[Il 10 giugno 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Concluso lo svolgimento degli ordini del giorno relativi al titolo V del progetto di Costituzione, ha facoltà di parlare il Relatore, onorevole Ambrosini.

[...]

Ambrosini, Relatore. [...] Un altro istituto, che, secondo il nostro intendimento, dovrebbe assumere un'importanza fondamentale, è quello del referendum previsto dall'articolo 119. Il primo comma dispone che gli Statuti regionali potranno regolarne l'esercizio in armonia coi principî stabiliti nella Costituzione. Ugualmente per il diritto di iniziativa popolare. Il secondo comma aggiunge che «gli Statuti regionali regolano altresì il referendum su determinati provvedimenti amministrativi». Noi riteniamo che così le popolazioni parteciperanno con un controllo effettivo all'opera dei loro amministratori, anche per quanto riguarda gli impegni di forti spese.

A questo proposito rammento che in Inghilterra mi colpì molto, andando per vari borghi ed esaminando i programmi elettorali per le elezioni amministrative, un ammonimento ed incitamento rivolto agli elettori, che suonava ad un dipresso così: «Domanda al tuo consigliere di contea o di distretto qual è il bilancio, quali le entrate, come vengono spese, quali sono i provvedimenti adottati, ecc.». Non sarebbe proprio male che simili incitamenti si rivolgessero ai nostri elettori. Gioverebbero in definitiva agli amministratori elettivi ed agli impiegati. Riferendomi al costume inglese, rammento inoltre che, se interrogate un qualsiasi impiegato di qualsiasi amministrazione per sapere che cosa succede quando cambia la rappresentanza elettiva, vi sentite rispondere nel modo più sorpreso: «niente». Niente, perché l'impiegato obbedisce alla legge.

A ciò dobbiamo anche noi tendere per attuare la giustizia.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti