[10 settembre 1946, prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione.]

Il Presidente Tupini ricorda che nella seduta di ieri sono stati raggiunti alcuni punti di accordo: sulla opportunità che un eventuale preambolo della Costituzione venga elaborato al termine dei lavori delle tre Sottocommissioni; sulla convenienza che gli articoli della Costituzione siano il più possibile brevi, chiari ed accessibili e rechino affermazioni concrete senza contenere presupposti ideologici; sull'affermazione del concetto fondamentale della priorità della persona nei confronti dello Stato, perché i diritti dell'uomo sono diritti naturali, inalienabili e imprescrittibili, anteriori a quelli dello Stato.

A quest'ultimo proposito, in riferimento a quanto è stato affermato ieri da alcuni colleghi, e cioè che i diritti della persona umana sono sempre scaturiti da movimenti storici, rivoluzioni, guerre, lotte di classe, rileva come non possa e non debba dimenticarsi la più importante delle rivoluzioni sociali, vale a dire la grande rivoluzione cristiana, dalla quale per la prima volta furono affermati i diritti della libertà.

Quanto alla elaborazione degli articoli della Costituzione riflettenti le conclusioni cui la Sottocommissione è ieri pervenuta, ritiene che i relatori onorevoli Basso e La Pira dovrebbero concordare tra loro il testo degli articoli stessi da sottoporre all'esame della Sottocommissione. Fra gli articoli rispettivamente presentati vi è, a suo avviso, una notevole affinità.

Nella discussione di ieri non venne raggiunto l'accordo sui diritti delle comunità nelle quali la persona umana si espande. Vi è in proposito un ordine del giorno presentato dall'onorevole Dossetti, il quale potrà essere messo in discussione dopo che l'onorevole Basso avrà svolto la sua relazione.

In merito alla domanda rivoltagli ieri dall'onorevole Lombardi sulla defascistizzazione dei codici, ricorda che nel periodo in cui egli fu Ministro della giustizia provvide a togliere dai codici penale e civile tutto quello che era tipicamente fascista, come ad esempio i riferimenti all'ordinamento corporativo, le norme sulla razza, le prerogative del Capo del Governo, l'influenza della legislazione sulla educazione della prole, l'abolizione della pena di morte tranne che per i reati militari.

Lombardi Giovanni ringrazia il Presidente di questo chiarimento.

Osserva che l'accenno fatto dal Presidente alla rivoluzione cristiana, lo conferma nella opinione che i diritti dell'uomo, anche se possono considerarsi diritti naturali non sono nati prima di quelli dello Stato ma si sono affermati attraverso i grandi rivolgimenti sociali.

Non contesta l'influenza spirituale del cristianesimo, ma ritiene che la prima fonte del diritto è sempre la forza, ciò che può essere confermato dal fatto che i principî etici e giuridici del cristianesimo si sono affermati in tutta la loro pienezza nel giro di ben duemila anni. Soltanto nel secolo scorso è stata completamente abolita la schiavitù, ed ancora non si è riusciti a liberare il mondo dalla servitù operaia.

De Vita osserva che si parla troppo di diritti e poco di doveri. È stato giustamente detto che il diritto senza dovere fa il padrone, che il dovere senza diritto fa il servo. Equilibrando i diritti e i doveri si fa l'uomo veramente libero. In questo equilibrio è tutto un mondo nuovo, e raggiungerlo è la grande missione di questo secolo.

Il Presidente Tupini invita l'onorevole Basso a svolgere la sua relazione.

Basso, Relatore, ritiene che la elaborazione di un preambolo alla Costituzione, in quanto necessario, sia compito della Presidenza della Commissione. Accettata questa premessa, l'ordine del giorno dell'onorevole Dossetti non dovrebbe essere votato, poiché contiene gli elementi di una impostazione generale del problema che trascende i limiti di competenza della Sottocommissione. Se però si vuole esaminarlo, deve dire che non è d'accordo sul concetto, illustrato dall'onorevole La Pira e ribadito dall'onorevole Dossetti, della priorità della persona umana sulla società organizzata in Stato.

Pur non avendo la minima intenzione di svalutare la persona umana in confronto allo Stato, rileva che le ideologie affiorate nel corso della discussione di ieri riflettono, nonostante un tentativo di superamento, quelle di un'epoca individualista, ormai passata. Tutta la storia dei rapporti umani è una storia della dialettica dei rapporti tra la persona e la collettività. Lo Stato non è venuto prima della persona, ma nemmeno la persona prima dello Stato, in quanto la persona non può esistere, come tale, senza la Società nella quale vive.

Se si vuole dare allo Stato un significato finito, di una determinata forma di organizzazione della Società, può essere d'accordo che questo Stato è posteriore all'individuo, ma allora anche la famiglia è posteriore, se si considera il solo punto di vista della successione cronologica. Ma se si considera quello dello sviluppo spirituale, allora è evidente che lo Stato come la famiglia e come tutte le altre forme di convivenza degli esseri umani hanno il medesimo valore storico.

Indubbiamente nella formulazione di articoli proposta da lui e dall'onorevole La Pira, è sottintesa una diversa premessa ideologica, anche se talune delle conclusioni concrete cui entrambi sono pervenuti sono sostanzialmente concordanti. Non è certamente questo un fenomeno straordinario in quanto, ad esempio, anche gli illuministi dell'ultimo Settecento si ispirarono a fonti molto diverse, ebbero ciascuno una propria ideologia filosofica, ma pervennero, nella valutazione concreta dei rapporti umani, alle medesime conclusioni. Del pari, fra i presupposti ideologici dei socialcomunisti e dei colleghi che si sono trovati d'accordo con La Pira e Dossetti, vi è indubbiamente una notevole differenza, la quale può essere tuttavia superata facendo ricorso a quel patrimonio culturale comune, dal quale ciascuno ha tratto le fonti della propria convinzione.

In queste condizioni ritiene che la cosa più opportuna sia di por mano senz'altro alla elaborazione degli articoli. Non potrebbe infatti accettare una semplice affermazione di principio sulla priorità della persona, e questo non soltanto per considerazioni di ordine ideologico, ma per convinzione profonda, in quanto tutta la filosofia moderna ha superato nel concetto di personalità il concetto della individualità. La persona umana considerata soggetto di diritto non può essere concepita che in funzione di una società più o meno organizzata. La individualità dal punto di vista filosofico e giuridico si riferisce ad un ipotetico uomo isolato. La persona non può essere giuridicamente considerata se non in funzione delle molteplici relazioni, non soltanto materiali ma anche spirituali e, volendo, anche extramondane, che essa ha con il mondo in cui vive, sia in riferimento al presente, che all'avvenire ed anche al passato.

Conclude ribadendo l'opportunità di esaminare la formulazione tecnica delle disposizioni da inserire nella Costituzione, prescindendo da ogni affermazione di principio.

La Pira, Relatore, dichiara di essersi soprattutto ispirato, nel redigere la sua relazione, alle considerazioni da carattere filosofico-giuridico contenute nel preambolo di quella Costituzione francese elaborata prima del 2 giugno che pure fu il risultato di una prevalenza socialcomunista. In detto preambolo si parla di diritti naturali, imprescrittibili, sacri, della persona umana, diritti che lo Stato deve tutelare. Il riconoscimento di questi diritti si riallaccia alle più pure tradizioni della civiltà occidentale, a tradizioni, cioè, che ovviamente rientrano in quel patrimonio culturale comune cui ha accennato l'onorevole Basso.

Non vuole con ciò affermare che le fonti di ispirazione, alle quali ha pure accennato l'onorevole Basso, debbano fermarsi allo studio della civiltà occidentale. Il patrimonio culturale comune può benissimo essere integrato dalla considerazione dei principî consacrati ad esempio nella Costituzione russa: e il richiamo a questa Costituzione può avere particolare valore soprattutto nella disciplina da darsi alle comunità, specialmente alle comunità di lavoro, nelle quali si espande la persona umana.

Ad evitare appunto ogni insanabile frattura di carattere ideologico, si è ispirato tanto al preambolo della Costituzione francese che alla Costituzione russa, aggiungendo, di proprio, una accentuazione della spiritualità nel quadro di quello che suol definirsi nuovo materialismo storico: spiritualità che, a suo avviso, può e deve conciliarsi, in una Costituzione italiana, con la concezione pluralistica della società.

De Vita pensa che la persona umana ed i suoi rapporti con la società debbano essere considerati avendo soprattutto di mira, se non il presente, certo la realtà, con le sue evoluzioni, della vita terrena. Bisognerebbe pertanto intendersi bene sul significato effettivo di una affermazione della spiritualità.

Lombardi Giovanni, in merito al richiamo fatto dall'onorevole La Pira alle tradizioni della civiltà occidentale e particolarmente alle Dichiarazioni francesi sui diritti dell'uomo, osserva che i socialisti e comunisti non possono accettare quelle Dichiarazioni, che sono ispirate ad un concetto individualistico della persona e che contrastano con il fatto che il diritto è sempre di natura sociale.

Il Presidente Tupini ricorda agli onorevoli Commissari che la precedenza della persona umana di fronte allo Stato, il quale deve considerarsi al servizio di quella, fu un punto acquisito nella discussione di ieri, al quale si giunse specialmente dopo l'interessante dibattito fra gli onorevoli Dossetti e Togliatti. La discussione avrebbe dovuto oggi procedere sui diritti delle comunità.

Lombardi Giovanni ritiene che la conclusione cui ha accennato l'onorevole Presidente sia il risultato di un equivoco. Ogni libertà è stata conquistata dalla persona umana attraverso i grandi rivolgimenti della storia. L'uomo è stato per millenni soffocato dallo Stato, quindi, se mai, è lo Stato che ha preceduto l'individuo come soggetto di diritto.

Marchesi premette che i comunisti non sono secondi a nessuno in fatto di difesa della personalità umana e della libertà. Per essi, il problema della persona umana è il problema stesso della libertà totale e finale. Ma essi sanno che a questa libertà si giunge attraverso le conquiste graduali progressive di uno Stato democratico e mediante l'azione stessa dello Stato.

Ritiene, d'accordo con l'onorevole Basso, non solo inopportuna ma anche pericolosa una dichiarazione iniziale come quella presentata dall'onorevole Dossetti. L'onorevole Dossetti diceva ieri che senza imposizioni di verità rivelate, che non potrebbero essere accolte da tutti anche se devono essere da tutti rispettate, noi dobbiamo giungere ad un accordo sulla base di principî umani concordemente accettati.

L'onorevole Dossetti non gli attribuisca intenzioni maliziose se ricorda l'adagio virgiliano «Timeo danaos et dona ferentes». Tra poco verranno in discussione argomenti molto gravi di dissenso. Ora non vorrebbe che una dichiarazione iniziale, del genere di quella proposta dall'onorevole Dossetti, potesse servire da stimolo a qualcuno per estenuare l'autorità dello Stato di fronte ai diritti personali e familiari. Perciò concorda con quanto ha detto l'onorevole Basso: che a tale dichiarazione si giunga eventualmente quando sia esaurita la discussione su tutti gli articoli, pur non intendendo con ciò sottrarre ogni base logica morale e spirituale a quegli articoli che la Sottocommissione intende porre all'approvazione dell'Assemblea.

Lucifero ha l'impressione che in questa discussione si riaffacci quel problema sul quale nelle prime sedute ebbe già occasione di discutere con l'onorevole Togliatti, e cioè il problema dello spirito della Costituzione. Finché non si saranno amalgamati i diversi punti di vista, ci si troverà sempre di fronte a queste discussioni. Ritiene pertanto opportuno discutere l'ordine del giorno Dossetti, emendandolo, perfezionandolo, con il fine di ottenere quella base che si va cercando, e dalla quale non si può prescindere, sia per non lasciarsi alle spalle una mancanza che farebbe sentire il suo peso nel corso di tutte le successive discussioni, sia perché la prima Sottocommissione ha avuto assegnato precisamente il tema dei principî generali.

Rileva che l'ordine del giorno Dossetti cerca appunto di stabilire alcuni principî generali. La Costituente deve dar vita ad uno Stato nel quale non si possa ripetere la tragedia del fascismo. Occorre fare un'analisi delle cause che hanno portato al fascismo e gli hanno permesso di esistere per vent'anni. E queste cause possono compendiarsi indubbiamente nella compressione avvenuta della libertà dell'uomo, perché in un paese in cui l'uomo fosse rimasto libero il fascismo non avrebbe mai potuto sorgere. Quindi una affermazione chiara di quelle che sono le libertà dell'uomo, dirette o derivate, è necessaria, e finché non si sia fissato questo punto fondamentale, non riuscirà possibile proseguire nei lavori.

Propone quindi di discutere l'ordine del giorno Dossetti. Si potrà giungere ad una conclusione concordata, oppure ad una chiarificazione di due diversi orientamenti, di due diverse tendenze; in tal caso deciderà la maggioranza e la minoranza sarà libera di presentare le sue proposte dapprima alla Commissione in seduta plenaria poi alla Assemblea, in seno alle quali la discussione verrà ripresa, e sarà determinata la scelta definitiva. Se non si giunge a questa chiarificazione, vi è il pericolo di rifare ad ogni articolo la discussione sui principî.

Dossetti concorda sulle conclusioni dell'onorevole Lucifero, dichiarandosi però persuaso che sarà più facile di quanto alcuni possano credere pervenire ad una conclusione concordata, in quanto i punti di coincidenza tra la sua tesi e quella dell'onorevole Basso sono molto maggiori di quel che possa ritenersi a prima vista.

Indubbiamente la Costituzione, anche prescindendosi da impostazioni ideologiche, non potrà non affermare energicamente il principio che l'uomo, la persona, ha dei diritti antecedenti allo Stato e che lo Stato non costituisce questi diritti ma semplicemente li dichiara, li riconosce. Sotto questo profilo non si tratta di spiritualismo, di vita presente o di vita eterna. Non è a suo avviso accettabile l'interpretazione dell'onorevole Lombardi, che non crede ai diritti naturali ma soltanto a quelli che l'uomo ha conquistato passo a passo nella storia. In ogni modo, da qualunque parte vengano, questi diritti lo Stato non conferisce ma riconosce. Questo è un punto essenziale ed in questo, a suo giudizio, deve stare il fondamento primo di ogni Costituzione, senza di che ogni Costituzione sarebbe viziata all'origine. Affermare l'esistenza di questi diritti primigeni che lo Stato non può in alcun modo modificare, non vuol dire accedere a una visione individualistica. La concezione cristiana, alla quale la corrente politica cui appartiene si ispira, non considera la persona sotto un punto di vista meramente individualistico. Già nel suo ordine del giorno, immediatamente dopo i primi punti, in cui si afferma una priorità della persona, cioè l'esistenza dei suoi diritti primigeni e fondamentali, si aggiunge subito dopo, senza alcuna subordinazione, che si riconosce ad un tempo la necessaria solidarietà di tutte le persone le quali sono chiamate a completarsi a vicenda mediante la molteplice organizzazione della società moderna. In questo egli è perfettamente d'accordo con l'onorevole Basso e, se mai, non concorda con l'onorevole Lucifero. Quindi il riconoscere innanzitutto l'esistenza di diritti primigeni, che lo Stato deve rispettare non significa per nulla limitazione nel senso di socialità, perché nell'atto stesso in cui l'esistenza di tali diritti viene riconosciuta si deve logicamente supporre e si suppone una struttura sociale capace, non solo di difenderli in astratto, ma di realizzarli in concreto.

Ecco perché conserva viva la speranza di trovare una formula comune che sostanzialmente dia il senso della visione unitaria che deve avere la nuova Costituzione italiana.

Prospetta pertanto l'opportunità di una riunione con l'onorevole Basso per cercare un accordo sulla base di quella intesa che è già nei cuori, per cui l'una parte non ha motivo di temere i «dona» dell'altra.

Mastrojanni si dichiara senz'altro d'accordo sulla affermazione della priorità dei diritti della persona sullo Stato. Su questo punto sembrava che fosse stato ieri raggiunto l'accordo, ma la postuma discussione fa presumere che a questa affermazione di principî siano interessate tutte le teorie, attraverso le quali i diversi partiti intendono affermare il loro programma politico. Secondo il punto di vista qualunquista, che tende allo Stato amministrativo, il quale deve essere sfrondato il più possibile dalle sovrastrutture e dalle ingerenze nella vita dei cittadini, l'uomo è titolare di diritti naturali inalienabili che non possono essere conculcati dagli interventi dello Stato, neppure nei rapporti economici. Quando lo Stato esorbita in fatto di autorità, ne consegue tutta una organizzazione capillare, che si fonda sul malaugurato principio delle gerarchie, di cui il ricordo è recente e che tendono inevitabilmente ad incrinare le libertà individuali. Il suo punto di vista concorda pertanto con quello dei democristiani laddove essi vogliono affermare la priorità dei diritti naturali della persona; ne dissente sul tema delle comunità, le quali, a suo avviso, rappresentano non di rado un dannoso ingombro alla esplicazione della libera attività dei cittadini, quando non costituiscono un espediente per giungere a finalità ben diverse da quelle del rispetto dei diritti di libertà.

Conclude affermando che non è possibile procedere oltre nella discussione senza prima risolvere la questione fondamentale dei diritti dell'uomo. Questa risoluzione potrà essere indubbiamente agevolata da una intesa diretta tra i relatori.

Cevolotto osserva che una discussione filosofica porterebbe la Sottocommissione molto lontano. Non ritiene necessario procedere a tale discussione ma piuttosto trovare una formula di accordo. Se si esaminano le due formulazioni di La Pira e di Basso si vede che, partendo da diversi punti di vista, si può giungere alle stesse conclusioni. Prescindendo dai primi 7 articoli — cioè da tutte le questioni ideologiche — dall'articolo 8 in poi, si nota nelle due relazioni una certa identità che può permettere, superata qualche questione di dettaglio, di giungere ad una formulazione comune. Propone quindi che, soprassedendo alla discussione sul preambolo, i due relatori si mettano d'accordo per raggiungere una formulazione comune dall'articolo 8 in poi.

Basso, Relatore, afferma di ritenere che l'uomo sia un essere sociale, e non anteriore alla organizzazione della società. Questa sua concezione, però, non intende trasfonderla nella Costituzione. Quando il collega La Pira domanda perché ci si voglia scostare dalla tradizione ha l'impressione che ad un certo punto si cada nell'equivoco, perché,quando si parla di diritto della persona umana, contrapposto allo Stato e poi ci si richiama alla dichiarazione dell'89, si fa confusione fra lo Stato ed il potere esecutivo.

Ora quello che lo preoccupa è la sopraffazione del potere esecutivo che violi il diritto dell'individuo, mentre non vorrebbe che si introducessero nella Costituzione delle limitazioni alla facoltà di legiferare.

Il collega Dossetti dice che molti equivoci nascono dal fatto che gli esponenti delle diverse tendenze non si conoscono ancora abbastanza; ed allora, si augura che i componenti delle Sottocommissioni cerchino di conoscersi, e procedano a formulare il testo dell'articolo uno per uno; si vedrà così mano mano se nella sostanza delle cose vi è veramente un disaccordo. Per suo conto, non crede che vi siano punti di dissenso così gravi, da non poter essere superati.

Mancini crede sia necessario intendersi sul concetto di diritto il quale va riguardato, dal punto di vista della persona, perché il diritto dell'esistenza è nato prima del diritto dello Stato. Come diceva Antonio Labriola, lo Stato non è altro che l'espressione obiettiva degli interessi di una classe. Siamo dinanzi ad un patrimonio accumulato nei secoli che rappresenta tutti i diritti di cui si è parlato, che sono una somma di conquiste, un patrimonio morale e giuridico. Si domanda allora: perché mettere in rilievo un presupposto piuttosto che un altro? Vari sono gli elementi che hanno confluito a determinare una conquista; se si battono le vie filosofiche, si rafforza il dissenso.

Crede che, superando la discussione filosofica e cercando di passare alla formulazione degli articoli, un'intesa potrà essere raggiunta.

Togliatti è anch'egli d'avviso che spostando il terreno del dibattito l'accordo non dovrebbe essere difficile, mentre sarebbe difficile mantenendosi su un terreno puramente ideologico.

Sul terreno della politica, cioè della definizione dei diritti, in rapporto alla realtà non vede un dissenso insuperabile. Su alcuni punti fondamentali si dovrà per forza trovarsi d'accordo. Raggiunto l'accordo su una formulazione politica, naturalmente non se ne trarranno tutte le conseguenze giuridiche che si cerca di raggiungere, ma, ripete, sul punto che oggi interessa, cioè quello di giungere alla definizione dei diritti dell'uomo e del cittadino sul terreno politico, non dovrebbe essere impossibile trovare un accordo.

Moro non crede che il dissenso sia radicale. Fin dalla prima riunione la Sottocommissione si è trovata d'accordo su un punto; che la Costituzione deve avere un significato storico ed una particolare funzione storica.

Su questa base di polemica antifascista sembra opportuno affermare la priorità e l'autonomia della persona di fronte allo Stato. Questo anche dal punto di vista della funzione educativa che deve esercitare la Costituzione. Accenna alla necessità particolarmente sentita nel Mezzogiorno, che la Costituzione dica al popolo italiano quali sono gli inalienabili diritti che debbono essere difesi. Si è discusso intorno ai rapporti fra individuo e Stato, e si è affermato da parte di qualche collega che non si può accettare l'idea che la persona sia prima dello Stato. Forse, in qualche caso, ci si è trovati di fronte ad un equivoco; poiché non va dimenticato che lo Stato che si vuole costituire è uno stato democratico e non totalitario. Ed egli respinge, con l'affermazione dell'autonomia e della priorità della persona umana, l'idea di uno stato totalitario in senso stretto, come una entità a sé stante che determini essa stessa i criteri di moralità ai quali l'uomo deve ispirarsi. Non si tratta di limitare il potere esecutivo soltanto, si tratta di limitare anche il potere legislativo di fronte a determinate aberrazioni. Occorre soprattutto affermare la dignità della persona umana, senza sminuire però l'autorità dello Stato, creando anzi uno Stato forte e realizzando una giustizia forte. Respinta l'idea dello Stato come entità a sé stante, sostiene la necessità di affermare la dignità dello Stato democratico, espressione di un sistema di realizzazioni umane di cui l'uomo è il punto essenziale di riferimento.

Lucifero è d'accordo sulla necessità di uno Stato forte, nel senso che la forza dello Stato debba garantire i diritti della libertà dei cittadini. Diritti che, a scanso di ogni equivoco, devono essere affermati nella Costituzione con la maggiore chiarezza. Non è soltanto il potere esecutivo che può violare questi diritti, ma anche quello legislativo, anche quello giudiziario, ed anche il quarto potere, quello economico. A suo avviso, è soprattutto dal quarto potere che occorre difendere le libertà dei cittadini, in quanto lo Stato deve rimanere lo Stato di tutti, non lo Stato di una classe.

Riafferma l'opinione che si debba esaminare innanzitutto l'ordine del giorno Dossetti, o quanto meno che i relatori si riuniscano per concretare gli articoli sui quali la Sottocommissione discuterà nella prossima seduta.

Dossetti insiste nel ritenere opportuno che il terreno venga preliminarmente sgomberato dai presupposti ideologici, e a tal fine non si opporrà ad ogni opportuna modificazione del suo ordine del giorno. Se poi non si vuole vincolare la Sottocommissione ad un ordine del giorno, si potrà giungere alla redazione di un primo articolo di impostazione. L'una o l'altra soluzione sono necessarie per evitare che la Sottocommissione proceda alla cieca nei suoi ulteriori lavori. Considererebbe una iattura immeritata alla buona volontà comune non raggiungere un accordo sulla questione di principio.

Basso, Relatore, concorda sulla opportunità di una intesa fra i relatori, diretta a superare il maggior punto di dissenso, relativo alla dichiarazione preliminare dei diritti naturali inalienabili e imprescrittibili.

Si chiede perché si vogliano fare affermazioni di principio che non hanno in concreto alcun significato e che potrebbero rappresentare difficoltà di interpretazione. Non vede quindi la necessità di un ordine del giorno ma accede alla opinione di cercare di stabilire direttamente i testi degli articoli.

Grassi rileva che nel corso di due sedute si è discusso intorno a dichiarazioni di carattere ideologico e che ormai è necessario arrivare ad una conclusione.

È d'accordo con l'onorevole Dossetti sulla opportunità di una dichiarazione che abbia il valore di guida ideologica e sociale agli ulteriori lavori. Ritiene peraltro assai difficile che si riesca a concretare tale dichiarazione in un articolo, in occasione del quale risorgerebbero i contrasti. Non siamo in questo momento dei filosofi e nemmeno un'accademia di giuristi, ma degli uomini politici che sul terreno politico devono mantenere un senso di concretezza. Le considerazioni ideologiche, storiche, potranno essere contenute nel preambolo, nel quale dovrà pure sottolinearsi il fatto che lo Stato democratico sorge dalle rovine dello Stato totalitario. E dal momento che la redazione del preambolo deve venire affidata alla Presidenza della Commissione, il compito della Sottocommissione potrebbe essere unicamente quello di formulare gli articoli. Ci si potrà limitare perciò ad una affermazione del concetto della autonomia della persona umana, considerata tuttavia in funzione della Società in cui vive. Questi due concetti potranno essere concretati in una breve affermazione, in un solo articolo.

Propone quindi che, senza votare l'ordine del giorno Dossetti, si proceda all'esame degli articoli, cominciando dall'articolo 1 del progetto dell'onorevole Basso, congiuntamente con l'articolo 8 del progetto dell'onorevole La Pira.

Il Presidente Tupini si compiace della elevata discussione, augurandosi che essa abbia servito ad eliminare eventuali sospetti reciproci di sottintese intenzioni. Sottoporre in questo momento alla Sottocommissione la approvazione dell'ordine del giorno Dossetti significherebbe riacutizzare la discussione. Ritiene pertanto opportuno incaricare i due relatori di procedere ad uno scambio di idee al fine di giungere alla formulazione di un solo progetto di articoli. Essi dovranno soprattutto raggiungere l'accordo sui due punti fondamentali ai quali ha accennato l'onorevole Grassi: l'autonomia della persona umana e la socialità.

Propone che la Sottocommissione tenga seduta domani alle 11 e che i Relatori onorevoli La Pira e Basso si riuniscano in precedenza, insieme con il Segretario onorevole Grassi, per accordarsi sul testo di un progetto unitario di articoli da presentare alla Sottocommissione nella mattinata stessa.

(Così rimane stabilito).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti