[Il 7 maggio 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo terzo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti economici».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Di Vittorio. [...] Noi, per completare questo ordinamento sindacale basato sulla libertà e sull'indipendenza dei sindacati, proporremo un articolo aggiuntivo, col quale vorremmo affermare il principio che nel nostro Paese il mondo del lavoro organizzato, il movimento sindacale, deve avere un posto importante nella stessa struttura dello Stato e deve avere la possibilità di esercitare un'influenza nel senso dell'evoluzione sociale ed economica del nostro Paese. Noi vorremmo che fosse costituito un Consiglio nazionale del lavoro, con ramificazioni regionali e provinciali — in qualche caso, anche locali — elettivo...

Mazza. Sì, dall'alto.

Di Vittorio. ...non un organismo burocratico dello Stato. E il compito di questo Consiglio nazionale dovrebbe essere quello di promuovere una legislazione sociale progressiva aderente alle esigenze economiche del nostro Paese. E a questo Consiglio dovrebbero essere sottoposte preventivamente, per il voto consultivo, tutte le leggi di carattere sociale che dovrebbero andare al Consiglio dei Ministri...

Mazza. Un secondo Stato!

Di Vittorio. ...tutti i provvedimenti di carattere sociale da passare al Consiglio dei Ministri e all'Assemblea legislativa. Inoltre questo ente dovrebbe avere la possibilità di far osservare i contratti di lavoro e le leggi sociali e di esercitare a questo scopo il relativo controllo.

Intendiamoci bene, questo ente dovrebbe essere composto di tutte le classi interessate al processo della produzione; ma bisognerebbe finirla con un concetto invalso in numerosi ambienti e già idealizzato dal fascismo: il concetto della pariteticità della rappresentanza degli interessi rispettivamente dei lavoratori e dei datori di lavoro. Noi riteniamo che non sia democratico, che non sia giusto mettere sullo stesso piano interessi di carattere collettivo, di carattere generale, sociale, nazionale, con interessi di carattere privato e di carattere egoistico; come non è giusto porre sullo stesso piano interessi riguardanti, per esempio, mille cittadini e interessi che rappresentano invece le aspirazioni di un milione di cittadini. Noi comprendiamo anche la funzione che ha il capitale, la funzione che ha l'iniziativa privata negli attuali rapporti economici e sociali, ma possiamo desiderare che negli organi rappresentativi dello Stato democratico le rappresentanze siano costituite su base democratica, cioè sulla base del numero degli interessati da una parte e dall'altra. Noi domandiamo inoltre che i rappresentanti del Consiglio nazionale, come dei consigli regionali e provinciali, siano eletti dalle categorie interessate e non siano di nomina governativa, perché, anche se la nomina viene da parte di un Governo democratico, l'istituto avrà sempre un carattere burocratico e mai democratico.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti