[Il 27 giugno 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la votazione degli ordini del giorno presentati sul Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Dovrei ora porre in votazione il seguente ordine del giorno dell'onorevole Russo Perez:

«L'Assemblea Costituente ritiene che, ferme restando le autonomie già concesse alla Sicilia, Sardegna, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta con forme e condizioni particolari, altri gruppi di provincie potranno, mediante normali provvedimenti legislativi, essere costituiti in Regioni secondo le norme del Titolo V della Costituzione, quando esse ne avranno sentito ed espresso il bisogno mediante la richiesta di tanti Consigli comunali che rappresentino almeno i due terzi delle popolazioni interessate e tale proposta sia stata approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse».

Poiché l'onorevole Russo Perez non è presente, l'ordine del giorno si intende decaduto.

[...]

Caroleo. [...] Ma io voglio richiamare pure l'attenzione della Commissione su qualche cosa di particolare: c'è l'articolo 125 del Progetto, il quale consente che 500.000 cittadini possano chiedere l'istituzione della Regione. Faccio una considerazione specialmente con riferimento alla Calabria. Abbiamo tre Province, di cui ciascuna ha seicentomila e più abitanti. Naturalmente, se non si raggiungerà l'accordo sulla sede del capoluogo regionale, ciascuna di queste tre Province sarà nelle condizioni previste dall'articolo 125 e quindi potrà chiedere di essere elevata a Regione.

Allora domando ai componenti la Commissione quali saranno gli organi di collegamento per i servizi statali fra la Regione e la periferia, fra lo Stato e la periferia? Dovremo al posto degli antichi circondari creare tante Province? Sostituire una denominazione all'altra? Ciò non mi sembrerebbe conveniente, e penso che, per lo meno, i circondari dovrebbero avere la possibilità di risorgere come organi di decentramento amministrativo per quelle nuove Regioni che venissero istituite in base all'articolo 125.

[...]

Presidente Terracini. Segue l'emendamento dell'onorevole Russo Perez:

«Sostituirlo col seguente:

«La Repubblica si riparte in Provincie e Comuni. Un gruppo di Provincie può costituire la Regione, Ente autonomo con propri poteri e funzioni secondo i principî fissati nella Costituzione».

L'onorevole Russo Perez ha facoltà di svolgerlo.

Russo Perez. Io posso risparmiare all'Assemblea l'illustrazione del mio emendamento, perché esso corrisponde all'ordine del giorno che avevo presentato e che è decaduto, non essendomi trovato nell'Aula al momento opportuno. L'ordine del giorno diceva:

«L'Assemblea Costituente ritiene che, ferme restando le autonomie già concesse alla Sicilia, Sardegna, Trentino Alto-Adige e Valle d'Aosta con forme e condizioni particolari, altri gruppi di Provincie potranno, mediante normali provvedimenti legislativi, essere costituiti in Regioni secondo le norme del Titolo V della Costituzione, quando esse ne avranno sentito ed espresso il bisogno mediante la richiesta di tanti Consigli comunali che rappresentino almeno i due terzi delle popolazioni interessate e tale proposta sia stata approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse».

Il mio concetto è che, invece di essere l'Italia condannata, sia ammessa alla regionalizzazione.

[...]

Presidente Terracini. Onorevole Ruini, vuole esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti all'articolo 107?

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. [...] L'emendamento Russo Perez tende ad introdurre il sistema delle Regioni facoltative, a seconda della loro volontà. Con tutto il mio desiderio di andare incontro a forme elastiche, non posso accogliere questo emendamento, sul quale si è pronunciato il Comitato di redazione, ribadendo la conclusione già presa in sede di seconda Sottocommissione, in quanto, come fu detto, un tipo di Regione facoltativo avrebbe ridotto la Repubblica ad «un abito di Arlecchino».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti