[Il 6 marzo 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Cevolotto. [...] Voglio accennare soltanto al problema della regione, ma non ne svolgo la discussione perché chissà quanto ne dovremo parlare a suo tempo. Certo che si è partiti dal principio ovvio del decentramento politico-amministrativo, ma non so se si è arrivati veramente al decentramento amministrativo-politico. Ho una grave preoccupazione a questo riguardo: che la nuova forma porti ad una inflazione burocratica, che si determini una complicazione dei congegni burocratici e non una semplificazione. Ho il timore che si creino nuovi organi senza sopprimere i vecchi. Del resto, vedete l'agitazione che c'è già da parte di tutti i capoluoghi di provincia per mantenere la provincia ed è una agitazione alla quale non so se noi resisteremo. Già è molto male, ma è inevitabile, che la Costituzione si debba elaborare in un periodo pre-elettorale.

Vi è la questione grave dei limiti del potere politico della provincia, perché se fossimo in tempi normali questo problema potrebbe non preoccupare, ma è indubitato che questa guerra, con tutte le sue orribili conseguenze, ha portato anche ad una accentuazione di separatismi di ogni genere, di divisioni: Nord contro Sud, e non è colpa né del Sud né del Nord; è colpa delle cose; regione contro regione: abbiamo visto persino, in momenti gravi della situazione alimentare, province contro province. Abbiamo visto la provincia mettere delle barriere attorno a sé, per isolarsi e per difendere il proprio grano e i propri prodotti.

La costituzione della regione in un momento così delicato — e badate che io non sono né centralista né statalista, e anzi non domando di meglio che il decentramento — non creerà delle barriere fra le parti d'Italia, e non vi sarà il pericolo — la Corte costituzionale provvederà poi — che una regione legiferi con criteri opposti a quelli di un'altra, con tali differenze di criteri tra regione e regione da rendere necessario normalmente l'intervento — che dovrebbe essere eccezionale — della Corte Costituzionale per regolare poi questa materia?

L'istituzione dell'Ente Regione non sarà un salto nel buio se attenueremo, se limiteremo, se preciseremo la facoltà legislativa che vogliamo dare alle regioni. Dovrà essere, io penso, come si era proposto, una legislazione integrativa e regolamentare piuttosto che una legislazione originaria e autonoma.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti