[Il 18 ottobre 1947 l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo primo della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Il Parlamento».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda al commento all'articolo 55 per il testo completo della discussione.]

Nitti. [...] Vi è poi una terza funzione, e piuttosto comica, che si vuole attribuire all'Assemblea legislativa: l'amnistia. Questa assurdità non è mai avvenuta in nessun Paese della terra. Perciò, la Camera dei deputati e il Senato, composti da oltre un migliaio di persone che non sono giuristi e fra cui solo alcuni hanno solo un'idea approssimativa della parola amnistia, si dovrebbero riunire per decidere se fare o non fare l'amnistia. Si può far ridere di più che con questa ipotesi? L'amnistia è argomento così tecnico che solamente dei giuristi professionali la devono preparare.

Io ho dovuto fare la più grossa amnistia, che mi fu rimproverata, ma della quale ho motivo di essere orgoglioso. Si vide poi che avevo ragione. L'amnistia che io feci riguardava 600 mila persone. Voi tutti, suppongo, sapete che cosa vuol dire fare una amnistia. Fare un'amnistia vuol dire rendersi conto di tutte le leggi che concernono la materia in questione. Io chiamai allora il maggior giurista e procedurista italiano del tempo, Ludovico Mortara, che era anche Ministro della giustizia, e fui assistito anche dai capi militari e soprattutto — quello di cui i miei accusatori fascisti non tennero conto quando mi vollero rimproverare questa amnistia — dai generali Diaz ed Albricci, i quali ne assunsero tutta la responsabilità dal punto di vista militare. Io chiamai questi generali per emanare l'amnistia. Vi assicuro che non riuscivo a raccapezzarmi quando mi portarono il primo schema di decreto di amnistia, con tutte quelle citazioni e riferimenti a leggi speciali. In tutta quella inviluppata materia io mi sentii confuso e pregai l'amico Mortara di venire da me per rendermi più facile lo studio, in quanto io non potevo dedicare settimane a studiare daccapo l'amnistia.

Ora voi con questo progetto volete far decidere l'amnistia da mille persone quasi tutte incompetenti. Si è mai vista una cosa più assurda e ridicola? Io suppongo che non tutti potranno essere competenti qui in questa difficile materia. Supponiamo che due o trecento persone siano più o meno informate; ma mille e più e tutti dovremo essere competenti a discutere nel dettaglio l'amnistia.

La Camera dei deputati può fare un voto, e così pure il Senato; d'accordo, ma non possono decidere l'amnistia, e tanto meno prepararla.

Quando io decisi la cosiddetta «amnistia dei disertori», la proposta venne dall'onorevole Turati, di accordo con tutti i suoi amici. Si limitarono ad esprimere un voto. Io volli riflettere: si trattava di seicentomila persone incolpate di gravi reati. Rendevano le campagne di tutta Italia oltremodo malsicure ed aumentavano il fermento degli animi che pareva ormai divenuto insostenibile. Io volli dapprima studiare dal punto di vista sociale la questione: seicentomila persone non si potevano mettere in carcere in un Paese che non ha trentamila posti soli. Tutte le cose in Italia si fanno sommariamente, un giorno per il nazionalismo, poi per il fascismo ed ora per tutte queste utopie. Prima le povere Assemblee politiche del fascismo e ora le assurde ed enormi Assemblee che ci propongono. Ebbene vi prego, signori, non possiamo fare nuovi scherzi di cattivo genere. Questa Assemblea si riunisce per decidere ogni sette anni (io proporrei ogni quattro anni come in America) la nomina del Capo dello Stato e fin qui sta bene; si riunisce poi per la guerra. Voi non farete guerre ogni giorno, perché noi non siamo in condizioni di farle e non le faremo. Cosa deve fare dunque questa Assemblea? Le amnistie: non avrebbe altra funzione che quella di fare amnistie. Questa Assemblea è particolarmente incompetente e probabilmente la maggior parte dei suoi membri non comprende che cosa giuridicamente sia un'amnistia e tutte le cognizioni che questa amnistia rende necessarie.

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole De Vita ha presentato il seguente emendamento all'articolo 52:

«Al secondo comma, alle parole: nei casi preveduti dalla Costituzione, sostituire le parole: nei casi preveduti dagli articoli 75 e 79.

«Correlativamente, sopprimere il secondo comma dell'articolo 87 e il terzo comma dell'articolo 88».

Ha facoltà di svolgerlo.

De Vita. Questo emendamento è connesso con l'emendamento già svolto dall'onorevole Macrelli; credo pertanto che non abbia bisogno di ulteriore svolgimento.

Ritengo che l'Assemblea Nazionale debba avere soltanto i poteri di cui agli articoli 75 e 79 e non ritengo invece, opportuno che l'Assemblea stessa deliberi in ordine a quanto è previsto nel secondo comma dell'articolo 87 e nel terzo comma dell'articolo 88.

[...]

Corbino. [...] Non starò qui a ripetere quanto è stato detto a proposito di tutti i casi che nel progetto di Costituzione richiederebbero l'intervento dell'Assemblea Nazionale: quello che, ad esempio, è stato detto a proposito dell'amnistia credo ci trovi tutti concordi. (Approvazioni).

[...]

Persico. [...] ritengo che la Camera ed il Senato siano esse che debbono deliberare sia la mobilitazione che l'amnistia, come ho proposto in un mio emendamento sospeso. Comunque di questo discuteremo a suo tempo. Per la amnistia sono nettamente contrario all'Assemblea Nazionale, perché è una questione tecnica-politica sulla quale soltanto le Camere separatamente potranno deliberare; per quanto riguarda la guerra — come è avvenuto per la guerra del 1915-18 — noi ricordiamo che Camera e Senato, ad un'ora di distanza, votarono la dichiarazione di guerra.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti