[Il 23 settembre 1947 l'Assemblea Costituente inizia la votazione degli ordini del giorno sui seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo I «Il Parlamento», Titolo II «Il Capo dello Stato», Titolo III «Il Governo».]

Presidente Terracini. L'ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Poiché, chiusa la discussione generale, sono stati svolti gli ordini del giorno e l'onorevole Relatore ha esposto le sue considerazioni al riguardo, dobbiamo ora occuparci della loro votazione. Erano stati presentati dagli onorevoli Rubilli, Macrelli, Condorelli, Piccioni e Moro, Fuschini, Giolitti, Gullo Fausto e Corbi. Non mi resta ora che domandare a ciascuno dei presentatori se mantenga il proprio.

Onorevole Rubilli, lo mantiene[1]?

Rubilli. Sì, mantengo l'ordine del giorno per la prima parte; per la seconda parte lo trasformo in un emendamento (per ciò che si riferisce al collegio uninominale), chiedendo che venga unito agli analoghi emendamenti che sono stati presentati rispettivamente dall'onorevole Nitti, dall'onorevole Laconi, ed altri.

Presidente Terracini. Sta bene, onorevole Rubilli. Questo significa che lei mantiene il suo ordine del giorno per ciò che si riferisce alla proposta che un quarto dei membri del Senato venga costituito con nomina del Presidente della Repubblica?

Rubilli. Sì, onorevole Presidente, questo lo mantengo.

Presidente Terracini. L'onorevole Nitti, in realtà, non ha presentato un ordine del giorno, ma un emendamento agli articoli 55 e 56. Allora, onorevole Rubilli, lei non lega la seconda parte del suo ordine del giorno ad un ordine del giorno Nitti; ma bensì aderirà agli emendamenti Nitti quando, esaminando gli articoli 55 e 56, l'onorevole Nitti svilupperà i suoi emendamenti.

Rubilli. Solo dichiaro che per questa parte trasformo il mio ordine del giorno in un emendamento, che mi riservo di precisare. Ma insomma, a parte la forma, mantengo completamente i concetti esposti nel mio ordine del giorno.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Vorrei pregare l'onorevole Rubilli di considerare se, anche per la parte che egli intende mantenere, non sia più opportuno rinunciare alla forma dell'ordine del giorno e farne un emendamento. Questo problema, trattato così, in forma di «considerato», non consente all'Assemblea di pronunciarsi con quella precisione che sarebbe opportuna e che è invece possibile su di un emendamento. La questione del numero dei senatori, la cui nomina sia o no da riservare al Capo dello Stato, potrà essere trattata quando si parlerà della composizione del Senato. Non c'è, secondo me, onorevole Rubilli, una ragione per adottare un criterio differente per la prima e la seconda parte del suo ordine del giorno. La pregherei dunque di ritirare per ora l'ordine del giorno, e presentare un emendamento anche per questa parte. Vi sono a riguardo parecchi altri emendamenti, e lei ne potrebbe presentare un altro nella forma che meglio le sembrerà opportuna.

Rubilli. Aderisco pienamente alla proposta dell'onorevole Presidente della Commissione per la Costituzione, perché la trovo opportuna. Quindi anche per la prima parte del mio ordine del giorno, mi riserbo di presentare un emendamento, che sarà discusso al momento opportuno e sempre sull'articolo 55.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. La ringrazio.

Presidente Terracini. Onorevole Macrelli, Ella mantiene il suo ordine del giorno?

Macrelli. Il mio ordine del giorno contiene diverse proposte, che sono già nel progetto di Costituzione presentato dalla Commissione. Per esempio, nella prima parte, quando si parla della seconda Camera eletta su basi regionali, non si fa che ripetere quanto è detto nel primo comma dell'articolo 55. Per quello che riguarda il n. 1 del mio ordine del giorno, si ripete quanto è contenuto nel secondo comma dello stesso articolo; e altrettanto per il n. 2, che si riferisce al terzo comma dell'articolo 55.

La materia nuova, dirò così, del mio ordine del giorno fa parte invece dei n. 3, 4 e 5. Per quello che riguarda il n. 3, ossia l'attribuzione al Presidente della Repubblica della nomina di un ristretto numero di senatori, se ne potrebbe parlare al momento in cui discuteremo la composizione del Senato. Per il n. 4, ricordo che c'è già un emendamento presentato dall'onorevole De Vita, che è identico alla mia proposta. Il n. 5 si riferisce alla soppressione...

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. È già stata proposta da altri.

Macrelli. ... delle categorie contenute nell'ultima parte dell'articolo 56. Quindi si ripeterà tutta quanta la discussione quando dovremo esaminare l'articolo 56.

Presidente Terracini. Sta bene. Allora, per intanto, non porrò in votazione il suo ordine del giorno.

Lei, onorevole Condorelli, mantiene il suo ordine del giorno?

Condorelli. Il mio ordine del giorno non contiene che dei principî generali i quali daranno luogo a degli emendamenti che mi riservo di presentare, e pertanto lo ritiro.

Presidente Terracini. Onorevole Piccioni, ella mantiene il suo ordine del giorno?

Piccioni. Lo mantengo.

Presidente Terracini. L'onorevole Fuschini non è presente e il suo ordine del giorno si intende decaduto.

Onorevole Giolitti, ella mantiene il suo ordine del giorno?

Giolitti. Lo ritiro, in quanto è già tradotto nell'emendamento all'articolo 55 presentato dagli onorevoli Laconi e Grieco.

Presidente Terracini. L'onorevole Gullo Fausto non è presente e si intende decaduto l'ordine del giorno da lui presentato.

Anche l'onorevole Corbi non è presente e il suo ordine del giorno si intende decaduto.

Resta, quindi, da porre in votazione l'ordine del giorno degli onorevoli Piccioni, e Moro, che è del seguente tenore:

«L'Assemblea Costituente,

considerato che l'esistenza di una seconda Camera accanto a quella eletta a suffragio universale indifferenziato risponde alla necessità di integrare la rappresentanza politica, in modo che essa rispecchi la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e tutti gli interessi politicamente rilevanti ed assicuri inoltre al lavoro legislativo, divenuto sempre più tecnicamente qualificato, il concorso di speciali competenze,

ritiene

che queste finalità si raggiungono, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi, nei quali spontaneamente si ordinano le attività sociali;

che tale rappresentanza deve essere realizzata — secondo un criterio di ripartizione a base territoriale regionale — con metodo democratico, mediante elezioni a doppio grado alle quali concorrano tutti gli appartenenti alle categorie sociali e in modo da promuovere la coordinazione degli interessi dei gruppi con l'interesse generale;

che la ripartizione dei seggi deve obbedire di massima al criterio della proporzione con l'entità numerica delle categorie ed insieme a quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato».

Laconi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Laconi. Vorrei avanzare una riserva pregiudiziale alla votazione di questo ordine del giorno. Vorrei far notare ai presentatori e all'Assemblea le difficoltà in cui noi verremmo a trovarci, qualora quest'ordine del giorno venisse votato e approvato.

Questo ordine del giorno prevede la costituzione di una seconda Camera su basi completamente diverse, non dico dal progetto di seconda Camera che è previsto nel Progetto dei Settantacinque, bensì anche su basi completamente diverse da quelle che noi abbiamo previsto per l'ordinamento generale dello Stato italiano.

L'onorevole Piccioni — credo molto giustamente — nel discorso in cui ha illustrato questo ordine del giorno ha rilevato che l'attuazione di una Camera di questo tipo verrebbe a presupporre tutto un ordinamento, all'interno dello Stato, di determinate categorie ed un censimento dei cittadini al fine di poterne determinare l'appartenenza alle categorie stesse.

Io direi che una simile formazione della seconda Camera presuppone qualche cosa di più, presuppone tutta una Costituzione diversa da quella che noi abbiamo delineato nei Titoli già approvati.

D'altra parte, l'ordine del giorno è estremamente vago. Comprenderei che l'onorevole Piccioni e l'onorevole Moro sottoponessero all'attenzione dell'Assemblea un progetto concreto, particolareggiato, che ci consentisse di valutare la portata reale della proposta e di votare con cognizione di causa; ma quando si propone semplicemente all'Assemblea di stabilire che la seconda Camera verrà costituita in base al criterio delle categorie e secondo la proporzione delle categorie, ma insieme tenendo conto della maggiore responsabilità del lavoro qualificato, io penso che si dica troppo poco, perché l'Assemblea sia in grado di prendere posizione. Nell'ambito di queste proposte si può dare una serie di soluzioni concrete tra le quali qualcuna accettabile, altre discutibili, altre ancora da respingere. L'Assemblea non può votare se non conosce a cosa darebbe luogo la votazione di questo ordine del giorno.

Chiedo, quindi, alla lealtà dei presentatori di questo ordine del giorno o che lo ritirino e si contentino di presentare un emendamento che concreti e precisi la proposta, o che dettaglino maggiormente la proposta, in modo che la Camera possa votare sapendo quel che vota; allo stato attuale, se questo ordine del giorno dovesse essere approvato, noi ci troveremmo dinanzi a un'affermazione vuota di contenuto, che impegnerebbe la Camera in un lavoro estenuante per riuscire a concretare e a realizzare queste formule in qualche cosa di coerente ed in qualche modo efficiente.

Questo semplicemente volevo dire. Comprendo perfettamente che, se gli onorevoli Piccioni e Moro mantengono il loro ordine del giorno, esso deve essere necessariamente votato. È nel loro diritto; però penso che sia dovere mio e di tutti coloro che condividono le mie preoccupazioni, pregare gli onorevoli Piccioni e Moro di ritirare essi stessi l'ordine del giorno, tenendo conto delle difficoltà che presenta questa votazione, e di presentare invece delle proposte dettagliate e concrete che consentano alla Camera di valutare il loro intendimento.

Piccioni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Piccioni. Avevo già esplicitamente indicato, nel mio breve discorso illustrativo dell'ordine del giorno, che noi intendevamo proporre all'Assemblea Costituente un'affermazione di principio in ordine alla Costituzione della seconda Camera, principio che si sarebbe dovuto identificare, a nostro avviso, nella cosiddetta rappresentanza degli interessi, specificando — perché non rimanesse il principio in una formulazione assolutamente astratta — che intendevamo gli interessi come rappresentati dalle categorie entro le quali si articola in modo particolare la struttura sociale in uno Stato moderno, specificando altresì che intendevamo concretare tale rappresentanza nell'ambito regionale, perché le varie categorie non venissero intese nel loro aspetto nazionale, ma venissero anch'esse rese aderenti alle caratteristiche peculiari delle singole Regioni. Aggiungevamo che doveva essere salvaguardato in pieno il carattere democratico, cioè elettivo, della rappresentanza delle categorie in ciascuna Regione, attraverso una forma di elezione di secondo grado. Aggiungevamo, infine, come altro criterio caratterizzatore di questo sistema di costituzione della seconda Camera, che bisognava tener presente un criterio di proporzionalità con l'entità numerica delle singole categorie ed insieme con le responsabilità diverse del lavoro qualificato. Però immediatamente io dissi che, nella condizione in cui si trova oggi la struttura sociale italiana, non era possibile pensare ad una attuazione immediata di un piano di costituzione della seconda Camera così com'era previsto nel mio ordine del giorno, in quanto che bisognava, prima di tutto, sperimentare il modo di realizzazione anche di taluni principî di carattere sociale già fissati nella Carta costituzionale, e bisognava precisare meglio, in un periodo di tempo sufficiente, quella che è la varia articolazione delle principali categorie produttive, rappresentanti degli interessi politicamente rilevanti del Paese. Per fare questo, io dissi, è necessario prevedere una disposizione transitoria che si riferisca alla Costituzione della seconda Camera, immediatamente in applicazione della nuova Carta costituzionale, rinviando a dopo — cioè ad una seconda fase, quando saranno rinnovate le prossime Camere legislative — l'applicazione del principio da noi formulato nell'ordine del giorno. Quindi non c'è contraddizione tra la formulazione di principio e la sua possibile realizzazione pratica. Ritengo che nello spazio di quattro o cinque anni — durata della prossima legislatura — evidentemente l'assetto, l'ordinamento economico-sociale del Paese verrà a configurarsi in maniera più chiara e concreta, in modo tale che le future Camere possano avere la possibilità di dettare le norme di applicazione e di esecuzione del principio della rappresentanza degli interessi nella seconda Camera.

Per queste considerazioni mantengo l'ordine del giorno, e mi pare che nulla si opponga a che nella Carta costituzionale, pur rinviandone l'applicazione a un secondo momento, venga fissato il principio da noi propugnato. (Applausi al centro).

Lussu. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lussu. Io sento — e credo che con me lo sentiranno altri colleghi — un imbarazzo di ordine diverso da quello esposto dal collega onorevole Laconi, ed è questo: che, se si votasse adesso quest'ordine del giorno, verrebbe ad essere immediatamente affrontata la questione della seconda Camera.

Se, infatti, questo ordine del giorno passasse, noi saremmo obbligati alla seconda Camera ed anche nel modo in cui è detto in questo ordine del giorno, mentre in questa Aula non sono parecchi, ma molti, quei colleghi che o sono contrari in linea di principio alla seconda Camera oppure sono favorevoli alla seconda Camera, ma non nel modo che in questo ordine del giorno è previsto.

E allora può accadere questo inconveniente, che parecchi colleghi che vogliono la seconda Camera, ma hanno il dubbio che in altra sede non possa prevalere, possano votare quest'ordine del giorno che sarebbe contro il loro principio politico, diversamente concepito, sulla seconda Camera. Inoltre esso impedirebbe anche una presa di posizione dei colleghi presenti rispetto alla seconda Camera. Per questo ordine di considerazioni credo che, nell'interesse del chiarimento del problema e della votazione, sarebbe opportuno — e credo che la cosa sarà possibile — che il collega onorevole Piccioni rinunciasse alla votazione in questa sede del suo ordine del giorno e lo presentasse in veste di emendamento quando voteremo l'articolo 52 sulla prima e sulla seconda Camera. In altre parole, quell'articolo 52, quando noi saremo chiamati a votarlo, lo voteremo certamente per divisione.

La prima parte è la Camera dei deputati; la seconda parte è o il «Senato» o la «Camera dei senatori» o la «seconda Camera».

Se sarà accettata la seconda Camera, alla seconda votazione, fatta per divisione, potrà essere presentato l'emendamento Piccioni, che comprende quest'ordine del giorno; se, invece la seconda Camera non sarà approvata, evidentemente non si potrà fare luogo al suo inserimento. Oppure potranno essere presentati in quel momento, nella eventualità che l'ordine del giorno presentato come emendamento Piccioni venga respinto, altri emendamenti, che contemplino una diversa organizzazione della seconda Camera.

Laconi. Chiedo di parlare per domandare un chiarimento all'onorevole Piccioni.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Laconi. Mi pare che l'ordine del giorno presentato dall'onorevole Piccioni non esprima chiaramente il pensiero che egli ha formulato in questo momento.

Piccioni. Perfettamente, per la disposizione transitoria, siamo d'accordo.

Laconi. Cioè, dovrebbe figurare in un determinato punto della Costituzione l'affermazione che le Camere future dovranno esaminare la costituzione della seconda Camera secondo questi criteri. Però figurerebbe nella Costituzione anche una disposizione transitoria per la costituzione del primo Senato, che verrà eletto.

Piccioni. In Francia è avvenuto così.

Laconi. Soltanto questo chiarimento desideravo.

Presidente Terracini. Onorevole Laconi, la cosa mi sembra molto semplice. Il progetto di Costituzione porta già un articolo transitorio, il quale, prevedendo che al momento della prima elezione del Senato non potranno essere già costituiti gli strumenti amministrativi e tecnici necessari allo scopo secondo le proposte del progetto, detta una norma di carattere provvisorio, per una volta tanto. È evidente che alla seconda elezione dovrà poi entrare in funzione il metodo stabilito nel testo costituzionale. L'onorevole Piccioni ripropone la stessa sistematica, applicandola ad una diversa concezione della seconda Camera. Naturalmente l'onorevole Piccioni, dovrà proporre un nuovo testo di norma transitoria che si adegui al modo diverso col quale egli concepisce la formazione del permanente Senato.

Targetti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Targetti. A me sembra che dalla esposizione dell'onorevole Piccioni, messa in relazione anche alla illustrazione che nelle passate sedute egli fece del suo ordine del giorno, con quella chiarezza che è una sua dote particolare, la questione appaia ben chiara. La richiesta dell'onorevole Laconi credo che possa ritenersi soddisfatta dall'indicazione del modo col quale l'onorevole Piccioni ha detto che avrebbe inteso procedere.

È però chiaro — su questo vorrei richiamare, se fosse necessario, l'attenzione dell'Assemblea — che, quando l'Assemblea avesse approvato l'ordine del giorno Piccioni, eppoi venisse a determinare la Costituzione a indicare le caratteristiche del Senato della Repubblica italiana, queste caratteristiche, questa formazione, questa costituzione dovrebbero corrispondere esattamente ai concetti espressi dall'onorevole Piccioni.

Poiché l'onorevole Piccioni riconosce la impossibilità di una immediata applicazione di questa norma, egli per il primo ritiene che una norma transitoria dovrà provvedere alla prima formazione del Senato. Ma, se anche questa norma transitoria, con la quale si provvederà alla formazione del primo Senato della Repubblica italiana, fosse di nostro pieno gradimento, non per questo cesserebbe la nostra assoluta contrarietà nei riguardi dell'ordine del giorno Piccioni, che ci vincolerebbe in modo assoluto per l'avvenire. Ci vincolerebbe in modo che soltanto con una revisione della Costituzione, attraverso tutte le norme cui saranno sottoposte tali revisioni, ci si potrebbe — me lo permetta l'onorevole Piccioni — liberare da questa forma di Senato che non corrisponde in nessun modo alle nostre convinzioni in materia.

Come i colleghi ricordano per aver partecipato ai lavori della Commissione o per aver letto gli atti della Commissione stessa, la proposta dell'onorevole Piccioni si richiama alla tesi che egli aveva sostenuto nei lavori preparatori della Costituzione. Se ben ricordo — e qui faccio una citazione un po' a memoria — la sua tesi si ricollegava (l'eccellentissimo nostro Presidente, che con tanta insuperabile valentia ha presieduto i lavori della seconda Sottocommissione, lo ricorderà meglio di me) e si richiamava ad una proposta specifica fatta dall'onorevole Mortati, la quale non ebbe fortuna. I concetti informatori della proposta dell'onorevole Mortati e dell'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni combaciano quasi interamente.

E come noi fummo recisamente contrari, durante l'elaborazione del progetto, a questa forma di Senato, la nostra opposizione resta piena oggi, per le stesse ragioni. L'opinione nostra sulla formazione della seconda Camera — mi sembra inutile far perdere tempo all'Assemblea trattenendola a lungo su questo punto — può essere così sintetizzata: che la seconda Camera giacché ci deve essere, rappresenti non meno della prima un'espressione piena, diretta, pura e genuina della volontà popolare. Questa è la nostra precisa esigenza.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Così si entra nel merito della discussione!

Targetti. Ora, il Senato che l'onorevole Piccioni vorrebbe che venisse istituito nella Repubblica italiana, sarebbe un Senato eletto anzitutto a base regionale e qui comincia il male, perché non vediamo le ragioni per cui questa elezione del Senato debba essere fatta a base regionale. Ma quel che è peggio si tratta di una elezione a doppio grado...

Presidente Terracini. La prego, onorevole Targetti, di non entrare nel merito della discussione.

Targetti. Ma sono queste le ragioni del nostro voto contrario. Dovuto più che altro al fatto che, secondo l'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni, il Senato sarebbe la rappresentanza non equamente distribuita di gruppi, di categorie d'interessi che, secondo noi, sono già rappresentati e fatti valere nell'elezione a suffragio diretto dei deputati e dei senatori. Vorrei chiedere all'onorevole Piccioni e ad altri colleghi che l'hanno applaudito cosa rappresentano i deputati o i senatori eletti dal suffragio diretto della massa popolare, se non determinati interessi, perché è evidente che interessi e principî sono alla base di tutti i partiti. Per questo siamo decisamente contrari a questa forma di Senato.

Rubilli. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Rubilli. Se, com'è desiderio di tutti quanti noi, dobbiamo prendere delle decisioni veramente consapevoli, mi pare che sia proprio prematuro decidere sull'ordine del giorno Piccioni in questo momento. (Interruzione al centro). Potete anche essere contrari, onorevoli colleghi, ma è pure indispensabile che io spieghi il mio concetto. Io ho di già dimostrato la mia recisa ostilità al sistema di classi e categorie; ma in ogni modo, a prescindere da quella che è stata la mia opinione personale e quella del Gruppo a cui appartengo, io credo che potremo per lo meno essere d'accordo in questo, che per il momento non è possibile impegnarsi in soluzioni così gravi, con tanta fretta. Non sappiamo ancora con certezza se sorgerà la seconda Camera, cioè il Senato. Non sappiamo ancora come sarà formata nel caso che sorga, e come dovrà funzionare. Vogliamo proprio, in questo momento in cui a stento stiamo elucubrando come dev'essere formato per la prima volta il Senato, pensare come dovrà essere formato in avvenire fra cinque anni? Mi pare che non abbiamo elementi per poter deliberare con coscienza ora, su questioni di un'importanza assai notevole, e forse non sarà inopportuno vedere prima come funzioni il nuovo Senato, raccogliendone il parere che darà senza dubbio un altro elemento autorevole per stabilire quale potrà essere per l'avvenire, ed in via definitiva, la migliore costituzione della seconda Camera.

Quindi, pur non volendo per ora una soluzione nel merito, su cui amo però di ripetere la mia ostilità, dico che per lo meno la proposta inoltrata dal Partito democristiano non può non essere rinviata a momento più opportuno. Per ora pensiamo alla prima costituzione del Senato, e, comunque sia, da ora non dimentichiamo che occorre sempre costituire un'Assemblea politica con persone che non si facciano guidare da interessi di classi o di categorie, ma che si informino soltanto a criteri di carattere generale e nazionale nella formazione delle leggi.

Fuschini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Fuschini. Onorevoli colleghi, consentitemi una dichiarazione che si riferisce al mio ordine del giorno, che è stato dichiarato decaduto in mia assenza per un impedimento che mi ha fatto giungere in ritardo alla seduta.

Io avrei dichiarato, se fossi stato presente, di essere disposto a ritirare il mio ordine del giorno associandomi per la prima parte a quello dell'onorevole Piccioni, perché l'unica differenza che v'è fra il mio ed il suo, relativamente a questa parte, è che il mio ordine del giorno prevede una rappresentanza, oltreché degli interessi di categoria, anche degli interessi territoriali.

Però amo dichiarare che la seconda parte del mio ordine del giorno, che si riferisce alla costituzione dell'Assemblea Nazionale in un organo separato e distinto dalle due Camere, ed alla prevalenza della prima Camera sulla seconda, io l'avrei ritirata, ma avrei anche dichiarato, come dichiaro in questo momento, di riservarmi di presentare su questi due argomenti degli emendamenti a tempo opportuno.

Piccioni. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Piccioni. Io non intendo minimamente polemizzare con i vari colleghi che fanno delle dichiarazioni di voto, naturalmente contrarie, perché tutte le opinioni sono rispettabili e gli atteggiamenti sono conseguenti alle singole opinioni. Mi limito soltanto a rispondere a due esortazioni a ritirare l'ordine del giorno: a quella dell'onorevole Laconi, ho risposto precedentemente; la seconda, quella dell'onorevole Lussu, si vorrebbe basare sul fatto che la votazione del mio ordine del giorno implicherebbe, se positiva, una votazione definitiva sull'ammissione o meno della seconda Camera. Ora, a me pare che al punto in cui è arrivata la discussione, e visto il progetto presentato dalla Commissione stessa, nel quale progetto nel primo articolo (art. 52) è prevista appunto la formazione della seconda Camera, senza che da parte di nessuno dei settori dell'Assemblea si sia levata una voce concreta, seguita da una formulazione di emendamento, contro la seconda Camera, mi pare che questo basti per ritenere che ormai è pacifico e acquisito da parte dell'Assemblea che si debba arrivare alla creazione della seconda Camera. D'altra parte, faccio osservare all'onorevole Lussu che sarebbe una questione di ritardo di pochi minuti soltanto, perché evidentemente, non essendovi altri ordini del giorno a seguito della discussione generale, e dovendosi quindi passare immediatamente all'esame dell'articolo 52, ed avendo egli riconosciuto che proprio in quella sede io dovrei chiedere la votazione dell'ordine del giorno, è chiaro che la sua richiesta si ridurrebbe ad una perdita di tempo, perché all'approvazione dell'articolo 52 saremo chiamati immediatamente.

Quindi, per queste considerazioni, io insisto sul mio ordine del giorno.

Dirò infine all'onorevole Rubilli che quando si parla di precipitazioni, di soluzioni nuove, di impostazione di tesi non sufficientemente maturate, e questo si teme sia ricorso con eccessiva frequenza nelle discussioni della Costituente, mi pare che si voglia suggestionare un po' la libertà di iniziativa, di atteggiamento, di proposizione di tesi diverse, anche innovatrici su quelli che sono i vecchi schemi costituzionali. Questo è il nostro compito ed anche il nostro dovere. Le tesi possono essere innovatrici o meno, maturate o no: il giudizio sulla loro maturazione e sulla loro aderenza alle necessità costituzionali e politiche del Paese lo dà l'Assemblea col suo voto.

Quindi mi pare che non ci sia ragione per indurci, anche sotto questo profilo, a ritirare l'emendamento.

Presidente Terracini. Poiché l'onorevole Piccioni ha dichiarato di conservare il suo ordine del giorno, passiamo alla sua votazione.

È stata chiesta la votazione per appello nominale dagli onorevoli Uberti, Monticelli, Codacci Pisanelli, Bosco Lucarelli, Valenti, Restagno, Cremaschi Carlo, Mattarella, Pat, Siles, Restivo, Tessitori, Zerbi, Giacchero, Vicentini, Di Fausto.

Pongo dunque in votazione, per appello nominale, l'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni.

Laconi. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Laconi. Il nostro Gruppo voterà contro l'ordine del giorno proposto dall'onorevole Piccioni e voterà contro per i seguenti motivi. L'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni contiene sostanzialmente due cose: la prima è una affermazione di principio, di un principio che deve ispirare l'Assemblea legislativa di domani; contiene poi una norma secondo la quale l'Assemblea legislativa di domani dovrà muoversi all'interno di questi principî scegliendo essa la più appropriata soluzione.

Se esaminiamo queste proposte, notiamo in sostanza, che il principio che viene affermato, e che deve orientare l'Assemblea legislativa di domani nella definizione della seconda Camera, è sostanzialmente questo: che i gruppi sociali devono essere investiti del potere politico in quanto tali, cioè non in quanto aggregati di cittadini, bensì in quanto gruppi sociali. Sta poi all'Assemblea legislativa di domani realizzare questo principio, tenendo conto di due criteri che sono stati stabiliti dall'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni, cioè da un lato il criterio della proporzionalità e dall'altro il criterio della maggiore responsabilità del lavoro qualificato.

Vorrei far notare alla Camera che questi due criteri entro i quali si deve muovere l'Assemblea legislativa di domani sono due criteri differenti, e che portano a conseguenze praticamente opposte. Entro questi due criteri l'Assemblea legislativa di domani può concretare una serie infinita di progetti di seconda Camera che si muovono su direttrici assolutamente opposte. L'Assemblea legislativa di domani potrebbe realizzare una seconda Camera muovendosi tanto sulla linea del corporativismo fascista, quanto sulla linea della dittatura del proletariato, a seconda che scegliesse, come suo criterio prevalente, o quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato, che darebbe luogo ad una rappresentanza paritetica di categorie di tipo fascista, o quello della proporzionalità numerica, che darebbe luogo ad una seconda Camera in cui prevarrebbero, in modo schiacciante, le classi lavoratrici.

Ora, concedendo una latitudine simile all'attività legislativa dell'Assemblea di domani, siamo noi sicuri di servire minimamente gli interessi del nostro Paese e della democrazia? Io credo che non sia questo l'ufficio di noi costituenti. Se siamo stati eletti per dare una Costituzione al nostro Paese, ciò significa che dobbiamo delineare gli istituti fondamentali dello Stato, secondo un indirizzo generale unitario che è per noi quello del regime democratico di tipo parlamentare.

Ora, l'ordine del giorno dell'onorevole Piccioni si allontana da questo principio e consente soluzioni che escono al di fuori dei criteri che ci hanno finora ispirato nel nostro lavoro costituzionale.

Per questo, pur sapendo che tanto la nostra parte politica quanto altre parti politiche, avendo la maggioranza nella Camera, potrebbero domani giovarsi sensibilmente di questa norma, pur sapendo questo, noi votiamo contro, in quanto riteniamo che sia compito nostro creare istituti che si muovano sul terreno della democrazia parlamentare, e predisporre norme che orientino in questo senso l'Assemblea legislativa di domani.

Presidente Terracini. Procediamo alla votazione, per appello nominale, dell'ordine del giorno a firma degli onorevoli Piccioni e Moro:

«L'Assemblea Costituente,

considerato che l'esistenza di una seconda Camera accanto a quella eletta a suffragio universale indifferenziato risponde alla necessità di integrare la rappresentanza politica, in modo che essa rispecchi la realtà sociale nelle sue varie articolazioni e tutti gli interessi politicamente rilevanti ed assicuri inoltre al lavoro legislativo, divenuto sempre più tecnicamente qualificato, il concorso di speciali competenze,

ritiene

che queste finalità si raggiungono, chiamando a partecipare alla seconda Camera i gruppi, nei quali spontaneamente si ordinano le attività sociali;

che tale rappresentanza deve essere realizzata — secondo un criterio di ripartizione a base territoriale regionale — con metodo democratico, mediante elezioni a doppio grado alle quali concorrano tutti gli appartenenti alle categorie sociali e in modo da promuovere la coordinazione degli interessi dei gruppi con l'interesse generale;

che la ripartizione dei seggi deve obbedire di massima al criterio della proporzione con l'entità numerica delle categorie ed insieme a quello della maggiore responsabilità del lavoro qualificato».

Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.

(Segue il sorteggio).

Comincerà dall'onorevole Patricolo.

Si faccia la chiama.

Molinelli, Segretario, fa la chiama.

Rispondono sì:

Adonnino, Alberti, Aldisio, Ambrosini, Andreotti, Angelucci, Arcaini, Arcangeli, Avanzini.

Balduzzi, Baracco, Bastianetto, Bazoli, Bellato, Belotti, Bertone, Bettiol, Biagioni, Bianchini Laura, Bonomi Paolo, Borsellino, Bosco Lucarelli, Bovetti, Braschi, Bruni, Brusasca, Burato.

Caccuri, Caiati, Camposarcuno, Cappa Paolo, Cappelletti, Cappi Giuseppe, Cappugi, Carbonari, Carboni Enrico, Carignani, Caristia, Caronia, Carratelli, Caso, Cassiani, Castelli Edgardo, Castelli Avolio, Chatrian, Chieffi, Ciampitti, Ciccolungo, Cimenti, Cingolani Mario, Clerici, Coccia, Codacci Pisanelli, Colombo Emilio, Colonnetti, Conci Elisabetta, Coppi Alessandro, Corsanego, Cotellessa, Cremaschi Carlo.

De Caro Gerardo, De Falco, De Gasperi, Delli Castelli Filomena, De Maria, De Martino, De Michele Luigi, De Palma, De Unterrichter Maria, Di Fausto, Dominedò.

Ermini.

Fabriani, Fanfani, Federici Maria, Ferrarese, Ferreri, Firrao, Foresi, Franceschini, Fresa, Froggio, Fuschini.

Galati, Garlato, Germano, Giacchero, Giordani, Gonella, Gortani, Gotelli Angela, Guariento, Guerrieri Filippo, Guidi Cingolani Angela.

Jervolino.

Lazzati, Leone Giovanni, Lettieri, Lizier.

Malvestiti, Mannironi, Marconi, Martinelli, Mastino Gesumino, Mattarella, Meda Luigi, Merlin Umberto, Micheli, Monterisi, Monticelli, Montini, Mortati, Motolese, Murdaca, Murgia.

Nicotra Maria, Notarianni, Numeroso.

Orlando Camillo.

Pallastrelli, Pastore Giulio, Pat, Pecorari, Perlingieri, Piccioni, Pignedoli, Ponti.

Quarello, Quintieri Adolfo.

Raimondi, Recca, Restagno, Restivo, Riccio Stefano, Rivera, Rodinò Ugo, Romano, Roselli.

Saggin, Sampietro, Scalfaro, Scelba, Schiratti, Segni, Siles, Spataro, Stella, Sullo Fiorentino.

Taviani, Terranova, Tessitori, Titomanlio Vittoria, Tosato, Tosi, Tozzi Condivi, Trimarchi, Tupini, Turco.

Uberti.

Valenti, Viale, Vicentini, Vilardi.

Zaccagnini, Zerbi, Zotta.

Rispondono no:

Abozzi, Allegato, Amadei, Amendola, Assennato, Ayroldi, Azzi.

Baldassari, Bargagna, Barontini Anelito, Barontini Ilio, Basile, Basso, Bei Adele, Bellusci, Bergamini, Bernabei, Bernini Ferdinando, Bianchi Bianca, Bianchi Bruno, Bibolotti, Binni, Bitossi, Bocconi, Bolognesi, Bonfantini, Bonino, Bonomelli, Bordon, Bozzi, Bucci.

Cacciatore, Calamandrei, Calosso, Camangi, Canevari, Cannizzo, Capua, Carboni Angelo, Caroleo, Carpano Maglioli, Cartia, Castiglia, Cavallari, Cavallotti, Cerreti, Cevolotto, Chiarini, Chiostergi, Cianca, Cifaldi, Condorelli, Conti, Coppa Ezio, Corbi, Corsi, Corsini, Costa, Costantini, Cremaschi Olindo, Crispo.

De Filpo, Della Seta, De Michelis Paolo, De Vita, Di Giovanni, Di Gloria, Di Vittorio, Donati, D'Onofrio, Dozza.

Fabbri, Facchinetti, Faccio, Fantuzzi, Faralli, Farina Giovanni, Fedeli Aldo, Fedeli Armando, Ferrari Giacomo, Fietta, Fiore, Fiorentino, Fioritto, Flecchia, Foa, Fogagnolo.

Gallico Spano Nadia, Gasparotto, Gervasi, Ghidini, Giacometti, Giolitti, Gorreri, Grazia Verenin, Grieco, Grilli, Gullo Fausto.

Iotti Nilde.

Labriola, Laconi, Lagravinese Pasquale, Lami Starnuti, Landi, La Rocca, Leone Francesco, Lombardi Carlo, Lombardo Ivan Matteo, Longhena, Lozza, Lucifero, Luisetti, Lussu.

Macrelli, Maffi, Magnani, Magrini, Malagugini, Maltagliati, Marchesi, Mariani Enrico, Marina Mario, Marinaro, Martino Gaetano, Mattei Teresa, Matteotti Matteo, Mazza, Mazzoni, Merlin Angelina, Mezzadra, Miccolis, Molè, Molinelli, Momigliano, Morandi, Morini, Moscatelli, Musolino, Musotto.

Nasi, Negro, Nenni, Nitti, Nobile Umberto, Nobili Oro, Novella.

Paratore, Paris, Pastore Raffaele, Pellegrini, Pera, Perassi, Persico, Pertini Sandro, Perugi, Pesenti, Piemonte, Pieri Gino, Platone, Pollastrini Elettra, Pratolongo, Preti, Priolo, Pucci.

Quintieri Quinto.

Ravagnan, Reale Vito, Ricci Giuseppe, Rodinò Mario, Rognoni, Romita, Rossi Maria Maddalena, Rossi Paolo, Rubilli, Ruggeri Luigi, Ruggiero Carlo, Russo Perez.

Saccenti, Salerno, Sansone, Santi, Sapienza, Saragat, Scarpa, Schiavetti, Scoccimarro, Secchia, Sereni, Sicignano, Silipo, Simonini, Spallicci, Spano, Stampacchia.

Targetti, Tega, Togliatti, Tomba, Tonello, Tonetti, Treves, Trulli.

Valiani, Varvaro, Venditti, Vernocchi, Veroni, Vigna, Vigorelli, Villabruna, Villani.

Zanardi, Zuccarini.

Si sono astenuti:

Benedettini.

Ruini.

Sono in congedo:

Arata.

Campilli, Canepa, Carmagnola, Codignola.

Geuna, Gullo Rocco.

Jacini.

La Gravinese Nicola, La Malfa.

Marazza, Mastino Pietro, Montemartini.

Paolucci, Parri, Pellizzari, Pignatari.

Tremelloni.

Vischioni.

Presidente Terracini. Dichiaro chiusa la votazione ed invito gli onorevoli Segretari a procedere al computo dei voti.

(Gli onorevoli Segretari fanno il computo dei voti).

Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione per appello nominale:

Presenti.......................... 383
Votanti...................... 381
Maggioranza.............. 191
Hanno risposto ....... 166
Hanno risposto no..... 213
Astenuti......................... 2

(L'Assemblea non approva).

Presidente Terracini. Passiamo all'esame del Titolo I — Il Parlamento, Sezione I — Le Camere.

[L'esame degli emendamenti viene riportato a commento degli articoli cui gli emendamenti si riferiscono.]


 

[1] L'ordine del giorno dell'onorevole Rubilli non è presente nel resoconto stenografico dell'Assemblea. Il suo testo, come risulta da un documento reperibile presso l'Archivio Storico della Camera dei Deputati all'unità archivistica ITCD.00200.00040.00006.00006.00025 è il seguente:

«L'Assemblea Costituente,

«considerato che sarebbe grave errore tener lontani dalla vita pubblica uomini veramente elevati per grado, per dottrina e per superiori qualità di mente, i quali, pur mantenendosi, come non di rado si verifica, completamente estranei al movimento dei partiti e ad ogni competizione elettorale, potrebbero apportare beneficio e valido contributo di studi e di esperienza alla soluzione dei più gravi problemi che interessano la Nazione;

«considerato inoltre che per la costituzione del Senato quesito fondamentale da proporsi e scopo precipuo da raggiungere è quello di creare un'Assemblea che non rappresenti una riproduzione fedele della Camera dei Deputati, ma sia diversamente organizzata;

«delibera che il Senato venga costituito per un quarto dei suoi membri con nomina del Presidente della Repubblica, e per tre quarti con elezioni a suffragio uninominale [universale?] e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età, col sistema del collegio uninominale, modificandosi in tali sensi l'articolo 55 della Costituzione».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti