[Il 7 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Lussu. [...] Insomma, questo partito della democrazia cristiana, che se non fosse sorto come confessionale, avrebbe giovato non poco alla democrazia, si presenta bifronte: da un lato promette la pace e dall'altro minaccia la guerra. Noi abbiamo bisogno, per la sicurezza delle realizzazioni sociali, di essere maggiormente tranquilli. Fino a che punto la democrazia cristiana si impegnerà per la realizzazione di queste trasformazioni sociali? Dobbiamo credere che il partito comunista ha fatto molto affidamento sulla democrazia cristiana: in compenso, la democrazia cristiana ha chiesto per sé l'inclusione dei Patti del Laterano nella Costituzione. Ma sta di fatto che se noi lo consentissimo, i Patti lateranensi sarebbero immediatamente compresi nella Costituzione, mentre le realizzazioni sociali sarebbero ancora da venire. La democrazia cristiana si prenderebbe fin da oggi e l'uovo e la gallina, mentre le realizzazioni sociali sono solo sulla carta.

Qui tutti abbiamo il ricordo vivo del discorso del collega onorevole Calamandrei, che a molti è apparso come definitivo: non si può aggiungere niente di più. Non mi soffermerò quindi su questo problema che è già esaurito. Ebbene, tutti noi abbiamo egualmente ascoltato, ed io con estrema attenzione, il discorso del collega onorevole Tupini, rappresentante del grande partito democratico cristiano. Non vi è stato in esso nessun cenno di risposta, anzi l'onorevole Tupini ha reso all'onorevole Calamandrei pan per focaccia, e poco c'è mancato che ci recitasse qui per esteso il pater noster, provocando le vivaci reazioni del collega onorevole Tonello, che è protestante. (Ilarità).

Mi sia consentito — e parlo senza desiderio di fare dell'umorismo — di dichiarare che se questo avverrà, cioè se i Patti del Laterano saranno compresi nell'atto costituzionale della democrazia italiana, si entrerà in un vicolo cieco. Le cose stanno già male oggi, starebbero peggio domani. Mi permetto di leggere per intero — poiché è breve — questo avviso dettato agli allievi di una scuola media a Roma, sede del Governo, sede dell'Assemblea Costituente, mentre l'Assemblea Costituente è aperta. Questo avviso è stato dai professori dettato agli allievi perché lo facciano firmare ai loro genitori:

«Sabato 15 marzo, la nostra scuola celebrerà con la solennità consueta il precetto pasquale nella chiesa di S. Ignazio. I genitori e le famiglie sono invitati ad intervenire. Mercoledì 12 marzo, giovedì 13 e venerdì 14 dalle 15 alle 16,30 si terranno gli esercizi spirituali...» (Commenti Interruzioni).

Voi tutti sapete che io non ho mai fatto dell'anticlericalismo e che non ho avuto mai niente a che fare con la massoneria, e che quello che io dico risponde soltanto alle esigenze di una coscienza democratica che ha il diritto di esprimersi. (Approvazioni a sinistra).

...«esercizi spirituali in preparazione al precetto pasquale, in via del Seminario n. 120. Verrà fatto l'appello nominale e gli assenti dovranno presentare ai professori di lettere, la mattina seguente, una giustificazione dei genitori. (Vivi commenti Interruzioni).

«Questo non perché la frequenza degli esercizi spirituali sia obbligatoria; essa è del tutto libera, ma perché si stabilisca un controllo sia per le famiglie che per la scuola su quanto i ragazzi faranno in questi tre pomeriggi». (Interruzioni Commenti).

Una voce al centro. È grave!

Presidente Terracini. Onorevole Lussu, forse lei si allontana troppo dal merito della discussione generale.

Lussu. Mi dispiace, devo dire che sono nel mio pieno diritto e che per lo meno una volta nella sua carriera lei, onorevole Presidente, non è dalla parte della ragione. (Si ride). Io sono perfettamente in tema. Si tratta della questione dei Patti lateranensi.

Presidente Terracini. Onorevole Lussu, io non rispondo al suo rilievo. Le faccio osservare che in questo momento non si sta discutendo l'articolo 5 del progetto di Costituzione.

Lei può richiamarlo a titolo di esemplificazione; ma, invece, sta anche portando una documentazione, che supera, forse, il limite della nostra discussione. Prosegua!

Lussu. Mi sia permesso di chiarire un principio, che è costituzionale: di ricordare che io avevo ragione quando sostenevo che le dimissioni da Presidente presentate dall'onorevole Saragat, capo d'un gruppo di minoranza, dovevano essere accettate, perché il presidente deve sempre essere espressione della maggioranza al governo. (Ilarità).

Ad ogni modo, il documento conclude così:

«Per le spese della cerimonia (Commenti) — è questione di coscienza non di borsa — gli alunni dovranno versare liberamente 20 lire» (Interruzioni Commenti).

Questa è la pace religiosa, onorevole Tupini! (Commenti).

Noi che ci sentiamo, in parte, continuatori della tradizione del Risorgimento nazionale, non accettiamo che il Patto lateranense rientri nella Costituzione. Cosa ne pensano i liberali?

Una voce a destra. Lo diremo al momento opportuno.

Lussu. A quei banchi non è più presente l'ombra di Camillo Cavour, ma quella di Solaro della Margherita. (Interruzioni).

Bellavista. Questo è colloquio con i morti, onorevole Lussu; parli coi vivi.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti