[Il 7 ottobre 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo primo della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Il Parlamento». È in discussione l'articolo 55 del progetto di Costituzione.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici del Titolo primo della Parte seconda per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] dobbiamo porre adesso alla prova della votazione gli altri due ordini del giorno. Si tratta di stabilire quale di questi debba avere la precedenza. Rammento che nella lunga discussione svoltasi nella ultima seduta dedicata al problema costituzionale, i presentatori di questi due ordini del giorno, gli onorevoli Nitti e Lami Starnuti, non contesero sulla precedenza. Ciascuno di questi ordini del giorno contrappone all'altro un sistema elettorale; ed è evidente che i colleghi non voteranno per l'uno o l'altro perché è per primo posto in votazione, ma voteranno in relazione al modo con cui giudicano i due sistemi. L'onorevole Lami Starnuti aveva accennato, comunque, nel corso di quella lunga discussione, che egli accettava senz'altro che si desse la precedenza all'ordine del giorno Nitti. Credo perciò, che il primo ordine del giorno da mettere in votazione sia quello a firma dell'onorevole Nitti. Quest'ordine del giorno è del seguente tenore:

«L'Assemblea Costituente afferma che il Senato sarà eletto con suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale.

«Nitti, Rubilli, Persico, Laconi, Gullo Fausto, Quintieri Quinto, Nasi, Bozzi, Grieco, Togliatti, Cifaldi, Reale Vito, Vigna, Molè, Perrone Capano, Basile, Russo Perez, Dugoni, Colitto».

Perassi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Perassi. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi. L'onorevole Presidente ha richiamato le condizioni nelle quali sono avvenute nella seduta ultima in materia costituzionale le votazioni sull'ordine del giorno di cui ha fatto cenno. Sembra che da qualche espressione usata dall'onorevole Presidente, a quest'ordine del giorno si crede di poter attribuire una portata che a mio avviso non può avere. Io ricordo che in quella seduta l'onorevole Fabbri aveva prospettato l'opportunità che l'Assemblea fosse consultata su dei principî di ordine generale. Questa proposta non ebbe seguito. In realtà si venne alla votazione su quest'ordine del giorno che porta la mia firma. Ora, a me pare che l'Assemblea non può attribuire a quest'ordine del giorno se non un valore strettamente attinente a quanto in esso si dice. In altri termini l'Assemblea non ha approvato due formule concretissime e cioè l'elezione di tre senatori per ciascuna Regione da parte del Consiglio regionale e l'elezione — che è la seconda formula concreta — del resto per ciascuna Regione, attraverso un procedimento di elezione di secondo grado. A mio avviso quest'ordine del giorno importa semplicemente che l'Assemblea non ha votato quelle due formule concrete. Non si può adesso attribuire ad esso una portata maggiore. Devo quindi fare ogni più ampia riserva circa qualsiasi altra interpretazione dell'ordine del giorno. A mio avviso esso non preclude che le questioni che sono state concretamente poste con quella formula possano essere esaminate dall'Assemblea.

Presidente Terracini. Ritengo che l'interpretazione di ogni votazione fatta dall'Assemblea non debba basarsi puramente sull'esame schematico del documento votato, ma anche su tutte le discussioni che ne hanno accompagnato la presentazione e preceduta la votazione; in questo senso, poco fa, ho detto che la semplice consultazione del processo verbale della seduta pomeridiana di giovedì 25 settembre 1947 avrebbe fornito lumi a tutti i deputati, e avrebbe — lo speravo — evitato una inutile discussione sull'argomento. In questo processo verbale si legge che, dopo che io stesso avevo preannunciato l'esistenza di due ordini del giorno che sarebbero stati posti in votazione, l'onorevole Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione, ha fatto presente che sarebbe stato necessario stabilire prima, se la composizione del Senato dovesse essere unica o lasciata in parte ai Consigli regionali; e su questa proposta dell'onorevole Ruini si è sviluppata poi, tutta la discussione successiva.

In questa prese immediatamente la parola l'onorevole Piccioni, facendo per l'appunto rilevare che se attraverso l'ordine del giorno dell'onorevole Nitti si proponeva il collegio uninominale ed attraverso l'ordine del giorno Lami Starnuti si proponeva il suffragio con la proporzionale, c'era un terzo sistema — diceva letteralmente l'onorevole Piccioni — che attraverso la discussione ha raccolto vasti consensi, ed è quello appunto contenuto nell'emendamento dell'onorevole Perassi contemplante l'elezione di secondo grado. Ecco la base delle decisioni dell'Assemblea. L'ordine del giorno Perassi, infatti, non proponeva semplicemente due modi concreti nei quali il sistema elettorale di secondo grado avrebbe potuto tradursi quando l'Assemblea avesse votato in principio il sistema di secondo grado.

L'ordine del giorno Perassi, che portava appunto anche la firma dell'onorevole Piccioni, ha voluto significare contrapporre alle elezioni con il collegio uninominale e alle elezioni con la proporzionale un terzo sistema che attraverso la discussione, come ci ha detto l'onorevole Piccioni, aveva raccolto vasti consensi; ed era quello delle elezioni di secondo grado.

Mi pare che sia da questo punto, e solo da questo punto di vista che noi dobbiamo valutare la votazione avvenuta; e se poi volessi aggiungere ancora un commento chiarificatore, potrei richiamare ciò che l'onorevole Lussu ha detto.

Anche l'onorevole Lussu, invitando i colleghi a trasformare l'emendamento Perassi in un ordine del giorno, ha detto: «È bene che l'Assemblea abbia così di fronte a sé i tre schemi».

Mi pare che ogni ulteriore discussione di fronte alle dichiarazioni espresse di coloro che si sono fatti sostenitori dell'ordine del giorno Perassi sia evidentemente del tutto inutile.

L'Assemblea ha votato un ordine del giorno che proponeva: 1°) il sistema indiretto di elezione; 2°) la devoluzione all'Assemblea regionale di una parte dei senatori che dovevano essere eletti dalle singole Regioni.

Queste due posizioni di principio sono state respinte tutte e due dall'Assemblea, e non per nulla si è chiesto che la votazione avvenisse per divisione: proprio perché poteva avvenire che l'Assemblea accettasse il principio della elezione diretta, ma respingesse il settore elettorale dell'Assemblea regionale, come poteva invece avvenire che l'Assemblea accettasse di deferire all'Assemblea regionale una parte dei senatori da eleggere, pur riservando all'altra parte dei senatori da eleggersi, un sistema elettorale che fosse diretto e non indiretto.

I due principî sono stati posti separatamente e separatamente sono stati chiariti; l'Assemblea ha risposto.

Mi pare, pertanto, che l'obiezione dell'onorevole Perassi non abbia validità.

Perassi. Io mantengo la mia riserva.

Costantini. Vi sono altri ordini del giorno.

Presidente Terracini. Ve ne sono altri due e bisogna passare alla loro votazione. Indipendentemente da ogni commento sopra la votazione avvenuta, è chiaro che, avendo tre ordini del giorno, avendo dato, per transazione, direi, lodevole da parte di certi settori dell'Assemblea, il consenso che l'ordine del giorno presentato per ultimo fosse votato per primo, non resta che votare gli altri due.

Rammento che nella introduzione alla votazione delle scorse sedute ho fatto rilevare che la votazione degli ordini del giorno devono precedere, a tenore del Regolamento, anche perché influiscono, a seconda del senso, in un modo o nell'altro, sugli emendamenti presentati, o facendoli decadere o provocando la presentazione di emendamenti ad emendamenti. Comunque, ripeto che mi pare pacifico che, votato il primo ordine del giorno, bisogna passare alla votazione degli altri due successivi, ed avvenuta questa votazione, passare agli emendamenti.

Presidente Terracini. Dobbiamo porre in votazione il seguente ordine del giorno presentato dall'onorevole Nitti e da altri:

«L'Assemblea Costituente afferma che il Senato sarà eletto con suffragio universale e diretto, col sistema del collegio uninominale».

È stata chiesta la votazione a scrutinio segreto dagli onorevoli Sicignano, Molinelli, Minio, Lombardi Carlo, Rossi Maria Maddalena, Pellegrini, Bardini, Cremaschi Olindo, Grieco, Bucci, Bernamonti, Bianchi Bruno, Flecchia, Ferrari, Lozza, Laconi, Dozza, Bibolotti, Mezzadra, Fiore, Rubilli, Bozzi, Badini Confalonieri, Morelli Renato, Cortese, Villabruna, Gasparotto, Paratore.

Procediamo alla votazione a scrutinio segreto.

Presidenza del Vicepresidente Bosco Lucarelli

(Segue la votazione).

Presidente Bosco Lucarelli. Dichiaro chiusa la votazione. Invito gli onorevoli Segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Presidenza del Presidente Terracini

Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto:

Presenti e votanti............ 371
Maggioranza.............. 186
Voti favorevoli........... 190
Voti contrari.............. 181

(L'Assemblea approva — Commenti).

[Nel resoconto stenografico della seduta segue l'elenco dei deputati che hanno preso parte alla votazione.]

 

[Per la parte seguente della seduta, il testo completo è riportato a commento dell'articolo 57.]

Presidente Terracini. Passiamo all'esame dell'articolo 55 nei suoi vari capoversi in relazione agli emendamenti che sono stati svolti nel corso della discussione e che sono compatibili con le votazioni sino a questo momento eseguite dall'Assemblea.

Pregherei il Presidente della Commissione, onorevole Ruini, di dire se dobbiamo attenerci, per l'esame degli emendamenti, al testo stampato ovvero al testo così come è stato redatto nell'ultima riunione del Comitato di redazione e che mi ha comunicato in visione nell'ultima seduta.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Onorevole Presidente, quel testo era stato concordato condizionatamente, nel senso che alcune delle correnti rappresentate nel Comitato avevano dichiarato di aderirvi soltanto nel caso che fosse stato approvato il primo comma dell'articolo 55: «La Camera dei Senatori è eletta a base regionale». Non essendo stato ancora approvato questo comma, il testo nuovo non può essere considerato come nuovo testo di Commissione ed assunto a base di discussione.

Resta ora da vedere la questione sollevata come riserva dal collega Perassi, se si possa, malgrado la reiezione del suo ordine del giorno, procedere alla votazione del comma. Mi sembra che giudice in tale questione, trattandosi di interpretare una sua deliberazione già presa, debba essere l'Assemblea.

Se l'Assemblea deciderà in tal senso, e se sarà approvato il primo comma, allora il Comitato farà formalmente suo il testo concordato.

Presidente Terracini. Pregherei l'onorevole Perassi, il quale ha fatto una riserva prima che si passasse alla votazione or ora conclusa, di esprimere quanto egli pensa in proposito.

Perassi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Perassi. Ringrazio l'onorevole Presidente per avermi dato la possibilità di far conoscere il mio pensiero.

Per essere chiaro, osservo anzitutto che quel famoso ordine del giorno, che è stato sottoposto all'Assemblea nella precedente seduta, ha la sua origine in un emendamento che avevo proposto, emendamento che riguardava esclusivamente l'ultimo comma dell'articolo proposto dalla Commissione. Per conseguenza nel mio pensiero è certo che tutto il resto dell'articolo era un presupposto del mio emendamento, che non era toccato affatto. Ora, che cosa ha deliberato l'Assemblea?

A mio avviso, l'Assemblea ha deliberato di non adottare una formula che concerne l'ultima parte dell'articolo, cioè a dire non ha adottato due modi che erano indicati per quanto concerne l'elezione dei senatori assegnati a ciascuna Regione. L'Assemblea ha ritenuto che non fosse opportuno stabilire che tre senatori fossero eletti dal Consiglio regionale; non ha ritenuto opportuno che il resto dei senatori assegnati a ciascuna Regione fosse eletto col sistema che era stato indicato, cioè elezione indiretta con quei certi criteri stabiliti.

A mio avviso, ripeto, quest'ordine del giorno votato dall'Assemblea non può avere effetto preclusivo se non per le formule concrete in esso indicate. Per conseguenza, allo stato delle cose, l'ordine del giorno che è stato approvato, concernente il sistema del collegio uninominale, mi pare tocchi il problema della elezione di una parte dei senatori e, anzitutto, questo ordine del giorno non risolve un altro problema, che è pregiudiziale e che non è stato affatto affrontato. Ed è il problema che è riassunto nei primi due commi dell'articolo proposto dalla Commissione.

Il primo comma afferma anzitutto che il Senato sarà costituito su base regionale: su questo punto non c'è nessuna preclusione.

Il secondo comma afferma un altro concetto, che non ha nulla a che fare col modo di elezione, cioè dice che il numero dei senatori è determinato in relazione a ciascuna Regione, in base ad un certo rapporto proporzionale; ma aggiunge che, oltre al numero dei senatori determinato per ciascuna Regione in proporzione alla popolazione, è assegnato a ciascuna di esse un certo numero fisso, che nel testo era indicato in cinque.

Anche tutti questi aspetti del problema non sono stati affatto pregiudicati dai voti intervenuti. Per conseguenza, a mio avviso, mi pare che non vi sia dubbio che l'Assemblea, allo stato delle cose, non possa far altro se non prendere in esame il progetto della Commissione così come era stato proposto e, per quanto riguarda anzitutto i primi commi, esaminare gli emendamenti che sono stati presentati.

Quando poi si arriverà all'ultimo comma, relativo al modo di elezione, allora si potrà ritenere che sono preclusi quei concreti modi indicati nell'ordine del giorno che noi avevamo presentato e si potrà ritenere che l'elezione del grosso dei senatori — non tutti — avverrà secondo il sistema del collegio uninominale.

Mi pare che in questi termini si possa porre la questione all'ora attuale.

[...]

Perassi. [...] Il terzo comma, invece, entra nel problema del modo come si procede alle elezioni di questi senatori. Ed allora qui si pone il problema. Una parte dei senatori può essere attribuita al Consiglio regionale in coerenza al concetto della Regione. (Commenti Rumori a sinistra).

Una voce a sinistra. È stato respinto.

Perassi. Io protesto ancora una volta. È stata respinta l'elezione di tre senatori. (Commenti a sinistra).

Presidente Terracini. Con la votazione dell'ordine del giorno Nitti si è stabilito il suffragio diretto, non lo dimentichi.

[...]

Mastino Pietro. [...] Nell'ultimo capoverso si stabilisce il modo da seguire per la votazione. Ora, relativamente al modo da seguire per la votazione, si è stabilito che si debba procedere col metodo del collegio uninominale, ma non abbiamo detto ancora nulla sul numero dei senatori da attribuire a ciascuna Regione e tanto meno abbiamo detto, affermando o negando, se una parte di questi senatori debba essere dal Consiglio regionale indicata anziché no.

Presidente Terracini. Questa è una questione già risolta.

Mastino Pietro. L'altro giorno è stato respinto l'ordine del giorno formulato dall'onorevole Perassi. Ma rileggiamolo. Esso stabilisce che «l'Assemblea Costituente ritiene che i senatori devono essere eletti nel numero di tre dal Consiglio regionale per ogni Regione». Non è solo il numero che è stabilito, ma il modo: dal Consiglio regionale. In quanto è stato approvato il metodo del collegio uninominale...

Presidente Terracini. Abbiamo votato poco fa l'elezione diretta, non lo dimentichi.

Mastino Pietro. L'elezione diretta può essere anche limitata all'altro numero dei senatori, (Commenti) ed avere, così, due metodi concorrenti all'elezione.

La proposta formulata dall'onorevole Perassi ha ragione di esistere.

[...]

Conti. [...] C'è l'altra questione: si può, dopo la votazione contraria all'ordine del giorno Perassi sul numero dei senatori che le Assemblee regionali avrebbero dovuto eleggere, si può oggi, dopo quell'ordine del giorno, stabilire che le Regioni abbiano la facoltà di eleggere un certo numero di senatori, che non siano i tre che sono stati indicati nell'ordine del giorno Perassi? Questa è la questione, è la seconda questione che l'Assemblea deve risolvere. Ed il parere di questi nostri colleghi giuristi è che non vi sia nessuna preclusione, perché, se può apparire che è stato votato il principio contrario alla elezione dei senatori da parte delle Assemblee regionali, si risponde che in sostanza non il principio è stato votato, ma è stata respinta la proposta concreta del numero di 3 dei senatori da eleggersi dalle Assemblee regionali.

[...]

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. [...] Non apparve allora, e non vi sarebbe ora, alcuna contraddizione nel fatto che un terzo (o come fu proposto in sede di emendamento un quarto) di senatori fosse eletto dai Consigli regionali e il rimanente dal popolo direttamente, anche col sistema del collegio uninominale. (Rumori Commenti Interruzione del deputato Rubilli).

Onorevole Rubilli, io sto qui esponendo, quali furono le ragioni che indussero la Commissione ad adottare il suo testo. È ineccepibile che non vi era nessuna contraddizione. Tant'è che, come ho detto poco fa, anche la minoranza, subordinatamente, accolse il concetto dei due sistemi convergenti di elezione.

Sta di fatto che la soluzione data dall'articolo 55 nel testo della Commissione potrebbe riunire in una equilibrata formula i sostenitori della Regione, che vogliono connetterlo con la formazione del Senato, ed i sostenitori del collegio uninominale, che avrebbe in tutto il resto un'ampia applicazione.

Ma, si dirà, è intervenuta la reiezione dell'ordine del giorno Perassi, e l'adozione di quello Nitti: la rappresentanza delle Regioni, attraverso i loro Consigli, non può più essere ammessa. Non voglio entrare in materia, né parlare per il Comitato di redazione, che, come purtroppo avviene ogni momento, è in disaccordo interno; né ho avuto il tempo di interpellarlo su questo punto. Osservo soltanto, per conto mio, che vi possono essere dubbi; tant'è che, quando fu presentato l'ordine del giorno Nitti, il Presidente della nostra Assemblea suggerì di aggiungere «compiutamente» o qualcosa di simile, perché risultasse in modo chiaro esclusa la rappresentanza dei Consigli regionali; ma il savio consiglio non fu accolto. E l'ordine del giorno Perassi, nelle sue espressioni che riguardano un punto particolare «tre senatori per ogni Consiglio regionale» potrebbe non implicare la decisione assoluta del principio ed escludere una diversa partecipazione dei Consigli regionali. Sono dubbi, ripeto, e sarebbe bene che si decidesse subito al riguardo. Bisogna evitare che si continui a discutere a perdifiato. Decidete una buona volta, in un senso e nell'altro; e non se ne parli più.

[...]

Presidente Terracini. [...] È strano che tutti i colleghi che hanno parlato si sono ricordati della votazione di dieci giorni fa — benché sia passato già un certo periodo di tempo — ma hanno già dimenticato la votazione di appena un'ora fa. Orbene, se la votazione di dieci giorni fa lasciava ancora aperta la questione, almeno entro certi limiti (tanto vero che l'onorevole Perassi aveva posto una riserva), con la votazione di questa sera, la questione è stata risolta e non esiste più. Perché io chiedo in qual modo si possa ancora sostenere di commettere al Consiglio regionale l'elezione di una parte dei senatori, quando questa elezione, essendo evidentemente di secondo grado, è ormai preclusa dal voto dell'Assemblea a favore dell'elezione diretta.

Non vi è una via di elusione. Il Senato è un organismo indivisibile ed indifferenziato e, dacché si è deciso che esso deve essere eletto con metodo diretto, si deve intendere — non v'è dubbio — che tutto il Senato debba trovare nell'elezione diretta la propria origine.

Mi sembra pertanto che abbia ragione l'onorevole Ruini quando afferma che deve essere definitivamente fissato questo punto; ma non ha forse più ragione nel ritenere che si debba ancora votare su ciò. Su questa questione, onorevoli colleghi, e soltanto su questa questione, io potrò dare pertanto la parola agli iscritti, pregandoli di restare rigorosamente all'argomento.

[...]

Mortati. [...] Mi pare di potere convenire senz'altro nella tesi annunciata dal nostro onorevole Presidente, secondo cui l'approvazione intervenuta di tale ordine del giorno importa l'esclusione di forme elettive del Senato che siano, anche in misura parziale, affidate alla elezione indiretta, e quindi l'esclusione della possibilità di riproposizione della proposta di affidare la scelta di un'aliquota di senatori ai Consigli regionali.

[...]

Nobili Tito Oro. [...] Per vero poteva intendersi la base regionale per la elezione dei senatori in rapporto alla statuizione dell'ultimo comma dell'articolo 55 che attribuisce ai Consigli regionali la elezione di un terzo, ripresa dall'ordine del giorno Perassi. Ma quando questo è stato respinto, è crollata con esso la base regionale; e il colpo di grazia le è stato vibrato dall'approvazione dell'ordine del giorno Nitti, pel quale il Senato sarà eletto a suffragio universale e diretto e col sistema del collegio uninominale.

[...]

Io ho ascoltato le ultime dichiarazioni fatte dall'onorevole Nitti dopo la votazione del suo ordine del giorno sulla estensione che sarebbe stato intendimento suo di dare all'ordine del giorno medesimo; e non nego che esse possano in qualche modo imbaldanzire la tesi di coloro che escludono la preclusione della discussione e della votazione di questo primo comma.

Ma mi duole di dover dire che noi non possiamo accogliere questa chiarificazione ex post come espressione di una interpretazione autentica; perché questa interpretazione avviene quando l'Assemblea ha già votato e l'Assemblea ha votato non in base alle intenzioni, non ancora palesate, dell'onorevole Nitti, ma in base alla lettera chiara del suo ordine del giorno. Quando la lettera è chiara, bisogna stare ad essa. E l'ordine del giorno afferma che «l'elezione dei senatori sarà fatta col sistema del collegio uninominale». Pertanto la base elettorale sarà il collegio uninominale e non già la Regione e il Consiglio regionale.

[...]

Per contro l'ultimo comma dell'articolo è quello totalitariamente vulnerato e distrutto dall'ordine del giorno Nitti e adesso non resta altro da fare all'onorevole Presidente, quale depositario delle manifestazioni di volontà dell'Assemblea, se non dare atto, e non resta altro all'Assemblea che prendere atto che quest'ultimo comma è stato già emendato colla approvazione dell'ordine del giorno Nitti, per effetto del quale il Senato sarà eletto a suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale. Pretendere in proposito che si rinnovi la votazione sarebbe volere offendere il principio non bis in idem, e violare, tra gli altri, l'articolo 87 del Regolamento.

[...]

Bozzi. [...] Ora, mi pare che la votazione negativa sull'ordine del giorno Perassi, e la votazione affermativa sull'ordine del giorno Nitti escludano nel modo più tassativo che l'Assemblea possa in qualsiasi modo, sia pure sotto la forma indiretta dell'interpretazione autentica, ritornare sulla sua determinazione. Questi due ordini del giorno, uno respinto, l'altro votato, escludono che si possa votare o interpretare il terzo comma dell'articolo 55.

In altri termini, il Senato non può essere costituito né con l'elezione da parte dei Consigli comunali, né con l'elezione in base al suffragio universale col sistema proporzionale, perché il meccanismo di elezione del Senato dev'essere esclusivamente quello del sistema uninominale: e questo ha voluto affermare l'ordine del giorno Nitti.

[...]

Lucifero. [...] quando noi abbiamo stabilito un suffragio diretto con un sistema uninominale, che cosa abbiamo fatto? Abbiamo escluso evidentemente tutti i sistemi di elezione indiretta e tutti i sistemi diversi dal collegio uninominale. Ora, non vi è dubbio che una elezione fatta attraverso un Consiglio regionale non sarebbe un'elezione diretta e non sarebbe un'elezione con il collegio uninominale. Quindi questa cosa a me sembra assolutamente esclusa.

[...]

Moro. Non parlerò sulla sostanza dei problemi che sono stati avanzati questa sera. Vorrei fare invece una proposta concreta. Sono state sollevate in quest'ultima discussione numerosi problemi che forse l'Assemblea non era preparata a considerare e ci sono state prospettate, in questo gioco delicato di preclusioni, numerose difficoltà. Si dovrà decidere, per esempio, se sia intervenuta una preclusione per quanto riguarda quella parte di senatori che si pensava dovessero essere eletti dai Consigli regionali o nominati dal Capo dello Stato.

Questa è una delle questioni, ma molte altre ne sono state sollevate.

Mi sembra che il complesso di questi problemi sia così vasto e delicato da consigliare un esame da parte del Comitato di redazione. Ho visto anche che i membri del Comitato si sono divisi su alcuni punti che erano in discussione questa sera.

Non sembra opportuno — mi rivolgo sia al Presidente dell'Assemblea, sia al Presidente della Commissione — che il Comitato di redazione si raduni domani, esamini questo gioco di preclusioni e porti delle proposte all'Assemblea? Mi sembra che un esame preliminare sia opportuno e che possa portare a decisioni più mature.

[...]

Persico. [...] Resta fermo che l'ultima parte è sostituita dall'ordine del giorno Nitti approvato, circa le modalità dell'elezione: suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale.

Darei mandato al Comitato di redazione di coordinare quest'ultima parte, approvata, colla prima parte dell'articolo 55 che stabilisce la base regionale, perché vi si innesti il sistema del collegio uninominale.

[...]

Bosco Lucarelli. Io sono del parere del collega Moro, di rinviare alla Commissione la formulazione di tutto l'articolo, perché, dopo l'approvazione dell'ordine del giorno Nitti, a me pare che l'articolo vada rifuso.

Qualora ciò avvenisse, io mi permetterei di sottoporre alla Commissione delle questioni pratiche da tenere presenti. Dovendosi determinare le circoscrizioni per i collegi uninominali, ad evitare difficoltà nella compilazione della relativa legge elettorale, credo opportuno che nella Costituzione si dia un indirizzo generale per sapere come debba avvenire il raggruppamento di comuni per costituire i singoli collegi, e cioè se debba avvenire nell'ambito delle province o delle regioni, o se debba prescindere da esse.

Nelle vecchie leggi elettorali col sistema uninominale, i collegi erano determinati nell'ambito delle province.

L'assegnazione di un senatore per ogni 200 mila elettori, tenuta anche presente l'importanza delle frazioni, rende necessario un accurato esame della questione.

Anche per questo credo vada appoggiata la proposta Moro.

[...]

Targetti. Non vorrei essere in errore, ma mi sembra che questa discussione sulla preclusione o meno della possibilità di mettere in votazione l'articolo nel testo del progetto sia, se non altro, intempestiva. Infatti prima bisognerà mettere in votazione gli emendamenti che sono stati presentati a questo articolo, giacché nel caso in cui qualcuno di questi emendamenti — che sono emendamenti sostitutivi — venga approvato, la questione della preclusione è già assorbita. Non so se sono in errore, ma mi sembra che la questione si ponga così: v'è l'emendamento dell'onorevole Nitti con il quale si propone di sostituire gli articoli 55 e 56 con un articolo da lui stesso formulato; v'è poi, tra gli altri, un nostro emendamento del seguente tenore: «Il Senato della Repubblica è eletto a suffragio universale, diretto e segreto, ecc.». Sono due emendamenti che, se venissero approvati, o l'uno o l'altro, annullerebbero il testo del progetto. Se questi emendamenti saranno respinti, allora si potrà proporre la questione se sia possibile mettere in votazione l'articolo del testo, che è in contraddizione, secondo l'opinione di alcuni, con due ordini del giorno: uno approvato e l'altro respinto.

Presidente Terracini. La questione è stata largamente chiarita nonostante che gli onorevoli Moro e Bosco Lucarelli ritengano che essa non lo sia ancora a sufficienza ed abbiano affacciato l'idea di rimetterla al Comitato di redazione. È possibile che non sia chiara per qualcuno, ma io, onorevoli colleghi, debbo ribattere sempre sul medesimo punto: ci avviciniamo alla metà di ottobre e non possiamo rinviare più, neanche di un giorno, questioni che sono state già lungamente discusse; in questo momento, onorevole Moro, si tratta veramente di voler fare soltanto un piccolo sforzo logico. Il problema è questo: il testo dell'articolo 55, che abbiamo ricevuto dalla Commissione per la Costituzione, aveva per l'appunto una sua logica interna. Vi era un primo comma che in tanto teneva, in quanto seguivano il secondo ed il terzo. Coloro i quali hanno partecipato alla discussione di questo testo rammentano che il secondo e il terzo comma sono stati così configurati perché il primo era stato in precedenza redatto in quel particolare modo. È evidente che, affermata una base regionale per il Senato, ne veniva come necessaria conseguenza che per l'elezione del Senato si presupponesse una certa struttura della Regione e, in primo luogo, la esistenza di assemblee regionali.

Onorevoli colleghi, non è responsabilità mia — vorrei lo si riconoscesse — se la strada attraverso la quale siamo giunti a questa prima votazione non ha seguito la stessa traccia di quella percorsa in seno alla seconda Sottocommissione. È stata l'Assemblea a decidere di prendere una via diversa, ed una tale via per la quale avendo votato una prima decisione, non è più permesso seguire nel loro ordine primitivo i tre commi dell'articolo 55.

Vorrei dire a questo proposito che non vi è dubbio che le decisioni dei Settantacinque e della seconda Sottocommissione che ha elaborato questa parte del progetto conservano valore; ma adesso, a mano a mano che i lavori nostri procedono, se facciamo dei richiami, dobbiamo farli non alle decisioni della Commissione dei Settantacinque, dall'Assemblea non accettate, ma a quelle altre decisioni che l'Assemblea ha ad esse sostituite.

Oggi pertanto l'Assemblea deve ragionare in base alle premesse logiche che si è poste, e se queste non consentono di accettare le norme della Commissione dei Settantacinque, io posso essere il primo a rammaricarmene, perché vi ho collaborato, ma bisogna sottomettersi al volere espresso dell'Assemblea.

Moro. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Moro. Io non vedo le cose con la stessa chiarezza con cui le vede l'onorevole Presidente. Mi dispiace di dover fare una proposta formale perché la materia sia rinviata al Comitato di redazione per un nuovo esame. Domani mattina l'Assemblea potrebbe occuparsi di un altro argomento, mentre il Comitato riprende in esame la materia.

Presidente Terracini. Mi permetto di parlare in maniera molto netta. Se lei, onorevole Moro, propone formalmente che l'Assemblea sospenda i suoi lavori, in attesa che il Comitato di redazione dipani questa matassa, che a me sembra abbastanza dipanata, io metterò in votazione la sua proposta; ma desidero che risulti chiaro a chi spetta la responsabilità del permanente ritardo dei lavori della nostra Assemblea. (Commenti al centro). Mi permettano, ma nessuno vorrà farmi credere che, da dieci giorni a questa parte, voi non abbiate più pensato alle conseguenze dei voti che si erano dati in precedenza.

Credo che nessuno di voi, da dieci giorni a questa parte, abbia completamente rinunciato a svolgere pensieri e considerazioni sui lavori della Costituzione e pertanto non credo che i problemi intorno ai quali oggi stiamo discutendo vi riescano nuovi in maniera tale da non orientarvici.

Onorevole Moro, il problema si pone in questi termini: si è votata una disposizione; questa disposizione stabilisce che il Senato della Repubblica sia eletto a suffragio universale e diretto col sistema del collegio uninominale. La prima conseguenza che se ne trae è senz'altro questa: nessuna forma di elezione indiretta è più ammissibile.

[...]

Presidente Terracini. [...] Pongo dunque in votazione la proposta dell'onorevole Moro che si sospenda la discussione e che si rimetta al Comitato di redazione il compito di trarre le conseguenze logiche della votazione oggi avvenuta in relazione al testo del progetto.

(Dopo prova e controprova, e votazione per divisione, con la esatta parità dei voti, la proposta Moro non è approvata).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti