[Il 14 novembre 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale dei seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo IV «La Magistratura», Titolo VI «Garanzie costituzionali».

Vengono qui riportate solo le parti relative al tema in esame, mentre si rimanda alle appendici generali della Parte seconda per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Poiché stamane l'Assemblea ha deliberato la chiusura della discussione generale, darò ora facoltà di parlare ai relatori sul Titolo IV della parte seconda del progetto di Costituzione.

L'onorevole Leone Giovanni ha facoltà di parlare.

Leone Giovanni. [...] E veniamo ad un altro argomento che, sia pure con collegamento arbitrario, si può legare al problema dell'indipendenza del giudice: ed è il problema dell'inserzione della donna nella magistratura, il problema della donna-magistrato. Tacere di questo problema potrebbe sembrare o vigliaccheria di fronte all'aggressiva presa di posizione delle onorevoli colleghe, o eccesso di cavalleria. Che alla donna non si debba e non si possa negare una maggiore partecipazione alla vita pubblica non si può negare. Questa maggiore partecipazione è stata già riconosciuta.

Ma, per quanto riguarda il problema dell'ammissione alla Magistratura, io ritengo che solo in alcune limitate funzioni giudiziarie si possa introdurre la donna; in quelle funzioni cioè in cui la donna possa partecipare con profitto per la società e per l'amministrazione della giustizia, per le qualità che le derivano dalla sua femminilità e dalla sua sensibilità.

Io mi riferisco, oltre che alla giuria (nel caso che, contrariamente alla mia opinione, possa venire ripristinata), a quei procedimenti in cui è richiesto un giudizio che prescinde da esigenze non strettamente giuridiche, come può essere il tribunale dei minorenni, che è la sede più adatta per la partecipazione della donna!

Ma alle più alte magistrature, dove occorre resistere e reagire all'eccesso di apporti sentimentali, dove occorre invece distillare il massimo di tecnicità, penso che la donna non debba essere ammessa; perché solo gli uomini possono avere quel grado di equilibrio e di preparazione necessario per tali funzioni.

Perciò la formula del progetto di Costituzione mi sembra la più idonea, perché è una formula che pone la possibilità del limite dell'ammissione della donna alla magistratura.

Io direi che è già una conquista concreta, perché apre le porte all'ammissione delle donne in questo potere, pur stabilendo la possibilità, non l'obbligatorietà, di un limite; possibilità da studiare in sede di legge sull'ordinamento giudiziario.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti