[Il 25 gennaio 1947, nella seduta pomeridiana, la Commissione per la Costituzione in seduta plenaria prosegue la discussione sugli articoli del progetto di Costituzione.]

Presidente Ruini. [...] Segue l'articolo 48:

«La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.

Il servizio militare è obbligatorio. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici.

L'ordinamento dell'esercito deve informarsi allo spirito democratico dello Stato italiano».

Nobile dà ragione del seguente emendamento:

Dopo il secondo comma, inserire i seguenti:

«La legge provvederà perché ai militari mutilati di guerra, resi invalidi al lavoro, siano assicurati i mezzi adeguati per una decorosa esistenza.

«Il mantenimento, l'istruzione e l'educazione dei figli dei militari morti in guerra sono a carico dello Stato».

Fa presente la necessità di preoccuparsi del militare, il quale non possa più tenere il suo posto di lavoro perché divenuto inabile al lavoro: a questa esigenza si è ispirato il primo comma dell'emendamento da lui presentato. Rileva inoltre che è stato dimenticato il caso più grave, quello del sacrificio estremo che il cittadino ha compiuto per il suo dovere verso la Patria, il sacrificio della vita, lasciando la famiglia senza mezzi di sostentamento. Gli è, quindi, sembrato indispensabile affermare che il mantenimento, l'istruzione e l'educazione dei figli dei militari morti in guerra sono a carico dello Stato. Le penose situazioni in cui oggi versano i militari invalidi e gli orfani di guerra non possono non essere tenute in doverosa considerazione. Prega pertanto la Commissione — salvo quelle modifiche di forma che essa riterrà necessarie — di approvare nella sostanza il suo emendamento.

Merlin Umberto riconosce la nobiltà dell'intenzione che ha mosso il proponente dell'emendamento. Rileva, però, che la legislazione sui mutilati, sugli invalidi, sui deceduti ed i loro eredi, è divenuta una norma così costante per tutti i Paesi che qualsiasi accenno ad essa nella Costituzione sembra superfluo. È stato relatore, per questa parte, in seno alla prima Sottocommissione, e rileva che, unitamente al correlatore onorevole Mancini, si è preoccupato di inserire nella Costituzione solo quello che era essenziale, non quello che costituisce già un dato di fatto poiché la Patria ha fatto sempre — compatibilmente con i suoi mezzi — il proprio dovere verso tutte le vittime della guerra. L'emendamento gli sembra, quindi, superfluo, in quanto già compreso in una abbondante legislazione che regola tutta la materia.

Nobile osserva all'onorevole Merlin che ciò che vi è di nuovo nell'emendamento presentato è proprio la dizione «i mezzi adeguati per una decorosa esistenza». Non si può certo dire che la legislazione attuale provveda a questi mezzi, poiché il trattamento riservato agli invalidi è assolutamente irrisorio.

Comunque, non insiste nell'emendamento, perché può anche convenire che la materia non sia di Costituzione.

Prega però la Commissione di votare questo emendamento — che trasforma in raccomandazione — come espressione per lo meno della sua volontà che la materia sia regolata.

Il Presidente Ruini pone ai voti l'emendamento Nobile trasformato in raccomandazione, che dovrà essere tenuta presente dal Governo e dal Parlamento nella legislazione in materia.

(La raccomandazione è approvata all'unanimità).

De Vita propone un emendamento al secondo comma dell'articolo 48, e precisamente la soppressione della prima parte: «Il servizio militare è obbligatorio», modificando così la proposizione successiva: «L'adempimento del servizio militare non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici».

Questo, perché non ritiene necessario che l'obbligatorietà del servizio militare sia sancita nella Costituzione.

Bozzi osserva che quanto è sancito nel secondo comma, cioè che l'adempimento del servizio militare non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici, è un principio ormai acquisito alla legislazione, e non crede che questa sia materia da inserire nella Costituzione.

Cevolotto fa presente che quanto afferma l'onorevole Bozzi è esatto per quel che si riferisce al servizio militare in tempo di guerra; non è esatto per il servizio militare obbligatorio, in tempo di pace. Ecco la ragione per cui è stata inserita la norma.

Bozzi non insiste nella sua osservazione.

Merlin Umberto precisa che la clausola dell'obbligatorietà del servizio militare è stata inserita in quanto si è voluto riaffermare un principio che è stato accolto in tutte le Costituzioni democratiche, fin dal 1789, cioè l'esclusione di un esercito raccogliticcio, di mestiere, creando un servizio obbligatorio di tutti i cittadini, al quale nessuno potesse sottrarsi.

De Vita, nell'attuale situazione, non ritiene sia necessario sancire il principio nella Costituzione, tenuto anche presente il fatto che, data l'entità dell'esercito che ci viene consentito, il suo ordinamento può anche basarsi sul reclutamento volontario. Ad ogni modo, non insiste nella sua proposta.

(L'articolo 48 è approvato nel testo proposto dal Comitato di redazione).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti