[Il 5 dicembre 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame di alcuni emendamenti ad articoli che erano stati rinviati.]

Presidente Terracini. [...] Onorevoli colleghi, è rimasto ancora da esaminare l'ultimo comma dell'articolo 94, del seguente tenore:

«I magistrati non possono essere iscritti a partiti politici o ad associazioni segrete».

Ricordo che l'onorevole Clerici ha già svolto il seguente emendamento:

Sostituire il comma col seguente:

«La legge potrà stabilire limitazioni al diritto di iscrizione ai partiti politici per i magistrati; per i militari in servizio attivo; per i funzionari e gli agenti di polizia; per i rappresentanti consolari e diplomatici all'estero».

Prego l'onorevole Ruini di esprimere il parere della Commissione.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Poiché i membri della Commissione sono divisi in questa materia, la Commissione, come tale, non può esprimere un parere. Una corrente, nella Commissione sostiene che debba essere ammessa un'esclusione, sostenuta anche dalle associazioni dei magistrati, come necessaria ad assicurare la indipendenza e l'imparzialità dell'ordine giudiziario e di alcune categorie di funzionari che presentano caratteristiche speciali. Un'altra corrente osserva che la determinazione delle categorie, che si fa in questo articolo, non è a contorni netti (ad esempio i prefetti potranno iscriversi ai partiti), e che non si eviterà che coloro che non possono essere formalmente iscritti in un partito prendano egualmente parte alla sua vita ed alla sua azione.

Nobile. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Nobile. Io non mi occupo di questo articolo, in quanto concerna i magistrati e i diplomatici: non ho alcuna opinione al riguardo e non posso quindi pronunciarmi. Credo però di poter esprimere il mio avviso per quanto riguarda la carriera di militare e di agente di polizia. La mia opinione è questa: sia ai cittadini in generale, come ai partiti politici (tranne quello che, trovandosi al potere, intenda mantenervisi indefinitamente, anche contro la volontà popolare) non può convenire che militari di professione — vale a dire: ufficiali e sottufficiali di carriera e ufficiali e agenti di polizia — siano iscritti ad un partito politico, e quindi siano tenuti ad una disciplina di partito. Questa è cosa, ripeto, che ai cittadini in genere non può convenire, e non può convenire nemmeno ai partiti che non si trovino al potere.

Per conseguenza sono del parere che l'emendamento Clerici sia mantenuto, almeno per quanto riguarda i militari di carriera e gli agenti di polizia.

Una voce. L'esercito, insomma!

Nobile. Sì, ad ogni modo sia mantenuto per l'esercito.

È vero che non è escluso che ci si possa iscrivere in modo, dirò così, clandestino; ma, naturalmente, esponendosi alle conseguenze legali che ne derivano.

Ripeto che non conviene a nessuno che i quadri delle Forze armate si mescolino alla politica. Esse devono servire a presidiare lo Stato, e pertanto debbono essere mantenute fuori e al disopra dei partiti politici.

Questa è la mia opinione.

Tonello. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Tonello. Onorevoli colleghi, io dichiaro subito che sono fautore della piena libertà di tutti i cittadini, di tutte le categorie, di appartenere a qualsiasi fede e a qualsiasi partito, e di militare per questa o quella fede, questo o quel partito, e di farne propaganda. Perché, se noi facciamo delle distinzioni fra categorie e categorie di cittadini, non so dove si vada a finire.

Per esempio, voi, colleghi democratici cristiani, vorreste voi votare una legge che, in fondo in fondo, proibisca ad un sacerdote che ha cura d'anime, e che come tale compie una pubblica funzione riconosciuta dallo Stato, di appartenere al vostro partito? (Commenti al centro). È perfettamente libero un sacerdote di militare nelle vostre file e di fare propaganda a favore del vostro partito. Ed è naturale che sia così, onorevoli colleghi. (Commenti al centro).

Una voce al centro. I sacerdoti, per diritto canonico, non possono appartenere a partiti politici.

Tonello. Io sono vissuto tanti anni al servizio dello Stato, e prima dei Comuni, ed ho sempre professato le mie idee. Nell'esercizio della mia professione non ho mai avuto appunti, nemmeno dagli avversari più decisi, perché la mia coscienza di uomo mi suggeriva e mi imponeva che, quando compivo quella data funzione pubblica, dovessi essere al di sopra di quelle che erano le mie particolari convinzioni religiose e politiche. E così è per gli altri funzionari. Ma lasciate alla discrezione degli uomini, che hanno un incarico e hanno una missione nello Stato, di regolarsi secondo la propria coscienza. E poi, quand'anche voi faceste questa proibizione, a che cosa essa gioverebbe? A niente.

Credete voi che quelli che fanno parte della massoneria — e ce ne sono tanti qui dentro, anche in mezzo a voi... (Ilarità Commenti al centro) — credete voi che, se ci fosse questa proibizione di appartenere alla massoneria, non ci sarebbero poi i gesuiti cattivi, che fingono di non essere iscritti e lo sono lo stesso? (Commenti al centro).

E così, egregi colleghi, lasciamo la libertà all'individuo; e soprattutto non facciamo eccezioni per quelli della pubblica sicurezza, per la polizia. Amico Nobile, io mi augurerei che, quando v'è il popolo in piazza che protesta per la fame e per la miseria, invece di avere dei poliziotti apolitici che sparano, vi fossero dei compagni. (Commenti a destra e al centro). Quello che importa, onorevoli colleghi, è che i cittadini abbiano la coscienza di difendere la loro dignità personale; ma non obbligate nessuno a firmare dei giuramenti che poi di fatto non si possono mantenere!

E perciò io vi domando che non imponiate queste violazioni di coscienza. Si può militare nei partiti anche più rivoluzionari ed essere cittadini nel più vero e nobile senso della parola! (Applausi a sinistra).

Cifaldi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cifaldi. Se fosse possibile, chiederei addirittura che tutti i magistrati dovessero essere iscritti nei partiti, i quali sono in vita in un Paese come l'Italia; perché, onorevoli colleghi, il mio punto di vista è questo: in punto di fatto, è indiscutibile e credo che non possa essere negato che ciascun magistrato abbia e debba avere le sue idee politiche. È impossibile che il magistrato, il quale ha quotidiani contatti con tutte le esigenze e le vicende umane, non abbia dei concetti decisi e non abbia una tendenza politica.

Ora, qual è, onorevoli colleghi, la preoccupazione? Che il magistrato, essendo palesemente iscritto ad un partito, possa vedere vincolata la sua libertà di coscienza da obblighi di partito.

Questa può essere una preoccupazione, ma, onorevoli colleghi, guardiamo il lato inverso; esaminiamo cioè se non sia preoccupante impedire ufficialmente che un magistrato possa liberamente partecipare ad un partito e propagandare le proprie idee e vivere attivamente nei movimenti ideologici, sociali, politici di un Paese, nascondendole così praticamente agli altri. Quando in un processo politico si sa da tutta l'opinione pubblica a quale partito appartengono il magistrato inquirente, i membri del collegio giudicante e il rappresentante dell'accusa, mi sembra che il controllo da parte della pubblica opinione sia più facile ed evidente, e mi sembra che si possa impedire, con maggiore agevolezza, che colui, il quale rappresenta una tendenza, possa essere schiavo o soggetto a seguire la tendenza stessa nell'emettere la sua decisione. Si può da parte di un magistrato non appartenere ufficialmente ad un partito, ma tuttavia essere da tutti conosciuto appartenere egli ad una tendenza; e allora quella legittima suspicione, a cui da qualche collega è stato accennato, può essere sollevata, poiché è impossibile pretendere che un magistrato non abbia una idea e non la debba mai manifestare. Insomma, anziché costringere il magistrato a mimetizzare il proprio pensiero, è più vantaggioso che si sappia chiaramente in che campo egli milita. In questo modo, il magistrato verrà ad essere, oltre che dalla pubblica opinione, controllato da se stesso, in quanto il magistrato di cui si conoscono le idee politiche o le tendenze non potrà giustificare una decisione eventualmente ingiusta che egli possa prendere. Il magistrato saprà in tal caso di dover rendere conto, non solo alla critica del magistrato d'appello, ma anche alla pubblica opinione.

Per questa ragione io penso che non si debba statuire nessun divieto in ordine a questo punto. E ciò anche per un riguardo, per un rispetto a questa Magistratura, che noi vogliamo assisa ad un posto di prestigio e di riguardo. Sarebbe veramente strano che oggi noi negassimo ai membri di una classe, che ha il compito più delicato nella vita civile, di appartenere ad un partito. Si verrebbe così a creare quasi un'oasi avulsa dalla società, e questo sarebbe assurdo. Un consesso politico come il nostro non può sanzionare — a meno, a mio avviso, di sanzionare una ingiustizia — l'ultima parte dell'articolo 94. Ecco perché io voterò contro l'inclusione dell'ultimo comma dell'articolo 94 nella Costituzione.

Candela. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Candela. Soltanto due parole. Apprezzo quanto ha detto l'onorevole Cifaldi e ciò che ha detto va bene per una Repubblica ideale, per la Repubblica di Platone (Approvazioni), perché non penso che si possa andare al di là di quello che i magistrati hanno sentito ed espresso in un ordine del giorno votato non dalla maggioranza, ma dalla totalità. (Approvazioni). La totalità della classe ha chiesto e chiede all'Assemblea Costituente che ponga nella Costituzione una norma inibitiva dell'appartenenza ai partiti politici. E la ragione c'è. C'è la ragione, perché noi abbiamo distinto in questa Costituzione fra le varie carriere ed abbiamo posto come elemento fondamentale di ogni principio la giustizia e la garanzia che questa giustizia sia resa, perché è la base vera di ogni democrazia.

Ora, se gli amministratori di questa giustizia dovranno essere i partigiani di un'idea che dovranno servire, non vi sarà più garanzia; sono essi liberi nelle loro simpatie politiche ma non dovranno partecipare alla vita dei partiti, perché nel calore della lotta le passioni trascendono e anche le coscienze intemerate e più nobili sono trasportate dalla passione di parte. E penso che il mio collega, che è un valoroso avvocato penalista, tutto questo deve conoscere quanto me e meglio di me. Non dico che i dissensi di un piccolo gruppo trasformino le amicizie dall'oggi al domani, come spesso accade, ma è opportuno che magistrati che della vita della società soffrono e vivono le passioni restino fuori della mischia. È bene che questi magistrati siano al di sopra di ogni sospetto e non si asservano alla partitocrazia in atto. Avrei potuto comprendere nei tempi lontani questa partecipazione che pur non vi era, quando con il collegio uninominale non vi era rapporto di subordinazione fra l'uomo politico e la direzione del partito. Oggi gli uomini politici dipendono dai partiti; sono le direzioni del partito che ne indicano i nomi; sono le direzioni del partito che ne stabiliscono la linea di condotta; e le direzioni del partito non possono preoccuparsi della coscienza del giudice, ma si preoccupano della obbedienza dell'appartenente al partito. Tutto questo teoricamente non è bello; lo so, caro Cifaldi, ma teoricamente niente è necessario, anche la legge e tanto più i carabinieri potrebbero essere superflui per gl'individui che vivono in piena libertà se hanno l'educazione di sentire il limite dei loro doveri e dei loro diritti. Ed allora penso che accogliendo il voto unanimemente espresso da questa nobile classe che dà un'altra prova del suo disinteresse, del suo amore ed attaccamento al dovere, l'Assemblea oggi approvi la disposizione costituzionale così come è stata proposta dalla Commissione. (Applausi al centro e a destra).

Colitto. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Colitto. Anche il mio Gruppo pensa che il voto dei magistrati debba essere accolto. Il magistrato, per le altissime funzioni che esercita, è al di sopra dei partiti politici. Non può, perciò, essere iscritto ad un partito. Non poche altre ragioni, del resto, inducenti a questa esclusione sono state indicate con esattezza proprio da quella classe veramente benemerita della Patria. Sì, il magistrato può avere, ha indubbiamente, come diceva l'onorevole Cifaldi, le sue idee e le sue opinioni politiche; ma l'avere idee ed opinioni politiche è qualche cosa di molto diverso dall'appartenenza ad un determinato partito. L'appartenenza al partito importa diritti, ma importa anche oneri e doveri e legami, che sono incompatibili con l'esercizio delle funzioni di magistrato. (Approvazioni).

Russo Perez. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Russo Perez. Anche a nome del Gruppo dell'Unione nazionale, mi associo a quanto hanno detto gli onorevoli Candela e Colitto. Il magistrato può benissimo avere delle idee ma, secondo noi, è bene che non abbia dei legami.

Targetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. Ho chiesto la parola per domandare un chiarimento al buon amico onorevole Clerici. In questa sua proposta non si parla dell'eleggibilità. Vorrei sapere se nel suo concetto vi è anche quello dell'ineleggibilità del magistrato, perché altrimenti vedrei ancora meno ragionata questa sua proposta. Se da una parte si ammette che il magistrato possa diventare deputato o senatore, è strano che dall'altra una legge gli possa vietare l'unica strada che può battere per essere portato candidato. La strada maestra.

Ed un'altra osservazione mi permetto fare, in linea di fatto. Si è detto qui che questo divieto — ché veramente, per la portata della proposta del collega Clerici non è un divieto che si mette nella Costituzione, ma è una possibilità di divieto che si attribuisce alla legge futura ed io con molti altri colleghi mi auguro che il legislatore futuro non ponga questa limitazione — sia conforme alla volontà della stessa magistratura.

Bisogna essere precisi. Come tutti voi avete letto in questi giorni, la stampa ha dato pubblicità dei risultati di un referendum, un referendum che in cifre tonde ha portato a questi risultati: circa 1250 magistrati contro l'esercizio di questo diritto elementare, cioè di partecipare alla vita politica, soltanto 250 o 300 favorevoli alla piena libertà di iscrizione nei partiti. Però i magistrati sono circa 4000, quindi è un referendum che ha un valore molto limitato.

Clerici. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Clerici. Io devo una risposta all'amico onorevole Targetti, e approfitto dell'occasione, se l'onorevole Presidente me ne dà il permesso, per chiarire questo mio emendamento in brevissimi minuti. Esso è diverso da quello presentato a suo tempo da me.

Evidentemente, dalla lettura dell'emendamento da me proposto, risulta chiaro che le preoccupazioni dell'onorevole Targetti non hanno ragione; e che cioè in questa disposizione, da me proposta, nessun divieto di eleggibilità è posto a qualsiasi ufficio o carica pubblica da parte dei magistrati. L'emendamento che avevo proposto alcuni mesi fa, allorché si parlò dell'argomento, aveva uno scopo: quello di estendere il divieto oltre alla classe dei magistrati, per i quali già vi era una disposizione nel testo del progetto di Costituzione, ad altre classi, le quali a mio avviso devono essere considerate in modo particolare non solamente rispetto alla generalità dei cittadini, ma anche rispetto alla categoria così vasta degli impiegati, funzionari e dipendenti statali; e cioè entro questa vasta classe degli impiegati, dei funzionari e dei dipendenti statali mi pare che si debba considerare a sé quella limitata categoria di essi, i quali, esercitando un'autorità dello Stato praticamente sui cittadini, sono o appaiono (il che è politicamente la stessa cosa), rispetto a costoro, lo Stato stesso. Il magistrato che ci giudica, il magistrato che ci può condannare a pene anche gravissime e che può decidere su oggetti che importano non soltanto questioni patrimoniali, ma anche questioni famigliari e di stato personale, il magistrato che ha questo terribile potere affidato allo Stato (il potere più alto che si può dare ad uomini); e del pari il funzionario e l'agente di pubblica sicurezza, che eseguono codeste sentenze e possono arrestare il cittadino, il militare in servizio attivo permanente ed anche, credo, il rappresentante ordinario dello Stato verso Stati esteri, o semplicemente all'estero, sia esso ministro od ambasciatore o console, deve non solo essere ma apparire assolutamente insospettabile.

Non deve sorgere nel povero diavolo, il quale vede giudici con distintivi di appartenenza a partiti diversi dal suo, il sospetto che costoro possano giudicarlo sfavorevolmente per ragioni di carattere politico. E non deve sorgere il sospetto che l'agente di pubblica sicurezza, il carabiniere, il militare in servizio attivo permanente possono essere non i rappresentanti dello Stato ma di un partito, sia pure (sarebbe anche peggio) del partito che ha la maggioranza delle Camere e quindi detiene il Governo.

Lo Stato è superiore a tutte le maggioranze ed a tutti i Governi. Ecco perché io desidero che l'Assemblea consideri questa mia proposta come quella che salvaguarderebbe maggiormente la dignità dello Stato e la libertà dei cittadini. Ho però attenuato il primitivo concetto, e invece che porre un divieto nella Costituzione mi rimetto alla legge. E ciò perché troppi e complicati potevano essere i casi possibili, e non può darsi luogo a tale casistica nella Costituzione.

Che cosa sarà stabilito, se voteremo l'emendamento da me proposto? Questo principio: che contro il principio generale che nessun limite alla libertà di iscrizione a qualsiasi partito può essere posto al cittadino, e neanche al funzionario dello Stato, invece un limite alla libera iscrizione ai partiti, per questi particolari funzionari, che sono investiti del «jus imperii», questa limitazione è possibile nell'ambito e nelle forme che il legislatore futuro crederà del caso, adattandole alle condizioni ambientali e storiche.

La nostra Costituzione è fatta — speriamo — per un periodo di molti decenni: in tutto questo tempo si andranno trasformando le condizioni che suggeriranno limitazioni più o meno ampie col variare del tempo.

Queste limitazioni noi rimetteremo perciò alla legge futura. Noi per ora affermiamo il principio; e ritengo sia necessario affermarlo, perché se dicessimo nulla in proposito e ferma restando la norma generale della libertà del cittadino, per cui ciascuno può iscriversi a qualsiasi partito, domani potrebbe ritenersi illegittima ed anticostituzionale qualsiasi legge che stabilisse questo divieto per i carabinieri e le guardie di questura.

Giacchero. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Giacchero. In sede di discussione del Titolo quarto ebbi a presentare un emendamento relativamente al divieto d'iscrizione ai partiti politici per i militari. Per le ragioni così chiaramente esposte dall'onorevole Clerici, che nel suo emendamento fa rientrare anche la parte che riguardava il mio, mi associo alle sue dichiarazioni.

Lussu. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lussu. Mi permetto di presentare un emendamento soppressivo, e, per una procedura più rapida, propongo che lo si voti per primo.

Presidente Terracini. Dato che v'è un solo testo, lo porrò in votazione. Chi non lo accetta, non lo vota.

Ruggiero. Onorevole Presidente, anch'io ho presentato a suo tempo un emendamento soppressivo su questo argomento.

Lussu. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lussu. Se si porrà in votazione l'emendamento soppressivo, io voterò favorevolmente; se si porrà in votazione il testo proposto dalla Commissione, io voterò contro; per due ragioni. Prima di tutto, perché mi pare indispensabile riconoscere anche a pochi magistrati il diritto di iscrizione; questo diritto di iscrizione contrasterebbe con la grande maggioranza della Magistratura; ne viene come conseguenza logica che i pochi magistrati iscritti a partiti politici si porrebbero da se stessi un limite alla loro attività politica; il giorno in cui uscissero da questa autolimitazione, uscirebbero dalla Magistratura. Quindi, mi pare eccessivo negare questo diritto in modo assoluto.

Ma voterò contro per altra ragione, più importante.

Non possiamo limitare il nostro punto di vista ai magistrati, come d'altronde la Commissione stessa ha fatto, parlando anche di ambasciatori e di altri funzionari dello Stato.

Chi di noi potrebbe votare oggi favorevolmente alla disposizione costituzionale, per cui un ambasciatore non può essere tratto da un partito politico? Due grandi Paesi, come la Francia e gli Stati Uniti d'America, nei momenti più difficili hanno tratto i loro rappresentanti diplomatici presso Stati esteri, anche grandi potenze, da uomini politici che non facevano parte della carriera diplomatica. Sarebbe strano che noi considerassimo soltanto i magistrati e non le altre categorie.

È meglio rimandare al legislatore futuro. Credo che sia nell'interesse di tutti accantonare questa questione.

Fabbri. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Fabbri. Credo largamente augurabile che, sia per i magistrati come per altre particolari categorie indicate negli emendamenti, possa accadere che, in aderenza anche al costume della prassi, lo spirito innegabilmente corporativo della professione debba preservare i partecipanti dalla passionalità politica.

Ma io voterò nel modo più assoluto contro il divieto posto nel progetto, perché mi pare una limitazione dei diritti del cittadino, inammissibile specialmente quando tutta la vita politica si svolge secondo una organizzazione di partiti e quando — senza fare adesso delle inutili manifestazioni di nostalgia del passato è venuta meno, attraverso la caduta, speriamo soltanto temporanea, della monarchia, la possibilità di nomina dei più degni servitori dello Stato, dopo molti anni di acquisita consapevolezza di quelle che sono le esigenze dell'Amministrazione, a componenti di un ramo del Parlamento. Quando tutte le cariche sono divenute elettive, quando le elezioni nei due rami del Parlamento si svolgono sulla base della organizzazione dei partiti, ritengo assolutamente inammissibile che nella Costituzione possa essere posto il divieto, inevitabilmente di carattere generale, di appartenenza ai partiti, indistintamente, per tutte le categorie alle quali mi sono riferito.

Presidente Terracini. Desidero rammentare, in relazione al richiamo fatto giustamente dall'onorevole Ruggiero, che mentre si discuteva l'articolo della Costituzione, in cui era inserito il divieto per i magistrati di appartenere a partiti o ad associazioni segrete, erano stati presentati emendamenti soppressivi dell'intero comma, come anche formulazioni che lo emendavano in parte.

Gli onorevoli Damiani, Sardiello, Rossi Paolo e Varvaro avevano presentato in quel momento emendamenti aggiuntivi. L'onorevole Damiani il seguente:

«I magistrati non possono far parte di organi estranei alla Magistratura».

L'onorevole Sardiello aveva proposto la seguente formula:

«I magistrati non possono accettare cariche od uffici pubblici elettivi».

L'onorevole Rossi Paolo:

«I magistrati non possono esser chiamati a far parte di commissioni ed organi di carattere politico».

L'onorevole Varvaro:

«i magistrati non possono essere destinati ad uffici estranei all'ordine giudiziario».

Chiedo ai quattro colleghi, se essi intendono in questa sede riprendere le proposte allora avanzate.

Gli onorevoli Damiani, Sardiello e Varvaro non sono presenti e quindi i loro emendamenti si intendono decaduti.

Onorevole Rossi Paolo, mantiene la sua proposta?

Rossi Paolo. Vi rinunzio, e aderisco alla proposta di rinvio all'ordinamento giudiziario.

Presidente Terracini. Possiamo mettere in votazione il testo proposto dall'onorevole Clerici, tenendo presente che alcuni colleghi avevano proposto la soppressione di qualsiasi testo contenente questo concetto nella Costituzione, e precisamente gli onorevoli Nobili Oro, Costa, Ruggiero e De Palma.

Do lettura del testo proposto dall'onorevole Clerici, sul quale voteremo:

«La legge potrà stabilire limitazioni al diritto di iscrizione ai partiti politici per i magistrati, per i militari in servizio attivo, per i funzionari e gli agenti di polizia, per i rappresentanti consolari e diplomatici all'estero».

Nobile. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Nobile. Vorrei pregare l'onorevole Clerici di aggiungere per maggior chiarezza dopo la parola «militari», le parole: «di carriera».

Clerici. Accetto la proposta dell'onorevole Nobile.

Cifaldi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cifaldi. Desidero chiederle, onorevole Presidente, se non sia più utile votare prima sull'ultima parte dell'articolo perché se fosse soppresso l'ultimo comma, sarebbe chiusa ogni discussione.

Presidente Terracini. Onorevole Cifaldi, la formulazione del progetto dell'ultimo comma dell'articolo 94 è abbandonata, perché la Commissione non l'ha mantenuta; è, quindi, evidente che non possiamo porla in votazione a meno che lei non la riprenda come suo emendamento.

Cifaldi. Faccio mio il testo del progetto.

Abozzi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Abozzi. Anch'io propongo, come emendamento, l'ultimo comma dell'articolo 94 nel testo del progetto.

Presidente Terracini. Onorevoli colleghi: oltre al testo dell'onorevole Clerici, abbiamo adesso un emendamento costituito dall'ultimo comma originario dell'articolo 94, del seguente tenore:

«I magistrati non possono essere iscritti a partiti politici o ad associazioni segrete».

Bisognerebbe però precisare se questa formulazione è sostitutiva dell'intero testo dell'onorevole Clerici, oppure se di questo rimane salva la disposizione che si riferisce ai militari, ai funzionari di polizia, ai rappresentanti consolari e così via.

Corbino. Si potrebbe votare per divisione.

Presidente Terracini. Onorevole Corbino, la differenza non è costituita soltanto dalla inclusione nel testo Clerici di altre categorie alle quali sarebbe contestato il diritto di appartenenza a partiti politici. L'onorevole Clerici rimette la questione alla legge come una facoltà, mentre il testo dell'articolo 94 sancisce senz'altro una norma obbligatoria. Questa è la differenza sostanziale.

Lussu. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lussu. Credo che si farebbe cosa molto più comprensibile (esprimo quello che sento nel mio imbarazzo, che credo sia l'imbarazzo di molti colleghi) se arrivassimo ad un'altra soluzione. In fondo, che cosa propone l'onorevole Cifaldi? Facendo suo il testo della Commissione egli si propone di votare contro; quindi, vuole un rinvio alla legge. Il fatto che la Costituzione non ne parli non obbliga il futuro legislatore ad esaminare domani la materia. Quindi, in altre parole, significa rinvio al legislatore.

Cifaldi. Per i magistrati no, per le altre categorie sì.

Lussu. Per tutti.

Che cosa si propone il collega Clerici? Si propone la stessa cosa, perché rinvia alla legge. Allora, tanto vale che ci mettiamo tutti d'accordo su un argomento così importante e non creiamo dissidi. Il futuro legislatore, per gli uni e per gli altri, esaminerà la questione.

Presidente Terracini. Ritengo che l'onorevole Lussu si sia fermato solo sulla proposta Cifaldi, senza considerare quella Abozzi. Ora, se non erro, l'onorevole Abozzi, riprendendo il terzo comma dell'articolo 94, non intende affatto votar contro; mentre l'onorevole Cifaldi lo ripropone al solo scopo di farlo cadere. Pertanto, resta sempre valida la proposta Abozzi.

Lussu. Vuol dire che noi voteremo in maggioranza e Abozzi in minoranza.

Presidente Terracini. Onorevole Lussu, la prego, ho già risposto alle sue argomentazioni.

Ruggiero. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Ruggiero. Desidero far notare che, avendo l'onorevole Cifaldi fatto suo il testo della Commissione relativamente all'ultimo comma dell'articolo 94, automaticamente sorge la necessità di porre in votazione la mia proposta tendente a sopprimere il comma, già presentata e svolta in sede di discussione di articolo 94.

Presidente Terracini. Sta bene. Procediamo ora alle votazioni.

Riapplicando la procedura adottata per la votazione di altro articolo, poiché vi sono due formulazioni diverse, per dare ai colleghi che chiedono la soppressione (qualora questa non fosse accettata) la possibilità di optare per l'una o per l'altra delle due formulazioni, porrò in votazione prima la proposta soppressiva; ove questa non passasse, porrò in votazione prima la formulazione Cifaldi-Abozzi e successivamente quella dell'onorevole Clerici.

Clerici. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Clerici. Il mio emendamento sussisterebbe sempre, per la parte relativa ai non magistrati.

Presidente Terracini. Evidentemente, onorevole Clerici.

Pongo in votazione la proposta di sopprimere l'ultimo comma dell'articolo 94, testo del progetto, fatto proprio dagli onorevoli Abozzi e Cifaldi.

(Dopo prova e controprova, non è approvata).

Dobbiamo ora votare il testo proposto dagli onorevoli Abozzi e Cifaldi:

«I magistrati non possono essere iscritti a partiti politici o ad associazioni segrete».

Uberti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Uberti. Noi votiamo contro perché intendiamo votare a favore della proposta Clerici.

Presidente Terracini. Pongo ai voti la formulazione Abozzi-Cifaldi, testé letta.

(Non è approvata).

Dobbiamo ora votare il testo dell'onorevole Clerici.

Nobile. Chiedo la votazione per divisione.

Presidente Terracini. Sta bene.

Pongo in votazione la prima parte della formulazione Clerici:

«La legge potrà stabilire limitazioni al diritto di iscrizione ai partiti politici per i magistrati».

(È approvata).

Pongo in votazione le altre categorie per divisione:

«per i militari di carriera in servizio attivo».

(È approvata).

«per i funzionari ed agenti di polizia».

(È approvata).

«e per i rappresentanti diplomatici e consolari all'estero».

(È approvata).

L'emendamento dell'onorevole Clerici, salvo coordinamento, è stato dunque approvato nel suo complesso. Rimane salva anche la collocazione.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti