[Il 22 maggio 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo quarto della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti politici».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 49 per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. È stato presentato un emendamento aggiuntivo da parte degli onorevoli Clerici, Pignedoli, Franceschini, Sullo, Codacci Pisanelli, Bovetti, Foresi, De Palma, Coppi, Benvenuti, Mastino Gesumino, del seguente tenore:

«La carriera di magistrato, di militare, di funzionario ed agente di polizia e di diplomatico, comporta la rinunzia alla iscrizione a partiti politici».

L'onorevole Clerici ha facoltà di svolgerlo.

Clerici. Onorevoli colleghi, dirò brevi parole. La disposizione che testé l'onorevole Presidente ha letto ha questo valore: stabilire chiaramente che per alcune categorie soltanto — ma, a mio modesto avviso, queste categorie debbono essere precisate dalla Costituzione — gli appartenenti ad esse debbono, durante la loro carriera e a ragione della loro carriera, essere esclusi od aver limitato il diritto di iscrizione a partiti politici. E queste categorie si riducono a quattro in tutto: i magistrati per primi; la disposizione è già nel progetto di Costituzione all'articolo 94, e ricordo alla Costituente che recenti manifestazioni di magistrati, attraverso Assemblee delle curie e perfino votazioni per referendum in proposito, hanno dato — per quel che risulta dai giornali — una strabocchevole maggioranza a favore dell'esclusione dei magistrati dall'appartenenza a partiti politici.

Credo che proprio il Ministro Ruini, con circolare 285 del 6 giugno 1944, mentre ancora ferveva la guerra in Italia, concesse e giustamente in quel momento, abolendo una disposizione fascista, il diritto ai magistrati di iscriversi ai partiti politici. Credo cioè che quella circolare rispondesse ad esigenze storiche spiegabili in quel momento, allorquando si era ancora nella guerra combattuta, ed allorquando si dovevano fare delle affermazioni ideali contro le disposizioni fasciste. Ma oggi, dal momento che è stato scritto l'articolo 94, e dal momento che una volontà restrittiva è stata confermata dalla stragrande maggioranza degli interessati, io credo che una limitazione sia opportuna, e che debba essere messa nella Carta costituzionale.

In secondo e terzo luogo gli agenti ed i funzionari di pubblica sicurezza ed i militari costituiscono due categorie che, quasi quotidianamente, devono prendere provvedimenti particolarmente rappresentativi dell'autorità dello Stato, e spiacenti ai cittadini che li subiscono. Essi perciò, come la moglie di Cesare, devono essere insospettabili. Si tratta certo di una limitazione di un loro diritto, si tratta di un sacrificio: ma la limitazione e la rinunzia sono necessarie, perché queste categorie di funzionari siano insospettabili nelle loro decisioni rispetto agli altri cittadini.

La quarta ed ultima categoria che mi sono permesso di indicare è quella dei diplomatici. S'intende, i diplomatici di carriera.

Infatti il testo dice: «carriera di magistrati, di militare, di funzionario ed agente di polizia e di diplomatico». Restano quindi esclusi dalla disposizione i magistrati onorari; i militari in servizio non permanente, fra gli altri gli ufficiali di complemento che rimangono ufficiali anche quando non prestano servizio; e quei diplomatici, che in via eccezionale sono presi dall'ambiente politico ed incaricati di missioni straordinarie. Ma io credo che nella carriera diplomatica ordinaria il rappresentante presso uno Stato estero o presso una comunità italiana all'estero debba necessariamente presentarsi non come il rappresentante di un partito politico ma soltanto come un funzionario dello Stato che lo invia in sua rappresentanza.

Ritengo quindi che con queste limitazioni la mia proposta possa essere accettata, in quanto non viene a ferire il principio dell'eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini. Rimangono, infatti, fermi ed intatti, anche per queste quattro categorie di funzionari, tutti gli altri diritti; non soltanto per l'elettorato attivo ma anche per l'elettorato passivo. Il diritto di eleggibilità è conservato. Potranno i magistrati ed i militari di carriera essere elevati a cariche elettive nelle amministrazioni comunali, provinciali o regionali che siano, nel Parlamento nazionale, ma saranno eletti quali indipendenti come vi sono già oggi degli indipendenti tra i deputati di parecchi partiti anche di estrema sinistra.

Ritengo quindi che la disposizione possa essere accettata tranquillamente dalla democrazia di questa Camera. (Interruzioni).

Riconosco che il mio emendamento può essere suscettibile di modificazioni, soprattutto formali, ma il concetto che deve rimanere è questo: è proibita l'iscrizione ai partiti soltanto agli appartenenti alle indicate categorie di funzionari, il che significa che costoro restano liberi nella vita privata di seguire quelle idealità e quelle teorie che meglio rispondono alle loro convinzioni. (Applausi al centro).

Presidente Terracini. L'onorevole Relatore ha facoltà di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati.

[...]

Presidente Terracini. Chiederò ai presentatori di emendamenti se intendano mantenerli.

[...]

Merlin Umberto, Relatore. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Merlin Umberto, Relatore. Mi sono dimenticato di rispondere al collega Clerici, per l'ultima parte dell'articolo 47.

Io prego il collega Clerici di ritirare il suo emendamento.

Per quel che riguarda i magistrati, ne riparleremo in sede opportuna, cioè all'articolo 94, terzo comma.

Per quel che riguarda le altre categorie di cittadini, la Commissione non crede di dovere imporre delle limitazioni, che colpirebbero diecine e forse centinaia di migliaia di persone.

Per i magistrati i quali, a parte la ristrettezza del numero, hanno un ufficio delicato, obiettivo ed impersonale, si potrà, a suo tempo, discutere la norma prevista; ma per tutte le altre categorie di cittadini — funzionari, militari e perfino agenti di polizia e diplomatici — la Commissione non ritiene di potere accettare l'emendamento proposto dall'onorevole Clerici.

Presidente Terracini. Onorevole Clerici, insiste nel suo emendamento?

Clerici. Insisto.

[...]

Targetti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. [...] In quanto poi al particolare emendamento presentato dal collega Clerici, noi siamo decisamente contrari al concetto che l'ispira.

Potremmo osservare anzitutto che la forma è tale che non esprime un concetto molto chiaro quando si tiene presente che siamo in tema di Costituzione. Perché dire che la carriera di magistrati, militari, ecc., importa la rinunzia alla iscrizione nei partiti politici non significa una proibizione di iscrizione di questi funzionari ai partiti politici, ma sembra più che altro adombrare, anziché un divieto legale, un divieto morale, spirituale, per il quale debba il magistrato rinunziare a questo diritto.

Ma a parte questo, la questione è per noi una questione di sostanza, che ha prevalenza sulla forma.

A noi ripugna di limitare per qualsiasi categoria di cittadini l'esercizio di un diritto fondamentale per un cittadino in regime di democrazia, cioè quello di partecipare alla vita politica.

Ed è per queste considerazioni che noi nell'elaborazione del progetto di Costituzione, nella parte relativa al potere giudiziario, fummo contrari a porre questo divieto al magistrato.

[...]

Presidente Terracini. [...] Passiamo all'emendamento aggiuntivo proposto dall'onorevole Clerici e altri:

«La carriera di magistrato, di militare, di funzionario ed agente di polizia e di diplomatico, comporta la rinunzia alla iscrizione a partiti politici».

A questo proposito ho ricevuto la seguente richiesta:

«I sottoscritti chiedono che la discussione dell'emendamento aggiuntivo all'articolo 47 presentato dall'onorevole Clerici sia rinviata a domani, secondo l'articolo 90 del Regolamento».

Schiavetti, Mastino Pietro, Codignola, Piemonte, Cianca, Lussu, Bonomelli, Pressinotti, Carpano, Fioritto, Nenni, Pistoia, Bennani, Filippini, Lombardi Riccardo.

In base al Regolamento, la discussione si intende pertanto rinviata a domani.

[Per la parte sottostante, il testo completo della discussione è riportato a commento dell'articolo 52.]

[...]

Presidente Terracini. [...] L'onorevole Giacchero ha presentato il seguente emendamento:

«Aggiungere, dopo il terzo, il seguente comma:

«I cittadini ufficiali e sottufficiali dell'esercito in servizio permanente non possono essere iscritti a partiti politici né svolgere attività politica».

Ha facoltà di svolgerlo.

Giacchero. Può forse sembrare a qualcuno che il comma aggiuntivo all'articolo 49, da me proposto, sia da collocare piuttosto in un regolamento di disciplina che non nella Costituzione.

Ma così non è ed io cercherò di esporre le ragioni brevemente e, comunque, entro i limiti consentitimi.

È vero che nel vecchio regolamento di disciplina dell'esercito, approvato con decreto del luglio 1907, vi era un articolo che aveva lo stesso sapore di questo mio comma aggiuntivo, ma è anche vero che la semplice modificazione operata dal fascismo con decreto del giugno 1929 permise quello sgretolamento morale dell'esercito, che si iniziò con le circolari del 1933 ai generali e colonnelli per l'iscrizione al partito fascista e finì con l'infausto 8 settembre 1943.

Ora poiché la Costituzione deve essere garanzia non soltanto dei diritti e dei doveri dei cittadini, ma anche della saldezza degli istituti che formano la difesa dello Stato, sia verso forze antidemocratiche interne che verso aggressori dell'esterno, noi dobbiamo affermare nella Costituzione un principio che garantisca quella saldezza e faccia dell'esercito una pura e semplice arma, che noi non vogliamo certo adoperare per offesa e che fervidamente ci auguriamo di non dover neppure adoperare per difesa.

Poiché questo soltanto deve essere l'esercito: un'arma sicura di difesa nelle mani dei poteri legalmente e democraticamente costituiti.

Come una qualsiasi arma nelle mani di un agente di pubblica sicurezza o di un carabiniere è una difesa della legalità e della democrazia, mentre la stessa arma nelle mani di un bandito o di un violento può diventare una offesa alla legalità ed alla democrazia, così l'esercito sarà un'arma democratica non per il fatto che nei cortili delle caserme si discutono in più o meno rumorosi comizi gli ordini del colonnello o la gestione dello spaccio truppa, né per il fatto che il militare si senta autorizzato a trattare confidenzialmente un superiore, ma, in tanto l'esercito sarà democratico, in quanto sarà amministrato e impiegato da chi è legalmente e democraticamente autorizzato a farlo, nei modi e per i fini, che i principî e i diritti democratici impongono.

Per ottenere questo, ossia per ottenere che questa sia una semplice arma, che non spari magari inavvertitamente o improvvisamente, è necessario che coloro i quali formano i quadri permanenti dell'esercito non siano parte evidente ed attiva di partiti. E questo per parecchi ordini di ragioni:

1°) perché la missione di coloro i quali abbracciano la carriera militare è quella di servire il Paese al disopra e al di fuori di interessi, sia pure nobilissimi, di partito;

2°) perché l'impostazione attuale dei partiti, in particolare di quelli di massa, è basata su una disciplina e su una gerarchia, che, a volte, potrebbe non essere nello stesso senso di quella corrispondente ai posti occupati nell'esercito, e se non si provvedesse, si creerebbero interferenze e situazioni che, nella migliore ipotesi, si possono definire incresciose;

3°) perché si deve evitare che favoritismi, a mezzo di influenze politiche, possano turbare la necessaria tranquillità di coloro che attendono all'alta missione di formare la forza militare della Nazione, ed originare malcontento e corruzione;

4°) perché (scusate se faccio un'ipotesi estrema, ma per difendersi dai pericoli bisogna avere quel minimo di fantasia necessaria per immaginarli prima che essi si presentino), perché infine noi abbiamo votato un articolo 13, dove è detto che sono vietate le associazioni che perseguono scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.

Ora, voi immaginate per un momento un reggimento o altra unità militare dove gli ufficiali, e sottufficiali, dal comandante all'ultimo sergente, vengano abilmente inquadrati nella organizzazione di un partito particolarmente attivo, ed eccovi fatta l'organizzazione non soltanto di carattere, ma di autentica struttura militare la quale potrebbe essere a disposizione di quel partito per i suoi scopi.

Caso estremo! D'accordo. Però io penso che non sia eccessiva prudenza, ma semplicemente buona norma riconfermare ciò che i nostri vecchi avevano con saggezza stabilito. I militari di carriera non si occupino di politica. Diventeranno sufficientemente democratici se la Nazione lo sarà, non solo a parole, ma nel modo di comportarsi e di vivere socialmente dei singoli cittadini.

La democrazia deve venire dal popolo, deve essere negli uomini che compongono gli organismi sociali ed in coloro, legislatori o ministri o comandanti, che ordineranno il nuovo esercito e che ne determineranno l'azione. Ma ora noi dobbiamo creare la premessa per cui l'Esercito, tornando alle sue gloriose tradizioni prefasciste, diventi soltanto l'Esercito italiano, ossia l'arma che non serve altra bandiera che il nostro tricolore, l'arma che non può trovare più nobile compito e più sacro ideale se non quello di tutelare la libertà dei cittadini, il rispetto delle istituzioni e l'onore della Patria! (Applausi).

[...]

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Relatore di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti.

Merlin Umberto, Relatore. Risponderò brevemente nella speranza di contribuire ad una rapida conclusione della discussione. Comincio dal penultimo emendamento proposto dall'onorevole Giacchero. Dato l'argomento che tratta il collega, io penso che si possa svolgere questo emendamento assieme a quello dell'onorevole Clerici e rinviarlo a domani, in modo che siano trattati tutti e due assieme.

[...]

Presidente Terracini. Dopo i chiarimenti dell'onorevole Merlin, chiedo ai presentatori di emendamenti se li mantengono.

[...]

Presidente Terracini. Onorevole Giacchero, mantiene l'emendamento?

Giacchero. Gradirei conoscere l'opinione del Relatore.

Presidente Terracini. Il Relatore ha espresso il parere che l'emendamento possa essere rinviato analogamente a quanto è stato fatto per l'altro, proposto dall'onorevole Clerici.

Giacchero. Sta bene; aderisco.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti