[Il 7 maggio 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente inizia l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo terzo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti economici».]

Presidente Terracini. [...] Gli onorevoli Tremelloni e Cairo hanno proposto di premettere all'articolo 30 il seguente:

«Alto Stato compete la rilevazione costante e tempestiva dei dati riferentisi alla vita economica della Repubblica. Esso provvede a diffonderne la conoscenza».

L'onorevole Cairo ha facoltà di svolgere questa proposta.

Cairo. Onorevoli colleghi, l'emendamento presentato dal collega Tremelloni e firmato anche da me potrebbe apparire una proposta che non riguarda strettamente materia di carattere costituzionale. È parso tuttavia ai presentatori necessario premettere al Titolo in esame questa esigenza, che è di mero carattere economico e sociale.

Tutti i popoli civili, da molto tempo, attingono i dati necessari alla propria economia da rilevazioni statistiche rigorose. Noi, purtroppo, non abbiamo organizzazioni statistiche di tale importanza e di tale rigore da poterci mettere in concorrenza con quelli che sono gli istituti statistici di altri popoli. E se la statistica serve, come è noto, a tutte le attività scientifiche e a tutte le attività sociali, è specialmente ai rapporti economici che essa deve essere rivolta.

Il nostro emendamento vorrebbe affermare il principio che non è possibile parlare di rapporti economici è di rapporti sociali se lo Stato, se il popolo, se la Nazione non sono in grado di controllare rigorosamente, direi quotidianamente, ora per ora, la propria vita, se non mettono la mano al polso della propria attività economica. E, badate: è sembrato ai presentatori che questo fosse un argomento di carattere costituzionale in quanto è di carattere primordiale, rappresenta la premessa indispensabile per qualsiasi sviluppo economico della nostra civiltà e per conoscere quale è il punto della nostra attività e della nostra vita economica.

Col nostro emendamento non si parla solamente di un obbligo dello Stato di provvedere alla istituzione di questi istituti e di operare le relative rilevazioni di carattere statistico. Si aggiunge l'obbligo dello Stato della divulgazione, della diffusione di questi dati, della conoscenza quindi di questi dati estesa, a tutti i cittadini. Ora, quando noi siamo di fronte a delle agitazioni di carattere economico, quando siamo di fronte a delle questioni di carattere economico nazionale, che interessano larghi strati di produttori, di lavoratori ecc., noi vediamo che molto spesso certi movimenti, certi atteggiamenti, sono dovuti al fatto che non sempre queste correnti di produttori, queste masse agitate e convulse folle, conoscono le condizioni e quindi i limiti delle possibilità di queste loro aspirazioni e agitazioni. È la mancanza del dato economico quella che talvolta induce anche a dei conflitti sociali che sembrano ingiustificati.

Ora, noi vogliamo con questo affermare un principio che sembrerà non strettamente costituzionale, secondo il concetto giuridico, non ortodosso, ma che sembra a noi costituzionale per il carattere primordiale, fondamentale, imprescindibile che è contenuto nell'affermazione da noi proposta.

Il volere che lo Stato prenda finalmente sul serio l'importanza della statistica economica, e faccia propaganda continua ed effettiva di questa statistica, e faccia conoscere gli italiani agli italiani nel campo economico e sociale, in questa Italia la quale è tanto diversa, che tante volte non si conosce nemmeno, che alla vigilia della discussione sulle circoscrizioni regionali, non sa ancora se deve essere molteplice o se deve essere una, il far conoscere questi dati agli italiani e farli conoscere attraverso un obbligo imposto dallo Stato, vuol dire, a mio avviso, affermare un principio di necessità fondamentale.

Io non so quale accoglienza potrà essere fatta dai giuristi a questa affermazione che sembra eterodossa. Noi abbiamo il piacere di avere compiuto il nostro dovere, quello di richiamare l'attenzione della massima Assemblea della Nazione su questa deficienza del nostro Stato, la deficienza di una reale organizzazione di istituti statistici che siano controllati e che abbiano nello Stato, non soltanto un tutore, ma un forte e valido ausilio di carattere nazionale. (Applausi).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti