[Il 6 maggio 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo terzo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti economici».
Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]
Cairo. [...] E finalmente, all'articolo 43, sono prospettati i consigli di gestione.
Il consiglio di gestione è indubbiamente una conquista sociale che occupa di sé tutto il nostro mondo delle polemiche, delle battaglie politiche ed economiche. Nel consiglio di gestione io ravviso l'incarnazione di quei principî astratti che noi abbiamo sempre e saldamente affermato; una delle prime realizzazioni concrete, delle prime valorizzazioni, diremo, pratiche di quei principî.
Però anche a questo proposito io muovo questa, che non è una censura, ma un'osservazione. Si dice che i lavoratori hanno il diritto di partecipare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende «ove prestano la loro opera».
A questo inciso di carattere terminale io eccepirei qualcosa. C'è, secondo me, in questa limitazione, il grave pericolo che si voglia unicamente prevedere i consigli di gestione sul tipo di quelli che già esistono e che spesso, siamo sinceri, si risolvono in una lustra per gli operai.
A mio avviso, bisogna lasciare aperta al legislatore futuro la maniera di affermare che i consigli di gestione abbiano competenza per tutto l'ambito della produzione, magari anche sul piano regionale e nazionale, anche se dovessero soltanto contentarsi di un incarico di statistica piuttosto che di un illusorio controllo delle aziende. Dare questo più ampio respiro significa dare efficacia a questo istituto nuovo.
Col consiglio di gestione si chiude questo Titolo dalla nostra Costituzione, quasi come con un augurio.
Io ho finito la mia rapida rassegna, onorevoli colleghi. Mi permetto solamente, consentitemi, di aggiungere alcune parole al presentarsi di questo auspicio che è rappresentato dal consiglio di gestione: la strada che è appena additata in questi principî sociali ed economici di cui parla la nostra Costituzione è la lunga strada maestra sulla quale s'incammina tutta la civiltà moderna.
Facciamo sì che questa strada non sia soltanto lastricata di buone intenzioni perché, se così fosse, essa ci porterebbe non al progresso, ma alla rovina, alla perdita della democrazia e della stessa libertà. (Applausi).
[...]
Montagnana Mario. [...] Quando noi comunisti abbiamo chiesto e chiediamo una riforma della nostra industria, che ponga fine alle situazioni di monopolio, avevamo e abbiamo, sì, in vista, gli interessi particolari, di classe, dei lavoratori, i quali subiscono le funeste conseguenze dei monopoli e come prestatori d'opera e come consumatori. E avevamo e abbiamo pure in vista la necessità di colpire i gruppi privilegiati responsabili del fascismo, in modo da togliere loro la possibilità di imporre un'altra volta all'Italia i loro propositi reazionari e imperialistici. Ma avevamo e abbiamo pure in vista la necessità impellente di aumentare e di migliorare la produzione industriale dell'intera Nazione, dato che tanto la teoria quanto l'esperienza italiana e internazionale, dimostrano che le condizioni di monopolio e l'assenza di una partecipazione dei lavoratori alla direzione delle aziende rappresentano un gravissimo ostacolo allo sviluppo e al miglioramento della produzione. Noi vogliamo la nazionalizzazione di alcune grandi imprese monopolistiche e vogliamo i Consigli di gestione nelle aziende per migliorare le condizioni morali e materiali dei lavoratori occupati in tali imprese e in tali aziende, ma vogliamo questo, anche e soprattutto, affinché dalle nostre fabbriche escano più macchine, più prodotti chimici e tessili, e così via; affinché le nostre aziende elettriche possano fornire più energia al Paese; affinché tutta l'Italia abbia più prodotti industriali nazionali a sua disposizione e possa perciò, tra l'altro, esportare una parte importante di questi prodotti in modo di non dovere mai più mancare, come oggi, del necessario; in modo di non dovere mai più, come oggi avviene, quasi chiedere l'elemosina a dei Paesi stranieri per impedire che milioni di suoi figli muoiano di freddo, di fame, di miseria.
[...]
Bruni. [...] L'articolo sostitutivo, relativo alle gestioni, suona così:
«I lavoratori di un determinato ciclo produttivo acquistano il diritto a gestire la loro azienda. A seconda dei settori economici, esso viene esercitato col concorso, più o meno diretto, dello Stato, delle regioni, dei municipi, dei sindacati, o di altri enti più direttamente interessati.
Nell'ambito del bene comune, le piccole gestioni di tipo individuale e familiare, potranno avere carattere vitalizio con diritto di successione».
A cura di Fabrizio Calzaretti