[Il 22 ottobre 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo secondo della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Il Capo dello Stato».]

Presidente Terracini. L'ordine del giorno reca: Seguito della discussione del progetto di Costituzione della Repubblica italiana.

Nella seduta pomeridiana di ieri è terminato lo svolgimento di tutti gli emendamenti presentati all'articolo 79, primo articolo del secondo Titolo, relativo al Capo dello Stato.

L'onorevole Tosato ha ora presentato il seguente emendamento.

«Dopo le parole: due terzi, sostituire il testo del progetto con il seguente:

«Se al terzo scrutinio non si raggiunge tale maggioranza, il Presidente sarà eletto a suffragio universale diretto. Le Camere riunite designano un candidato di maggioranza ed un candidato di minoranza».

L'onorevole Tosato ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

Tosato. Ho già avuto l'occasione di spiegare la ragione di questo emendamento, che ho presentato stamane, durante il discorso che ho tenuto a seguito della discussione generale in qualità di relatore; non è quindi il caso che io mi ripeta. Mi limiterò semplicemente ad osservare che l'emendamento da me presentato tende ad assicurare quello che è stato il criterio fondamentale che ha ispirato la Commissione nel presentare il testo del progetto. La Commissione ha dato la sua preferenza, per l'elezione del Presidente, al sistema indiretto: elezione, quindi, da parte delle Assemblee legislative. Ha ritenuto tuttavia che «fosse necessario che il Presidente eletto dall'Assemblea fosse l'espressione di un largo suffragio delle Assemblee stesse; e per questo ha richiesto che il Presidente venisse eletto a maggioranza qualificata di due terzi.

Il testo del progetto fa intendere chiaramente che questa è veramente una esigenza fondamentale di tutta l'economia del progetto, in quanto il secondo comma dell'articolo 79 dice esattamente che l'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi e che solo dopo il terzo scrutinio basta la maggioranza assoluta. Ciò significa che si tende in tutti i modi possibili a ottenere, attraverso una ripetizione di scrutini — per mezzo dei tre scrutini — questa maggioranza di due terzi. La ragione è evidente. Si ritiene che, soltanto in quanto il Presidente abbia raccolto questo largo suffragio e sia l'esponente di una larghissima base parlamentare, soltanto in questo caso, possa avere quella autorità morale e politica, derivante appunto dal diffuso consenso che lo sorregge, tale da consentirgli di poter effettivamente esercitare quei poteri che gli sono assicurati dalla Costituzione.

Tuttavia è evidente che il testo del progetto doveva prevedere il caso che le Assemblee non riescano a mettersi d'accordo nell'eleggere il Presidente al suffragio richiesto di due terzi.

In questa ipotesi, secondo il progetto, basta, dopo il terzo scrutinio, la maggioranza assoluta dei membri. Ora, io ritengo che un Presidente eletto, dopo ripetuti scrutini, soltanto a maggioranza assoluta, e quindi esponente di una maggioranza che può essere anche effimera e contingente, non presenti quei presupposti che sono assolutamente indispensabili per poter svolgere la sua funzione, funzione che non è di partecipazione effettiva, sostanziale, all'esercizio del potere politico, ma è funzione fondamentale di tutore e di guardiano della Costituzione.

Per assicurare al Presidente questa funzione, questa possibilità, questa necessità, di essere effettivamente il tutore e il guardiano della Costituzione, occorre che egli abbia una larga base; ed è per questo che, secondo l'emendamento da me presentato, io proporrei questa soluzione: se dopo tre scrutini le Assemblee non riescono ad eleggere il Presidente a maggioranza di due terzi, in questo caso soltanto il Presidente sarà eletto a suffragio universale diretto.

È una ipotesi che probabilmente per evidenti ragioni, dirò così, di prudenza parlamentare, non si verificherà mai, e che servirà soltanto a questo: a raggiungere precisamente quello che si vuole, e cioè che i membri delle Camere si mettano d'accordo per scegliere come Presidente una persona che, raccogliendo larghissimi voti ed essendo l'esponente non soltanto di partiti di maggioranza, ma godendo almeno in parte, anche del consenso delle minoranze, possa avere quella posizione morale e quell'alto prestigio che gli è indispensabile per svolgere effettivamente la sua altissima funzione. Ritengo superfluo aggiungere altre considerazioni.

Presidente Terracini. L'onorevole Ruini ha facoltà di esprimere il parere della Commissione.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Faccio alcune brevi dichiarazioni, a nome del Comitato di redazione; prescindendo dalle mie opinioni personali che voi ben conoscete, perché ho avuto occasioni ripetute di esprimerle nei miei interventi nella discussione generale.

Il Comitato non può che attenersi alle soluzioni deliberate prima dalla seconda Sottocommissione, e poi dalla Commissione plenaria dei Settantacinque. Sono sorti, è vero, nuovi dibattiti, cioè quelli di Assemblea; ma non possono essere decisi con un voto di maggioranza in seno al Comitato; è ora l'Assemblea che deve decidere.

Sono stati impostati due tipi di soluzioni: elezione da parte delle Camere riunite o da parte del popolo.

Vi sono poi due proposte marginali a tali soluzioni.

Sul primo tipo di elezione è stato presentato dall'onorevole Fuschini un emendamento, che merita attenzione. L'onorevole Fuschini, che è un sostenitore dell'ente Regione, ha però osservato che l'aggiunta ai membri delle due Camere di due rappresentanti per ogni Consiglio regionale, mentre non sposta quasi nulla numericamente, (si tratterebbe, infatti, dell'aggiunta di una quarantina di membri agli 800-900 componenti delle due Camere), costituisce, d'altra parte, un pericolo — egli dice — perché i Consigli regionali designeranno un solo elemento di maggioranza e quindi non sarà rispecchiata la proporzione dei gruppi. La conseguenza sarebbe che è meglio lasciar cadere la piccola aggiunta. Meglio le Camere senz'altro. Si potrebbe, è vero, tra elezione popolare o delle Camere, scegliere la terza via di un collegio speciale, con maggior numero di membri oltre quelli delle Camere; ma non è facile congegnarlo, né si sono fatte proposte concrete al riguardo.

L'onorevole Tosato suggerisce che, se non si raggiunge in seno alle Camere riunite una maggioranza qualificata di due terzi, si debba ricorrere all'elezione popolare. È pur questa una proposta intermedia o di terza via, che stimolerebbe i membri delle Camere a mettersi d'accordo, ed eviterebbe d'altra parte che il Capo dello Stato fosse scelto con scarsa votazione. L'onorevole Tosato riconosce che sarebbe opportuno interpellare il popolo su due soli candidati. Non comprendo bene se dovrebbero essere i due che hanno ottenuto maggiori voti nelle votazioni riuscite inefficaci, o se si debba procedere ad una designazione posteriore ad hoc.

Ripeto che il Comitato non può prendere un atteggiamento di maggioranza o di minoranza. Esprimo l'avviso che la soluzione dovrebbe essere il più che possibile netta e chiara in un senso o nell'altro.

Nobili Tito Oro. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Nobili Tito Oro. Devo rilevare che l'onorevole Presidente della Commissione non ha riferito sull'emendamento da me proposto.

Io proponevo anche che l'elezione del Presidente seguisse immediatamente a maggioranza assoluta, senza bisogno di tre precedenti esperimenti a maggioranza di due terzi.

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. Esprimendo un avviso non deliberato dal Comitato, ritengo che la soluzione proposta dall'onorevole Nobili, che è stata criticata dall'onorevole Carboni, non possa essere attendibile; perché è necessario ottenere il maggior numero possibile di consensi per l'elezione del Capo dello Stato; e se bisognerà accontentarsi di una meno piena maggioranza, ci si dovrà arrivare con una successiva votazione. Mi pare che le osservazioni dell'onorevole Carboni abbiano un notevole peso.

Laconi. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Laconi. Vorrei pregare di sospendere per breve tempo la seduta, per modo che, dato che la questione è di enorme importanza, fra tanti emendamenti i Gruppi ed il Comitato di redazione possano trovare una soluzione comune.

Moro. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Moro. Mi associo alla richiesta dell'onorevole Laconi, chiedendo una breve sospensione che ci permetterebbe di trovare una soluzione comune, facilitando così il corso dei lavori.

Carpano Maglioli. Mi associo anche io alla proposta Laconi.

Presidente Terracini. È auspicabile che, data questa unanime predisposizione ad accordarsi, le diverse correnti fra le quali si divide l'Assemblea, trovino, durante l'interruzione, un punto d'incontro.

(La seduta, sospesa alle 11.25, è ripresa alle 12.5).

[...]

Presidente Terracini. Comunico due emendamenti, elaborati durante la sospensione, che sono stati presentati in questo momento alla Presidenza.

Il primo, degli onorevoli Laconi, Carboni Angelo, Moro, Targetti, Macrelli è del seguente tenore:

«Al primo comma, alle parole: con la partecipazione ecc., sostituire le seguenti: con la partecipazione di tre delegati per ogni Consiglio regionale eletti dal Consiglio in modo che sia assicurata la rappresentanza della minoranza».

Il secondo, firmato dagli onorevoli Macrelli, Zuccarini, Spallicci, Mazzei, Bernabei, Parri, Magrini, Della Seta, Azzi, Perassi è così formulato:

«Sostituire le parole: con la partecipazione ecc., con le seguenti: con la partecipazione di tre consiglieri designati da ciascun Consiglio regionale».

Mi sembra che tra i due emendamenti vi sia una coincidenza nella parte sostanziale; comunque, a questo riguardo, i presentatori ne chiariranno il concetto.

L'onorevole Laconi ha facoltà di svolgere brevemente il suo emendamento.

Laconi. Vi rinunzio.

Presidente Terracini. L'onorevole Macrelli ha facoltà di svolgere il suo emendamento.

Macrelli. Vi rinunzio.

Presidente Terracini. Vorrei sapere, onorevole Macrelli, se lei e gli altri firmatari dell'emendamento aderiscono alla formulazione più precisa e particolareggiata presentata dagli altri colleghi.

Macrelli. Vi aderisco.

Corbino. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Corbino. Vorrei sapere che significato ha, sia nell'emendamento Laconi, che in quello Macrelli, la dizione: «Assemblea nazionale». È sempre una questione accantonata?

Presidente Terracini. Evidentemente, è sempre un punto che ci riserviamo di esaminare. Anche a questo proposito si pone la questione che si era posta nelle votazioni di ieri e dell'altro giorno.

Resta ancora accantonato il problema se queste Camere riunite, alle quali devono aggiungersi i rappresentanti dei Consigli regionali, formano un organo speciale.

Costantini. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Costantini. Senza entrare nel merito dell'emendamento proposto, sorge però una questione: le prime Camere che saranno elette non potranno avere i rappresentanti della Regione, perché probabilmente queste non saranno costituite.

Ed allora come avverrà la nomina del Presidente della Repubblica?

Ruini, Presidente della Commissione per la Costituzione. C'è una norma transitoria; c'è il numero V delle norme transitorie.

Piuttosto, vorrei chiedere: la Valle d'Aosta avrà tre rappresentanti, oltre i due — un deputato ed un senatore — che parteciperanno all'elezione?

Nitti. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Nitti. Noi non abbiamo ancora, io credo, discusso criteri che informano la nomina del Capo dello Stato e adesso entriamo già nei dettagli.

Qui ci sono delle questioni fondamentali su cui bisogna prima chiarire le idee. Da chi è nominato il Capo dello Stato? Il Capo dello Stato, il quale non ha grandissimi poteri, ma tuttavia ha grandi poteri, il Capo dello Stato deve essere l'espressione di partiti, o deve essere all'infuori dei partiti?

Noi dobbiamo pure porre questi problemi.

Prima questione: chi elegge il Capo dello Stato? Le altre sono collegate a questa.

Il Capo dello Stato può essere eletto in due modi: o, come avviene negli Stati Uniti d'America, da tutti i cittadini con suffragio universale e in forma indiretta con duplice elezione; oppure può essere eletto, come avviene negli altri Stati, soprattutto europei, dalle Assemblee legislative. Quindi è su questa prima questione che ci dobbiamo fissare e decidere, prima di entrare nel dettaglio. Vi sono tendenze che io sento da una parte e dall'altra; vi sono inframmettenze, come questa storia inverosimile delle Regioni. Ammettiamo dunque che il Capo dello Stato sia eletto dalle Camere legislative, che sono in Italia più numerose che in qualunque altro Paese.

Le Camere legislative in Italia rappresentano tutti gli elettori.

Ora, a me basta avere un'Assemblea enorme che si debba riunire; fortunatamente abbiamo evitato la minaccia dell'Assemblea Nazionale, e perché vogliamo aggiungere le rappresentanze delle Regioni? Badate che la Francia è il Paese che ha il più gran numero di comuni ed i senatori, in Francia, sono eletti dai comuni, perché la Francia conferisce alla vita politica dei comuni una grandissima importanza. È così rappresentata nel Senato tutta la varietà della vita comunale, dai più piccoli comuni ai più grandi, come Parigi e Lione, che hanno speciali ordinamenti.

Ora, in Francia nessuno pensa a introdurre nell'elezione dei Presidenti della Repubblica i comuni, che sono certamente, per la Francia qualche cosa di assai più importante di quello che non siano per noi le Regioni. E badate anche che la Francia ha un grandissimo numero di comuni, mentre noi ne abbiamo ben pochi, perché il nostro costume e la nostra tradizione sono essenzialmente cittadini.

Sorge poi la questione: chi rappresenta, in questo caso, la Repubblica? Sono naturalmente gli stessi elettori; e che cosa vengono a dire e, soprattutto, che cosa vengono a fare i rappresentanti delle Regioni? Vengono a far numero? E non sono forse le Regioni già rappresentate dai deputati e dai senatori? Qui si fa, qui si vuol fare, come con le comparse nei teatri. Perché dunque vogliamo fare questa enormità?

Vi è poi un'altra questione che mi interessa e su cui mi preme di richiamare la vostra attenzione: quella cioè della durata del Presidente della Repubblica. È una questione che dobbiamo tener presente anche in vista di questa discussione.

Vorrei poi anche pregarvi di cercar di evitare tutte le questioni incerte, perché non è assolutamente possibile che noi si voglia e si possa prevedere tutto.

Se non è eletto il Presidente, con quel numero di voti necessario, che cosa si fa?

Nel caso che manchi quel numero di voti, poiché non basta avere la semplice maggioranza, si passa per una serie di procedure, e si finisce nella forma americana impura, cioè al suffragio generale diretto.

Ma perché avete tutto questo bisogno di cambiare, se l'America e la Francia, che hanno fatto esperimenti per tanti anni, si contentano di non risolvere simili problemi; perché volete poi complicare le cose, mettendo ancora l'ipotesi di casi che non sono avvenuti, e forse non avverranno? Basta la semplice votazione: primo, secondo scrutinio, come si fa abitualmente nei Paesi che hanno questo regime, e poi basta la semplice maggioranza.

Non complichiamo le cose con istituzioni che non hanno a che fare con questo problema e con difficoltà che non esisteranno nella realtà. Contentiamoci dell'esperienza degli altri Paesi repubblicani e non aggiungiamo niente.

Vi prego poi, entrando nel dettaglio, di tener conto di questa realtà e di non complicare, ma piuttosto di semplificare queste procedure.

Perrone Capano. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Perrone Capano. Io credo, onorevoli colleghi, che i due emendamenti Laconi e Macrelli debbano essere respinti e si debba invece accogliere l'emendamento proposto dall'onorevole Carboni ed altri.

Evidentemente, la partecipazione delle rappresentanze regionali vuole significare la volontà di dare una rappresentanza alla periferia. (Commenti).

Nitti. Ma perché?

Perrone Capano. Ora a me sembra che i Consiglieri regionali non rappresenteranno le Regioni più e meglio di quello che non abbiano a rappresentarle i deputati e i senatori delle singole Regioni. Non mi pare poi chiara la locuzione che è diretta ad assicurare la rappresentanza delle minoranze in seno ai singoli Collegi regionali. Una maggioranza e una minoranza si determinano intorno a problemi concreti; la materia di questi problemi sarà pel caso costituita dalla scelta tra due uomini o due tendenze.

Ma come potrà aver luogo questa determinazione, io vi domando, prima che si riunisca l'Assemblea che dovrà procedere all'elezione? Mi sembra, quindi, una duplice incongruenza quella postulata dai due emendamenti, e dichiaro, perciò, che voterò contro di essi.

Presidente Terracini. Chiedo ai presentatori di emendamenti, già svolti, se li mantengono.

L'onorevole Damiani non è presente, si intende pertanto decaduto il seguente emendamento sostitutivo dell'articolo:

«Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto, a maggioranza assoluta».

Chiedo all'onorevole Russo Perez se mantiene il suo emendamento sostitutivo:

«Il Presidente della Repubblica è eletto dal popolo italiano a suffragio universale e diretto».

Russo Perez. Lo mantengo.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole De Vita se mantiene il suo emendamento sostitutivo:

«Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto».

De Vita. Lo mantengo.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Dominedò se mantiene il suo emendamento sostitutivo:

«Il Presidente della Repubblica è eletto da tutto il popolo italiano».

Dominedò. Dopo aver affermato, in linea di principio, il significato che può avere l'investitura diretta, ai fini del rafforzamento e dell'elevazione della figura del Capo dello Stato, credo di aver adempiuto al mio dovere ma, per restare in armonia con i concetti prevalsi nell'ambito del mio Gruppo, non posso insistere perché l'emendamento sia posto in discussione.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Carboni, se mantiene il suo emendamento sostitutivo:

«Il Presidente della Repubblica è eletto dall'Assemblea Nazionale per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi, e dopo il terzo scrutinio a maggioranza assoluta dei membri dell'Assemblea».

Carboni Angelo. Lo ritiro, avendo aderito a quello dell'onorevole Laconi.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Romano, se mantiene il suo emendamento sostitutivo del primo comma:

«Il Presidente della Repubblica è eletto dal popolo».

Romano. Lo Mantengo.

Presidente Terracini. Onorevole Fuschini, mantiene il suo emendamento sostitutivo del primo comma?

Fuschini. Dichiaro che, siccome nell'emendamento concordato fra i colleghi dell'estrema sinistra e quelli della Democrazia cristiana è stato corretto come io desideravo l'inconveniente della rappresentanza regionale, nel senso che è ammessa anche la rappresentanza delle minoranze dei Consigli regionali, non ho ragione di insistere nel mio emendamento, anche perché viene mantenuta la proposta principale della Commissione per la nomina da parte delle Camere riunite in Assemblea del Presidente della Repubblica.

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Nobili se mantiene il suo emendamento col quale ha proposto di sopprimere al primo comma le parole: «con la partecipazione dei Presidenti dei Consigli regionali e di un consigliere designato da ciascuno dei Consigli stessi».

Nobili Tito Oro. Devo ritirare l'emendamento che ho svolto a nome e per incarico del mio Partito; ma siccome l'ho svolto in aderenza perfetta con le mie profonde convinzioni, dichiaro di non poter spingere la mia disciplina fino a votare il contrastante emendamento sostitutivo or ora concordato fra le rappresentanze dei Gruppi.

Quindi mi asterrò dalla votazione.

Presidente Terracini. Onorevole Tosato, mantiene il suo emendamento testé letto?

Tosato. Lo mantengo a titolo personale.

Presidente Terracini. Restano allora i seguenti testi: il testo concordato del quale ho dato lettura poco fa; poi i testi quasi uguali proposti dagli onorevoli Russo Perez, Romano e De Vita, e infine il testo dell'onorevole Tosato.

È evidente che le formulazioni che più si allontanano dal testo originario della Commissione sono quelle degli onorevoli Russo Perez, De Vita, Romano, con i quali si propone che l'elezione del Presidente della Repubblica sia direttamente rimessa al popolo sulla base del suffragio universale e diretto.

Chiedo ai tre proponenti di indicare su quale delle tre loro formule desiderano che si voti.

Russo Perez. Credo che possiamo rimetterci al Presidente, che ha interpretato esattamente il nostro pensiero.

Presidente Terracini. Mi pare allora che la formula dell'onorevole De Vita sia la più completa e sintetica:

«Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto». Voteremo quindi su questa formula.

Lombardi Riccardo. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Lombardi Riccardo. Devo dire le ragioni di apparente anomalia per cui i miei compagni di Gruppo voteranno contro l'emendamento De Vita, nonostante che ci siamo dichiarati a favore del sistema della Repubblica presidenziale. Ora, elemento necessario della Repubblica presidenziale è anche l'elezione diretta del Capo dello Stato; tuttavia essa non costituisce da sola il sistema di Repubblica presidenziale.

Quali sono le ragioni del nostro voto contrario? Qual è la ragione per cui se il sistema presidenziale fosse stato messo in votazione noi avremmo votato per esso, e non per quello parlamentare? La ragione è quella di consentire che il programma del Governo risultante da una determinata consultazione elettorale sia concordato prima delle elezioni e non dopo, in modo che il corpo elettorale sia chiamato a decidere su un programma di Governo già concordato; in quanto è essenziale per il sistema della Repubblica presidenziale che il Capo dello Stato non solo sia eletto a suffragio universale e diretto, ma che nomini esso stesso il Governo scegliendolo dalle Camere elette a suffragio universale.

Ciò significa che per la stessa elezione del Capo dello Stato è necessario un accordo preventivo dei partiti, accordo alla cui base è un programma, e su questo programma il corpo elettorale viene chiamato a pronunciarsi, là dove nel sistema di Repubblica parlamentare tale accordo tra i Partiti avviene dopo la consultazione elettorale, appunto in base alla proporzione dei partiti che costituiscono la maggioranza.

La pura e semplice elezione del Capo dello Stato di per sé non costituisce che una rettifica, e a nostro avviso una rettifica peggiorativa, del sistema di nomina del Capo dello Stato, senza avvicinare per niente il tipo di Repubblica parlamentare al tipo da noi patrocinato di Repubblica presidenziale.

Per queste ragioni noi voteremo contro l'emendamento De Vita.

Presidente Terracini. Pongo in votazione l'emendamento De Vita:

«Il Presidente della Repubblica è eletto a suffragio universale e diretto».

(Non è approvato).

Passiamo alla votazione dell'emendamento concordato Laconi, Carboni Angelo, Moro, Targetti e altri, sostitutivo del primo comma dell'articolo 79:

«Il Presidente della Repubblica è eletto dall'Assemblea Nazionale con la partecipazione di tre delegati per ogni Consiglio regionale, eletti dal Consiglio in modo che sia assicurata la rappresentanza della minoranza».

Corbino. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Corbino. Io credo che noi dobbiamo votare per divisione, staccando la prima parte: «Il Presidente della Repubblica è eletto dall'Assemblea Nazionale» dalla seconda parte: «con la partecipazione, ecc.». Ciò perché, probabilmente, sulla prima parte saremo tutti d'accordo. Il dissenso è sulla partecipazione della rappresentanza regionale.

Presidente Terracini. Pongo in votazione la prima parte del primo comma dell'articolo 79 nel testo del progetto:

«Il Presidente della Repubblica è eletto dall'Assemblea Nazionale».

(È approvata).

Presidente Terracini. Occorre ora votare sull'emendamento proposto dagli onorevoli Laconi, Carboni Angelo, Targetti e Moro, sostitutivo della seconda parte dello stesso primo comma.

La formula proposta è la seguente:

«con la partecipazione di tre delegati per ogni Consiglio regionale, eletti dal Consiglio in modo che sia assicurata la rappresentanza della minoranza».

Su questo emendamento gli onorevoli Badini Confalonieri, Bozzi, Crispo, Villabruna, Bonino, Corbino, Preti, Fabbri, Reale Vito, Rumor, Condorelli, Colitto, Cotellessa, Russo Perez, Miccolis, Perrone Capano, Marinaro, Venditti, Caporali e Covelli, hanno chiesto la votazione a scrutinio segreto.

Indico la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione segreta e invito gli onorevoli Segretari a numerare i voti.

(Gli onorevoli Segretari numerano i voti).

Presidente Terracini. Comunico il risultato della votazione a scrutinio segreto:

Presenti e votanti............ 331
Maggioranza.............. 166
Voti favorevoli...........
223
Voti contrari.............. 108

(L'Assemblea approva).

[Nel resoconto stenografico della seduta segue l'elenco dei deputati che hanno preso parte alla votazione.]

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti