[Il 7 settembre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della seduta.]

Porzio, dopo avere ascoltato i discorsi dei vari oratori, specie quelli degli onorevoli Ambrosini e Lussu, avrebbe voluto pregare il Presidente di porre in votazione la questione di principio: sistema monocamerale o sistema bicamerale? Perché, adottato l'uno o l'altro sistema, al momento opportuno si potrà disciplinare il sistema accettato. Non è, infatti, possibile dire che, se non sono accolte determinate condizioni del sistema bicamerale, si vota per il sistema monocamerale, perché si tratta di due principî troppo diversi, di due concezioni troppo dissimili l'una dall'altra.

Del resto, qui tutti sono convinti che bisogna adottare il sistema bicamerale. E allora tanto vale dirlo senz'altro. Si fanno da taluni delle riserve, cioè da quelli che hanno predilezione per il sistema monocamerale, che è stato respinto in Francia; ma il fatto è che tutti riconoscono che bisogna adottare quello bicamerale.

E allora sorge una questione, perché taluni vogliono una vera Camera alta o Senato elettivo (anche su questo si è d'accordo), mentre altri ammettono la Camera alta, o Senato per una specie di transazione sul progetto, e quindi la riducono ad una sorta di consulta. Ebbene, il popolo italiano è un popolo non solamente sconfitto, ma disfatto; ha perduto la guerra, ma non l'intelletto; si può risollevare sul terreno intellettuale e sul terreno giuridico e, senza tanti richiami all'America, all'Inghilterra, alla Francia e perfino alla Norvegia, può creare una cosa italiana, il Senato italiano! Il Senato deve rispondere a particolari esigenze volute dal popolo italiano, dal costume del popolo italiano che si evolve, che è progressista, ma che nel fondo della sua coscienza vuole un organo moderatore, equilibratore.

Perciò prega il Presidente di porre in votazione il sistema bicamerale e quello monocamerale. Approvato il sistema bicamerale, si potrà passare al modo di elezione del Senato. Si è parlato del metodo che bisogna seguire per l'elezione delle Assemblee regionali; e allora si cadrebbe in errore se non si creasse un sistema armonico, col quale si possa formare la nostra organizzazione.

[...]

Perciò, prega il Presidente di far procedere senz'altro alla votazione sul sistema, salvo a decidere in seguito sui dettagli relativi alla nomina dei senatori; e propone il seguente ordine del giorno: «La seconda Sottocommissione approva il sistema bicamerale».

Il Presidente Terracini comunica che gli onorevoli Bozzi ed Einaudi gli hanno presentato il seguente ordine del giorno:

«La seconda Sottocommissione riconosce la utilità del sistema bicamerale, che esprime la rappresentanza di tutte le forze vive della società nazionale».

Crede che, prima di votare sull'ordine del giorno presentato dall'onorevole Porzio, sia necessario terminare la discussione iniziata.

Porzio non ha difficoltà a ritirare l'ordine del giorno, che ha presentato per semplificare la discussione, e ad aderire a quello presentato dagli onorevoli Einaudi e Bozzi.

[...]

Nobile desidera aggiungere alcune argomentazioni in sostegno della sua tesi, decisamente contraria alla istituzione della seconda Camera.

Gli argomenti che vengono comunemente addotti a difesa della seconda Camera sono: opportunità di un più accurato esame nella legge; necessità d'un organo moderatore e opportunità di chiamare a collaborare alla preparazione delle leggi gli esponenti delle varie categorie sociali.

Orbene, non è col creare un duplicato che si può garantire un buon esame della legge. La qualità della discussione in questo argomento vale assai più della quantità, e quando si discuterà, del funzionamento della Camera legislativa, si potrà vedere quali accorgimenti sia possibile adottare affinché i disegni di legge vengano accuratamente esaminati.

In secondo luogo, una Camera di rappresentanti dei vari interessi che si agitano nel Paese, i quali prendano parte direttamente alla discussione di questioni che li interessano, non offrono migliore garanzia di obiettività dell'Assemblea. La seconda Camera dovrebbe essere costituita, secondo quello che è stato detto, da rappresentanti dell'industria, del lavoro, del commercio, della cultura, delle arti e così via. Ma i sindacati, le associazioni professionali, le organizzazioni industriali e commerciali, gli istituti di cultura ecc., hanno anche nella Camera unica il modo di far sentire e di far pesare le loro opinioni e di agitare questioni; e possono anche indirettamente provocare la presentazione di progetti di legge. Basta, per convincersene, esaminare l'elenco dei deputati alla Costituente. In questa Assemblea si trovano sessantanove professori universitari; e se ne andassero un'altra settantina alla seconda Camera, troppi professori non avrebbero più tempo né di studiare né di fare studiare gli altri. Ci sono poi trentasei professori medi, centocinquantatre avvocati, ventinove medici, ventisei ingegneri, sedici industriali; e tutti possono essere i portavoce delle rispettive categorie. Ci sono ancora quindici organizzatori, quindici operai, nove agricoltori, sei commercianti, quattro bancari, sei commercialisti, perfino un armatore. Ci sono rappresentanti dei vari consessi statali: tre magistrati, un Consigliere di Stato, sette ferrovieri, quattro generali ed anche un editore ed un notaio. Quindi le varie categorie economiche del Paese non potrebbero essere meglio rappresentate.

Considerando poi la questione da un altro punto di vista, dal quale di solito queste questioni non vengono considerate, cioè da un punto di vista economico e delle attuali condizioni economiche del nostro Paese, si deve ricordare che il Paese è ridotto alla più estrema miseria, col bilancio dello Stato in condizioni disastrose, e non si può, senza un'assoluta necessità, duplicare gli organi statali. Senza fare un conto dettagliato, una valutazione sommaria conduce a concludere che la spesa occorrente per una seconda Camera sarebbe dell'ordine di grandezza di un miliardo, e questo è un argomento che oggi in Italia ha il suo peso.

Ricorda come già sia stato fuori di qui rilevato che «un Parlamento non è un collegio di esimi periti; se lo fosse, darebbe risultati ancora più mediocri di quelli che dà, perché, se uno è eccellente negli affari o in meccanica o in economia o in medicina, questa non è una ragione per credere che sia all'altezza del compito peculiare del Parlamento. Questo, nella sua essenza, sembra consistere in quattro cose: saper maneggiare gli uomini, vedere le questioni che occorre trattare, giudicare a quali si deve dare la precedenza per l'importanza che hanno, avere la forza e il coraggio di dare alle soluzioni proposte un esito favorevole. L'assemblea non è un corpo di statisti, ma è un campionario medio di uomini comuni avviati ora su questa, ora su quella strada, da spinte dell'opinione pubblica».

[...]

Il Presidente Terracini pensa che, per uscire dalla situazione complicata dei molteplici ordini del giorno presentati, si potrebbe accettare il criterio indicato dall'onorevole Porzio, di fare anzitutto una votazione sopra l'esigenza del sistema bicamerale, da tutti gli ordini del giorno affermata.

Rileva, tuttavia, che nel corso della discussione si è fatto presente il desiderio che questa accettazione sia diversamente legata ad alcuni elementi che avviano alla soluzione del problema. Quindi, dopo l'affermazione comune, si avrà contrasto circa l'elemento condizionale.

Porzio concorda col Presidente e presenta un ordine del giorno puro e semplice: «La Sottocommissione approva il sistema bicamerale». Si procederà così con un ordine logico. Prima si stabilisce che si avrà una repubblica parlamentare (e questo è già fatto); ed allora si deve determinare quali sono i metodi per la proclamazione del Presidente della Repubblica. Qui interviene la questione della seconda Camera ed allora è anche logico che si dica se si deve adottare il sistema monocamerale o il sistema bicamerale. Approvato il sistema bicamerale, sarà stabilito che per l'elezione del Presidente della Repubblica l'Assemblea sarà formata dalla Camera dei Deputati e dal Senato. Dopo di ciò si dovrà discutere di tutte le questioni che sono state accennate sul modo di formare il Senato.

[Dopo una discussione sulle modalità con cui votare gli ordini del giorno e una pausa durante la quale alcuni onorevoli hanno concordato i testi,...]

Il Presidente Terracini comunica che gli onorevoli Mortati, Bozzi, Castiglia ed Einaudi hanno concordato il seguente ordine del giorno:

«La seconda Sottocommissione, riconosciuta la necessità dell'istituzione di una seconda Camera, al fine di dare completezza di espressione politica a tutte le forze vive della società nazionale, passa all'esame del sistema del rapporto tra le due Camere ed al modo di composizione di ciascuna di esse».

L'ordine del giorno dell'onorevole Lami Starnuti ed altri ha avuto l'aggiunta di una parola ed è del seguente tenore:

«La seconda Sottocommissione esprime parere favorevole al sistema bicamerale a condizione che la seconda Camera non sia costituita in modo da alterare sostanzialmente la fisionomia politica del Paese, quale è stata rispecchiata dalla composizione della prima Camera».

Avverte che metterà in votazione ambedue questi ordini del giorno per appello nominale.

[...]

Finocchiaro Aprile. [...] Secondo l'oratore, la questione del sistema monocamerale o bicamerale si presenta diversamente secondo che il regime sia presidenziale, una delle forme cioè di democrazia diretta, o puramente parlamentare. Ma, poiché la Sottocommissione si è pronunziata a favore del regime parlamentare, l'oratore deve rinunziare a considerare la questione dal punto di vista del regime presidenziale e si limiterà a considerarla esclusivamente sotto i riflessi del regime parlamentare e particolarmente sotto gli aspetti dei due ordini del giorno in discussione, riservando ad altro momento l'esame generale dell'importante problema.

È chiaro che il sistema bicamerale è quello che la maggioranza, anzi la quasi totalità dei commissari ha mostrato di preferire. Ma non si deve dimenticare che l'origine della seconda Camera, della Camera alta o del Senato, che dir si voglia, è stata diretta a garantire gli interessi delle monarchie e delle classi conservatrici dei vari tempi. Quando la classe borghese delle città, che aveva partecipato ai parlamenti delle monarchie medioevali, formando, accanto al braccio militare e feudale e al braccio ecclesiastico, il braccio demaniale o municipale — ed il primo di questi parlamenti sorse in Sicilia nel XII secolo e fu preso a modello dall'Inghilterra — si sentì abbastanza forte per imporre una sua volontà, essa avvertì il bisogno di organizzarsi per suo conto — anche ciò avvenne per la prima volta in Sicilia — e si ebbero così le assemblee rappresentative di un nuovo potere, destinato poi a rafforzarsi e a prevalere. Nacquero allora le Camere di nomina regia con il compito di infrenare le assemblee elettive e soprattutto di difendere i diritti e le prerogative della corona. Lo stesso Senato, creato in Piemonte nel 1848 e poi esteso a tutta l'Italia, era destinato a formare una specie di controaltare alla rappresentanza popolare.

A stretto rigore l'oratore non crede nella necessità del sistema bicamerale. Crede che, affermato il principio democratico, il principio cioè per cui la sovranità non risiede che nel popolo, basti una sola Camera per il funzionamento politico e legislativo dello Stato.

Ma si rende conto dell'opportunità dal punto di vista puramente legislativo, non politico, che vi sia un'Assemblea, la quale riveda e perfezioni le leggi; non che abbia un effetto moderatore, perché questo effetto moderatore i senati avevano lo scopo di esercitarlo in passato; ma non avrebbe nessuna ragione una seconda Camera di esercitare questa funzione ora, dato il fatto che noi siamo in regime schiettamente e puramente democratico e che deve presumersi che la prima Camera sia la vera, unica e genuina interprete della volontà popolare da cui deriva.

Ed allora, ammessa la necessità, la opportunità, direbbe meglio, di una seconda Camera con scopi predeterminati, l'oratore pensa che le funzioni di questa seconda Camera — e ciò sarà discusso meglio in un secondo momento — debbano essere limitate e circoscritte e che essa non possa, né debba avere gli stessi poteri della Camera direttamente eletta dal popolo.

[...]

Ma l'elemento fondamentale che è affiorato in questa discussione è un elemento politico, squisitamente politico, che rispecchia le tendenze che sono rappresentate nella Sottocommissione e che non ha possibilità di univoche determinazioni. Occorre su ciò soffermarsi.

L'ordine del giorno Lami Starnuti è favorevole al sistema bicamerale a condizione che la seconda Camera non sia costituita in modo da alterare sostanzialmente la fisionomia politica del Paese, quale è stata rispecchiata dalla composizione della prima Camera; dice, cioè, una cosa giustissima, perché sarebbe molto strano che si desse vita ad una seconda Camera la quale fosse eventualmente in antitesi, in contrasto con la prima, espressione schietta del pensiero e della volontà del popolo sovrano. Il dubbio che sorge nell'oratore è precisamente questo che, quando nell'ordine del giorno Mortati si parla di forze vive della società nazionale, cioè di forze produttrici, economiche, industriali, capitalistiche e via dicendo, si venga a creare questa antitesi, questa antinomia che invece si deve evitare. Non si deve avere un Senato di destra, quando il Paese ha voluto chiaramente che la rappresentanza politica e con essa tutto l'indirizzo dello Stato siano decisamente di sinistra.

Questa è questione politica, che va risolta con mero criterio politico. È ben lungi dal pensiero dell'oratore di escludere quelle tali forze vive di cui si parla dalla vita politica italiana: non sarebbe né giusto, né democratico. Anzi, come ha detto l'onorevole Conti nel suo progetto, le personalità eminenti della cultura, dell'arte, della letteratura, dell'industria, della produzione e così via, possono esser scelte a far parte della seconda Camera per nomina, sia pure in numero limitato, da parte del Capo dello Stato; ma dev'essere bene inteso che la seconda Camera elettivamente costituita, nella sua grande maggioranza, deve essere improntata agli stessi criteri che il popolo ha voluto determinare con le elezioni del 2 giugno; deve cioè essere una Camera democratica, in perfetta armonia con lo Stato democratico.

Per queste considerazioni l'oratore darà il suo voto all'ordine del giorno Lami-Starnuti.

[...]

Nobile fa rilevare come il ritiro dell'ordine del giorno Porzio lo ponga nell'impossibilità di esprimere la sua opposizione alla istituzione della seconda Camera, perché i due ordini del giorno posti in votazione contemplano entrambi il sistema bicamerale. In tali condizioni, e per contribuire a risolvere il problema nel senso meno dannoso, voterà per l'ordine del giorno Lami Starnuti.

Porzio dichiara di astenersi dalla votazione, in quanto le risoluzioni proposte contengono entrambe un'affermazione generica, già per altro contemplata nel suo ordine del giorno ora ritirato, demandando la discussione sui singoli problemi ad un successivo esame. Poiché intende riservarsi completa libertà di giudizio, ritiene opportuno di non prendere posizione nel momento attuale. Mantiene tuttavia la sua affermazione nel ritenere necessario il sistema bicamerale.

Piccioni dichiara che voterà l'ordine del giorno Mortati, intendendo così fare una affermazione di schietta e autentica democrazia. Ha già espresso precedentemente — e non intende quindi ripetersi — i motivi per cui la seconda Camera, così come è prevista nell'ordine del giorno Mortati, risponda ad una esigenza democratica; tiene tuttavia a sottolineare che, considerando in tal modo la seconda Camera, si risponde effettivamente all'istanza democratica. Non si deve equivocare sulla rappresentanza delle forze vive che costituiscono il tessuto della società nazionale; con queste parole si vuole sottolineare il carattere politico anche della seconda Camera, senza dar vita ad alcun organismo di carattere professionale od economico, in quanto nelle forze vive della società italiana sono comprese anche le forze del lavoro e non soltanto le forze capitalistiche.

Perassi, considerando i due ordini del giorno da un punto di vista strettamente letterale, osserva che quello Mortati è il più ampio e il più generico e lascia aperta la via all'esame di molti problemi che devono essere ancora discussi; mentre l'ordine del giorno Lami Starnuti accenna ad un solo problema. Per tali considerazioni dichiara che darà il proprio voto all'ordine del giorno Mortati, che considera nella sua formulazione non contrario ai principî democratici.

Mannironi, dopo le considerazioni dell'onorevole Piccioni, dichiara di votare per l'ordine del giorno Mortati, pur mantenendo fermi i criteri che ha espresso ieri, e che oggi sono stati ribaditi dall'onorevole Lussu, nel senso che la seconda Camera possa essere espressione dell'Ente regione.

[...]

Il Presidente Terracini invita il segretario a fare l'appello.

Perassi, Segretario, fa l'appello.

Votano a favore dell'ordine del giorno Mortati i deputati: Ambrosini, Bozzi, Bulloni, Cappi, Codacci Pisanelli, De Michele, Einaudi, Fabbri, Fuschini, Mannironi, Mortati, Patricolo, Perassi, Piccioni, Tosato, Uberti, Vanoni.

Votano a favore dell'ordine del giorno Lami Starnuti i deputati: Bordon, Calamandrei, Finocchiaro Aprile, Grieco, Lami Starnuti, La Rocca, Lussu, Nobile, Ravagnan, Rossi Paolo, Targetti, Terracini.

Si astiene dalla votazione il deputato: Porzio.

Non hanno preso parte alla votazione i deputati: Bocconi, Castiglia.

Comunica il risultato della votazione:

Presenti e votanti: 30.

A favore dell'ordine del giorno Lami Starnuti: voti 12.

A favore dell'ordine del giorno Mortati: voti 17.

Astenuti 1.

Dichiara approvato l'ordine del giorno Mortati.

 

PrecedenteSuccessiva

Home

 

 

A cura di Fabrizio Calzaretti