[Il 13 novembre 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale dei seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo IV «La Magistratura», Titolo VI «Garanzie costituzionali». — Presidenza del Vicepresidente Pecorari.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Gasparotto. [...] Partecipazione delle donne all'esercizio della Magistratura. Non vi è nulla di nuovo in materia. Dal momento che, dopo la prima guerra europea, la donna ha fatto il suo ingresso trionfale nella vita economica del Paese, dal momento che durante quella guerra la donna è entrata nei ranghi della mobilitazione civile, dal momento che, sempre durante quella guerra, ben più terribile dell'ultima per quel che riguarda il rischio personale, perché quella era guerra di uomini e l'ultima fu guerra di macchine, dal momento che la donna, come crocerossina, è arrivata a fianco dei combattenti a raccogliere i feriti sulla linea del fuoco, dal momento che la donna molte volte ha sostituito gli uomini nei pubblici e privati uffici, non è il caso di contenderle ulteriormente questo diritto di partecipare alla Magistratura. Del resto, vi è un precedente: la legge dei probiviri, che se oggi non esiste più perché trasferita nella Magistratura del lavoro, resta come principio, ha consentito l'ingresso della donna in questi uffici: ebbene, la donna vi ha fatto ottima prova. Io vorrei frenare le impazienze della nostra gentile collega onorevole Mattei, la quale, con un emendamento, domanda addirittura la parificazione assoluta della donna magistrato al magistrato uomo. Io non vorrei che, insistendo troppo su questo emendamento, si finisse con il perdere la battaglia.

Io mi attengo invece al testo della Commissione, il quale dice che questa partecipazione sarà regolata dalla legge speciale.

Ma finora possiamo dire che, a parità con l'uomo e forse anche con un giudizio superiore a quello che dà l'uomo, la donna può intervenire in tutte le questioni che riguardano la tutela dei minori e la famiglia. Quando si è parlato della parificazione della donna all'uomo nell'esercizio dell'elettorato politico ed amministrativo — e la Camera ha votato a grande maggioranza questa parificazione — si sono rievocate vecchie dottrine circa la prevalenza del cervello dell'uomo su quello della donna. Si sono addirittura dosate con la bilancia le cellule del cervello dell'uomo rispetto a quelle del cervello della donna. Ma si è concluso poi che queste discussioni sono oziose: la verità è che la donna è diversa dall'uomo.

Ma, appunto perché è diversa, essa deve entrare negli uffici, proprio per recare un elemento nuovo, equilibratore e integratore di altri elementi di giudizio.

[...]

Castiglia. [...] E così, le stesse ragioni militano contro i tentativo di inserire nel progetto di Costituzione l'istituto dell'elettorato per la scelta dei magistrati: i magistrati non dovrebbero più venire alla Magistratura attraverso il concorso, ma attraverso l'elezione. Certamente questa conseguenza è coerente con il punto di vista espresso ieri dall'onorevole Gullo, ma altrettanto coerente, dal nostro punto di vista, è il rifiuto di aderirvi. L'elezione del magistrato comporterebbe e aggraverebbe tutti gli inconvenienti di cui abbiamo parlato, e che sono determinati dalla subordinazione della Magistratura alle influenze politiche. Si diceva ieri che il concorso, in fondo, non serve a niente, tranne che a saggiare la preparazione culturale del magistrato. E, vi sembra poco? Vi sembra cosa da niente che il magistrato sia già preparato ad affrontare la vita del giudice con quel corredo di cognizioni e di conoscenze che sono indispensabili, perché la sua missione venga esercitata con quello spirito di serenità, di intransigenza, di diligenza, che tutti noi ci auguriamo? Vi sembra poco? E perché non ricordiamo tutti che i vari reclutamenti di magistrati fatti fuori dei concorsi hanno dato degli esiti, nella maggior parte dei casi, addirittura disastrosi? I magistrati che sono stati reclutati senza concorso, molto spesso si sono arenati ai primi gradi, appunto a causa della loro scarsa preparazione, della loro scarsa attitudine alla funzione di giudice.

Vogliamo estendere questi inconvenienti alla totalità, o quasi, della Magistratura, con l'altro grave incommensurabile inconveniente della soggezione del magistrato al corpo elettorale? Perché non vi è dubbio che ogni eletto è soggetto alla pressione, diretta o indiretta, del corpo elettorale. E tutto questo con quanto beneficio della amministrazione della giustizia, con quanto beneficio per l'assoluta obbedienza alle leggi è facile immaginare!

La verità è sempre quella: si vuol creare una Magistratura obbediente, in luogo di una Magistratura che, come la nostra, ha dato sempre prova di indipendenza contro tutte le intimidazioni, da qualsiasi parte venute, in ogni tempo.

Ed allora, grosso errore sarebbe quello di aderire a questa tesi, grosso inconveniente, che anche questa volta si risolverebbe in una grave offesa a quel principio di giustizia, a quel principio di indipendenza della Magistratura, che dev'essere assolutamente, integralmente, pienamente consacrato nella Carta costituzionale della nuova Italia.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti