[Il 16 ottobre 1946, nella seduta pomeridiana, la terza Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sul controllo sociale dell'attività economica. — Presidenza del Deputato Giua.

Dopo l'approvazione di un articolo relativo al controllo dell'attività economica (vedi commento all'articolo 41) ...]

Fanfani, Relatore, legge il secondo articolo da lui proposto:

«Al controllo sociale dell'attività economica, pubblica e privata e al coordinamento della legislazione relativa presiedono — (o attendono) — Consigli economici regionali e nazionali costituiti con rappresentanze professionali e sindacali».

In ordine all'osservazione dell'onorevole Pesenti di non determinare troppo, si rimette all'avviso della Sottocommissione.

Il Presidente Giua chiede se il Consiglio nazionale è unico.

Fanfani, Relatore, risponde che si tratta di un'espressione generica, in quando ve ne è uno nazionale e ve ne può essere uno per ogni regione.

Molè osserva che dicendo «presiedono al coordinamento della legislazione relativa», si creerebbe un organo superiore alla funzione legislativa, cioè un organo di revisione legislativa. Preferirebbe dire «concorrono a coordinare».

Fanfani, Relatore, propone di dire: «al coordinamento»», invece di: «alla preparazione».

Il Presidente Giua specificherebbe dicendo: «un Consiglio nazionale e i consigli economici regionali».

Canevari, poiché non si sa quello che stabilità la legge, direbbe: «Consigli economici centrali e periferici».

Fanfani, Relatore, preferirebbe tornare alla formula suggerita dall'onorevole Giua, dove si parlava di un Consiglio economico nazionale e di enti a carattere regionale.

Merlin Angelina direbbe: «di enti a carattere economico, nazionali e regionali».

Il Presidente Giua fa rilevare che la Costituente non ha ancora preso decisioni circa l'ente regione.

Molè nota che anche se si fosse sicuri della istituzione della regione, non si conoscerebbe il funzionamento dei suoi organi.

Pesenti chiede se questi Consigli economici saranno Consigli per categoria, cioè corporazioni. Una volta ideata la funzione, nascerà poi l'organo.

Fanfani, Relatore, osserva che se così fosse, la Costituzione si farebbe molto semplicemente.

È una novità della nostra Costituzione stabilire la creazione di un organo che coordini le attività economiche, che pianifichi o programmizzi le attività economiche.

Pesenti propone che si dica: «un organo che coordini le attività economiche», e potrebbe essere lo stesso Comitato interministeriale per la ricostruzione (C.I.R.)

Fanfani, Relatore, fa considerare che nel secondo comma dell'articolo approvato si è detto tutto: «A tale scopo l'attività privata è armonizzata a fini sociali da forme diverse di controllo periferico e centrale, determinate dalla legge».

Noce Teresa propone di omettere l'espressione «periferico e centrale».

Fanfani, Relatore, obietta che non si può parlare di un controllo locale, prescindendo da una organizzazione centrale che coordini. Perciò insiste sull'espressione «periferico e centrale».

Pensa che un articolo speciale sui Consigli economici sarà necessario, anche se non sarà formulato dalla terza Sottocommissione.

Legge l'articolo modificato:

«Al controllo sociale dell'attività economica, pubblica e privata ed alla preparazione della legislazione relativa attendono Consigli economici regionali e nazionali, costituiti con rappresentanze professionali e sindacali».

Merlin Angelina chiede di sostituire la parola «attendono».

Fanfani, Relatore, suggerisce la parola «partecipano».

Inoltre aggiungerebbe: «con eventuali corrispondenti organi periferici».

Marinaro propone: «partecipano organi che potranno essere stabiliti dalla legge», senza parlare di Consigli nazionali.

Fanfani, Relatore, osserva che in tal caso si ripete una cosa a cui si fa già riferimento nel secondo comma dell'articolo precedente.

Pesenti fa presente che, per quello che riguarda il credito, in Francia è stato creato un Consiglio superiore del credito. Anche in Italia si potrebbero avere un Consiglio del credito e uno del lavoro.

Merlin Angelina osserva che si potrebbe parlare di: «organismi nazionali e periferici», oppure sopprimere la frase.

Fanfani, Relatore, obietta che con la soppressione si può dar luogo a vantaggi, ma anche a svantaggi.

Canevari si dichiara favorevole alla soppressione.

Fanfani, Relatore, nota che con l'articolo proposto si vuol creare un organo che concorre non solo alla coordinazione, ma anche alla preparazione di quelle che saranno le disposizioni che gli organi competenti determineranno in sede politica per la vita economica del Paese.

Noce Teresa trova questo pericoloso.

Fanfani, Relatore, ritiene che non sia affatto pericoloso. Tutti i paesi hanno sentito la necessità di mettere accanto ad organi legislativi e deliberativi degli organi tecnici, e si chiede se è possibile che proprio sul terreno economico non esista da noi un Comitato economico che prenda in mano la situazione, e la sottragga ai molti avvocati che popolano le assemblee legislative.

Noce Teresa teme che questi Consigli economici possano cadere nelle mani di due o trecento capitalisti.

Fanfani, Relatore, osserva che ad evitare questo pericolo aveva proposto la frase, che poi ha tolto, «con rappresentanze professionali e sindacali».

Pesenti fa rilevare che un Consiglio economico complessivo inevitabilmente formerà una seconda o terza Camera, sia pure di carattere consultivo. Questo Consiglio economico si dovrebbe interessare di cooperazione e di tutti gli altri campi e settori economici, ed una qualsiasi legge di carattere economico dovrebbe essere sottoposta a questo complesso consiglio che diverrebbe una specie di Parlamento consultivo.

La legge dovrebbe, a suo avviso, ammettere la necessità del controllo, ma di un controllo funzionale per settore, lasciando il controllo politico al solo Consiglio dei Ministri.

Il Presidente Giua ritiene opportuna la proposta. Si tratta di una nuova forma di controllo che può anche costituire uno stimolo all'attività.

Pesenti si richiama alla Costituzione francese, dove c'è, oltre ad un Consiglio superiore del credito, il Comitato dei piani; ma sono due forme staccate che non costituiscono un unico Consiglio economico. Egli personalmente non si ritiene in grado di fissare un principio così preciso: preferisce fissare prima il criterio del controllo che si organizzi settore per settore; in seguito si potrà prendere una decisione. L'essenziale è che lo Stato italiano diventi uno Stato democratico, popolare e non ci siano più i gruppi monopolistici di una volta. La forma tecnica migliore sarà certamente trovata, e sarà allora che si studierà se i singoli settori debbano costituire un Consiglio economico. Fissare un principio così preciso nella Carta costituzionale gli sembra pericoloso, tanto più che si potrebbe dire che quello che è stato respinto dalla seconda Sottocommissione viene riproposto dalla terza.

Fanfani, Relatore, non ritiene che si tratti di qualche cosa di simile a quello che è stato proposto dalla seconda Sottocommissione. A suo avviso, il giorno in cui si voglia seriamente coordinare l'attività economica, non si potrà continuare col Comitato interministeriale per la ricostruzione, che fu certo ideato come Consiglio tecnico del Governo, ma che in pratica non ha dato i risultati che se ne attendevano.

Se l'attività economica nazionale deve essere orientata e controllata, senza che vada soggetta a salti bruschi, non bastano gli organi normali che in sede della seconda Sottocommissione si stanno precisando: Presidente della Repubblica, Governo, prima e seconda Camera (anche se per ipotesi la seconda Camera deve avere rappresentanza proporzionale). L'esperienza insegna che occorre qualche cosa di più efficiente che non sia un Parlamento — indipendentemente dalle forme politiche e costituzionali che assumerà lo Stato — e tanto più, a suo avviso, in quanto pensa a forme democratiche e popolari dell'organizzazione costituzionale.

Dubita se sia opportuno rinunziare del tutto a porre una formula nella Carta costituzionale che faccia conoscere a quanti esamineranno il lavoro ora in svolgimento, che in sede di terza Sottocommissione la questione è stata agitata. Probabilmente sarà uno degli articoli che potrà cadere, ma prima di dire che non si debba formulare prega la Commissione di riflettere, nonostante tutte le preoccupazioni dell'onorevole Pesenti.

Dà lettura della sua proposta: «Al controllo sociale dell'attività economica, pubblica e privata e alla preparazione della legislazione relativa partecipa un Consiglio economico nazionale, con eventuali corrispondenti organi periferici».

Pesenti osserva che nella Carta costituzionale non si può usare la parola «eventuali».

Fanfani, Relatore, allo scopo di porre bene in chiaro la comune perplessità e di far rilevare l'accordo sull'esistenza del problema, pensa che sia opportuno lasciare in sospeso la questione per riprenderla in sede di coordinamento.

[...]

Il Presidente Giua. [...] Dà infine lettura dell'articolo proposto dall'onorevole Fanfani, che sarà suggerito dalla terza Sottocommissione per una precisazione in sede di coordinamento:

«Un Consiglio economico nazionale attende al controllo sociale dell'attività economica pubblica e privata e partecipa alla preparazione della legislazione relativa».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti