[Il 29 aprile 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».]

Presidente Terracini. L'ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Riprendiamo le votazioni degli emendamenti all'articolo 27.

Comunico che è stato presentato il seguente emendamento al quale hanno aderito i presentatori di vari emendamenti sui quali non si sono svolte votazioni e che pertanto ritirano i propri.

«Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione.

«La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali.

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, per la maturità e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

«Alle istituzioni di alta cultura, università e accademie, è riconosciuto il diritto di darsi autonomi ordinamenti».

«Dossetti, Gonella, Bernini, Gronchi, Marchesi, Franceschini, Cremaschi Carlo, Tumminelli, Lozza, Silipo, Bernamonti».

Chiedo agli onorevoli Bruni, Corbino e Leone Giovanni di dichiarare se di fronte a questo testo concordato mantengono i loro emendamenti.

Bruni. Mantengo i miei emendamenti.

Corbino. Io le confesso, onorevole Presidente, che di fronte all'unanimità (Commenti) o quasi unanimità dei Gruppi sulla parte sostanziale, sono sicuro che il mio emendamento cadrà. Però, sono così nemico dell'esame di maturità nelle scuole medie che, anche se dovessi restare solo, insisto perché la votazione si faccia, riservandomi di presentare fra poco un nuovo testo dell'emendamento stesso. Insisto anche sull'emendamento aggiuntivo che reca oltre alla mia firma quella degli onorevoli Martino Gaetano, Labriola ed altri.

Leone Giovanni. Insisto sul mio emendamento.

Presidente Terracini. Allora dobbiamo passare alle votazioni.

Selvaggi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Selvaggi. Ieri sera, per la seconda volta, si è proceduto ad una votazione che non ha deciso nulla. Come può oggi un emendamento sostituire un punto non deciso?

Presidente Terracini. Onorevole Selvaggi, ieri sera, constatata la mancanza del numero legale, non si è nulla deciso. Noi ci troviamo oggi di fronte ad un emendamento che i presentatori hanno dichiarato però di sostituire con un nuovo testo concordato.

Comunico che è stata presentata dagli onorevoli Marchesi e Scoccimarro la proposta di aggiungere in fine di questo testo le parole: «nei limiti consentiti dalle leggi dello Stato».

Prego gli altri firmatari del primo testo di dire se accettano questa formulazione aggiuntiva.

Dossetti. A nome del mio Gruppo dichiaro che accetto l'integrazione dell'ultimo comma.

Tumminelli. L'accetto anch'io.

Presidente Terracini. Sta bene. Chiedo all'onorevole Tupini di esprimere l'avviso della Commissione.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione, in merito all'emendamento concordato ed all'aggiunta, pur essa accettata, dichiara che non solo non ha nulla in contrario a che questo emendamento sia posto in votazione, ma che è lieta se sarà accettato.

Bernini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Bernini. Desidero fare una breve dichiarazione: io sono tra i firmatari di questo emendamento e dichiaro, a nome mio e a nome del mio Gruppo — e credo che a questa dichiarazione si assocerà anche l'onorevole Dossetti — che alla formula della equipollenza di trattamento scolastico bisogna dare il valore di trattamento relativo all'organizzazione della scuola e ai diplomi, escluso nel modo più assoluto il trattamento economico. Facendo questa dichiarazione, credo di essere perfettamente d'accordo con gli altri firmatari dell'emendamento, dai quali mi aspetto analoga dichiarazione.

Giua. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Giua. Rivolgo preghiera all'onorevole signor Presidente perché faccia distribuire questo emendamento concordato in quanto non ne ho compreso appieno tutti i particolari, per cui non posso votare con coscienza l'emendamento stesso, tanto più che su di esso, a quanto mi risulta, non vi è neanche l'accordo nel Gruppo del Partito socialista italiano.

Malagugini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Malagugini. Ho chiesto di parlare per informare l'Assemblea che ad un tentativo di trovare una formula conciliativa, io, personalmente interpellato in proposito dall'onorevole Dossetti, avevo dato fin da ieri, prima che si iniziasse la seduta, la mia cordiale adesione. Soltanto avevo pregato l'onorevole Dossetti di unirsi a me nel chiedere alla Presidenza, prima di passare alle votazioni, una sospensione di seduta per tentare fra i rappresentanti dei vari Gruppi quegli accordi che pare — dico pare, perché le campane fin qui sentite non han suonato all'unisono — si siano raggiunti questa mattina. Comunque, pur aderendo personalmente alla sostanza dei nuovi emendamenti proposti, penso che la forma non sia sempre e in tutto la più felice. D'altra parte, per rispetto ai deputati non solo del mio Gruppo, ma di tutti i Gruppi della Camera, non posso che associarmi alla proposta del compagno Giua perché dell'articolo concordato siano fatte copie da distribuire ai singoli colleghi, i quali possano poi votare a ragion veduta e non su una semplice affrettata lettura da parte dell'onorevole Presidente. (Applausi a destra).

Presidente Terracini. Fra dieci minuti sarà distribuito il testo stampato del nuovo emendamento.

Longhena. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Longhena. Per le ragioni che ho sostenute nel mio discorso e per i miei convincimenti, dichiaro — malgrado si sia parlato di accordi — di votare contro l'emendamento, soprattutto perché in esso è consacrato l'esame di Stato che io ho combattuto.

Macrelli. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Macrelli. Onorevoli colleghi, ormai non ci meravigliamo più di niente. (Commenti). Siamo abituati a queste sorprese improvvise. Veniamo qui con un testo preciso, approvato dalla Commissione dei settantacinque o dai diciotto Soloni; discutiamo; poi ad un certo momento arriva il testo concordato, non sappiamo come e non sappiamo da chi. (Commenti).

Una voce. È firmato!

Macrelli. Abbiamo assistito a questa ripetizione di sorprese fino a ieri sera. (Commenti).

Bernini. Perché?

Macrelli. Caro Bernini, perché è così. Siamo usciti ieri sera da una battaglia, se la vogliamo chiamare così... (Commenti Interruzioni).

Presidente Terracini. Egregi colleghi, per favore, non rifacciamola adesso la battaglia!

Macrelli. ...campi divisi, posizioni nette e precise. Oggi, improvvisamente, convocati qui ci siamo visti presentare un testo «equipollente», un testo concordato; e abbiamo sentito dei nomi che hanno un significato, perché l'emendamento è firmato non soltanto dal valoroso amico Dossetti, rappresentante della Democrazia cristiana, ma dal professor Marchesi, che ieri ha diretto la lotta... (Commenti Interruzioni) dall'amico Bernini, che mi interrompe e vuol chiedere a me le ragioni del nostro dissenso. Le dico subito: noi siamo sempre — l'ho già dichiarato prima — per le posizioni nette e precise...

Una voce. E serie!

Macrelli. ...e soprattutto serie. Ognuno abbia il coraggio di assumere delle responsabilità; noi le abbiamo assunte. (Commenti Interruzioni).

Ci possiamo servire di tutti i mezzi consentiti dalla legge e dal regolamento! Oggi siamo qui, come siamo stati sempre in ogni momento e in ogni ora, amico ignoto che mi interrompi!

Le spiegazioni che ha dato l'amico Bernini, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione, non ci convincono in modo assoluto. Io attendo l'altra campana, che si è già annunciata, quella dell'onorevole Dossetti, il quale spiegherà che cosa significa «equipollente», che cosa significa «parità». Ma abbiamo proprio bisogno di sfogliare il vocabolario per conoscere certi termini? Ma abbiamo bisogno di venire proprio qui ad imparare che cosa significhi «parità» nel campo scolastico?

Onorevoli colleghi, noi abbiamo detto il nostro pensiero; lo abbiamo espresso chiaramente. Mi associo alla proposta dell'onorevole Giua, per quanto forse inutile...

Presidente Terracini. È già soddisfatta, onorevole Macrelli.

Macrelli. Distribuite pure gli emendamenti, distribuite tutte le copie che volete: sappiamo già come avverrà la votazione, quale esito avrà. Fin da questo momento noi vi diciamo che siamo per la libertà della scuola, per la libertà dell'insegnamento (Commenti); ma appunto per quelle ragioni che voi portate, noi voteremo contro.

Tumminelli. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Tumminelli. La mia firma all'emendamento concordato impegna soltanto me e non il mio Gruppo; ed ho firmato perché sostanzialmente si tratta della stessa cosa perché parificazione e parità sono sinonimi. Avendo firmato quel nuovo emendamento, non ritengo più di dover insistere sul comma terzo ed ultimo del mio vecchio emendamento.

Di Gloria. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Di Gloria. La formula presentata dagli onorevoli Dossetti, Bernini ed altri non garantisce, a mio avviso, la piena libertà di insegnamento né come la concepiscono i democristiani né come la concepiscono i laicisti. Non potendo tollerare né i pasticci né i compromessi (Rumori), né quant'altro mai sa di posticcio, dichiaro di votare contro, augurando al mondo della cultura il riconoscimento di tutta la dignità che merita al di sopra e magari contro ogni malcelato interesse della politica ufficiale.

Naturalmente tutto quanto ho detto impegna me e me soltanto.

Marchesi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Marchesi. L'onorevole Macrelli ha detto che sono stato il direttore della lotta di ieri, e non posso trascurare questa affermazione, a distanza di così breve tempo. Dinanzi allo schieramento compatto delle forze democristiane, noi ieri sera abbiamo sentito le nostre file diradate; diradate per motivi che non dipendevano da incuria, perché la noncuranza è una votazione, è una maniera di votare e il noncurante è un votante: ma per varie necessità di partito che tenevano lontani da Roma non pochi dei nostri. (Interruzioni).

Dicevo dunque che nel votare un articolo che ritenevamo di capitale importanza per la vita pubblica italiana, non volevamo affidare alla fortuna di una sera una decisione irrevocabile. Perciò ritenemmo opportuno allontanarci, non per ingaggiare una battaglia, ma per mettere l'Assemblea in condizioni di misurare nella loro entità le forze contrastanti. (Commenti).

Voi non credete alle nostre parole, perché non avete mai la possibilità di credere alle vostre; dunque, dicevo, ci siamo allontanati per mettere l'Assemblea dinanzi ad uno schieramento di forze nella loro effettiva entità, e per dare, se mai, ai colleghi della Democrazia cristiana la soddisfazione di una più netta vittoria.

Ma stamane, siamo venuti fuori improvvisamente con la sorpresa, come voi dite onorevole Macrelli, con la sorpresa propria di coloro che non hanno una strada sicura, che non hanno una meta certa, come l'avete voi: certi privilegi appartengono soltanto a certi scanni! (Commenti). Noi abbiamo i sentieri tortuosi che tuttavia ci riportano sempre a una grande strada maestra, sulla quale speriamo di incontrare anche voi ed i vostri colleghi, onorevole Macrelli. Se siamo venuti oggi con un testo concordato, è perché non siamo amici sistematici della discordia. Ed all'onorevole Dossetti, il quale stamane, con nobili parole, ci ricordava il desiderio che l'unità democratica dei partiti di massa sia conservata, rispondemmo che noi comunisti quella unità abbiamo sempre invocata e difesa. E poiché ci è stato permesso stamane venire ad un accordo, a questo accordo siamo giunti, nell'interesse della scuola italiana e del popolo lavoratore che rappresentiamo in quest'Assemblea. (Applausi a sinistra).

Codignola. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Codignola. Io non ho firmato la proposta di emendamento sostitutivo, concordata fra l'onorevole Dossetti e alcuni colleghi socialisti e comunisti, perché ne sono venuto a conoscenza pochi minuti prima dell'inizio di questa seduta.

Devo dire che, contrariamente a quanto affermava poc'anzi l'onorevole Macrelli, non credo che, in via di principio, si debba respingere la possibilità di un accordo tra forze contrapposte. È chiaro che in via generale è anzi opportuno tentare di raggiungere un accordo che possa consentire una soluzione di interesse generale per il Paese. Ma questo solo alla condizione che l'accordo costituisca non un compromesso, ma un punto di incontro in cui le forze contrapposte siano capaci di trovare un minimo comune denominatore. Non mi sento perciò di dichiarare in questo momento, anche a nome del mio Gruppo, se voteremo a favore o contro il testo concordato: perché nell'emendamento sostitutivo, proposto dall'onorevole Dossetti e da altri colleghi, vi sono alcune parti che rappresentano veramente un punto serio d'incontro fra le diverse correnti politiche, e queste parti avranno il nostro appoggio; ma vi sono anche altre parti che non fanno che ribadire e forse peggiorare l'equivoco che abbiamo denunziato fin da principio nel testo proposto dalla Commissione.

Il primo comma dell'emendamento sostitutivo, che afferma che enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti educativi, è a nostro giudizio accettabile, in quanto ne sono state tolte le parole: «con la sola osservanza delle norme di diritto comune», che apparivano nel precedente emendamento Dossetti.

È apparsa evidentemente anche ai colleghi dei banchi democristiani l'opportunità di procedere a questa soppressione, e pertanto, per parte nostra, siamo disposti a votare a favore del primo comma dell'emendamento sostitutivo.

Altro discorso è da farsi per il secondo comma, che suona così: «La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà ed ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali».

Ora mi pare evidente dalla prima lettura — e tuttavia mi riservo di ascoltare le dichiarazioni dell'onorevole Dossetti, da cui potremo renderci conto dell'interpretazione che i democristiani danno a questo comma — che siano state riprodotte qui le medesime ragioni di equivoco per le quali noi ci dichiarammo contrari alla prima formulazione. Si parla infatti di parità. Ma che cosa significa parità? Significa parificazione, significa pareggiamento? Per quale ragione è stato prescelto questo termine, ancora più equivoco della primitiva formulazione? È evidente che domani qualsiasi Governo potrà interpretare secondo i suoi particolari intendimenti questa parola «parità». Si aggiunge: «La legge deve assicurare ad esse (scuole non statali) piena libertà». Quale libertà? Libertà di insegnamento? Siamo d'accordo, onorevoli colleghi. O libertà di organizzazione? O libertà in quel senso più vasto, che abbiamo già avuto occasione di denunciare nel nostro precedente intervento? Per quale ragione non è stato chiarito che questa libertà è libertà di insegnamento? Se i democristiani sono d'accordo nel sostituire alla parola «libertà» le parole «libertà di insegnamento», sarà questo un passo avanti per raggiungere una soluzione di effettivo soddisfacimento per tutte le parti.

Ancora: «...ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico». «Trattamento scolastico» esclude che questa equipollenza si riferisca al trattamento economico? Io sono di diverso parere. Parità di trattamento scolastico può non significare parità di trattamento economico, ma può anche significare parità di trattamento economico, perché quando noi diciamo «parità di trattamento scolastico» significa che noi vogliamo mettere gli alunni delle scuole parificate sullo stesso piano degli altri alunni. Questo punto deve essere chiarito, e non basta che il chiarimento sia fatto con una dichiarazione di voto da parte dell'onorevole Dossetti. Io pregherei i colleghi democristiani (se, come hanno ripetutamente dichiarato, non vogliono chiedere allo Stato un intervento economico in favore degli alunni delle scuole parificate) di proporre una formula che garantisca il Paese su questo punto, e la garanzia la chiediamo non per un partito, ma nell'interesse di tutti. E credo che anche i democristiani vorranno convenire sull'opportunità di questo chiarimento.

Finalmente, il terzo comma contiene l'esplicita dichiarazione che è prescritto l'esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, per la maturità e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Noi riteniamo che questa formulazione sia pienamente accettabile, in quanto siamo persuasi che è indispensabile per la serietà degli studi che sia mantenuto e rafforzato l'esame di Stato in tutti i passaggi da un grado all'altro, e nel conferimento dei titoli di studio. Noi pertanto voteremo a favore di questo comma.

Ed infine è stata aggiunta, con alcune opportune modifiche, in calce all'emendamento sostitutivo, una proposta ch'era stata già presentata da alcuni colleghi democristiani e liberali circa l'autonomia delle istituzioni universitarie.

Ricordo che nell'emendamento proposto dall'onorevole Martino, insieme ad altri colleghi liberali, si parlava anche del principio della inamovibilità dei professori universitari.

Noi ci dichiarammo a favore di questo principio, che non trovo riportato nell'ultimo comma dell'emendamento proposto. Quindi, chiedo ai sottoscrittori se siano disposti ad accettare una aggiunta, che sancisca questo principio della inamovibilità accanto al principio, qui riconosciuto, dell'autonomia dell'ordinamento universitario.

Entro questi limiti e con questa formulazione, che fa cadere le riserve, che a suo tempo avevamo avanzate sulla precedente formulazione, noi siamo d'accordo anche su quest'ultimo comma.

Per concludere, noi chiediamo all'onorevole Presidente di voler mettere in votazione questo articolo sostitutivo per divisione, comma per comma.

Noi voteremo a favore di quei commi che ci sembra rappresentino realmente un passo avanti nel tentativo di conciliazione, non apparente, ma sostanziale, delle opposte posizioni.

Voteremo contro il secondo comma, nel caso che la dichiarazione che farà l'onorevole Dossetti, ed eventualmente i chiarimenti che potranno essere introdotti nel testo di questo comma, non ci consentano una maggiore garanzia di rispetto della libertà di insegnamento. (Applausi a sinistra).

Dossetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Dossetti. Dagli inizi del lavoro in sede di Sottocommissione sul problema della scuola, sempre, fino a questa ultima riunione, noi ci siamo preoccupati fondamentalmente di una cosa e di una cosa soltanto: cioè, di assicurare che quella libertà di insegnamento e quella libertà di scuola, che tutti i settori dell'Assemblea hanno dichiarato di volere riconosciute, venissero garantite dalla Costituzione come libertà non soltanto nominali e apparenti, ma sostanziali e concrete.

Questo è stato il significato, che noi abbiamo attribuito alla frase, sulla quale abbiamo lavorato in sede di Sottocommissione, e nella quale abbiamo insistito in sede di Comitato di coordinamento, ed anche nella discussione in questa Assemblea: frase che doveva fare esplicito riferimento ad una «parità di trattamento».

Non abbiamo mai inteso con questo risolvere il problema di eventuali aiuti economici da parte dello Stato alla scuola non statale, ma garantire in modo concreto ed effettivo la libertà di questa scuola e la parità dei suoi alunni rispetto a quelli della scuola statale.

Questo era il concetto che ci aveva mossi nelle proposte iniziali e ancora nel testo presentato ieri che si riconduceva alle origini, cioè alla formula approvata in sede di prima Sottocommissione.

Per potere dare, però, un chiarimento ulteriore, che non lasci nessun dubbio al riguardo e che significhi in modo tassativo che in questo testo noi intendiamo solo ottenere una assicurazione della effettiva libertà della scuola, noi abbiamo acceduto a che si sostituisca alla espressione «parità di trattamento» l'altra «equipollenza di trattamento scolastico», la quale intende riferirsi specificamente alla equipollenza, cioè alla equivalenza a tutti gli effetti giuridici della carriera e dei titoli scolastici degli alunni delle scuole non statali di fronte a quelli delle scuole statali, senza che né la frase originaria né questa implicasse, nel nostro intendimento, o, comunque, implichi la necessità di un obbligo finanziario a carico dello Stato.

Con questo intendimento, che noi anche stamani abbiamo confermato in particolare all'onorevole Bernini e che, spero, sia da tutti riconosciuto nella portata, che esso appunto vuole avere, noi proponiamo come testo definitivo l'emendamento che oggi abbiamo presentato.

Binni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Binni. Desidero brevemente spiegare lo spirito con il quale io ed il collega Preti abbiamo dato l'adesione all'emendamento concordato. È chiaro ed evidente, in seguito a quanto abbiamo già detto anche in sede di discussione generale, che noi, votando questo emendamento, non abbiamo inteso di rinunciare alla nostra linea nei riguardi della scuola.

Noi abbiamo inteso che quella formula: «equipollenza di trattamento scolastico» non debba implicare assolutamente neppure l'ombra di sovvenzioni che lo Stato debba dare alla scuola privata. Questo è lo spirito con cui abbiamo dato la nostra adesione all'emendamento.

Presidente Terracini. È stato presentato un emendamento aggiuntivo a firma degli onorevoli Leone Giovanni, Bettiol e Corbino così formulato:

«Ai professori di ruolo delle Università statali è garantita la inamovibilità».

È, quindi, implicita la decadenza dei precedenti emendamenti presentati, sullo stesso argomento, dagli onorevoli Leone e Corbino.

Leone Giovanni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Leone Giovanni. Desidererei chiedere all'onorevole Dossetti se è disposto ad accettare il nostro emendamento, come ultimo comma del suo emendamento sostitutivo.

Dossetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Dossetti. Consultati gli altri colleghi che hanno firmato il testo dell'emendamento concordato presentato oggi, è parso a loro, e per solidarietà pare anche a me, che questa norma non sia di immediato interesse costituzionale, e che sia conveniente rimettere al legislatore la disciplina in materia.

Giua. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Giua. Leggendo questo emendamento mi rendo conto della bontà di quell'altro emendamento proposto dall'onorevole Codignola, che significava appunto questo: che nella Carta costituzionale il problema della scuola veniva trattato da un punto di vista generale, e non veniva considerato con particolari che appartengono, non alla Carta costituzionale, ma alla legislazione ordinaria.

Tuttavia, poiché i democristiani in sede di Commissione hanno creato una specie di schema di argomenti che interessano la politica della Democrazia cristiana, e poiché su questo schema era stato costruito anche l'emendamento dell'onorevole Dossetti, voglio fare alcune osservazioni su questo emendamento concordato.

Nel primo comma è affermato che: «enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione». Io non credo che nella Carta costituzionale lo Stato si debba preoccupare in modo particolare di affermare che gli enti ed i privati hanno diritto di istituire scuole o istituti di educazione. Questo principio è stato affermato o tollerato dalla legislazione del passato, senza che nello Statuto italiano fosse esplicitamente detto «i privati hanno diritto di creare delle scuole». È un problema che dobbiamo considerare dal punto di vista storico. Noi abbiamo dichiarato che questo problema della scuola privata è un problema di scuola confessionale. Gli unici organi che sono interessati a conservare la scuola privata sono gli organi che appartengono alla Chiesa cattolica.

Quindi, noi dicevamo, ed io personalmente confermo in questo momento, che non vi è nessuna ragione perché nella Carta costituzionale venga affermato esplicitamente che enti o privati hanno il diritto di procedere all'insegnamento scolastico.

Il secondo comma afferma che gli alunni che frequentano le scuole non statali si debbono trovare dal punto di vista del trattamento scolastico in condizioni di parità con gli scolari che frequentano le scuole statali.

Che io mi sappia, anche in precedenza era affermato questo principio; ma lo Stato veniva garantito, prima di procedere al pareggiamento delle scuole private, facendo ispezioni, in maniera che le scuole private fossero nelle stesse condizioni delle scuole pubbliche. Quando queste condizioni non esistevano, le scuole private non avevano il diritto di dare certificati agli alunni, come l'avevano, invece, le scuole pubbliche. Per cui, anche sopra questo secondo comma, le osservazioni del collega Dossetti non sono convincenti. Vale a dire che allo stato attuale, scuola privata significa scuola confessionale, e non vi è ragione di affermare nella Carta costituzionale che lo Stato si preoccupa che queste scuole siano così efficienti da dare i titoli necessari, perché gli alunni possano prepararsi per esercitare la professione libera.

Sull'esame di Stato, dichiaro personalmente che sono contrario alle osservazioni degli onorevoli Corbino e Longhena, perché credo che questa sia una garanzia dello Stato, che gli alunni, grado a grado, nel passare da una scuola all'altra, o da un anno all'altro della stessa scuola, debbano subire un esame che deve essere un controllo della capacità e anche dell'insegnamento che gli stessi insegnanti danno nella scuola. Viceversa, affermando nell'ultimo comma di questo emendamento che le Università e gli istituti di alta cultura possono darsi ordinamenti autonomi, io non nascondo la mia preoccupazione.

Vi sono Stati, come la Germania prima dell'avvento di Hitler, che hanno dato un esempio del come le Università possano svilupparsi quando sono autonome. Ma le condizioni sociali della Germania guglielmina non sono le condizioni attuali dell'Italia. Noi usciamo dalla dittatura fascista; sotto la dittatura fascista le Università, e dal punto di vista dell'organizzazione interna e dal punto di vista degli insegnanti, non hanno migliorato, anzi hanno peggiorato. Se noi dichiariamo oggi le Università autonome, corriamo il pericolo di vedere creati in Italia tanti centri di insegnamento, che si possono contraddire l'uno con l'altro, non solo nei programmi, ma soprattutto dal punto di vista della ricerca sperimentale, per quei mezzi che è necessario dare ai laboratori di ricerche, che, qualora le Università fossero assolutamente autonome, non potrebbero trovare né con le tasse degli alunni, né con altri mezzi, per cui oggi dare alle Università la perfetta autonomia, significa porre un problema che le Università italiane non possono risolvere, nel senso di favorire lo sviluppo delle Università stesse. A questo concetto dell'autonomia delle Università è legato anche l'emendamento proposto dall'onorevole Corbino e da altri colleghi, di creare l'inamovibilità dei professori universitari. L'onorevole Corbino è un insegnante universitario e sa che i professori universitari in Italia sono stati, anche in base alla legge Casati, sempre inamovibili. Non so se nel periodo fascista questo principio sia stato rimosso; tuttavia credo che non si possa addivenire subito e non si possa ritornare al principio della legge Casati unicamente perché oggi noi abbiamo il compito di rinnovare la vita universitaria, e quindi è necessario che lo Stato controlli anche l'attività dei professori universitari, perché la riforma universitaria per noi non è solo riforma strutturale dell'Università, ma è anche rinnovamento degli insegnanti.

Corbino. Così ragionava Bottai. (Commenti).

Giua. Onorevole Corbino, posso risponderle che quando Bottai parlava della Carta della scuola, non potevo leggere quello che i giornali dicevano di Bottai. Quindi, questa consonanza di pensieri non è una consonanza fra lo spirito fascista di Bottai e lo spirito socialista mio. Io credo di essere rimasto sempre socialista, e credo di essere socialista affermando questo. Io pongo il problema dal punto di vista storico. Lei, onorevole Corbino, si pone al di sopra della storia, e noi sappiamo che il liberalismo che si pone al di sopra della storia talvolta ci dà quest'esempio: che i liberali sono dei conservatori, appunto perché vogliono restare fuori della storia. Noi socialisti vorremmo che i liberali si ponessero nel quadro della storia, ed allora li accetteremmo come nastri collaboratori.

Per questa ragione, credo che allo stato attuale stabilire nella Carta costituzionale l'inamovibilità dei professori universitari sia affermare un principio che contrasta con lo spirito che noi cerchiamo di affermare nella Carta costituzionale, che è quello di salvaguardare la Repubblica da tutte le possibili insidie.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. Chiedo di parlare

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. Gli onorevoli Leone Giovanni e Bettiol conducono una nobile battaglia per l'autonomia e l'inamovibilità dei professori universitari. La Commissione ne apprezza i moventi e lo spirito, ma, facendo proprie le considerazioni svolte dall'onorevole Dossetti, ritiene che non sia il caso di inserire in un testo costituzionale il principio sostenuto dagli onorevoli Bettiol e Leone Giovanni.

Identica proposta è contenuta nell'emendamento degli onorevoli Martino Gaetano, Labriola, Della Seta, Caronia, Lucifero e Corbino. Valga anche per questi la risposta da me data ai colleghi Leone e Bettiol.

La Commissione, invece, accetta — per tale materia — l'ultimo comma dell'emendamento Dossetti-Gonella del seguente tenore: «Alle istituzioni di alta cultura, Università e Accademie è riconosciuto il diritto di darsi autonomi ordinamenti». Con l'eventuale accettazione di questo emendamento, che già figura nel nuovo testo, si potrà ritenere soddisfatto anche il principio dell'inamovibilità dei professori universitari. Infatti, se le Università sono autonome, i professori ne risulteranno liberi, e quindi, inamovibili.

Russo Perez. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Russo Perez. Desidero chiedere ai proponenti di quest'ultimo emendamento qualche chiarificazione, perché, in fondo, le sole modificazioni apprezzabili sono costituite dalla sostituzione della parola «parità» alla parola «parificazione» e della parola «equipollenza» al termine «parità». Evidentemente l'interprete di domani cercherà di sapere perché sono avvenuti questi cambiamenti e cercherà naturalmente i lavori preparatori. Ma siccome non ci sono lavori preparatori per questi accordi di carattere ufficioso, è giusto che i proponenti ci spieghino l'esatto significato delle modificazioni, in modo che il legislatore di domani eviti possibili errori d'interpretazione.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. È stato già detto.

All'onorevole Dossetti e all'onorevole Gonella faccio osservare, in ordine al testo da loro proposto, relativo all'abilitazione all'esercizio professionale e ai varî ordini e gradi di scuole per la maturità, in relazione alle prescrizioni dell'esame di Stato, che è molto esatta la formula contenuta nel testo del progetto là dove si dice, a proposito dei vari ordini e gradi di scuole, cioè «indicati dalla legge», e non «maturità»; perché il concetto di maturità gettato giù all'improvviso in un testo costituzionale, senza una sufficiente discussione e senza poterlo ancorare a questo o a quell'ordine o grado di scuole, crea una situazione incerta e confusa e, quindi, di difficile interpretazione. Se, al contrario, se ne rimanda la precisazione alla legge, secondo il testo del progetto, le conseguenze saranno chiare e ogni limitazione possibile.

Presidente Terracini. Dagli onorevoli Codignola, Matteotti, Sardiello e altri è stato presentato il seguente emendamento al secondo comma dell'emendamento concordato: «La legge assicura alle scuole non statali piena libertà di insegnamento e garantisce ai loro alunni parità di condizioni didattiche».

Codignola. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Codignola. Vorrei chiederle, onorevole Presidente, di consentire una sospensione della seduta per non più di dieci minuti. (Commenti). Sarebbe nell'interesse comune raggiungere una formulazione che sia accettata da tutte le parti. Credo, pertanto, che una sospensione di dieci minuti sarebbe opportuna. (Commenti).

Presidente Terracini. Onorevole Dossetti, siccome ella è un po', come dire, il deus ex machina, vorrei dirle che potrei accedere al desiderio manifestato dall'onorevole Codignola ad una condizione, che soltanto lei può assumere impegno di soddisfare, cioè che vi sia almeno qualche possibilità che questo avvicinamento fra le posizioni concordate che lei rappresenta e la formulazione proposta dall'onorevole Codignola possa verificarsi veramente.

Dossetti. Sono molto dispiacente, ma ho il dovere di rispondere che mi pare che l'onorevole Codignola con la sua formula — che soltanto esteriormente presenta una certa assonanza con la nostra — intenda risolvere un problema diverso da quello che noi abbiamo risolto con il testo concordato, al quale io credo ci si debba invece attenere. Nel testo concordato si risolve il problema della condizione giuridica, sia pure senza nessuna specificazione in ordine al problema economico, degli alunni delle scuole non statali. Invece l'onorevole Codignola, parlandoci di «parità di condizioni didattiche» presenta una formula la quale riguarda tutt'altra questione; cioè sembra semplicemente affermare la necessità che sia assicurata agli alunni delle scuole non statali una condizione didattica pari a quella degli alunni delle scuole statali.

Ora, questa condizione didattica potrebbe essere tutt'altra cosa dalla condizione giuridica, è tutt'altra cosa dalla equipollenza dei titoli, alla quale noi ci richiamiamo.

Parità di condizioni didattiche potrebbe dire che si deve assicurare — e questo non tanto a vantaggio delle scuole non statali, ma quasi, direi, a loro carico — che effettivamente queste scuole non statali abbiano un'efficienza didattica pari a quella delle scuole statali. Quindi, problema totalmente diverso; soltanto assonanza formale di parole.

Corbino. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Corbino. Le dichiarazioni dell'onorevole Dossetti ho l'impressione che abbiano confuso più che chiarito la situazione, perché qui adesso si pone un problema di equipollenza non nei riguardi degli istituti, ma nei riguardi della legge.

L'emendamento Dossetti dice che «la legge... deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni equipollenza di trattamento». È la legge che deve assicurare questa equipollenza, ed allora può nascere il dubbio che la legge abbia anche l'obbligo di mettere gli istituti privati nelle condizioni di realizzare questa equipollenza.

Su questo punto credo che i chiarimenti sarebbero veramente necessari, perché, finché noi siamo sul terreno della parità puramente didattica fra alunni delle scuole di Stato ed alunni delle scuole private sorte per iniziativa di chiunque, e con mezzi propri, noi siamo perfettamente d'accordo. Ma, se dovesse nascere il dubbio che lo Stato a chiunque si presenti per voler fare una scuola privata abbia l'obbligo di metterlo in condizioni di costituire l'equipollenza con i giovani delle scuole pubbliche (Commenti), noi creeremmo l'anarchia nella pubblica istruzione, perché non ci sarebbero più mezzi sufficienti per tener fronte alle necessità dello Stato per le proprie scuole ed alle necessità di tutti i privati, di cui ciascuno si vorrebbe fare una scuola per conto proprio. Ecco perché io vorrei che si desse un'interpretazione autentica di questa disposizione che si va a votare.

Ad attenuare un poco il peso della nostra responsabilità, debbo aggiungere che queste disposizioni si debbono a tempo debito convertire in leggi, che le leggi debbono trovare un parlamento che le approvi, e che, se ci saranno dei parlamenti che vorranno andare oltre le nostre attuali intenzioni, ci andranno, mentre, se vi saranno dei parlamenti che vorranno restare al di qua, vi resteranno.

In quanto poi agli studi universitari, io, per semplificare un po', non insisto sull'emendamento che avevamo presentato nei riguardi dell'inamovibilità dei professori di Università. In tanto era stata richiesta l'inamovibilità in quanto nel progetto di Costituzione è prevista l'inamovibilità per i magistrati e, tanto per i magistrati che per i professori Universitari, la tradizione ha sempre rispettato il principio dell'inamovibilità.

Rimettiamoci, quindi, alla tradizione della legge Casati e speriamo che i professori saranno inamovibili come, nella gran massa, sono stati inamovibili anche quando i ministri fascisti abolirono, di fatto, l'inamovibilità.

Preti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Egregi colleghi, mi pare che sia stata già larghissimamente chiarita ogni più piccola parte di quest'emendamento. Ad ogni modo, onorevole Preti, lei ha facoltà di parlare.

Preti. Volevo dire che non solamente l'onorevole Dossetti ha sottoscritto questo emendamento, ma l'abbiamo sottoscritto anche noi e, di conseguenza, noi invitiamo lui ed il suo Partito ad accedere a questa richiesta dell'onorevole Codignola: può darsi che in tal modo si giunga a trovare una soluzione che accontenti tutti. (Commenti al centro).

Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, mi consentano un momento di attenzione. All'emendamento concordato sono stati ormai presentati altri cinque o sei emendamenti da parte di colleghi, i quali hanno avuto conoscenza dell'emendamento concordato soltanto all'inizio di seduta.

Ritengo, pertanto, sia opportuno che gli interessati si riuniscano immediatamente durante una breve sospensione della seduta.

(La seduta, sospesa alle 16.25, è ripresa alle 16.40).

Fabbri. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Fabbri. Se non vi è un nuovo testo concordato, dichiaro che io voterò contro quello che, all'inizio della seduta, è stato detto testo concordato, perché non mi appare chiaro nel suo contenuto.

Infatti, mentre si parla di autonomi ordinamenti per le istituzioni di alta cultura, di università in genere, sul che io sarei perfettamente d'accordo, trovo che, corrispondentemente a questa caratteristica per gli istituti di alta cultura, università e accademia, gli autonomi ordinamenti sono consentiti nei limiti della legge; invece per le scuole inferiori si parla di garanzia di piena libertà, senza precisare di che e di che cosa, in guisa che, questa piena libertà, garantita dalla legge, mi pare qualche cosa di più di quella consentita agli istituti superiori che hanno liberi ordinamenti, nei limiti della legge.

D'altra parte, quando si parla anche di parità, non capisco esattamente che cosa l'espressione significhi ed essa risulta per me equivoca, perché sapevo all'ingrosso che cosa significa parificazione e pareggiamento, ma non so che cosa esattamente voglia dire parità. Voto contro anche perché non sono favorevole all'esame di Stato relativamente alla scuola statale. Ritengo che una delle precise funzioni dello Stato sia l'ordinamento scolastico e la funzione dell'istruzione e dell'educazione. Se lo Stato adempie adeguatamente questa sua funzione non deve aver bisogno di alcun controllo nel momento in cui i suoi funzionari e i suoi dipendenti, che conoscono perfettamente gli alunni per averli seguiti durante almeno un anno scolastico, decidono per il loro passaggio o non ai gradi superiori. Ritengo, quindi, che l'esame di Stato non sia concepibile nell'ambito della funzione dell'insegnamento scolastico da parte dello Stato se non nei rapporti delle scuole private. Ed allora bisogna sapere con precisione quando questo esame di Stato interviene, mentre l'espressione «maturità» mi pare che dica ben poco se non faccia riferimento ad un significato dell'espressione che sia già contenuta in legge. Noi non sappiamo se durante tutto lo svolgimento delle classi ginnasiali della scuola secondaria in genere interviene o non questo esame di maturità secondo l'ordinamento proposto. Per passare dal ginnasio al liceo c'è un esame di maturità? Oppure un esame di maturità è solo quello di ammissione all'università? C'è tutta una serie di equivoci per cui io non posso votare questo testo, mentre mi appariva chiarissimo quello della Commissione dei settantacinque, avendo io, è vero, un dissenso sull'ultimo comma, ma era un dissenso di concetto e di opinione e non un dissenso di interpretazione del contenuto dell'articolo, mentre nel testo concordato trovo una confusione, una imprecisione, una serie di compromessi sul significato delle parole e, quindi, una equivocità di interpretazione che mi pare sia poco plausibile per un testo di Costituzione che deve essere chiaro e comprensibile per quisque de populo.

Einaudi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Einaudi. Dichiaro che voterò contro questo emendamento come avrei votato contro l'articolo 27, così come era stato proposto dalla Commissione, perché ritengo che questo articolo consacri non la libertà della scuola, ma la sua schiavitù. O la lingua italiana vuol dire qualcos'altro di quello che dice o è evidente che questo articolo consacra la schiavitù della scuola e non la sua libertà. Infatti, il primo comma, già votato, dice che l'arte e la scienza sono libere e libero è l'insegnamento. Poi l'articolo seguita nei commi successivi a dire che la legge fissa gli obblighi delle scuole non statali ed assicura un equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali. Non si sa che cosa ciò voglia dire. Acquista poi significato da quello che è detto dopo, quando si afferma che è prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini, quindi dal ginnasio inferiore al superiore, dal liceo all'università, e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Se la lingua italiana vuol dire qualche cosa, questo vuol dire che lo Stato o qualche organo pubblico stabilirà quali siano i programmi, quali siano gli insegnamenti che devono essere impartiti, programmi ed insegnamenti a cui tutti gli ordini di scuole pubbliche e private si devono uniformare. L'articolo significa letteralmente, per quello che dice, che si consacra ancora una volta il valore legale di quello che è il pericolo, la peste maggiore delle nostre università, il valore giuridico dei diplomi, dei titoli di dottorato e di licenza, che si rilasciano coi vari ordini di scuole. Mi si consenta di fare appello alla mia quasi cinquantennale esperienza di insegnante: ciò che turba massimamente le università è il fatto che gli insegnamenti, invece di essere indirizzati alla pura e semplice esposizione della verità scientifica, sono indirizzati al conseguimento di diplomi di nessun valore, né morale né legale. Poiché questo articolo consacra ancora una volta il valore legale a tutti questi pezzi di carta, io voterò contro.

Ricordiamo il colloquio che il Falloux, Ministro dell'istruzione pubblica, all'epoca di Napoleone II, ebbe con uno straniero. Interrogato intorno all'insegnamento scolastico in Francia, il Ministro tirò fuori l'orologio e disse: «Sono le undici; in tutti i licei francesi, pubblici e privati, si commenta quel determinato passo di Tacito alla terza classe liceale».

Questo noi non vogliamo e questo è concretato implicitamente nell'articolo in esame, in cui viene negata la libertà della scienza e dell'insegnante, proclamata nel primo comma. (Applausi).

Miccolis. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Miccolis. Il primo comma dell'emendamento dice: «Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione».

Non vedo nessuna garanzia per la scuola, perché, secondo questa dizione, chiunque, anche non fornito di titolo di studio, può aprire una scuola.

Presidente Terracini. Passiamo alla votazione del primo comma dell'emendamento Dossetti ed altri, così formulato:

«Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione».

Avverto che, dagli onorevoli Miccolis, Capua, Puoti, Tieri, De Falco, Mastrojanni, Venditti, Vilardi, Rodinò Mario, Colitto, Tumminelli, Tripepi, Abozzi, Giannini, Russo Perez, Perugi, Trulli, Bencivenga, Marinaro e Lagravinese Pasquale è stata chiesta la votazione a scrutinio segreto.

Presidente Terracini. Dichiaro aperta la votazione.

Invito il Segretario a fare la chiama.

Riccio, Segretario, fa la chiama.

(Segue la votazione).

Presidente Terracini. Dichiaro chiusa la votazione. Invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto sul primo comma dell'emendamento Dossetti ed altri.

Presenti e votanti............ 451
Maggioranza.............. 226
Voti favorevoli........... 335
Voti contrari.............. 116

(L'Assemblea approva).

[Nel resoconto stenografico della seduta viene riportato l'elenco dei deputati che hanno preso parte alla votazione.]

Presidente Terracini. È stato presentato dagli onorevoli Corbino, Marchesi, Preti, Binni, Lozza, Fabbri, Zagari, Pacciardi, Rodinò Mario, Silipo, Codignola, Bernini, Badini Confalonieri, Cortese, Perrone Capano e altri il seguente emendamento aggiuntivo a quello testé approvato: «senza oneri per lo Stato».

Gronchi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Gronchi. Non comprendiamo molto questa preoccupazione così bruciante che hanno i colleghi presentatori dell'emendamento, perché non arriviamo a pensare utile, opportuno e necessario che non si crei alcun obbligo per lo Stato di venire in aiuto ad enti e privati che intendono istituire scuole e istituti di educazione. Ma fo notare soprattutto ai colleghi, i quali sentono il valore delle scuole e degli istituti di educazione come strumenti di elevazione popolare, che è estremamente inopportuno precludere per via costituzionale allo Stato ogni possibilità di venire in aiuto ad istituzioni le quali possono concorrere a finalità di così alta importanza sociale. Vi sono enti comunali e provinciali che non hanno niente a che fare — badate bene, onorevoli colleghi — con enti confessionali o religiosi, i quali hanno per compito o fra i loro primari compiti di istituire opere ed istituti di educazione; e voi volete costituzionalmente impedire che lo Stato abbia la facoltà di integrare l'opera che questi enti possano compiere a vantaggio della collettività nazionale.

A noi pare che collocare un tale divieto in un testo costituzionale sia troppo restrittivo e controproducente ai fini stessi della educazione che noi abbiamo posto come uno dei primi compiti per lo Stato. Siamo perciò contrari e voteremo in conseguenza.

Presidente Terracini. Si dovrà ora passare alla votazione dell'emendamento aggiuntivo testé letto. Avverto che è stato chiesto l'appello nominale da parte degli onorevoli Preti, Gullo Rocco, Nasi, Lozza, Mariani Enrico, Salerno, Villani, Lami Starnuti, Valiani, Bernini, Faralli, Pertini, Lombardi, Grilli, Malagugini, Lussu, Ghislandi, Foa, Codignola, Fogagnolo, Bocconi, Veroni, Crispo, Caporali, Tremelloni e altri.

Bianchi Bianca. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Bianchi Bianca. A nome del Gruppo parlamentare del Partito socialista dei lavoratori italiani, dichiaro che per il nostro concetto di concedere da parte dello Stato piena libertà di insegnamento alle scuole private, noi aderiamo al primo comma e, nello stesso tempo, all'emendamento in aggiunta al primo comma stesso, perché siamo assolutamente contrari al principio che lo Stato debba dare sovvenzioni ed aiuti economici e finanziari alle scuole private.

Malagugini. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Malagugini. L'aggiunta proposta al comma già approvato non fa che tradurre in parole e concretare la dichiarazione esplicativa fatta dall'onorevole Dossetti alla frase «parità di trattamento scolastico». Stando così le cose, non comprendiamo la preoccupazione che ha ispirato l'intervento dell'onorevole Gronchi, a nome del Gruppo della democrazia cristiana. Riconosco che ci sono alcuni particolari istituti, che sono sovvenzionati dallo Stato e di tale sovvenzione han bisogno e sono meritevoli; è vero che ci possono essere anche dei comuni che istituiscano scuole, le quali non sarebbero statali pur non essendo private. Ma in questi casi la legge potrà opportunamente rimediare considerandole come istituti parastatali o ricorrendo a quegli altri accorgimenti che eliminino l'apparente contraddizione. (Commenti al centro).

Comunque, anche a prezzo di sacrificare qualcuna di queste istituzioni, noi teniamo all'affermazione del principio; e diciamo che o le parole dell'onorevole Dossetti rispondevano, come io personalmente credo, ad un reale convincimento e non vi deve perciò essere alcun motivo perché la legge non le concreti in una formula, oppure... faccio grazia ai colleghi dell'altro corno del dilemma. (Approvazioni a sinistra).

Marchesi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Marchesi. Dichiaro che il nostro Gruppo voterà l'emendamento.

Corbino. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Lei è un firmatario dell'emendamento; perché chiede di parlare?

Corbino. Vorrei chiarire brevemente il mio pensiero. Forse, da quello che avevo in animo di dire, il collega Gronchi avrebbe capito che le sue preoccupazioni sono infondate. Perché noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati; diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della facoltà di dare o di non dare.

Gronchi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Onorevole Gronchi; desidero farle presente che siamo in sede di dichiarazione di voto, la quale non è evidentemente una sede per riaprire una discussione polemica. Dica brevemente, ma si attenga alla dichiarazione di voto.

Gronchi. È vero quello che lei dice, onorevole Presidente; mi inchino alla sua osservazione, però è utile che chiariamo esattamente la portata dell'aggiunta.

Prego i colleghi di credere che non c'è nessun retropensiero nella nostra valutazione. (Commenti a sinistra). Il mormorio, se voi credete dargli valore di commento, è assolutamente fuori di luogo; specialmente quando queste dichiarazioni vengono da me, che dovreste conoscere abbastanza bene nel pensiero e negli atteggiamenti.

Io vi faccio osservare che una dizione quale quella che si chiede in aggiunta al primo articolo potrà essere anche interpretata come vuole l'onorevole Corbino, ma può essere anche interpretata in senso assai più estensivo. Allora vi domando in quali condizioni si troverebbero tutte le scuole professionali — o quella gran parte di scuole professionali — che oggi non sono di Stato e pur vivono col concorso dello Stato. Voglio vedere come e da chi si ritiene ragionevole, per prevenzione contro queste ombre immaginarie di scuole confessionali che vanno a mendicare i mezzi della loro sussistenza allo Stato, sostenere che risponda a fini sociali di generale interesse precludere allo Stato di adempiere alla sua funzione integratrice verso istituti ed enti che si propongono, per esempio, l'istruzione professionale. (Commenti).

Bruni. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà. (Commenti al centro).

Anche un deputato isolato ha diritto di fare la sua dichiarazione di voto, pur se dietro di sé non ha duecento colleghi di Gruppo.

Bruni. Dichiaro di essere contrario all'emendamento, perché ho proposto un'aggiunta all'articolo 28, con la quale si dichiara che lo Stato deve provvedere ad un congruo finanziamento delle scuole private, se vuole difendere il principio della libertà di insegnamento e della parità di obblighi e di doveri da parte delle scuole private.

Codignola. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Codignola. Dichiaro che voteremo a favore, chiarendo ai colleghi democristiani che, con questa aggiunta, non è vero che si venga ad impedire qualsiasi aiuto dello Stato a scuole professionali: si stabilisce solo che non esiste un diritto costituzionale a chiedere tale aiuto. Questo è bene chiarirlo. (Commenti Interruzioni).

Presidente Terracini. Pongo pertanto, in votazione, per appello nominale, l'emendamento aggiuntivo degli onorevoli Corbino, Marchesi ed altri, di cui do ancora lettura:

«senza oneri per lo Stato».

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

Comincerà dall'onorevole Negarville.

Si faccia la chiama.

Riccio, Segretario, fa la chiama.

Rispondono sì:

Abozzi, Allegato, Amadei, Assennato, Azzi.

Badini Confalonieri, Baldassari, Barbareschi, Bardini, Bargagna, Barontini Anelito, Barontini Ilio, Basile, Basso, Bei Adele, Bellusci, Bencivenga, Bennani, Bernabei, Bernamonti, Bernini Ferdinando, Bianchi Bianca, Bianchi Bruno, Bianchi Costantino, Bibolotti, Binni, Bitossi, Bocconi, Bolognesi, Bonomelli, Bosi, Bozzi, Bucci.

Cacciatore, Calamandrei, Calosso, Camangi, Canepa, Canevari, Caporali, Capua, Carboni, Carmagnola, Carpano Maglioli, Cavallari, Cerreti, Cevolotto, Chiaramello, Chiostergi, Cianca, Cicerone, Cifaldi, Codignola, Colitto, Colombi Arturo, Colonna di Paliano, Condorelli, Conti, Corbi, Corbino, Corsi, Cortese, Costa, Costantini, Cremaschi Olindo.

Damiani, D'Amico Michele, D'Aragona, De Falco, De Filpo, Della Seta, De Mercurio, De Michelis Paolo, De Vita, Di Gloria, Di Vittorio, D'Onofrio, Dozza, Dugoni.

Fabbri, Faccio, Fantuzzi, Faralli, Farini Carlo, Fedeli Armando, Ferrari Giacomo, Filippini, Finocchiaro Aprile, Fiore, Fiorentino, Fioritto, Flecchia, Foa, Fogagnolo, Fornara.

Gallico Spano Nadia, Gervasi, Ghidetti, Ghidini, Ghislandi, Giacometti, Giannini, Giolitti, Giua, Grassi, Grazi Enrico, Grazia Verenin, Grieco, Grilli, Gullo Fausto, Gullo Rocco.

Imperiale.

Jacometti.

Laconi, La Gravinese Nicola, Lagravinese Pasquale, La Malfa, Lami Starnuti, Landi, La Rocca, Lombardi Riccardo, Longhena, Lopardi, Lozza, Lupis, Lussu.

Macrelli, Maffi, Magnani, Magrini, Malagugini, Maltagliati, Mancini, Marchesi, Mariani Enrico, Mariani Francesco, Marinaro, Martino Enrico, Massini, Massola, Mastino Pietro, Mastrojanni, Mattei Teresa, Matteotti Carlo, Matteotti Matteo, Mazzei, Mazzoni, Merighi, Merlin Angelina, Mezzadra, Miccolis, Minella Angiola, Minio, Molinelli, Montagnana Rita, Montalbano, Montemartini, Morandi, Moranino, Morelli Renato, Musolino, Musotto.

Nasi, Natoli Lamantea, Nenni, Nitti, Nobile Umberto, Nobili Oro, Noce Teresa, Novella.

Pacciardi, Pajetta Gian Carlo, Pajetta Giuliano, Paolucci, Paris, Pastore Raffaele, Pera, Perassi, Persico, Pertini Sandro, Perugi, Pesenti, Piemonte, Pistoia, Pollastrini Elettra, Pressinotti, Preti, Preziosi, Priolo, Pucci, Puoti.

Ravagnan, Reale Eugenio, Reale Vito, Ricci Giuseppe, Rodi, Rodinò Mario, Romita, Rossi Giuseppe, Rossi Maria Maddalena, Roveda, Rubilli, Ruggeri Luigi, Ruggiero Carlo, Russo Perez.

Saccenti, Salerno, Sansone, Saragat, Sardiello, Scarpa, Schiavetti, Scoccimarro, Scotti Francesco, Secchia, Selvaggi, Sereni, Silipo, Silone, Simonini, Spallicci, Spano, Stampacchia.

Taddia, Targetti, Tega, Tieri Vincenzo, Tomba, Tonello, Tonetti, Tremelloni, Treves, Tripepi, Tumminelli.

Valiani, Venditti, Vernocchi, Veroni, Vilardi, Vischioni.

Zagari, Zanardi, Zappelli, Zuccarini.

Rispondono no:

Adonnino, Alberti, Ambrosini, Andreotti, Angelucci, Arcaini, Arcangeli, Avanzini.

Bacciconi, Balduzzi, Baracco, Bastianetto, Bellato, Belotti, Benedetti, Benvenuti, Bergamini, Bertini Giovanni, Bertola, Bertone, Bettiol, Biagioni, Bianchini Laura, Bonomi Paolo, Borsellino, Bosco Lucarelli, Bovetti, Braschi, Bruni, Brusasca, Bubbio, Bulloni Pietro, Burato.

Caccuri, Caiati, Campilli, Camposarcuno, Cappa Paolo, Cappelletti, Cappi Giuseppe, Cappugi, Carbonari, Carignani, Caristia, Caronia, Carratelli, Caso, Cassiani, Castelli Edgardo, Castelli Avolio, Cavalli, Chatrian, Chieffi, Ciampitti, Ciccolungo, Cimenti, Cingolani Mario, Clerici, Coccia, Codacci Pisanelli, Colombo Emilio, Colonnetti, Conci Elisabetta, Coppi Alessandro, Corsanego, Cotellessa, Cremaschi Carlo.

D'Amico Diego, De Caro Gerardo, De Gasperi, Del Curto, Delli Castelli Filomena, De Maria, De Martino, De Michele Luigi, De Palma, De Unterrichter Maria, Di Fausto, Dominedò, Dossetti.

Ermini.

Fabriani, Fanfani, Fantoni, Federici Maria, Ferrarese, Ferrario Celestino, Ferreri, Firrao, Foresi, Franceschini, Fresa, Froggio, Fuschini.

Gabrieli, Galati, Garlato, Gatta, Germano, Geuna, Giacchero, Giordani, Gonella, Gortani, Gotelli Angela, Gronchi, Guariento, Guerrieri Emanuele, Guerrieri Filippo, Gui, Guidi Cingolani Angela.

Jacini, Jervolino.

Lazzati, Leone Giovanni, Lettieri, Lizier.

Malvestiti, Mannironi, Manzini, Marazza, Marconi, Martinelli, Marzarotto, Mastino Gesumino, Mattarella, Meda Luigi, Medi Enrico, Mentasti, Merlin Umberto, Micheli, Monterisi, Monticelli, Montini, Morelli Luigi, Moro, Mortati, Motolese, Murdaca, Murgia.

Nicotra Maria, Notarianni, Numeroso.

Orlando Camillo.

Pallastrelli, Pastore Giulio, Pat, Pecorari, Pella, Perlingieri, Petrilli, Piccioni, Pignedoli, Ponti, Proia.

Quarello, Quintieri Adolfo.

Raimondi, Recca, Rescigno, Restagno, Riccio Stefano, Rivera, Rodinò Ugo, Romano, Rumor.

Saggin, Salizzoni, Salvatore, Sampietro, Sartor, Scalfaro, Scelba, Schiratti, Scoca, Scotti Alessandro, Segni, Siles, Spataro, Stella, Storchi, Sullo Fiorentino.

Tambroni Armaroli, Taviani, Terranova, Tessitori, Titomanlio Vittoria, Togni, Tosato, Tosi, Tozzi Condivi, Trimarchi, Tupini, Turco.

Uberti.

Valenti, Valmarana, Vanoni, Viale, Vicentini, Vigo.

Zaccagnini, Zerbi, Zotta.

Astenuti:

Benedettini.

Lucifero.

Morini.

Orlando Vittorio Emanuele.

Sono in congedo:

Aldisio, Angelini, Arata.

Bernardi, Bordon.

Cairo, Caprani, Cartia, Cosattini.

Falchi.

Gavina.

Iotti Leonilde.

La Pira, Li Causi, Lombardo Ivan Matteo.

Parri, Pellizzari, Penna Ottavia.

Rapelli, Roselli.

Volpe.

Presidenza del Vicepresidente Pecorari

Presidente Pecorari. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli segretari a procedere al computo dei voti.

(Gli onorevoli Segretari fanno il computo dei voti).

Presidenza del Presidente Terracini

Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione nominale:

Presenti.......................... 452
Votanti...................... 448
Astenuti......................... 4
Maggioranza.............. 225
Hanno risposto ....... 244
Hanno risposto no..... 204

(L'Assemblea approva l'emendamento aggiuntivo).

Presidente Terracini. Passiamo al comma successivo del testo concordato:

«La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali».

Vi è, a questo proposito, un emendamento già presentato dall'onorevole Bruni, e che l'onorevole Bruni ha dichiarato di mantenere, sostitutivo del terzo, quarto e quinto comma del primo testo della Commissione:

«Le scuole, che ottengono il riconoscimento giuridico dei loro titoli, acquistano nella libertà del loro particolare indirizzo educativo gli stessi diritti e si sottopongono agli stessi obblighi di quelle statali. La legge determina le condizioni di tale riconoscimento».

Lo pongo in votazione.

(Non è approvato).

Alla formulazione del testo concordato, sono stati presentati due emendamenti parziali.

Il primo, dell'onorevole Condorelli e altri, è del seguente tenore:

«Sostituire alle parole: equipollenza di trattamento scolastico» le altre: pari condizioni scolastiche».

L'altro, degli onorevoli Codignola e Bianchi Bianca, è il seguente:

«Aggiungere alle parole: piena libertà, le parole: di insegnamento».

Vi è inoltre l'emendamento già presentato, prima della sospensione della seduta, dagli onorevoli Codignola, Matteotti ed altri.

Codignola. Non vi insisto.

Presidente Terracini. Pongo in votazione la prima parte del comma nel testo concordato:

«La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà».

(È approvata).

Pongo in votazione l'aggiunta, proposta dagli onorevoli Codignola e Bianchi Bianca, delle parole:

«di insegnamento».

(Non è approvata).

Passiamo alla seconda parte del comma nel testo concordato:

«e ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali».

L'onorevole Condorelli ha proposto di sostituire alle parole: «equipollenza di trattamento scolastico» le altre: «pari condizioni scolastiche».

Condorelli. Desidererei illustrare brevemente l'emendamento.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Condorelli. Secondo me l'espressione «equipollenza di trattamento scolastico» è un po' oscura.

Il trattamento scolastico è il trattamento che si fa agli scolari nelle scuole; prima di tutto l'insegnamento e poi tutto il resto.

Non mi pare che il principio della libertà della scuola voglia la parità, nelle diverse scuole, di tale trattamento. Si è voluto parlare di parità di condizioni giuridiche e di diritti degli alunni delle scuole statali e di quelli delle scuole non statali.

Perciò, mi pare che questo concetto di parità di condizioni giuridiche sia espresso più esattamente con la formula da me proposta.

Presidente Terracini. Pongo in votazione l'emendamento Condorelli.

(Non è approvato).

Pongo in votazione la seconda parte del comma nel testo concordato, di cui ho già dato lettura.

(È approvata).

Passiamo al comma successivo del testo concordato:

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, per la maturità e per l'abilitazione all'esercizio professionale».

Questo testo è stato modificato dagli stessi firmatari dell'emendamento nel seguente modo:

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi, nonché per l'abilitazione all'esercizio professionale».

L'onorevole Codignola ha proposto di sostituire alle parole: «per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole» le seguenti: «per i vari ordini e gradi di scuole».

Chiedo all'onorevole Codignola se mantiene l'emendamento.

Codignola. Lo ritiro.

Presidente Terracini. L'onorevole Corbino ha proposto che al primo testo concordato si sopprimano le parole: «per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, per la maturità e». È evidente che tale emendamento dovrà adeguarsi al nuovo testo per quanto riguarda le precise parole da sopprimere. Onorevole Corbino, insiste?

Corbino. Penso che costi meno metterlo in votazione anziché motivarne il ritiro.

Fabbri. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Fabbri. Mi pare che il novissimo testo finisce per dire letteralmente che anche per entrare nelle scuole elementari ci vuole l'esame di Stato. Infatti, il testo dice: «per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole». (Si ride).

Presidente Terracini. Lei propone qualche formulazione diversa?

Fabbri. No, perché ho dichiarato che voterò contro. Così semplifico.

Corbino. Mi sembra che l'emendamento Codignola risolva questo inconveniente.

Presidente Terracini. È stato ritirato. L'onorevole Dossetti potrà dirci se vi sia qualche modo per superare il rilievo dell'onorevole Fabbri.

Bozzi. Vorrei dare un chiarimento.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Bozzi. Si potrebbe ovviare all'inconveniente dicendo: «È prescritto un esame di Stato per l'ammissione agli ordini e gradi di scuole indicati dalla legge».

Presidente Terracini. Chiedo il parere della Commissione.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. Ove si accetti l'emendamento testé proposto dall'onorevole Bozzi, che è, poi, l'emendamento che era stato proposto a mio mezzo dalla Commissione, evidentemente l'altra formula «per la conclusione di essi» verrebbe meno e ci si dovrebbe limitare alla formula «indicati dalla legge», il che chiarirebbe anche l'osservazione dell'onorevole Fabbri.

Io riprendo il mio emendamento, a condizione che sostituisca anche quello relativo alla conclusione dei corsi.

Bozzi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Bozzi. Se lasciamo la formula «per l'ammissione», dobbiamo poi aggiungere l'altra «per la conclusione»; perché, ad esempio, se diciamo solamente «per l'ammissione», l'esame di Stato per la licenza liceale non ci sarà più, mentre noi vogliamo che ci sia, sia per l'ammissione all'Università, sia come conclusione di un corso di studi.

Codignola. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Codignola. L'emendamento proposto dall'onorevole Bozzi cambia interamente il senso del comma.

Con la proposta dell'onorevole Bozzi si consente in sostanza l'abolizione dell'esame di Stato, in quanto si prescrive che questo si dovrà sostenere solo nei casi indicati dalla legge.

Quindi, coloro che hanno proposto l'emendamento concordato, devono ora respingere l'emendamento Bozzi, che significa appunto il rovesciamento di quanto abbiamo concordato.

Presidente Terracini. Pongo in votazione l'emendamento Corbino, in base al quale il comma dell'articolo risulterebbe del seguente tenore:

«È prescritto un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale».

(Non è approvato).

Dobbiamo ora prendere in esame la formulazione proposta dall'onorevole Bozzi:

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole indicati dalla legge o per la conclusione di essi, nonché per l'abilitazione all'esercizio professionale».

Malagugini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Malagugini. L'onorevole Tupini aveva precisato che, nel caso si accettasse l'emendamento Bozzi, bisognerebbe togliere la frase «o per la conclusione di essi».

Noi respingiamo l'emendamento Bozzi, perché crediamo che l'emendamento concordato renda meglio il nostro pensiero ed elimini ogni possibilità di equivoci.

Rescigno. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Rescigno. Credo che la dizione la quale meglio risponda all'attuale ordinamento degli studi in Italia sia questa: «È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari gradi delle scuole secondarie, per la maturità e per l'abilitazione all'esercizio professionale».

Presidente Terracini. Onorevole Rescigno, non si tratta di stabilire una formula che corrisponda allo stato attuale, ma stabilire una formula che risponda a quei criteri che la maggioranza dell'Assemblea ritiene debbano valere anche per l'avvenire.

Rescigno. La formula proposta da Bozzi è alquanto confusionaria in relazione agli ordini di studio (Commenti). Comunque non insisto nella proposta.

Taviani. Onorevole Presidente, sarebbe forse opportuno di sospendere per qualche minuto la seduta allo scopo di chiarire il testo concordato in relazione al rilievo dell'onorevole Fabbri.

Presidente Terracini. Onorevole Taviani, mi duole di non poter aderire al suo desiderio. D'altra parte l'onorevole Dossetti, primo firmatario dell'emendamento proposto, al quale ho rivolto una domanda, in merito all'osservazione dell'onorevole Fabbri, non ha creduto di fare una nuova proposta.

Lozza. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lozza. A proposito dell'espressione «ammissione o conclusione» dell'emendamento concordato fo notare all'onorevole Fabbri che riferendoci alla scuola elementare pur dicendo «ammissione o conclusione» non intendiamo parlare di ammissione, ma di conclusione. Infatti per le scuole elementari non esiste l'ammissione, ma l'iscrizione. D'altra parte l'esame di quinta elementare è un vero e proprio esame di Stato, con una commissione di maestri e di direttori, davanti alla quale passano gli alunni sia delle scuole di Stato, e parificate, che delle scuole paterne. Noi diciamo quindi «ammissione o conclusione» sicuri di non incorrere nell'errore a cui ha accennato il collega Fabbri.

Binni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Binni. Mi associo a quanto ha detto il collega Lozza. Vorrei far rilevare che quanto l'onorevole Fabbri ha osservato circa l'ammissione alla scuola elementare è insussistente, perché nella scuola elementare non si ha un esame di ammissione, ma si ha solo l'iscrizione. Vi sono invece altri ordini di scuole in cui occorre, oltre all'esame di conclusione degli studi, anche l'esame di ammissione. Noi siamo quindi per la formula «ammissione o conclusione».

Malagugini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Malagugini. Pregherei i colleghi, che hanno contribuito insieme con noi alla redazione dell'emendamento concordato, di attenersi alla formula che era stata trovata con molta buona volontà da parte di tutti. Gli argomenti che sono stati addotti dagli altri non hanno portato alcun elemento chiarificatore. Anche se la frase «ammissione o conclusione» fosse sovrabbondante, credete a me, per tutti i dubbi che possono nascere in una materia come questa è meglio sovrabbondare e quindi attenerci alla formula concordata «per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole, o alla conclusione ecc.» Tutt'al più arriverei ad accettare l'aggiunta proposta dall'onorevole Bozzi, qualora però il testo rimanesse nella sostanza quello concordato, tanto per ovviare all'unica osservazione fondata che è stata fatta circa la necessità di indicare chi è che determina i vari ordini e gradi di scuole.

Badini Confalonieri. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Badini Confalonieri. Mi pare fuor di dubbio che l'osservazione dell'onorevole Fabbri sia fondata. Dice l'onorevole Malagugini che l'espressione: «ammissione o conclusione» è sovrabbondante: a me pare che sia inesatta, per non dire di più. Quando noi diciamo «conclusione» e concludiamo un determinato ordine di scuole, evidentemente non ci potranno essere due esami di Stato, ma un unico esame di Stato che, mentre conclude quel ciclo di studi relativo ad un ordine, significa anche ammissione all'altro ordine. Mi pare che nessuno di noi voglia due esami di Stato, l'uno che concluda e l'altro che ammetta; quella garanzia che noi pretendiamo si può esaurire in un unico esame di Stato, che concluda un ordine e che ammetta all'ordine superiore.

Proporrei, pertanto, che siano soppresse le parole: «ammissione o».

Codignola. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Codignola. Accettando l'emendamento Badini Confalonieri otterremmo questa conclusione, che dei privatisti che si presentassero ad una qualsiasi scuola di qualsiasi grado potrebbero entrare in questa scuola senza esame di Stato, perché con esso si stabilisce il principio che l'esame di Stato è prescritto solo per la conclusione di ogni grado di studi, mentre è indispensabile — come è già stato riconosciuto in sede di discussione fra i vari gruppi interessati — stabilire il principio dell'esame di Stato tanto per la conclusione quanto per l'ammissione ai vari gradi. Siccome abbiamo usato la disgiuntiva «o», significa che per ogni grado o si fa l'esame di ammissione o si fa l'esame di conclusione.

Miccolis. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Miccolis. L'onorevole Fabbri ci ha portato allo scompiglio, perché ha fatto una osservazione che merita di essere guardata, sì, ma non presa troppo sul serio, in quanto alla scuola elementare si accede per iscrizione e noi non possiamo ammettere che vi sia un esame di Stato, quando non c'è una precedente preparazione.

A me pare che, così come è compilato, il comma stia bene. Si potrebbe, se mai, aggiungere, dopo le parole: «ordini e gradi di scuole» la parola: «secondarie»; comunque non faccio una proposta formale.

Cremaschi Carlo. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cremaschi Carlo. Noi voteremo per la formula concordata.

Badini Confalonieri. Chiodo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Badini Confalonieri. In questo caso a me non rimane che ritirare il mio emendamento, il quale voleva essere soltanto un tentativo di esprimersi in un italiano chiaro.

Presidente Terracini. L'onorevole Caronia ha proposto la seguente formula sostitutiva:

«È prescritto un esame di Stato al termine degli studi secondari e per l'abilitazione all'esercizio delle professioni».

Onorevole Caronia, la mantiene?

Caronia. Mantengo quanto è già detto nel terzo comma dell'emendamento ieri presentato e che porta anche la mia firma assieme a quella di molti altri. Non m'intrattengo sul danno che apporta allo svolgimento degli studi la molteplicità degli esami. Su questo non posso che associarmi a quanto ha già detto l'onorevole Corbino. Mi limito soltanto a far rilevare che la lunga serie di esami di Stato, dall'asilo alle elementari, dalle elementari alle secondarie inferiori, da queste alle secondarie superiori e da queste all'università, finisce per incidere fortemente sulla libertà di insegnamento. (Commenti). Insisto pertanto sul mio emendamento che limita gli esami di stato soltanto a quelli sufficienti per garentire la serietà degli studi e la loro efficienza.

Presidente Terracini. Sta bene. Pongo allora in votazione l'emendamento dell'onorevole Caronia.

(Non è approvato).

Onorevole Bozzi, ella insiste nell'emendamento proposto?

Bozzi. Non insisto.

Presidente Terracini. Pongo allora in votazione il terzo comma della formula concordata:

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuola o per la conclusione di essi, nonché per l'abilitazione all'esercizio professionale».

Rescigno. Chiedo di parlare per dichiarazioni di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Rescigno. Parlo a nome mio personale e non del gruppo. Dichiaro che voterò contro questa formulazione, perché ancora più equivoca dell'altra, specialmente perché induce a ritenere che al termine degli studi universitari ci possano essere due esami di Stato. (Commenti).

(La formulazione è approvata).

Presidente Terracini. Passiamo all'ultimo comma del testo concordato, con l'aggiunta proposta dall'onorevole Marchesi e accettata dall'onorevole Dossetti e dalla Commissione:

«Alle istituzioni di alta cultura, università e accademie, è riconosciuto il diritto di darsi autonomi ordinamenti, nei limiti consentiti dalle leggi dello Stato».

(È approvato).

Vi è ora un comma aggiuntivo proposto dagli onorevoli Leone Giovanni, Bettiol e Corbino del seguente tenore:

«Ai professori di ruolo delle Università statali è garantita l'inamovibilità».

L'onorevole Corbino ha già dichiarato di non insistervi. Onorevole Leone, lo mantiene?

Leone Giovanni. Ritiro l'emendamento perché, in seguito alle dichiarazioni di alcuni onorevoli colleghi e della stessa Commissione, pur risultando concordemente riconosciuta l'inamovibilità dei professori di ruolo delle università (vigente per antica tradizione, che neppure il fascismo tentò di scalfire), è apparso discutibile trattarsi di materia da disciplinare nella Costituzione.

Pur dissentendo da quest'ultimo rilievo (che avrebbe dovuto, peraltro, investire anche l'ultimo comma testé votato), ritiro l'emendamento, constatandone la sostanziale rispondenza alla coscienza dell'Assemblea.

Presidente Terracini. Vi è, infine, un comma aggiuntivo proposto dall'onorevole Bruni, del seguente tenore:

«Le scuole di qualsiasi tipo compiono un servizio pubblico, e sono tenute ad impartire un insegnamento ed una educazione civica d'ispirazione democratica e nazionale».

Chiedo alla Commissione di esprimere il proprio parere.

Tupini, Presidente della prima Sottocommissione. La Commissione non lo accetta.

Presidente Terracini. Lo pongo in votazione.

(Non è approvato).

L'articolo 27 risulta pertanto, nel suo complesso, così approvato:

«L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

«La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

«Enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

«La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni equipollenza di trattamento scolastico rispetto agli alunni degli istituti statali.

«È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi, nonché per l'abilitazione all'esercizio professionale.

«Alle istituzioni di alta cultura, università ed accademie, è riconosciuto il diritto di darsi autonomi ordinamenti, nei limiti consentiti dalle leggi dello Stato».

Caronia. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Caronia. Vorrei far presente che non è stato posto in votazione il mio emendamento aggiuntivo al primo comma.

Presidente Terracini. Onorevole Caronia, il suo emendamento è costituito da due parti: la prima si riferisce all'autonomia delle università, ed è già assorbita. La seconda si riferisce alla inamovibilità dei professori universitari di ruolo, della quale si è parlato in sede di svolgimento di emendamenti, su cui si è pronunciata la Commissione e su cui gli onorevoli Leone Giovanni e Corbino non hanno insistito. Comunque, se lei insiste, porrò il suo emendamento in votazione.

Caronia. Non insisto.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti