[Il 29 maggio 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Cifaldi. [...] Sentiamo la voce forte ed alta del Friuli che chiede di essere regione a sé. Quella non meno ardente per l'antico e glorioso Sannio.

Abbiamo sentito la voce dei Dauni, dei quali l'onorevole Dugoni si meravigliava che si facesse il nome, nome del quale non aveva mai sentito parlare.

I Dauni pare che abitassero il Gargano donde scesero nella fertile pianura. E a proposito di questa regione, si vanno prospettando le più svariate ragioni per poterla giustificare. Abbiamo assistito alle aspirazioni della regione Tuscia per la quale io confesso la mia ignoranza e la mia meraviglia perché non avevo mai saputo che Orvieto non volesse stare con l'Umbria e potesse affermare di dover stare con Viterbo per poter formare la Tuscia la quale, secondo un giornale locale, è una delle più antiche, delle più note e delle più ricche regioni d'Italia.

Ora, che sia antica e che sia nota, può non esservi dubbio, ma che sia una delle più ricche d'Italia non lo credo.

Per la Tuscia non ho rossore di dichiarare che ne ignoravo l'esistenza. E ho visto anche le richieste di altre regioni e le proposte le più varie al riguardo. Per esempio, si diceva che la Basilicata, o meglio la Lucania, dovesse essere divisa, assegnando Matera ad una regione e Potenza ad un'altra. Onde le ire dell'onorevole Reale.

Insomma, io desidero affermare questo concetto che quando si è andato a far sorgere l'ente regione come ente autarchico, si è creato un vespaio straordinario, si sono create ragioni di dissenso profonde non solo nell'Italia meridionale e centrale ma anche nell'Alta Italia, dove, dicevo, il Friuli richiede un riconoscimento (Rumori) e Mantova non sa dove deve andare, e dove si crea una Emilia Lunense, di modo che dovunque sono sorte difficoltà, sono nate ragioni di dissenso e non di consenso. E pensate, ove si venisse a creare effettivamente questo ente regionale, la difficoltà che sorgerebbe dalla convivenza in quanto tanti sarebbero i rancori fra coloro che vedrebbero accolta e coloro che vedrebbero rigettata la loro istanza.

[...]

Nobile. [...] E che dire poi dell'articolo 123 che si riferisce alla circoscrizione delle regioni?

Tali argomenti, se dovessero venir trattati seriamente, da soli richiederebbero senza dubbio alcune settimane. Considerate tutta l'agitazione sorta per ottenere questa o quella modificazione alle circoscrizioni elencate nell'articolo 123, tutti i volumi già pubblicati per provare la necessità di costituire questa o quella nuova regione, ed il gran numero di conferenze e congressi tenuti, e vi convincerete che anche nel seno di questa Assemblea, chiamata ad assumersi la responsabilità di una decisione, il dibattito sarà necessariamente lungo. Uno di questi volumi ho presente davanti agli occhi. È intitolato: «Atti del Congresso regionale veneto». Un volume in ottavo, di 150 fitte pagine, dal quale appare che lunghe discussioni hanno avuto luogo tra le numerose personalità intervenute da ogni parte del Veneto, pur senza giungere ad alcuna conclusione.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti