[Il 27 gennaio 1947 la Commissione per la Costituzione in seduta plenaria discute sul giuramento dei membri del Parlamento.]

Presidente Ruini. Un'altra questione da esaminare è quella relativa al giuramento dei membri del Parlamento. L'articolo proposto dalla seconda Sottocommissione e non modificato dal Comitato di redazione dice:

«Prima di essere ammessi all'esercizio delle loro funzioni, i membri del Parlamento prestano giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alle leggi della Repubblica».

Conti ricorda di aver sostenuto in seno alla seconda Sottocommissione che i Deputati non devono giurare. È quindi contrario all'articolo proposto.

Terracini crede che occorra conservare la disposizione che richiede ai membri del Parlamento la prestazione di un giuramento di fedeltà non alla Repubblica, in quanto forma istituzionale, ma alle sue leggi e alla Costituzione. Il problema, infatti, è questo: quanto si chiedeva il giuramento di fedeltà alla monarchia, coloro che non erano monarchici non potevano prestarlo; ma la fedeltà alla Costituzione e alle leggi è un dovere di tutti i cittadini, e per quei cittadini che sono chiamati a fare le leggi il giuramento dovrebbe essere dichiarato in maniera solenne. Si tratta, in definitiva, di una maniera di educazione politica del Paese.

Fabbri si associa alle considerazioni fatte dall'onorevole Conti e condivide i rilievi dell'onorevole Terracini Circa la fedeltà alle leggi, fedeltà che estenderebbe anche alla Costituzione, se non si fosse preteso di stabilire nella Costituzione stessa l'attuale forma istituzionale come definitiva ed immutabile. Qualora questo principio fosse modificato, non avrebbe difficoltà ad accettare l'obbligo del giuramento; ma nelle attuali condizioni è contrario all'articolo proposto.

Cevolotto osserva che la prima Sottocommissione è stata contraria al giuramento dei Deputati. Ha creduto di poter proporre di mantenere il giuramento di fedeltà alla Repubblica solo nei riguardi dei Presidente della Repubblica, dei Ministri, delle Forze armate e dei magistrati, per ragioni intuitive. Per tutte le altre categorie ha creduto che non vi debba essere giuramento di fedeltà alla Repubblica, o alle sue leggi, perché non sarebbe opportuno.

Terracini nota che se è valida nei confronti dei Deputati l'argomentazione esposta anche dall'onorevole Conti, ciò significa che si inibisce ai cittadini non repubblicani la possibilità di ricoprire quelle cariche per cui si chiede il giuramento. È la stessa questione di coscienza che si porrebbe nei confronti dei Deputati.

Ora, pur non essendo entusiasta del fatto che monarchici possano divenire magistrati della Repubblica, comprende che, data la forma e il contenuto che si intendono dare alla Repubblica italiana, non si può evidentemente sbarrare il passo a queste cariche a cittadini che non siano repubblicani. La norma deve quindi valere per tutti: e allora o si abolisce il giuramento di fedeltà per tutti, oppure deve valere per tutti quelli che si inseriscono nella struttura repubblicana, e non solamente per i casi citati dall'onorevole Cevolotto.

Uberti rileva che in seno alla seconda Sottocommissione è stato contrario all'obbligo del giuramento per i Deputati, i quali, come esponenti politici, devono avere la più ampia libertà di pensiero: ieri, quelli che erano repubblicani in regime monarchico; domani, quelli che sono monarchici in regime repubblicano. Questa libertà è diversa per chi serve lo Stato e per chi invece rappresenta la volontà del popolo.

Cevolotto nota che l'onorevole Terracini ha spostato la questione su un altro campo, cioè su quello della discussione che si dovrà fare, a parte, dell'articolo che è stato proposto dalla prima Sottocommissione. È peraltro da rilevare che se si richiede il giuramento di fedeltà alla Repubblica, alle Forze armate e ai magistrati è perché si ritiene necessario che queste categorie riconoscano, ammettano e comunque accettino la forma repubblicana. Il magistrato, poi, che deve applicare le leggi della Repubblica, deve prima di tutto essere aderente a questo spirito repubblicano e chi non è sinceramente repubblicano, non faccia il magistrato. Questa, a suo parere, è una delle principali ragioni per cui il giuramento è necessario.

Il Presidente Ruini pone ai voti l'articolo proposto dal Comitato di redazione:

«Prima di essere ammessi all'esercizio delle loro funzioni, i membri del Parlamento prestano giuramento di fedeltà alla Costituzione ed alle leggi della Repubblica».

(La Commissione non approva).

 

PrecedenteSuccessiva

Home

 

 

A cura di Fabrizio Calzaretti