[Il 13 marzo 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale delle «Disposizioni generali» del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Vinciguerra. [...] Dice l'articolo 1: «L'Italia è una Repubblica democratica.

«La Repubblica italiana ha per fondamento il lavoro e la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Sarà chiesta la seguente modifica: «L'Italia è una Repubblica democratica di lavoratori». Ebbene, con tutti questi presupposti di lavoro e di lavoratori, la cosa più strana è che, niente di meno, proprio l'organizzazione sindacale è stata dichiarata libera, in virtù dell'articolo 35; di modo che noi ci diamo tanto da fare per introdurre questi lavoratori o sotto la forma generica di lavoro, o sotto quella concreta e specifica di lavoratori, e i lavoratori invece, nell'organizzazione sindacale, sono in isciopero, per quanto sia vero che questo progetto di Costituzione autorizza lo sciopero anche nei pubblici servizi. Ma l'onorevole La Pira mi insegna che, in tal modo, verrebbe a mancare uno degli elementi essenziali dello Stato: la popolazione. È una stranezza, se penso che una Carta costituzionale del secolo XX — mi pare che viviamo proprio in questo beato secolo — non può ignorare un fenomeno preminente, come quello sindacale, che riguarda la società nel suo complesso. Anzi, se c'è un modo mediante il quale una Costituzione dei nostri giorni possa distinguersi dalle Carte dell'Ottocento, esso è appunto quello di regolamentare il movimento sindacale; tanto più che, a questo movimento era da assegnarsi una funzione costituzionale, visto che, nel progetto, la pluralità di organi costituzionali non è davvero eccessiva. I sindacati dovrebbero, in questo senso, costituire un elemento di equilibrio.

Quando io penso che la teoria della divisione dei poteri non è del tutto superata e che dall'altra è garanzia della libertà, la mia meraviglia aumenta, e pertanto proporrò una modificazione dell'articolo 35, quando verrà in discussione.

Mi piace, ora, rilevare che la dizione di questo articolo — me lo permetta l'onorevole Ruini — è un plagio autentico della 3ª dichiarazione della Carta del Lavoro.

Voi sapete, però, in che modo quel regime rispettò l'impegno: il sindacato servì per i suoi fini, e la costruzione dello Stato corporativo se valse, sotto un'eleganza giuridica, a far conseguire lauti guadagni a parecchi, asservì il sindacato, creò un'atmosfera di polizia, imprigionò le masse.

Quando abbiamo di questi esempi e questi precedenti, in verità è molto dubbio se non ci si voglia giocare lo stesso tiro, se cioè questa organizzazione sindacale non debba essere la massa di manovra, non sappiamo per quale impresa contro la Repubblica quanto meno contro quella democratica. Certo, l'assenza di una disciplina giuridica dell'organizzazione sindacale nella Costituzione è una delle ragioni di sospetto e di preoccupazione che io sinceramente denuncio all'Assemblea.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti