell'Assemblea Nazionale.]

Presidente Ruini. Si passa alla questione concernente la Presidenza dell'Assemblea Nazionale.

Il comma proposto è il seguente:

«La Presidenza dell'Assemblea Nazionale è affidata, per la durata di un anno, alternativamente, al Presidente della Camera dei Deputati ed al Presidente della Camera dei Senatori»[i].

Si è inteso così, da parte della seconda Sottocommissione, di non dare la prevalenza a nessuna delle due Camere. È stato però in seno al Comitato di redazione osservato da alcuni che questo sistema presenta degli inconvenienti, soprattutto agli effetti della supplenza che spetta al Presidente dell'Assemblea Nazionale quando il Presidente della Repubblica, per eventuale impedimento, non sia in grado di esercitare la sua funzione.

Esclusa la nomina di un Vicepresidente della Repubblica, in quanto si creerebbe una carica inutile, si sarebbe prospettata la nomina di un Presidente da parte dell'Assemblea Nazionale, il quale sostituirebbe il Presidente della Repubblica nei casi di impedimento. La questione è però controversa.

Piccioni accetta la proposta che l'Assemblea Nazionale elegga un proprio Presidente, al quale sarebbero riservate le funzioni di Vice presidente della Repubblica.

Togliatti rileva l'inconveniente che il Presidente dell'Assemblea Nazionale, quale membro di una delle Camere, sarebbe sottoposto all'autorità del Presidente della Camera di cui fa parte.

Il Presidente Ruini non crede che tale inconveniente sia grave; ad ogni modo si è anche proposto di dare la presidenza dell'Assemblea Nazionale sempre al Presidente della prima Camera, oppure al Presidente della seconda Camera.

Piccioni nota che l'inconveniente prospettato dall'onorevole Togliatti non si elimina neanche col sistema della Presidenza alternativa, poiché uno dei Presidenti delle Camere sarebbe sottoposto all'altro durante l'anno in cui non presiede l'Assemblea Nazionale.

Togliatti osserva che l'inconveniente maggiore è che il Presidente dell'Assemblea Nazionale sia sottoposto a quello della Camera di cui fa parte.

Fabbri è favorevole al testo della seconda Sottocommissione, perché, a suo avviso, le funzioni del Presidente dell'Assemblea Nazionale, se pur elevate, sono transitorie e, in ogni caso, di brevissima durata. E allora, siccome la presunzione è che tanto il Presidente della prima Camera quanto il Presidente della seconda Camera saranno due degnissime persone, non vede nessun inconveniente nel fatto che vi sia questa alternativa eventuale a favore dell'uno o dell'altro. Il concetto invece che il Presidente dell'Assemblea Nazionale sia membro dell'una o dell'altra Camera, sottoposto quindi alla disciplina di un Presidente in un certo senso inferiore di lui, per un lungo periodo dell'anno, non è, a suo parere, da accettare.

Il Presidente Ruini ricorda che, nel titolo riguardante il Capo dello Stato, si è stabilito che: «Le funzioni del Presidente della Repubblica sono, in caso di suo impedimento, esercitate dal Presidente dell'Assemblea Nazionale». Quindi il Presidente dell'Assemblea Nazionale è di fatto un Vicepresidente virtuale e pertanto la designazione deve esser fatta in base a determinati criteri, che non sono quelli della semplice Presidenza delle due Camere. Per eliminare l'inconveniente cui ha accennato l'onorevole Togliatti, si potrebbe stabilire che il Presidente dell'Assemblea Nazionale non fa più parte dell'una o dell'altra Camera.

Einaudi teme che, con la designazione di un Presidente dell'Assemblea Nazionale, si faccia un passo, per quanto piccolo, verso la costituzione di un terzo corpo che si chiama Assemblea Nazionale e che ha poca ragion d'essere. Già in fase preliminare si sono scartate certe funzioni che si potevano attribuire a questa Assemblea Nazionale, perché con ciò si sarebbero ridotti i due rami del Parlamento a due sezioni di una Camera unica, incrinando così fortemente il sistema bicamerale.

Pensa, inoltre, che la funzione di Vicepresidente o di Presidente interinale della Repubblica non ha una grande importanza. Di solito gli impedimenti sorgono in caso di malattia. Ora, se si tratta di malattie lievi, il Presidente può seguitare ad esplicare le sue funzioni; se sono gravi o mortali, si deciderà sul da farsi.

Grassi rileva che l'osservazione fatta dal Presidente è d'importanza essenziale, perché occorre stabilire chi possa sostituire il Presidente della Repubblica, in caso di impedimenti, che possono essere di varia natura. Non si può, pertanto, lasciare incerta la Vicepresidenza della Repubblica affidandola alternativamente, per la durata di un anno, all'uno o all'altro Presidente delle due Camere.

D'altro canto, il criterio di sceglierlo tra i membri dell'Assemblea porta all'inconveniente cui ha accennato l'onorevole Togliatti: non è possibile, cioè, che il Presidente dell'Assemblea Nazionale diventi un semplice Deputato o Senatore. Bisogna, dunque, scegliere fra i due Presidenti delle Camere. A suo parere, la scelta dovrebbe cadere sul Presidente della Camera dei Deputati.

Fuschini osserva che una proposta simile è stata respinta dalla seconda Sottocommissione.

Il Presidente Ruini nota che la Commissione dei 75 può decidere diversamente. Mette pertanto in votazione la proposta dell'onorevole Grassi:

«L'Assemblea Nazionale è sempre presieduta dal Presidente della Camera dei Deputati».

Fuschini dichiara di votare contro.

(La proposta non è approvata).

Il Presidente Ruini mette in votazione la proposta che l'Assemblea Nazionale nomini un proprio Presidente.

(Non è approvata).

Rimane quindi il testo della seconda Sottocommissione:

«La Presidenza dell'Assemblea Nazionale è affidata, per la durata di un anno, alternativamente, al Presidente della Camera dei Deputati e al Presidente della Camera dei Senatori».


 

[i] Sebbene nella seduta del 19 dicembre 1946 la seconda Sottocommissione abbia approvato il testo indicato dal Presidente Ruini, subito dopo ha approvato un emendamento dell'onorevole Lussu che ha sostituito tale testo con «La Presidenza dell'Assemblea nazionale è affidata al Presidente della Camera dei Deputati».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti