[Il 18 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Bruni. [...] Onorevoli colleghi! Il soffio innovatore di una Costituzione si rivela da molte cose, ma è soprattutto misurabile, anche a mio parere, come testé ha sottolineato l'onorevole Gullo, dal conto ch'essa fa dell'istruzione e dell'educazione.

Il soffio innovatore di una Costituzione può essere soprattutto avvertito e valutato rispetto alla possibilità concreta che è in grado di offrire ad ogni cittadino di elevarsi moralmente ed intellettualmente.

La risoluzione dei problemi sociali, essendo strettamente legata alla coscienza che i cittadini hanno dei loro doveri e dei loro diritti, è evidente il gran conto che la Repubblica è tenuta a fare dell'istruzione e dell'educazione.

Fa bene perciò l'articolo 28 ad estendere a tutti indistintamente i fanciulli l'insegnamento inferiore «obbligatorio e gratuito», come dice il progetto di Costituzione, per la durata di almeno otto anni.

Inoltre il terzo comma dell'articolo giustamente consacra il diritto a «raggiungere i gradi più alti dell'istruzione» anche per coloro che sono privi di mezzi, purché «capaci e meritevoli».

Sennonché, quando nel comma seguente si tratta di determinare i mezzi per rendere effettivo l'esercizio di questo sacrosanto diritto, ecco che non si sa indicare altro che «borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da conferirsi per concorso agli alunni». In tal modo la fruizione di quel diritto viene ad essere limitata arbitrariamente col legarla alla sorte di un esame o di un concorso e non invece al criterio, molto più stabile e per tutti uguale, di una più rigorosa selezione dei più meritevoli e dei più capaci lungo tutto il corso dell'anno scolastico. Come i ricchi, così anche i poveri devono andare avanti col semplice passaggio. Istituire per i poveri delle speciali borse di studio, dei concorsi, significa ribadire l'attuale discriminazione dei poveri di fronte alla scuola; criterio questo che disonora il Paese.

Si dirà che questo metodo è gravoso per l'erario. Ma io ritengo fermamente che sia venuta l'ora di porsi bene in mente che non si possa continuare a spendere quattro miliardi per l'istruzione quando se ne spendano oltre 100 per le forze armate.

Non ricostruiremo niente in Italia se continueremo ad avere milioni di analfabeti, se continueremo a discriminare i poveri dai ricchi: nulla di duraturo otterremo se non eleveremo di almeno venti volte il bilancio del Ministero dell'istruzione, come prima tappa.

Al fine di rendere più severi gli studi ed evitare la disoccupazione intellettuale, attraverso questo piano di socializzazione della scuola, potrà essere consigliabile l'istituzione di speciali concorsi per adire ai corsi universitari. L'ammissione a questi corsi potrà magari essere regolata con l'adozione del criterio del numerus clausus o col rendere veramente severi gli esami di ammissione alle università.

Fedele ai suesposti criteri di eguaglianza, ho proposto la sostituzione dei tre commi dell'articolo 28 col seguente:

«La scuola in ogni ordine e grado è aperta a tutti, indipendentemente dalle possibilità economiche di ciascuno, e la Repubblica assicura ai meno abbienti l'esercizio di questo diritto».

Come secondo comma dell'articolo resterebbe quello ultimo del progetto che ho lasciato invariato. Sicché l'articolo 28 risulterebbe di due commi invece di quattro.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti