[Il 15 novembre 1946 la prima Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sui principî dei rapporti politici. — Presidenza del Deputato Corsanego.]

Il Presidente Corsanego pone in discussione l'articolo seguente proposto dai Relatori:

«Il servizio militare è obbligatorio per tutti. La difesa della Patria è uno dei più alti doveri».

Cevolotto dichiara di essere d'accordo sui principî contenuti nell'articolo. Fa però osservare che, dicendo che il servizio militare è obbligatorio per tutti, ne viene di conseguenza che anche le donne possono essere obbligate a prestare il servizio militare. Ricorda che vi sono degli Stati in cui si è pensato di servirsi delle donne per certi servizi accessori, relativi all'esercito, ma che non comportano l'impiego nelle unità operanti. È del parere che non si debba estendere anche alle donne l'obbligatorietà del servizio militare.

Merlin Umberto, Relatore, fa notare che egli ha riportato l'articolo 133 della Costituzione russa in cui è detto, che la difesa della Patria è un sacro dovere di ogni cittadino. Evidentemente la legge sul servizio militare dirà che soltanto gli uomini potranno prestare il servizio militare.

Cevolotto fa osservare che la formula potrebbe prestarsi ad una interpretazione estensiva del servizio militare obbligatorio anche per le donne. Dichiara di essere favorevole alla formula che la difesa della Patria è un dovere.

Moro dichiara di essere anch'egli favorevole ad una formula in cui si dica che la difesa della Patria è un dovere di ogni cittadino, anche perché questa formula si riferisce piuttosto al concetto di una guerra difensiva che dovrebbe essere il criterio più giusto per una vera democrazia.

Ritiene però necessario aggiungere una norma — che gli sembra sia richiesta dalla coscienza sociale di tutti in questo momento — cioè che l'ordinamento dell'esercito deve riflettere la struttura democratica dello Stato.

Dossetti dichiara di essere favorevole alla prima parte della proposta dell'onorevole Moro, che cioè si debba sottolineare il concetto di una guerra difensiva, mentre sulla seconda parte della proposta si riserva di riflettere.

Per quanto si riferisce alla prima proposta, vorrebbe anzi che fosse accentuato il concetto che il servizio militare e l'attività bellica debbono avere essenzialmente carattere difensivo. Pertanto propone di invertire l'ordine dei concetti contenuti nell'articolo; cioè che si dica prima che la difesa della Patria è un dovere del cittadino, e poi che il servizio militare è obbligatorio.

De Vita dichiara di essere favorevole al concetto che la difesa della Patria è un dovere, mentre per la parte dell'articolo che riguarda l'obbligatorietà del servizio militare si dichiara nettamente contrario, essendo egli invece favorevole al servizio militare volontario per il tempo di pace. Ritiene che anche attraverso il volontariato sia possibile tenere in efficienza tecnica un esercito, anche per quanto riguarda i quadri e nell'eventualità di una guerra che deve essere difensiva. Non vede la necessità di mantenere il servizio militare obbligatorio in un regime democratico, specialmente nella situazione in cui si trova attualmente l'Italia.

Togliatti dichiara di essere nettamente contrario al punto di vista espresso dall'onorevole De Vita. Ritiene che si debba mantenere il servizio militare obbligatorio, qualunque sia l'esercito che il trattato di pace consentirà di mantenere. Afferma che con il servizio militare volontario non si avrebbe più un esercito a carattere nazionale, non si avrebbe più il popolo intero che si arma ed è pronto a difendere il suolo della Patria, ma una categoria di professionisti delle armi che potrebbero rappresentare la rovina di una società e la rovina dello Stato.

Ritiene che il concetto del servizio militare volontario sia da respingere, anche per il fatto che nell'organizzazione del servizio militare obbligatorio, dato che sarà consentito un esercito di limitate proporzioni, si dovrà adottare il criterio che il maggior numero possibile di cittadini siano istruiti nell'esercizio delle armi, in modo che possano essere utili alla difesa della Patria.

Per quanto riguarda l'estensione del servizio militare obbligatorio ai cittadini di sesso femminile, dichiara che non ne fa una questione, prima di tutto perché si è sempre detto che il servizio militare è obbligatorio, senza intendere con questo che sia obbligatorio anche per le donne, e poi perché non si potrebbe mai concepire di servirsi delle donne in quei servizi ed in quelle funzioni dell'esercito che sono proprie degli uomini.

Aggiunge che dovrà essere emanata in ogni caso una legge sul servizio militare, che regolerà i casi di obbligatorietà e le diverse categorie di persone che devono sottostare all'obbligo, e non vi sarà ragione di escludere, in linea di principio, l'impiego delle donne per determinati servizi.

Basso richiama l'attenzione dei Commissari sulla formula da lui proposta, la quale dice: «Tutti i cittadini sono tenuti alle prestazioni personali allo Stato per servizio militare e di lavoro».

Merlin Umberto, Relatore, è d'avviso che ogni democrazia debba stabilire il servizio militare obbligatorio per tutti i cittadini, poiché troppo spesso i soldati volontari divengono dei mercenari.

De Vita riferendosi a quanto ha prima dichiarato, obietta che vi può essere un esercito di volontari, che non sia un esercito mercenario.

Merlin Umberto, Relatore, ricorda che la democrazia, a cominciare dalla Dichiarazione dei principî del 1789, ha affermato il principio dell'obbligatorietà del servizio militare per tutti, e sostiene che questo principio deve essere riconfermato nella Costituzione.

Dichiara, infine, di non aver nessuna difficoltà ad accettare l'aggiunta proposta dall'onorevole Basso.

Il Presidente Corsanego osserva che, adottando la formula proposta dall'onorevole Basso, si dovrebbe rimandarne la discussione, in quanto questa formula fa parte dell'articolo che ha dato luogo alla mozione d'ordine sospensiva[i].

Mastrojanni si dichiara pienamente d'accordo circa la coscrizione obbligatoria, ma intende che questa coscrizione debba restringersi alla categoria dei cittadini maschi e non debba essere estesa anche alle donne.

Rileva che quanto ha detto l'onorevole Togliatti risponde indubbiamente alla realtà ed anche alla necessità che determinati servizi possano e debbano essere adempiuti da donne che ne abbiano la capacità, ma osserva che non tutte le donne hanno la capacità di adempiere a quelle prestazioni.

Caristia obietta che è evidente che le donne, le quali non hanno una sufficiente capacità per adempiere ad un servizio militare ausiliario, non saranno arruolale.

Mastrojanni ricorda che il criterio di assegnazione ad una determinata attività nell'ambiente militare, ha troppe volte fatto astrazione dalle attitudini e dalle possibilità personali. Questo pericolo deve essere considerato attentamente nell'interesse stesso della donna. Ritiene pertanto che possa essere approvata una formula che consenta il diritto di adibire in tempo di guerra le donne a speciali servizi, ma non parli di coscrizione obbligatoria anche per le donne.

Cevolotto ritiene opportuno che la formula sia limitata alla seguente dizione: «Il servizio militare è obbligatorio». Se invece si vogliono aggiungere le parole «per tutti», allora si verrà ad estendere l'obbligatorietà, sia pure nelle forme speciali, anche a tutte le donne fisicamente abili, il che, a suo avviso, è eccessivo.

Togliatti osserva che il fatto di dire che il servizio militare è obbligatorio per tutti non vuol dire che tutti sono mobilitati.

Cevolotto insiste perché la formula dica soltanto «Il servizio militare è obbligatorio».

La Pira ritiene che si debba rendere obbligatorio il servizio militare esclusivamente per gli uomini, lasciando poi la possibilità dell'accesso volontario delle donne a quei servizi particolari, sanitari, ausiliari ed altri, per i quali abbiano attitudini.

È indispensabile, però, limitare l'obbligatorietà del servizio militare ai soli uomini.

Merlin Umberto, Relatore, osserva che l'impiego delle donne in servizi ausiliari potrà essere stabilito dalla legge.

La Pira dichiara di accedere alla formula proposta dall'onorevole Cevolotto.

Il Presidente Corsanego ricorda che è stato proposto dall'onorevole Dossetti di invertire l'ordine dei concetti nell'articolo in esame, mettendo prima l'affermazione di carattere generale che la difesa della Patria è uno dei più alti doveri, e dopo l'altra riguardante l'obbligo del servizio militare.

Ritiene che su questa proposta tutti i Commissari possano essere d'accordo.

Basso ritiene che, per quello che riguarda la parte più strettamente tecnica dell'articolo, la formulazione da lui proposta, in un solo articolo comprensivo delle prestazioni personali e patrimoniali alle quali è obbligato il cittadino, sia la migliore.

Il Presidente Corsanego comunica che l'onorevole Moro ha presentato una nuova formula sostitutiva di quella dei Relatori, la quale tiene conto delle diverse opinioni espresse nel corso della discussione:

«La difesa della Patria è tra i più alti doveri del cittadino.

«Il servizio militare è obbligatorio. Esso non può pregiudicare le posizioni di lavoro del soldato, né l'esercizio dei diritti politici.

«Gli ordinamenti dell'esercito devono riflettere lo spirito democratico dello Stato italiano».

Moro spiega che con le parole: «Esso non può pregiudicare le posizioni di lavoro del soldato», si intende naturalmente che non possono essere pregiudicate le posizioni di lavoro anteriori al servizio militare.

Rileva che la formula da lui proposta pone in primo luogo una nobile affermazione generale circa l'obbligo della difesa della Patria, quale uno dei più alti doveri del cittadino.

In secondo luogo, benché egli sia antimilitarista, ritiene che si debba fissare una formula che riguardi in maniera esclusiva il servizio militare e la sua obbligatorietà.

Sarà la legge che stabilirà i limiti e le categorie che rientrano nell'obbligo.

Ritiene inoltre necessario garantire la posizione di lavoro del cittadino chiamato alle armi, fissando il diritto che egli ha a che gli sia conservato il posto e gli siano conservati gli assegni. Questo di regola presentemente avviene ma vi sono delle sperequazioni. Fino a poco tempo fa non si garantiva la conservazione del posto per i militari di leva. Questa era una cosa ingiusta, ed è bene che nella Costituzione si dica espressamente che chi adempie all'obbligo del servizio militare non deve veder pregiudicati i suoi diritti politici.

Osserva, infine, che l'ultima norma fissata nell'articolo da lui presentato è indispensabile dopo quanto è avvenuto in Italia e tende ad avvenire in ogni esercito: la norma ha lo scopo di garantire che lo spirito democratico del Paese entri nell'esercito compatibilmente con la struttura gerarchica dell'esercito stesso. Non è pensabile che la gerarchia militare soffochi la dignità della persona umana, come troppe volte è avvenuto attraverso i regolamenti di disciplina.

Mastrojanni, osservando che nella prima parte dell'articolo si dice che la difesa della Patria costituisce uno dei più alti doveri del cittadino, dichiara di non vedere quale altro dovere può essere ritenuto più elevato di quello riguardante la difesa della Patria. Ritiene invece che questa affermazione nobilissima debba essere fatta in modo solenne e senza alcuna limitazione.

Si dichiara d'accordo per quanto riguarda la parte centrale dell'articolo, ma sull'ultima parte, laddove si dice che l'esercito deve riflettere lo spirito democratico dello Stato, desidera che i Commissari tengano presente la struttura dell'esercito e il rendimento che esso deve dare attraverso una particolare disciplina, che non può essere influenzata da alcun sistema od orientamento politico. La esperienza recente insegna che il nostro nobilissimo esercito ha subìto un'incrinatura ed un avvilimento nel momento in cui il fascismo ha voluto insinuarvisi rompendone la compagine ed esautorando i principî della disciplina. Questa esperienza recente lo conforta nell'affermare che l'ultima proposizione dell'onorevole Moro dovrebbe essere eliminata, per permettere all'esercito di solidificarsi e di perseguire le sue altissime finalità senza l'influenza di orientamenti politici. L'esercito è fatto per difendere la Patria: la Patria si difende sotto qualsiasi regime e con qualsiasi orientamento politico. L'educazione dei giovani, che devono essere portati anche al sacrificio supremo della vita, deve essere lasciata nelle mani di persone le quali non soffrano in modo alcuno né l'influenza né il timore degli atteggiamenti politici.

Merlin Umberto, Relatore, propone di usare la formula: «La difesa della Patria è sacro dovere per i cittadini».

De Vita chiede che l'articolo sia votato per proposizioni separate.

Il Presidente Corsanego legge l'articolo nella definitiva dizione proposta dall'onorevole Moro:

«La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.

«Il servizio militare è obbligatorio.

«L'adempimento degli obblighi militari non può pregiudicare la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici.

«Nell'ordinamento dell'esercito deve riflettersi lo spirito democratico dello Stato italiano».

Mancini, Relatore, dichiara di accettare l'articolo nella dizione proposta dall'onorevole Moro.

Merlin Umberto, Relatore, si associa alla dichiarazione dell'onorevole Mancini.

Mastrojanni domanda che cosa si intenda con le parole «non può pregiudicare la posizione del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici».

Il Presidente Corsanego spiega che si vuole intendere che i militari conservano il diritto al voto e ad essere eletti deputati.

Pone ai voti la prima proposizione dell'articolo:

«La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino».

(È approvata all'unanimità).

Pone ai voti la seconda proposizione:

«Il servizio militare è obbligatorio».

De Vita dichiara di votare contro per i motivi già esposti.

(La proposizione è approvata all'unanimità, meno 1 voto contrario).

Il Presidente Corsanego legge l'altra proposizione:

«L'adempimento degli obblighi militari non può pregiudicare la posizione di lavoro del cittadino né l'esercizio dei diritti politici».

(La proposta è approvata all'unanimità, meno 1 voto contrario).

Legge l'ultima proposizione:

«Nell'ordinamento dell'esercito deve riflettersi lo spirito democratico dello Stato italiano».

(È approvata all'unanimità, meno 1 astenuto).

Il Presidente Corsanego pone ai voti l'intero articolo.

(È approvato all'unanimità).


 

[i] Vedi discussione relativa alle prestazioni personali avvenuta precedentemente nella stessa seduta della Sottocommissione e riportata a commento dell'articolo 23.

 

PrecedenteSuccessiva

Home

 

 

A cura di Fabrizio Calzaretti