[Il 26 ottobre 1946 la seconda Sottocommissione della Commissione per la Costituzione prosegue la discussione sull'organizzazione costituzionale dello Stato. — Presidenza del Vicepresidente Conti.]

Mortati, Relatore, fa presente che si debbono ora esaminare questioni assai importanti, le quali, pure avendo un aspetto tecnico, possono tuttavia avere notevoli riflessi politici.

Una prima questione riguarda la mole del lavoro parlamentare che è andata sempre più accrescendosi con l'estendersi ed il tecnicizzarsi dei compiti dello Stato. Come si potrebbe attenuare tale inconveniente? Qui si presenta il problema di ammettere, oppure no, la possibilità di una delega legislativa, con determinate garanzie ed entro certi limiti. A tale proposito sorge anche la questione relativa all'istituzione di Commissioni legislative intese, non solo come organi di studio, ma anche come veri e propri organi legiferanti in luogo dell'Assemblea plenaria.

Vanoni fa presente che l'Assemblea plenaria per le materie strettamente tecniche non è la sede più adatta per la discussione ed elaborazione di buone leggi. Infatti la discussione in Assemblea plenaria si risolve generalmente in una presa di posizione da parte degli oratori, che assai difficilmente viene modificata da osservazioni contrastanti. Invece nell'ambiente più ristretto di una Commissione non v'è bisogno di prendere posizioni di principio e la discussione si svolge con maggiori possibilità di adattamenti tra le diverse opinioni in contrasto, per cui quasi sempre si riesce ad elaborare provvedimenti più studiati e approfonditi.

Si farebbe, pertanto, un notevole passo avanti nella tecnica legislativa, stabilendo che soltanto i grandi problemi, quelli che abbiano una notevole importanza politica e che richiedano impostazioni di principio, dovrebbero essere discussi in Assemblea plenaria, mentre tutte le altre questioni di carattere tecnico dovrebbero essere affidate all'esame delle Commissioni. Si eviterebbe così il pericolo del parlamentarismo, che consiste nella lentezza dell'opera legislativa e che induce inevitabilmente anche il più democratico dei Governi a premere sulle Assemblee per avere deleghe legislative.

Non crede di poter presentare una proposta precisa in merito alla questione in esame, ma confida che coloro che più di lui hanno pratica parlamentare e sono approfonditi nello studio del diritto costituzionale possano tener conto dell'opportunità di far ricorso all'opera delle Commissioni legislative per un più rapido svolgimento del lavoro parlamentare e per una migliore elaborazione dei testi legislativi.

Cappi aderisce in via di principio alle osservazioni fatte dall'onorevole Vanoni, ma vorrebbe che la decisione di rinviare l'approvazione dei provvedimenti di legge alle Commissioni legislative fosse presa dall'Assemblea plenaria con una maggioranza qualificata.

Nobile trova assai opportuna la proposta dell'onorevole Cappi, perché è soltanto l'Assemblea che può decidere quali siano i disegni di legge da riservare al proprio esame e quali si possano invece deferire all'esame delle Commissioni.

Perassi osserva che la questione relativa all'istituzione ed ai poteri delle Commissioni è assai importante e merita di essere attentamente studiata. Il punto più delicato è quello di stabilire se il voto definitivo sui provvedimenti di legge rinviati all'esame delle Commissioni debba essere dato dalle Commissioni stesse oppure dall'Assemblea plenaria. Ammesso il principio che l'esistenza di una legge dipenda dal voto delle due Camere, può sembrare inopportuno sostituire a tale voto quello delle Commissioni; le due esigenze potrebbero essere conciliate, stabilendo che sui provvedimenti rinviati all'esame delle Commissioni il voto debba essere dato dall'Assemblea plenaria, senza però che questa debba discuterli.

Patricolo condivide il punto di vista espresso dall'onorevole Perassi. In ogni modo osserva che, con la creazione delle future Assemblee regionali, una notevole mole di lavoro legislativo sarà sottratta alle due Camere, onde non vi sarebbe motivo di preoccuparsi eccessivamente di un'eventuale discussione in Assemblea plenaria dei disegni di legge esaminati in precedenza dalle Commissioni.

Nobile osserva che, se l'Assemblea plenaria dovrà approvare, sia pure senza discussione, i disegni di legge già esaminati dalle Commissioni, una certa lentezza nel lavoro legislativo si avrà sempre a causa delle dichiarazioni di voto.

Perassi fa presente all'onorevole Nobile che in Assemblea plenaria si dovrebbe procedere soltanto alla votazione, e pertanto dovrebbe essere stabilito il divieto di fare dichiarazioni di voto.

Vanoni ritiene che, con le proposte degli onorevoli Cappi e Perassi, non dovrebbero sorgere preoccupazioni di un eventuale esautoramento del Parlamento, perché questo esaminerebbe due volte i disegni di legge: prima in Assemblea plenaria per decidere se un dato disegno debba essere, oppure no, rinviato all'esame delle Commissioni; poi, sempre in Assemblea plenaria, in occasione della votazione dei disegni di legge esaminati dalle Commissioni stesse. Con ciò sarebbe salvaguardata la libertà di decisione del Parlamento.

Fa poi osservare all'onorevole Patricolo che, molto probabilmente, con la istituzione delle Assemblee regionali, non diminuirà la mole del lavoro del Parlamento. Anzi, l'esistenza di nuovi organismi legiferanti farà forse aumentare l'attività del Parlamento nazionale, perché questo indubbiamente sarà costretto a riesaminare o a modificare, nel superiore interesse generale, le norme legislative approvate dalle Assemblee regionali.

Mortati, Relatore, fa presente che occorre risolvere prima il problema da un punto di vista tecnico. Si potrebbe, infatti, stabilire che certe materie spettano alla competenza dell'Assemblea plenaria, altre invece a quella delle Commissioni; oppure si potrebbe fissare il principio che nulla per competenza spetta alle Commissioni, ma che l'Assemblea plenaria può delegare di volta in volta l'esame di disegni di legge alle Commissioni od in via definitiva, cioè attribuendo ad esse il potere di approvazione, od in via di delegazione parziale, cioè riservando all'Assemblea plenaria stessa la votazione finale.

Il problema però deve essere esaminato anche dal punto di vista politico: si deve, cioè, stabilire se sia utile trasferire il potere ordinario del Parlamento ad altri organi, quali in ultima analisi sarebbero le Commissioni.

Riconosce che occorre preoccuparsi della buona redazione tecnica dei disegni di legge, tanto più che il lavoro parlamentare nei tempi moderni si è andato sempre più specializzando. Ma si domanda se con l'istituzione delle Commissioni non si cada nell'inconveniente di un'eccessiva specializzazione. In sostanza, quando si rimprovera alla burocrazia di legiferare male, ci si riferisce non solo ad eventuali deficienze di capacità e di preparazione della burocrazia stessa, ma anche al fatto di una visione troppo specializzata e quindi troppo ristretta dei vari problemi esaminati; si avverte che manca quel coordinamento che potrebbe essere compiuto da un organo di più complessa e varia competenza, capace di considerare le singole questioni da un punto di vista non solo particolare ma anche generale. L'istituzione delle Commissioni potrebbe far sorgere l'inconveniente accennato, con gravi conseguenze da un punto di vista politico, perché una valutazione tutta particolare dei vari interessi verrebbe a sostituirsi a quella di carattere generale.

Un altro pericolo infine può aversi. Le Commissioni, in quanto organi più ristretti, possono essere soggette più facilmente a pressioni dall'esterno, alle quali meglio si sottrae un'Assemblea parlamentare, perché composta di un numero assai più grande di membri.

In ogni modo, non sarebbe male che la discussione generale dei provvedimenti da rinviare alle Commissioni avvenisse nella Assemblea plenaria. Le Commissioni dovrebbero semplicemente esaminare i singoli articoli e, compiuto tale esame, i disegni di legge dovrebbero ritornare in Assemblea plenaria per essere messi in votazione.

Mannironi è del parere che la proposta dell'onorevole Perassi possa essere approvata, a condizione però che essa sia abbinata a quella formulata dall'onorevole Cappi.

Laconi osserva che, se si adotterà il sistema delle Commissioni, sarà necessario stabilire la pubblicità delle sedute di queste.

Nobile è favorevole alla proposta che il rinvio dei disegni di legge alle Commissioni debba essere deciso dall'Assemblea plenaria. Non è d'accordo, invece, nell'altra proposta che l'Assemblea plenaria debba approvare i disegni di legge rinviati alle Commissioni, perché ciò richiederebbe troppo tempo. Le Commissioni, a suo avviso, dovrebbero avere il potere anche di votare i disegni di legge sottoposti al loro esame. Per questo trova giusta la proposta fatta dall'onorevole Laconi, di dare pubblicità alle sedute delle Commissioni.

Il Presidente Conti si associa personalmente alla proposta dell'onorevole Laconi.

Fabbri è favorevole alla proposta dell'onorevole Perassi, purché i disegni di legge, prima di essere rinviati all'esame delle Commissioni, siano discussi da un punto di vista generale in Assemblea plenaria. È contrario invece alla proposta dell'onorevole Cappi di delegare alle Commissioni l'approvazione definitiva dei provvedimenti a loro rinviati, perché ciò rappresenterebbe un completo esautoramento del Parlamento.

Patricolo domanda se non sia il caso, in riferimento alle osservazioni fatte dall'onorevole Mortati sulla mancanza di una visione politica generale da parte di Commissioni troppo specializzale, di aderire alla proposta, formulata dall'onorevole Conti nella sua relazione, di devolvere l'esame preventivo dei disegni di legge presentati alla Camera a una Commissione permanente legislativa all'uopo costituita.

Vanoni osserva che la questione in esame è troppo importante per poter esser risolta senz'altro nella riunione odierna, e propone di invitare l'onorevole Perassi a formulare in proposito un'articolazione precisa da discutersi nella prossima riunione della Sottocommissione.

Perassi osserva che sarebbe meglio affidare il compito di redigere una proposta precisa per la risoluzione della questione finora discussa allo speciale Comitato che prossimamente dovrà riunirsi per l'esame di altri speciali problemi.

Il Presidente Conti ritiene che sia meglio soprassedere ad ogni decisione in merito alla questione finora discussa.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti