[Il 28 maggio 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Dugoni. [...] Ed a questo proposito io vorrei dividere il problema regionalistico in due parti: una prima parte del problema riguarda la regione dell'Italia in generale, cioè la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, ecc.; l'altra parte riguarda le quattro regioni che fruiscono di una garanzia, che è la dichiarazione del Governo dell'11 luglio 1945, con la quale il Governo si impegnava a dare un regolamento autonomistico tanto a quelle popolazioni di carattere alloglotto che erano state finora compresse dal fascismo, quanto a quelle della Sicilia e della Sardegna. Per queste si è fatta una breve esperienza. Io credo che noi dobbiamo tener conto di questa esperienza anche perché qui ci troviamo in presenza veramente di quelle regioni naturali di cui si parla tanto da parte dei regionalisti.

L'onorevole Ambrosini apre il dibattito alla Sottocommissione sulle regioni e che cosa dice? Dice esattamente queste parole: «La regione è «indubbiamente» un ente naturale».

Io credo che l'Assemblea sia perfettamente d'accordo nel ritenere che la parola «indubbiamente» non costituisce la dimostrazione di un ente che esiste naturalmente, che esiste per sé stesso, perché l'«indubbiamente» è solo una affermazione. Ora noi possiamo parlare, ed ecco che io mi riallaccio all'inizio di questa mia parentesi, possiamo parlare di regione naturale quando parliamo della Sicilia, quando parliamo della Sardegna, dell'Alto Adige sino alla Stretta di Salerno, della Val d'Aosta fino a Ponte San Martin, perché vi sono delle caratteristiche talmente precise e limitate geograficamente, con una popolazione, con dei costumi tipici, con dei confini inconfutabili. E qui siamo perfettamente d'accordo. Ma, quando parliamo di regione in generale, possiamo dire che vi è una regione piemontese, e possiamo dire certamente che vi è la regione lombarda. Io vorrei conoscere però dall'onorevole Micheli — e mi duole che oggi sia assente — i confini della regione emiliana-lunense, perché non so più dove finisce la Liguria e non so più dove finisce la Lombardia. Cioè, quando spostiamo il problema a tutte le regioni di Italia, e parliamo di ente naturale, è veramente per lo meno sorprendente la naturalità di queste regioni.

Noi vediamo ciò in ogni momento: siamo letteralmente bombardati di appelli, di opuscoli, di deliberazioni, che consistono in che cosa? Consistono nella richiesta del riconoscimento di una determinata Regione. Abbiamo sentito nomi che la nostra ignoranza geografica non ci aveva mai fatti intendere, da quando eravamo nati. Abbiamo sentito parlare, per esempio, della Daunia — che per altro io ricordo soltanto per la qualità dei vini, se non erro — e di altre regioni che vengono a chiedere un riconoscimento giuridico, quando effettivamente siamo ben lontani dal dire che là ci sia quella naturalità e tutti quegli altri caratteri, necessari per la costituzione di una Regione, la quale nel nostro Progetto sostanzialmente diventa un piccolo stato.

 

PrecedenteSuccessiva

Home

 

 

A cura di Fabrizio Calzaretti