[Il 23 settembre 1947 l'Assemblea Costituente inizia la votazione degli ordini del giorno e degli emendamenti sui seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo I «Il Parlamento», Titolo II «Il Capo dello Stato», Titolo III «Il Governo».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Poiché, chiusa la discussione generale, sono stati svolti gli ordini del giorno e l'onorevole Relatore ha esposto le sue considerazioni al riguardo, dobbiamo ora occuparci della loro votazione. Erano stati presentati dagli onorevoli Rubilli, Macrelli, Condorelli, Piccioni e Moro, Fuschini, Giolitti, Gullo Fausto e Corbi. Non mi resta ora che domandare a ciascuno dei presentatori se mantenga il proprio.

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole Fuschini non è presente e il suo ordine del giorno si intende decaduto.

[...]

Fuschini. Onorevoli colleghi, consentitemi una dichiarazione che si riferisce al mio ordine del giorno, che è stato dichiarato decaduto in mia assenza per un impedimento che mi ha fatto giungere in ritardo alla seduta.

Io avrei dichiarato, se fossi stato presente, di essere disposto a ritirare il mio ordine del giorno associandomi per la prima parte a quello dell'onorevole Piccioni, perché l'unica differenza che v'è fra il mio ed il suo, relativamente a questa parte, è che il mio ordine del giorno prevede una rappresentanza, oltreché degli interessi di categoria, anche degli interessi territoriali.

Però amo dichiarare che la seconda parte del mio ordine del giorno, che si riferisce alla costituzione dell'Assemblea Nazionale in un organo separato e distinto dalle due Camere, ed alla prevalenza della prima Camera sulla seconda, io l'avrei ritirata, ma avrei anche dichiarato, come dichiaro in questo momento, di riservarmi di presentare su questi due argomenti degli emendamenti a tempo opportuno.

[...]

Presidente Terracini. [...] Passiamo all'articolo 53 che è del seguente tenore:

«La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila».

Su questo articolo sono stati presentati alcuni emendamenti. Il primo, degli onorevoli Giolitti, Grieco, La Rocca, è del seguente tenore:

«Dopo le parole: universale e diretto, inserire: e segreto, secondo il sistema proporzionale».

L'onorevole Giolitti ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

Giolitti. Il motivo del nostro emendamento è questo: che a nostro avviso il sistema di elezione ha una grande rilevanza per quella che è la fisionomia della rappresentanza popolare. Pensiamo anzi che questo particolare del sistema di elezione, nel caso specifico del sistema proporzionale, abbia un rilievo costituzionale anche maggiore che non altre norme che sono state inserite nel progetto di Costituzione, come la data di convocazione delle Camere e la durata delle Camere stesse; perché, indubbiamente, il sistema di elezione ha una influenza grandissima sulla fisionomia della rappresentanza. Abbiamo proposto il sistema proporzionale come quello che riteniamo più idoneo e adeguato allo sviluppo della democrazia moderna.

Non è il caso che io ricordi quale significato, anche rivoluzionario, abbia avuto l'introduzione del sistema proporzionale, e come sia quello che meglio consenta di esprimere nell'Assemblea legislativa la reale influenza che i partiti hanno nel Paese. E infine voglio ancora ricordare la garanzia che il sistema proporzionale costituisce per i diritti delle minoranze, in particolare per il loro diritto ad essere adeguatamente rappresentate nel Parlamento e ad avere quell'influenza che corrisponde al loro peso e alla loro entità nella vita politica del Paese.

Per questi motivi presentiamo l'emendamento aggiuntivo all'articolo 53.

Presidente Terracini. L'onorevole Conti ha presentato un emendamento all'articolo 53, con cui propone di sostituire alla parola «ottantamila» l'altra «centocinquantamila».

L'onorevole Conti ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

Conti. Ho avuto occasione, giorni fa, di dimostrare che le Assemblee numerose non possono compiere un lavoro legislativo utile, devono necessariamente compiere un cattivo lavoro, possono essere funeste.

Nell'esame di questo problema si deve tener conto anche del fatto che noi avremo un Senato della Repubblica — mi dispiace per l'onorevole Bozzi — elettivo. Bisogna tener conto dei dati che risultano per queste due elezioni. Se mantenessimo la norma del progetto — un deputato per ogni ottantamila abitanti — evidentemente avremmo una Camera molto più numerosa dell'attuale, la quale è già troppo numerosa; bisogna ridurre il numero. Io ho proposto centocinquantamila in confronto di ottantamila abitanti. Sono disposto a portare la mia proposta a centoventicinquemila, ma non al disotto.

È necessario che l'Assemblea si renda conto della grandissima importanza di questa votazione.

Aggiungo che non chiederò l'appello nominale, perché ho fiducia che ogni deputato sentirà il dovere di votare per un numero che non sia quello proposto nel progetto. Si dovrà tener conto del contegno dei deputati in questa materia. (Commenti). Denunzieremo al Paese coloro i quali voteranno per un numero impossibile.

Confido che l'Assemblea accoglierà l'emendamento da me proposto.

Presidente Terracini. L'onorevole Nitti propone che la cifra di ottantamila sia elevata a centomila abitanti.

L'onorevole Nitti desidera illustrare la sua proposta?

Nitti. No, è sufficiente averne dato notizia.

Presidente Terracini. Il Presidente della Commissione per la Costituzione ha facoltà di esprimere il parere della Commissione sulle proposte di emendamento all'articolo 53.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Circa la proposta dell'onorevole Giolitti, d'inserire nella Costituzione che la Camera dei Deputati deve essere eletta col sistema proporzionale, debbo ricordare che la seconda Sottocommissione votò un ordine del giorno impegnativo in tal senso, ma ritenne, quasi concorde, che per ragioni tecniche non fosse opportuno inserire nella Costituzione il principio della proporzionale, rinviandolo alla legge elettorale.

Il Comitato di redazione non può che confermare questo criterio.

Ad ogni modo, dalla proposta dell'onorevole Giolitti andrebbero tolte le parole «e segreto» perché all'articolo 45, già approvato, è stabilito che la votazione deve essere segreta in tutti i casi.

Veniamo alla questione del rapporto tra il numero dei deputati ed abitanti.

In origine, la seconda Sottocommissione aveva votato il rapporto tra un deputato e 100.000 o frazione superiore a 50.000 abitanti. In Commissione plenaria si abbassò la cifra ad 80.000 e 40.000. Abbiamo ora la proposta dell'onorevole Nitti di ripristinare il numero di 100.000 e 50.000 e la proposta dell'onorevole Conti di salire a 150.000 e 75.000. Il Comitato ha ritenuto, a maggioranza, questa mattina, che sarebbe opportuno tornare alla cifra iniziale di 100 e 50 mila.

Debbo qui, onorevoli colleghi, mettere questo tema in relazione con l'articolo 59 del nostro progetto. Esso dice che il numero dei deputati e dei senatori sarà commisurato ai risultati dell'ultimo censimento.

L'ultimo censimento a tutt'oggi è quello del 1936, nel quale la popolazione ammontava a 42.990.000. Possiamo dire, popolazione complessiva di 42.900.000 abitanti; cioè, in cifra tonda, di quasi 43 milioni, nei quali sono naturalmente compresi anche i fratelli della Venezia Giulia, di poi strappati all'Italia. Un censimento, dunque, di 12 anni fa. L'Istituto centrale di statistica ha aggiornato queste cifre, tenendo conto dei morti e dei nati, Comune per Comune, ed ha determinato a fine del 1942 una cifra di 45.500.000 abitanti, compresa sempre la Venezia Giulia. Per gli anni successivi non si hanno aggiornamenti definitivi perché sono mancati i rilievi esatti, Comune per Comune. Si sono fatti soltanto calcoli provvisori che danno per la fine del 1946 una cifra complessiva di 45.600.000, esclusa la Venezia Giulia. Tali le cifre di cui disponiamo. Aggiungo che sono in corso rilievi che consentiranno aggiornamenti definitivi, riguardo la popolazione alla fine del 1947. Decideremo, in occasione dell'articolo 59, a quale cifra sarà bene attenerci per la costituzione del primo Parlamento.

Intanto, sono compiti molto all'ingrosso, anzi piuttosto ordini di grandezza che cifre; possiamo prendere a base, per vedere quale sarà il numero dei deputati, una cifra almeno di 45-46 milioni di abitanti. Se prendiamo il quoziente 100 mila, saranno più di 450 deputati; se prendiamo invece 150 mila, discenderanno a più di 300; se ci atterremo ad un quoziente di 80.000, andremo a più di 570. Non tengo conto, in nessun caso, degli aumenti che vi possono essere per le frazioni superiori alla metà del quoziente-base, giacché si deve tener conto che vanno perdute le frazioni inferiori alla metà. Ma insomma non è inesatto dire che per le tre ipotesi abbiamo: verso 600 deputati con un quoziente di 80.000; verso 500 con un quoziente di 100 mila; di poco più che 300 con un quoziente di 150.000. Il Comitato preferisce stare al quoziente intermedio di 100.000.

Debbo far notare che le cifre addotte sono un punto di partenza, un minimo, che andrà ad ingrossarsi nelle successive legislature con gli incrementi demografici.

Conti. Ritiro il numero di 150.000 e lo riduco a 120.000. (Commenti).

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Permetterà l'onorevole Conti che non entriamo in un giuoco di ribasso o rialzo delle cifre. Io debbo riferire che il Comitato proponendo 100.000 ha creduto di attenersi a cifra giusta.

Presidente Terracini. Passiamo ora alla votazione dell'articolo 53.

Morelli Renato. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Morelli Renato. Dichiaro che voterò contro gli emendamenti Nitti e Conti perché, a prescindere dall'esempio di altre democrazie europee, è certo che l'aumento del numero favorisce i partiti di massa e danneggia i partiti meno numerosi; favorisce i grossi agglomerati urbani e danneggia le popolazioni rurali.

Cevolotto. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Cevolotto. Io voterò per il numero di 100 mila, facendo presente all'Assemblea (questo non per l'interesse dei piccoli partiti, ma del sistema elettorale) che se noi facciamo le elezioni con il sistema proporzionale e riduciamo, come è nel proposito di molti, l'estensione di collegi, diminuendo il numero dei deputati, la proporzionale non funziona più. Faccio presente questo inconveniente. Noi ci troveremo con collegi che avranno cinque o sei deputati soltanto, ed in questo caso la proporzionale non raggiungerà lo scopo di dare una rappresentanza a tutte le correnti politiche.

Per queste ragioni, voterò per il numero di 100 mila.

Togliatti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Togliatti. Onorevoli colleghi, nonostante i fulmini che ci ha minacciato l'onorevole Conti, il nostro Gruppo parlamentare voterà per la cifra più bassa. E questo per due motivi. In primo luogo perché una cifra troppo alta distacca troppo l'eletto dall'elettore; in secondo luogo perché l'eletto, distaccandosi dall'elettore, acquista la figura soltanto di rappresentante di un partito e non più di rappresentante di una massa vivente, che egli in qualche modo deve conoscere e con la quale deve avere rapporti personali e diretti.

Avremo una Camera che oscillerà intorno ai 550 deputati. Mi pare che sia poco male.

Per queste ragioni noi voteremo per la cifra più bassa.

Fabbri. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Fabbri. Io voterò contro l'inserzione della parola «proporzionale», non tanto perché creda ad una soluzione diversa di questa questione, ma perché ritengo che metterla per la Camera obbligherebbe necessariamente a precisare il sistema anche per il Senato. Ora, non mi pare che allo stato attuale delle cose sia abbastanza matura, da parte della Costituente, la decisione relativa agli eventuali diversi sistemi. Ritengo che sarebbe utile che le due Camere avessero ciascuna una base di suffragio universale e che un criterio differenziale potrebbe proprio essere costituito dal sistema di elezione, proporzionale per l'una uninominale per l'altra. Ma se noi stabiliamo senz'altro il metodo relativamente alla Camera dei deputati, credo che sia indispensabile stabilirlo anche per il Senato, e mi pare che non sia matura la decisione in questo momento.

Uberti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Mi permetta, onorevole Uberti. Noi avremo da fare cinque o sei votazioni ed è bene che le relative dichiarazioni di voto non si intreccino e non si confondano. Prego perciò gli onorevoli colleghi di sentire dapprima su cosa si vota e di fare poi dichiarazioni di voto pertinenti.

Ora, noi dobbiamo in questo momento votare la prima parte dell'articolo 53, per la quale non sono stati proposti emendamenti:

«La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto».

La pongo in votazione.

(È approvata).

Vi è adesso l'emendamento proposto dagli onorevoli Giolitti, Grieco e La Rocca, del seguente tenore:

«Dopo le parole: universale e diretto, inserire: e segreto, secondo il sistema proporzionale».

A proposito dell'inciso «e segreto» il Presidente della Commissione, onorevole Ruini, ha fatto presente che in un articolo precedente già votato è stabilito in forma generale che, qualunque forma di votazione venga adottata in qualunque organo della Repubblica, essa deve avvenire in modo segreto. La proposta dell'onorevole Giolitti costituirebbe dunque una ripetizione. Se l'onorevole Giolitti lo consente, possiamo evitare questa superfluità.

Giolitti. Sì, acconsento.

Presidente Terracini. Allora resta da votare la seconda parte dell'emendamento Giolitti:

«secondo il sistema proporzionale».

L'onorevole Fabbri ha già fatto sull'argomento la sua dichiarazione di voto.

Uberti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Uberti. A nome del mio Gruppo dichiaro che noi desideriamo che il problema del sistema elettorale con la rappresentanza proporzionale sia posto non soltanto per una Camera, bensì per entrambe le Camere.

Nella Commissione dei 75 si è deliberato un ordine del giorno impegnativo circa il sistema da seguire nella legge elettorale, e cioè di attuare il sistema della proporzionale, pur senza includerlo nella Costituzione, per lasciar libero il Parlamento, nella eventualità che questo si rendesse opportuno per una qualche situazione particolare, di modificare il sistema elettorale senza modificare la Costituzione. Ad ogni modo, siccome siamo favorevoli al sistema proporzionale per tutte le elezioni, non possiamo votare contro l'ordine del giorno Giolitti, che pertanto voteremo; però desideriamo che lo stesso sistema sia seguito per la seconda Camera.

Targetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. L'onorevole Uberti impropriamente ha parlato di un ordine del giorno generico dell'onorevole Giolitti perché, se si trattasse di un simile ordine del giorno generico, il nostro atteggiamento potrebbe essere diverso da quello che sarà verso la sua proposta che tende a stabilire, in sede di Costituzione, il sistema elettorale.

Come l'onorevole Uberti ha ricordato, nei lavori di elaborazione del testo della Costituzione, venne presentata questa questione; ma mi sembra che si fosse tutti d'accordo...

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. D'accordo.

Targetti. ...proporzionalisti e non proporzionalisti, della opportunità di escludere qualsiasi accenno al sistema elettorale, ritenendo che questa non fosse materia di Costituzione. Quindi il nostro Gruppo voterà contro questa specificazione.

Giolitti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Giolitti. Consento a trasformare l'emendamento in ordine del giorno.

Presidente Terracini. Allora, in attesa che l'onorevole Giolitti rediga l'ordine del giorno, passiamo alla votazione dell'emendamento successivo, che si riferisce al numero di abitanti richiesto per l'elezione di un deputato. Faccio presente che il progetto a questo proposito propone 80.000 abitanti; l'onorevole Nitti ne propone 100.000 o frazione superiore a 50.000; l'onorevole Conti 120.000. Quindi tre cifre. Voteremo per prima quella dell'onorevole Conti che si allontana di più dalla proposta della Commissione.

Colitto. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Colitto. Per le ragioni chiaramente espresse sia dall'onorevole Morelli Renato, che dall'onorevole Togliatti, le quali si completano e si integrano, noi dichiariamo che voteremo per la cifra più bassa.

Carboni Angelo. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Carboni Angelo. A nome del mio Gruppo, conformemente alle dichiarazioni che furono fatte dai nostri rappresentanti in sede di seconda Sottocommissione e condividendo completamente il pensiero espresso dall'onorevole Togliatti, voteremo per la cifra più bassa di ottantamila.

Targetti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. Noi dichiariamo di votare contro l'emendamento dell'onorevole Conti, intendendo votare in favore della proposta che porta a centomila il numero degli elettori per ciascun deputato.

Uberti. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Uberti. Il problema del numero dipende da due esigenze, una quella di un'Assemblea che non sia eccessivamente numerosa, che non sia pletorica, per rendere meno arduo il compito legislativo della Camera, e l'altra che la rappresentanza popolare sia la più adeguata possibile.

Riteniamo pertanto che la formula media di un deputato ogni centomila abitanti sia la migliore, in quanto concilia le due esigenze, e perciò voteremo per questa formula.

Nasi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Nasi. A nome del Gruppo demolaburista dichiaro di essere favorevole al numero più basso, che è quello di ottantamila.

Presidente Terracini. Pongo in votazione la proposta dell'onorevole Conti, del seguente tenore:

«Alle parole ottantamila abitanti, sostituire: centoventimila abitanti».

(Non è approvata).

Passiamo alla proposta dell'onorevole Nitti, che indica in centomila il numero richiesto.

L'onorevole Ruini ha dichiarato di accettare questa proposta.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Volevo ricordare che il numero di centomila è stato accettato, in sede di Comitato, da tutti, anche dai rappresentanti del partito comunista...

Laconi. Non è esatto.

Presidente Terracini. Onorevoli colleghi, sopra questo emendamento viene richiesta la votazione per scrutinio segreto dall'onorevole Morelli Renato.

A norma dell'articolo 97 del Regolamento chiedo se sia appoggiata.

(È appoggiata).

Presidente Terracini. Dichiaro aperta la votazione segreta sull'emendamento Nitti.

Si faccia la chiama.

Molinelli, Segretario, fa la chiama.

Presidenza del Vicepresidente Conti

Presidente Conti. Dichiaro chiusa la votazione e invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Presidenza del Presidente Terracini

Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione segreta sull'emendamento dell'onorevole Nitti:

Presenti e votanti............ 362
Maggioranza.............. 182
Voti favorevoli........... 133
Voti contrari.............. 229

(L'Assemblea non approva).

[Nel resoconto stenografico della seduta segue l'elenco dei deputati che hanno preso parte alla votazione.]

Presidente Terracini. Passiamo ora alla seconda parte dell'articolo 53:

«in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila».

La pongo in votazione.

(È approvata).

L'articolo 53 risulta, così, approvato nel suo complesso.

Comunico che l'onorevole Giolitti, sciogliendo la sua riserva, ha fatto pervenire il seguente ordine del giorno:

«L'Assemblea Costituente ritiene che l'elezione dei membri della Camera dei deputati debba avvenire secondo il sistema proporzionale».

Lo pongo ai voti.

(È approvato).

Passiamo all'articolo 54. Se ne dia lettura.

Molinelli, Segretario, legge:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che hanno compiuto i venticinque anni di età al momento delle elezioni».

Presidente Terracini. Su questo articolo sono stati presentati alcuni emendamenti. Il primo è quello degli onorevoli Montemartini, Chiaramello e Caporali, del seguente tenore:

«Alle parole: gli elettori, sostituire l'altra: i cittadini».

L'onorevole Caporali ha facoltà di svolgerlo.

Caporali. Rinuncio all'emendamento.

Presidente Terracini. Sta bene. Segue un emendamento dell'onorevole Perassi, del seguente tenore:

«Alle parole: tutti gli elettori, sostituire le seguenti: i cittadini aventi i requisiti per essere elettori, che».

Non essendo presente l'onorevole Perassi s'intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Segue l'emendamento degli onorevoli Corbi, Pajetta Gian Carlo e Mattei Teresa, del seguente tenore:

«Sopprimere le parole: che hanno compiuto i venticinque anni di età al momento delle elezioni».

L'onorevole Corbi ha facoltà di svolgerlo.

Corbi. Desidero osservare che la condizione prevista dall'articolo 54 per l'eleggibilità a deputato importa una grave limitazione a danno di una grande categoria di cittadini: quelli che vanno dai 21 ai 25 anni non compiuti; e mi sembra che ciò contrasti con i principî altrove affermati in questa stessa Carta costituzionale. Infatti, mentre si riconoscono a questa così numerosa categoria di cittadini tutti i doveri e tutti i diritti (in sostanza questi cittadini sarebbero buoni per fare la guerra, potrebbero e possono ricoprire importanti posti e nell'esercito e nell'Amministrazione dello Stato e sono tenuti al rispetto di tutte le leggi così come gli altri di maggiore età) non si vuol concedere ad essa di poter rappresentare la Nazione nel Parlamento.

Credo perciò che questa limitazione non abbia ragion d'essere. Avrebbe, sì, forse, una giustificazione qualora le nomine venissero dall'alto; poiché ciò non è, tale restrizione non ha fondati motivi. Saranno le stesse centinaia di migliaia di elettori a giudicare se, a prescindere dall'età (21, 22, 23 anni), i candidati abbiano i requisiti necessari, requisiti che soprattutto devono ritrovarsi nella fiducia che essi godono presso gli elettori. Pertanto insisto nel mio emendamento.

Presidente Terracini. Segue l'emendamento dell'onorevole Colitto, del seguente tenore:

«Alle parole: al momento delle elezioni, sostituire le parole: entro il giorno delle elezioni».

Ha facoltà di svolgerlo.

Colitto. Insisto nel mio emendamento, che peraltro è di pura forma. A me sembra che la dizione «entro il giorno delle elezioni» sia più precisa di quella del progetto «al momento delle elezioni».

Presidente Terracini. Segue l'emendamento dell'onorevole Rescigno, del seguente tenore:

«Aggiungere in fine le parole: salvo le eccezioni stabilite dalla legge».

Non essendo presente l'onorevole Rescigno, s'intende che abbia rinunciato a svolgerlo.

Invito l'onorevole Relatore ad esprimere il pensiero della Commissione sui vari emendamenti.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Il Comitato accetta l'emendamento dell'onorevole Colitto. Sull'emendamento dell'onorevole Corbi il Comitato si pronuncia in senso non favorevole, tenendo conto che una differenza per il minimo di età fra elettori ed eleggibili è criterio ormai consueto ed accettato per quasi tutti i Parlamenti e in quasi tutte le Costituzioni. Il criterio della età non ha valore assoluto, come ha esposto l'onorevole Corbi; è vero che tutti a 21 anni possono entrare negli uffici. Ma ai posti direttivi arrivano ad un'età maggiore. Si può chiedere qualcosa più della minima età a chi diventa deputato.

D'altra parte, venticinque anni è un'età piuttosto bassa; prima il limite era a trenta anni.

Il Comitato, a maggioranza, non ha accettato l'emendamento.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Corbi di dichiarare se insiste nel suo emendamento.

Corbi. Insisto.

Presidente Terracini. L'emendamento dell'onorevole Colitto è stato accettato dalla Commissione.

Non essendo presenti gli onorevoli Perassi e Rescigno, i loro emendamenti si intendono decaduti.

Passiamo ora alle votazioni.

L'onorevole Corbi propone di sopprimere tutta la seconda parte, dalle parole «che hanno compiuto» sino alla fine.

Si deve votare per divisione. Votando la prima parte «Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori» non ci si impegna nei confronti della proposta Corbi; d'altra parte, è pacifico che anche chi vuol votare la seconda parte, deve per intanto votare la prima parte. Sarà soltanto in sede di voto della seconda parte che si constaterà se l'emendamento Corbi verrà accolto o respinto.

Pongo, pertanto, in votazione la prima parte dell'articolo 54:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori».

(È approvata).

Devo ora porre in votazione la seconda parte, includendovi l'emendamento Colitto accettato dalla Commissione:

«che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

Coloro che approvano questa seconda parte respingono implicitamente l'emendamento soppressivo proposto dall'onorevole Corbi.

Gullo Fausto. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Gullo Fausto. Io chiederei che si mettesse prima in votazione la proposta dell'onorevole Corbi, nel senso che gli eleggibili debbono avere soltanto la maggiore età.

Presidente Terracini. L'onorevole Corbi non ha proposto questo; l'emendamento Corbi è semplicemente soppressivo; se egli proporrà un'altra formula, la metterò in votazione.

Gullo Fausto. Noi, che siamo favorevoli ai 21 anni, siamo costretti a votare contro il limite dei venticinque anni. Ma voteranno contro anche coloro che sono favorevoli al limite di trent'anni.

Presidente Terracini. Nessuno ha fatto quest'ultima proposta.

Gullo Fausto. L'onorevole Corbi ha formulato la proposta che basti avere ventuno anni per essere eleggibile; chiedo che sia posta ai voti.

Presidente Terracini. Ella sa, onorevole Gullo, che le proposte soppressive si affermano votando contro le proposte positive. È pacifico che coloro che negano il limite dei venticinque anni, dato che non c'è una proposta di altro genere, accettano quella dell'onorevole Corbi.

Gullo Fausto. Ma alcuni sono favorevoli al limite di trenta anni!

Presidente Terracini. Ripeto che nessuno, onorevole Gullo, ha fatto questa proposta.

Gullo Fausto. Eppure so che ci sono colleghi che la pensano così.

Presidente Terracini. Noi non siamo tenuti a conoscere il pensiero recondito dei colleghi.

Pongo ai voti la seconda parte dell'articolo 54, di cui do nuovamente lettura:

«che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

(È approvata).

L'articolo 54 rimane pertanto approvato nella seguente formulazione:

«Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che hanno compiuto i venticinque anni di età entro il giorno delle elezioni».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti