[Il 23 maggio 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo quarto della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti politici».

L'articolo proposto dall'onorevole Schiavetti, è stato inizialmente presentato quale emendamento all'articolo 48 sul diritto di voto nelle sedute del 20 e del 21 maggio 1947.]

Presidente Terracini. [...] L'onorevole Schiavetti ha presentato il seguente emendamento che ha già svolto:

«La Repubblica assicura ai cittadini italiani residenti all'estero la possibilità dell'espressione organica della loro volontà e della rappresentanza dei loro interessi».

[...]

Presidente Terracini. [...] Vi sarebbe ora da esaminare l'articolo aggiuntivo proposto dall'onorevole Schiavetti, così concepito:

«La Repubblica assicura ai cittadini italiani residenti all'estero la possibilità dell'espressione organica della loro volontà e della rappresentanza dei loro interessi».

Onorevole Schiavetti ella aveva chiesto che la decisione fosse rinviata a quando si fosse terminato l'esame del Titolo. Ha dunque facoltà di parlare.

Schiavetti. Mantengo questo emendamento. Vorrei far notare all'Assemblea che io stesso, quando si è parlato del problema morale e politico costituito dalla presenza di sette od otto milioni di italiani all'estero, ossia di circa il sedici o diciassette per cento della popolazione italiana, ho riconosciuto la difficoltà che la concessione del diritto di voto avrebbe trovato nella sua attuazione.

Ed appunto per questo ho pensato che un doveroso omaggio ai nostri emigrati potrebbe essere reso sotto altre forme da questa Assemblea Costituente, L'Assemblea potrebbe limitarsi a stabilire, in linea di principio, quel che io ho affermato nel mio emendamento, cioè che «La Repubblica assicura ai cittadini italiani residenti all'estero la possibilità dell'espressione organica della loro volontà e della rappresentanza dei loro interessi». L'idea a cui si ispira questo emendamento è la stessa che è già stata affermata nel 1908 e nel 1911 nei Congressi degli italiani all'estero, i quali in quei Congressi domandarono che si costituissero dei corpi rappresentativi dell'emigrazione. Naturalmente spetterà al futuro legislatore di studiare la forma concreta da dare a questi organi; ma io credo che sarebbe doveroso, e più ancora opportuno, che l'Assemblea Costituente rendesse omaggio in questo modo al contributo che al nostro Paese ha dato la massa degli emigrati all'estero.

Merlin Umberto, Relatore. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Merlin Umberto, Relatore. La Commissione ha esaminato l'articolo aggiuntivo del collega Schiavetti con il maggiore favore, riconoscendo tutta la nobiltà di questa proposta e la bontà delle intenzioni del proponente. A vero dire, quando ho risposto l'altro giorno, io avevo accomunato la proposta del collega Schiavetti con quella dell'onorevole Piemonte. Devo invece riconoscere che questa proposta è diversa, presenta particolarità diverse, per quanto essa si rivolga ugualmente, come la proposta dell'onorevole Piemonte, a nostri connazionali che vivono all'estero. Per quanto però la Commissione abbia esaminato la cosa con il maggior favore, si è trovata nella necessità di non poterla accettare. L'Assemblea comprende che non abbiamo accettato la proposta dell'onorevole Piemonte, non perché non ne riconoscessimo la bontà, ma soltanto perché è impossibile che uno Stato deliberi qualche cosa che debba ottenere osservanza in uno Stato estero. Noi vogliamo pregare l'onorevole Schiavetti di considerare la situazione in cui sarebbe posta la Repubblica italiana dopo l'approvazione di questo articolo. Egli dice: «La Repubblica assicura ai cittadini italiani residenti all'estero la possibilità della espressione organica della loro volontà e della rappresentanza dei loro interessi». Ma come facciamo noi ad assicurare qualche cosa che deve essere attuata in Francia, in Svizzera, in Belgio, in altri Stati? Noi non possiamo assicurare nulla; perché, se anche scrivessimo un articolo di questo genere nella nostra Costituzione, questo articolo rimarrebbe puramente come l'espressione di un voto senza possibilità di applicazione pratica. D'altra parte io prego l'onorevole Schiavetti di considerare questo: che queste nostre comunità nazionali, viventi all'estero, siano organizzate e trovino accoglienza e tutela presso i nostri Consolati, presso le nostre Ambasciate è doveroso, ed è quello che avviene anche oggi, è quello che i nostri rappresentanti all'estero fanno ogni giorno. Ma se dessimo a queste colonie una rappresentanza organica come egli domanda, e una rappresentanza dei loro interessi, questo potrebbe eventualmente sollevare dei sospetti e delle diffidenze. Questa sua proposta esige, secondo me, prima, delle trattative con gli Stati esteri; impone che prima si concludano queste trattative, che prima si ottenga che questi Stati riconoscano la vita di queste comunità ed ammettano la rappresentanza di questi interessi. Dopo, potremo scrivere nella nostra Carta e nelle nostre leggi il principio che l'onorevole Schiavetti ha con tanta eloquenza e con tanto senso di italianità esposto: perché io riconosco che quello che egli propone, se attuato, sarebbe molto utile ai nostri connazionali e molto utile anche al nostro Paese. Perciò la Commissione prega l'onorevole Schiavetti di non insistere, anche per non correre il pericolo, già corso dall'onorevole Piemonte, di vedere respinto il proprio emendamento.

Poiché dovremo decidere alla fine se la nostra Costituzione debba avere un preambolo, l'onorevole Schiavetti potrebbe proporre il concetto, modificato, in quella sede.

Laconi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Laconi. Mi duole di non essere completamente d'accordo su quanto ha affermato l'onorevole Merlin. Non ritengo che la proposta Schiavetti urti contro le difficoltà pratiche che egli ha esposto.

In sostanza, non è questione che interessi le relazioni fra l'Italia e gli altri Stati, che debba comportare un regolamento di rapporti internazionali; si tratta della organizzazione delle comunità italiane all'estero e dei loro rapporti coi consolati.

Non ritengo, quindi, che vi sia difficoltà sostanziale a dare un minimo di democraticità a questi rapporti ed a consentire la rappresentanza di interessi da parte dei cittadini italiani all'estero presso gli organi che rappresentano lo Stato italiano nei Paesi dove essi vivono.

Ciò non significa, però, che si possa accettare, così com'è formulato, l'emendamento proposto dall'onorevole Schiavetti. La formula non è chiara, non esprime il suo e nostro pensiero in forma accettabile.

Propongo dunque, all'onorevole Schiavetti di accettare la sospensiva e di discutere l'argomento, non appena sarà stata concertata una formulazione migliore.

Penso che l'articolo non sia strettamente legato a questa parte del Progetto. Se ne potrebbe studiare il contenuto, lasciando in sospeso la questione del collocamento.

Cingolani. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cingolani. Prego l'onorevole Schiavetti di accettare sia le parole pronunziate dall'onorevole Merlin, con piena comprensione dello spirito dell'emendamento, sia la proposta di sospensiva fatta dall'onorevole Laconi.

Io sono legato a questa questione, perché sono firmatario della deliberazione del Congresso degli italiani all'estero tenuto a Roma nel 1911. Ricordo ancora come quei rappresentanti delle colonie nostre di tutto il mondo e d'ogni parte politica fossero tutti compresi del limite del loro atteggiamento, di fronte alla delicata situazione dell'Italia nei confronti dei propri cittadini emigrati in altri Paesi, dei quali avevano accettato la sovranità.

Bisogna trovare un'espressione che risponda alla delicatezza della situazione, che oggi forse merita meditazione maggiore che nel 1911.

Anch'io, pertanto, rivolgo all'onorevole Schiavetti la preghiera di accettare la sospensiva, per riparlarne, con gli stessi sentimenti, in altra sede.

Morelli Renato. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Morelli Renato. Non v'è dubbio che l'affermazione di questo principio abbia una grande importanza nei confronti delle nostre comunità italiane all'estero, e che mai come in questo momento c'è bisogno di ravvivare le simpatie dei nostri connazionali e di rafforzarne la solidarietà.

Ne ho esperienza per le sollecitazioni che mi furono fatte a suo tempo quando avevo l'onore di reggere il Sottosegretariato degli italiani all'estero.

Tuttavia trovo nell'emendamento Schiavetti una parte, quella diretta ad assicurare la possibilità dell'esercizio del voto, che è già compresa giuridicamente nell'articolo 45, quando si dichiara che sono elettori tutti i cittadini italiani.

Evidentemente parlando di tutti i cittadini italiani, si comprendono anche i cittadini italiani residenti all'estero, cioè quegli italiani che pur stando all'estero hanno conservato la cittadinanza italiana.

Quindi resta l'altra questione che è quella della possibilità di esercitare il voto.

Presidente Terracini. È un altro problema, onorevole Morelli, che è stato risolto con la votazione dell'emendamento dell'onorevole Piemonte. Siamo su un altro campo. Non si tratta di una partecipazione alla vita politica, ma di un altro modo con cui gli italiani possono legarsi fra loro.

Morelli Renato. Resta la questione tecnica di rendere praticamente possibile l'esercizio del voto.

Questa questione deve essere risolta in sede di approvazione della legge elettorale.

Presidente Terracini. Non si tratta di assicurare agli italiani all'estero l'esercizio del voto. Questo esercizio è stato escluso dall'Assemblea in una votazione a scrutinio segreto.

Morelli Renato. Il Relatore dice di no.

Presidente Terracini. Glielo assicuro io. Si tratta di un'altra questione che l'onorevole Schiavetti, l'altro giorno, ha ampiamente spiegata.

Piemonte. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Piemonte. Prego l'amico Schiavetti di accedere alla proposta dell'onorevole Laconi, cioè di rinviare.

Gli italiani all'estero potranno farsi sentire presso il Consolato, presso l'Ambasciata. È questione di forma.

Bisognerà studiare meglio una forma che salvaguardi questi figli che stanno all'estero e che a noi stanno tanto a cuore.

Buffoni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Buffoni. Mi associo a quanto ha detto l'onorevole Piemonte.

Io credo che il problema sia molto importante. Proprio in questi giorni è radunato a Parigi il Congresso della grande Organizzazione degli emigrati italiani «Italia Libera». Di questo problema certamente vi si parlerà.

Non si tratta solamente di assicurare agli italiani all'estero l'esercizio del diritto di voto, questione che è stata discussa l'altro giorno e che potrà essere eventualmente risollevata quando si esaminerà la nuova legge elettorale, ma si tratta di assicurare agli italiani all'estero una rappresentanza, il diritto di far sentire la loro voce presso Consolati ed Ambasciate che finora, purtroppo, hanno sempre trascurato gli interessi degli italiani all'estero.

In passato, il regime liberale non si è curato degli italiani all'estero, i quali erano completamente abbandonati a loro stessi. Durante il fascismo c'è stata sì cura degli italiani all'estero, ma da un punto di vista poliziesco o per scopi politici, per obbligare gli italiani all'estero ad aderire al regime e aiutare la propaganda del fascismo. Oggi noi dobbiamo purtroppo deplorare che i nostri Consolati e le nostre Ambasciate non danno ancora le cure necessarie e sufficienti alla nostra emigrazione. Bisogna che i nostri emigrati abbiano il modo di far sentire la loro voce. Penso che si possa costituire in Italia un Consiglio dell'emigrazione o un Consiglio degli italiani all'estero, in cui gli italiani all'estero siano rappresentati da loro delegati. Esso sarebbe certamente molto utile.

In questo senso penso che il problema dovrebbe essere esaminato ed in questo senso mi associo alle proposte degli onorevoli Laconi e Piemonte.

Schiavetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Schiavetti. Dinanzi a tanti e così autorevoli inviti è naturale che io accetti di rinviare il mio emendamento; ma, se il Presidente me lo consente, vorrei far rilevare che la dizione usata nel mio emendamento è esatta e opportuna. Io ho parlato di espressione organica della volontà e degli interessi delle comunità degli italiani all'estero, appunto perché non vedo tutelata questa espressione organica nella semplice concessione, anche se fosse realizzabile, del diritto di voto. Se infatti gli italiani all'estero potessero votare, il loro voto si perderebbe fra i milioni e milioni degli altri voti. Noi desideriamo invece che gli italiani all'estero possano nominare dei rappresentanti nella loro qualità di italiani all'estero. Questo significa espressione organica della loro volontà.

Rispetto all'obiezione fatta dall'onorevole Merlin, mi pare che essa non tenga conto del modo come noi abbiamo prospettato questo problema. Se si dovessero dare per buone queste obiezioni, la stessa riunione dei congressi del 1908 e del 1911 sarebbe stata tale da porre in pericolo i rapporti del nostro Paese con gli altri Stati stranieri; e d'altra parte non sarebbe nemmeno possibile una organizzazione di carattere nazionale come la Dante Alighieri, la quale ha riunito quel che di meglio esisteva, dal punto di vista culturale, fra gli italiani all'estero e ha tenuto regolarmente, per molti anni, i propri congressi nel Paese.

Per queste ragioni insisto sopra la formulazione e sopra la sostanza dell'emendamento, pur accettando la proposta di rinvio.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Vorrei fare una semplicissima dichiarazione, ed è questa:

Tutti sentiamo la grande importanza dei legami che ci avvincono agli italiani all'estero. Ma è un argomento nel quale bisogna andare cauti per non fare del male quando vogliamo fare del bene. Resti viva ed accesa in tutti noi la solidarietà verso i nostri fratelli d'oltre confine, ma cerchiamo di esprimerla nel modo più conforme ai loro interessi.

Colgo l'occasione per fare una dichiarazione interpretativa. Quando l'Assemblea ha respinto la proposta dell'onorevole Piemonte nel senso che il diritto di voto è esercitato anche dal cittadino all'estero, si è ispirata alle dichiarazioni dell'onorevole Merlin, il quale aveva messo in luce la difficoltà di assicurare l'esercizio di questo diritto. È noto come queste difficoltà siano gravi ed estese. Un uomo di governo svizzero mi ha detto testé che nel suo Paese non sono permesse votazioni di stranieri per il loro paese di origine. Così altrove.

L'Assemblea, a notevole maggioranza, ha creduto che la nostra Costituzione non possa assicurare l'esercizio del diritto di voto. Ma altro è del diritto di voto. L'articolo approvato dice: «Tutti i cittadini hanno diritto al voto». Gli italiani che si trovano all'estero, hanno, in quanto sono ancora cittadini italiani, diritto al voto: e possono esercitarlo ad esempio, venendo per le elezioni in patria.

La mia dichiarazione servirà ad esprimere quale è stata la volontà dell'Assemblea: se in seguito si avranno altri modi di assicurare l'esercizio di voto agli italiani all'estero, si potrà provvedere con legge ordinaria, senza bisogno di ricorrere a revisione costituzionale.

L'onorevole Schiavetti ha sollevato col suo emendamento una questione che non coincide con quella del diritto di voto, ma riguarda la rappresentanza e l'espressione degli interessi degli italiani all'estero. È un concetto giusto, ed una doverosa e santa esigenza. Ma l'onorevole Laconi ha ragione quando osserva che l'espressione data nell'emendamento a questo concetto non è chiara. E potrebbe essere dannosa pei nostri fratelli. Non bisogna dimenticare che la posizione degli italiani all'estero ha ereditato dal fascismo impressioni non favorevoli nei Paesi che li ospitano.

Bisogna distinguere fra due ordini di rapporti. La rappresentanza e l'organizzazione degli italiani all'estero non può riguardare i rapporti coi Paesi ove vivono. Si solleverebbero sospetti e difficoltà ben gravi. Noi stessi saremmo gelosi se un'organizzazione di cittadini stranieri volesse influire in qualche modo nel nostro Paese, sotto l'ala di un altro Stato.

Bisogna chiarire il concetto generale espresso dall'onorevole Schiavetti. Egli vuole certamente riferirsi ai rapporti dei nostri connazionali con l'Italia, in forma, ad esempio, di delegazioni, presso le Ambasciate ed i Consolati e di rappresentanze in un Consiglio di italiani all'estero presso il nostro Ministero degli affari esteri. Sono idee apprezzabilissime; io, personalmente, anche prima del fascismo, ho scritto e sostenuto che accanto ad ogni Ministero o gruppo di Ministeri o di amministrazioni vi dovrebbe essere un Consiglio di esperti e di rappresentanti degli interessi cui quel settore si riferisce; e ciò per far cadere le barriere fra la burocrazia e la vita. Nel Consiglio presso il Ministero degli esteri dovrebbero naturalmente essere rappresentati (o formare un Consiglio a sé) gli italiani all'estero. Vi è anche, ed è per alcuni aspetti più delicata, la rappresentanza presso i Consolati e le Ambasciate; è bene ed è opportuno che vi sia; bisogna però andar cauti nel fare e sovrattutto nel proclamare ciò che ad ogni modo è un nostro diritto; ma bisogna far sì che non si urtino le suscettibilità straniere. Dobbiamo difendere a viso alto i nostri emigranti; ma non crear loro difficoltà.

È necessario ed opportuno tradurre il pensiero dell'onorevole Schiavetti in un articolo della Costituzione? Non potrà essere preferibile concretare in un ordine del giorno votato dall'Assemblea le direttive da seguire, legislativamente e di fatti nel senso desiderato? Esamineremo questo punto, meditatamente, quando parleremo degli ordinamenti, e, ad esempio, degli organi ausiliari dello Stato. Bisogna per ora fermarsi, e l'Assemblea è concorde, nella più fervida manifestazione di solidarietà verso questi nostri fratelli. (Applausi).

Presidente Terracini. Se nessun altro chiede di parlare, possiamo concludere nel senso di porre in votazione la proposta di rinvio dell'esame e della relativa formulazione dell'articolo aggiuntivo proposto dall'onorevole Schiavetti. Metto in votazione la proposta di rinvio.

(È approvata).

Suppongo che l'onorevole Schiavetti curerà l'elaborazione del nuovo testo da sottoporre, al momento opportuno all'Assemblea.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti