[Il 12 marzo 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. [...] La critica sul Parlamento si è svolta soprattutto per la seconda Camera. L'onorevole Orlando è andato quasi d'accordo con gli estremisti: se la fate così è meglio che non vi sia che una sola Camera. Conclusione affine, partendo da criteri diametralmente opposti.

La Commissione, a maggioranza (ed io debbo essere qui interprete della maggioranza) ha ammesso la bicameralità, non perché ritenga che sia, come dicono certi maestri di diritto costituzionale, un assioma del diritto pubblico, ma perché in questo momento è parso necessario non abbandonarsi sul piano inclinato del Governo di una sola Assemblea o Convenzione.

Anche nella forma più o meno felice che è venuta fuori, la Camera dei Senatori non è un duplicato dell'altra. Oltre alla rappresentanza del Consiglio regionale, vi è una diversità di elettorato e di eleggibilità. La nostra disgraziata Commissione, dovete riconoscerlo, ha questo almeno di buono, che vi ha preparato in ogni campo, ed anche pel Senato, una serie di soluzioni fra le quali voi potete scegliere; indicate nella mia relazione ed in documenti che vi sono stati distribuiti. Le due Camere possono e non devono essere fatte con lo stesso stampo, pur avendo entrambe origine, diretta o indiretta, dal suffragio del popolo.

Non è stato toccato qui, ma venne discusso in Commissione, il problema della prevalenza di una Camera sull'altra. Vi confesso che personalmente ritenevo opportuno che una Camera avesse una certa prevalenza sull'altra, come è avvenuto in tutti i Paesi, anche nella vecchia Italia monarchica; e come ha stabilito per l'Inghilterra la legge del 1911. La prevalenza d'una Camera può essere collocata in una giusta inquadratura costituzionale. La maggioranza della Commissione ha invece ritenuto di ammettere piena parità di poteri; e ciò non mi sembra confermi l'interpretazione totalitaria dell'onorevole Orlando.

Ma egli vede il pericolo nell'Assemblea Nazionale, in cui le due Camere si riuniscono per dati compiti. L'onorevole Nenni l'ha chiamata un correttivo del bicameralismo; l'onorevole Orlando ne ha visto addirittura una manifestazione totalitaria. L'Assemblea Nazionale è un istituto votato alla quasi unanimità dalla Commissione, che ha creduto di trovarvi un logico coronamento del sistema parlamentare, un modo di dare una certa stabilità al Governo, una possibilità di evitare meglio il totalitarismo, che di solito è di una Camera sola. Lo credo un buon istituto; nuovo fino ad un certo punto, perché lo hanno anche altri Paesi; noi lo abbiamo sviluppato, con misurate attribuzioni; e non farà cattiva prova.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti