[Il 12 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo primo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti civili».

Prima di esprimere il parere della Commissione per la Costituzione sugli emendamenti proposti all'articolo 14 del progetto (articoli 8 e 19 del testo definitivo della Costituzione), il presidente della Commissione Ruini fa alcune osservazioni generali sulla presentazione degli emendamenti.]

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. [...] Questa mattina, come mai, si è vista la difficoltà dei compiti del Comitato di redazione, che rappresenta tutta la Commissione; difficoltà che vanno aumentando ora per ora. Quella che era stata gestazione di nove mesi, tenace e paziente — e di tutto ci avete rimproverati, tranne del non aver lavorato — diventa ora necessità di emendare, mutare, sostituire, in un'ora, in meno di un'ora, con proposte presentate all'ultimo momento, e talvolta su questioni sostanzialmente nuove, di grande gravità. Ho il dovere di richiamare su di ciò l'attenzione dell'Assemblea Costituente, prima di entrare in argomento; ma sarò brevissimo.

In realtà che cosa avviene? Quanto era difficile fare con Settantacinque membri — metterli d'accordo, trovare la formula esatta e risolutiva — diventa ora molto più difficile con 550. Uomini di valore e di cultura; ma anche se ciascuno fosse un redivivo Solone, non potrebbero pel loro stesso numero formare un Comitato tecnico di redazione. L'onorevole Croce avrebbe voluto che vi fosse un solo estensore, un solo costituente, un solo artefice della Costituzione. Anche se fosse stato, e non era possibile, che il testo fosse redatto da uno solo, si sarebbero avute, alla sua presentazione all'Assemblea, 550 che avrebbero messo le mani in pasta con facoltà, spesso improvvisata, di spostare quanto di ordine e di coerenza logica, anche prescindendo da questioni particolari di contenuti, era stato raggiunto. Che cosa fare? Io mi inchino naturalmente alle decisioni dell'Assemblea; nell'Assemblea tutti siamo costituenti; ed abbiamo diritto di esercitare pienamente le funzioni delegate dalla sovranità popolare. È necessario che la Costituzione passi attraverso il vaglio di tutti. Non tutti possono avere la stessa esperienza tecnica nel faticoso lavoro di legislatori; ma tutti sono competenti, in quanto esprimono la volontà del popolo. Si è constatato, di fatto, in tutti i Paesi, che le Assemblee che pur si chiamano legislative non possono adempiere a tutte le esigenze della legislazione. I Codici non possono essere discussi ed approvati da più centinaia di Deputati. Dopo una discussione generale, ne è approvata la redazione a Commissione. Il che non è possibile per una Costituzione; tutta l'Assemblea deve approvarlo. Ma, esclusa ogni limitazione formale, vi è la necessità di un'autolimitazione, e di metodi di discussione che gli stessi Deputati pongono, con senso di responsabilità a se stessi.

Io faccio una viva raccomandazione: di tener presenti alcuni criteri, almeno per le modifiche che non toccano la sostanza delle cose:

1°) Gli emendamenti di pura forma e quelli di spostamento della collocazione dovrebbero essere rinviati alla revisione definitiva che sarà fatta, nel modo che l'Assemblea riterrà opportuno, quando tutto il testo sarà stato discusso ed approvato, articolo per articolo. Le modifiche proposte sono spesso minime: un verbo al soggiuntivo, invece che all'indicativo, soppresso un «che è». Oppure due comma, invece di uno. E così via. Vedremo tutto questo a suo tempo: quando si dovrà coordinare e cercare lo stile della Costituzione.

2°) Dovrebbe essere rispettata la deliberazione già presa; che gli emendamenti siano presentati quarantotto ore prima della discussione. Il Regolamento consente di poter presentare emendamenti con dieci firme durante la discussione, ma di ciò logicamente dovrebbe farsi limitato uso per sole questioni di una certa importanza. Il Comitato di redazione dei Settantacinque, impegnato in due e forse in tre sedute quotidiane dell'Assemblea, ha pur necessità di raccogliersi, di esaminare meditatamente gli emendamenti, di non improvvisare sulle improvvisazioni. Se continueranno a piovere gli emendamenti, anche non scampati, anche non dattilografati, inviate mentre si discute alla Presidenza o alla Commissione, saremo costretti ad avvalerci del diritto che ci dà il Regolamento di chiedere un rinvio di ventiquattr'ore, per potere avere la possibilità dell'esame.

3°) Dichiaro e mi impegno che, quando siano presentati a tempo gli emendamenti, il Comitato pregherà i presentatori di prendere parte ai suoi lavori, per mettersi d'accordo.

Aggiungo una raccomandazione. Una Commissione come questa, che non è Governo, sebbene sieda al banco dei Sottosegretari, non può evidentemente sollevare una questione di fiducia; ma abbiate presente che siete voi che ci avete designati, pel tramite della Presidenza dell'Assemblea, che i membri della Commissione sono rimasti in contatto continuo coi loro gruppi, che abbiamo fatto un immane lavoro, che di questo lavoro è giusto tener conto; e prima di gettarlo a mare, di modificarlo in un attimo, è bene pensarvi un po' su. Ho ancora nell'animo l'invocazione con cui ho finito la mia relazione verbale ed espresso il voto che la Costituente migliori la Costituzione. Ciò che è già in alcuni punti avvenuto. Ma bisogna evitare che i repentini e subitanei dibattiti la peggiorino, se non altro spezzando e rendendo informe nelle sue linee l'edificio costruito. Mi sia concesso chiedere ancora all'Assemblea, nel suo senso di responsabilità, l'autodisciplina indispensabile per giungere alla buona Costituzione che tutti desideriamo.

Passo ora al merito della questione.

Crispo. L'Assemblea dovrebbe essere dunque spossessata del diritto di fare la Costituzione.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. No, prego: io non voglio spossessare nessuno. Ho riconosciuto il pieno diritto dell'Assemblea e di ogni suo componente.

Ho pregato di presentare gli emendamenti quarantott'ore prima, come era stato deciso; ho pregato di cercare che gli emendamenti di pura forma fossero rimandati; e così quelli di mera collocazione; ho ricordato che è nostro diritto, e finora non l'abbiamo esercitato, di chiedere un rinvio di ventiquattr'ore per esaminare gli emendamenti fioriti nella discussione; mi sono impegnato, se gli emendamenti son presentati a tempo, di esaminarli in Comitato insieme coi loro autori. Che cosa vi poteva essere di più riguardoso? Ho fatto bensì un richiamo al senso di responsabilità, e sono abituato a farlo a me stesso prima che non agli altri. Ho raccomandato all'Assemblea, col pieno rispetto per i suoi poteri, che la Costituzione venga fatta nel modo migliore possibile, secondo i nostri desideri.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti