[Il 12 giugno 1947, nella seduta antimeridiana, l'Assemblea Costituente inizia la votazione degli ordini del giorno presentati sul Titolo quinto della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Le Regioni e i Comuni».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Presidente Terracini. [...] Come è noto, dobbiamo affrontare la votazione dei numerosi ordini del giorno che sono stati presentati in relazione al Titolo V: «Le Regioni e i Comuni».

[...]

Presidente Terracini. Dobbiamo ora passare alla votazione dell'ordine del giorno Abozzi.

Gli onorevoli Castiglia e Cannizzo propongono di sostituire, nella prima parte di questo ordine del giorno, alle parole: «dell'ente Regione» le altre: «dell'ordinamento regionale» e di aggiungere in fine, dopo le parole: «a base provinciale», le altre: «ferma restando l'autonomia regionale già attuata in Sicilia».

Onorevole Abozzi, accetta questi emendamenti?

Abozzi. Ho sempre sostenuto che l'autonomia siciliana poteva essere una prova per decidere sull'opportunità di creare o meno la Regione. Aderisco agli emendamenti proposti.

Presidente Terracini. Allora, l'ordine del giorno Abozzi resta così formulato:

«L'Assemblea, convinta che l'istituzione dell'ordinamento regionale non risponde alle attuali necessità politiche, economiche e sociali della Nazione,

che l'ente Provincia — aggruppamento di interessi locali unitari e naturali — deve essere allargato e potenziato,

delibera di affermare in un articolo di Costituzione che la Repubblica attuerà un largo decentramento a base provinciale, ferma restando l'autonomia regionale già attuata in Sicilia».

[...]

Lussu. [...] Ma io ho preso la parola anche per un'altra questione: nella eventualità che la proposta dell'onorevole collega Rubilli sia respinta e si voti sull'ordine del giorno Abozzi, io pregherei i colleghi onorevoli Castiglia e Cannizzo, che hanno proposto alcune modifiche, di ritirarle. Essi infatti, accennando all'autonomia regionale già attuata in Sicilia, dimenticano che la Sardegna è abbinata indissolubilmente alla Sicilia; dimenticano che la Val d'Aosta, con provvedimenti legislativi normali, ha già avuta un'autonomia, che non può non essere mantenuta, e dimenticano che impegni internazionali obbligano il nostro Paese a tener conto della situazione particolare dell'Alto Adige-Trentino.

[...]

Gullo Rocco. Anch'io sono dell'opinione che debba avere la precedenza l'ordine del giorno Rubilli, ma non sento il bisogno di spiegarne ancora le ragioni perché ognuno di noi si è formata un'opinione al riguardo e può questa opinione esprimerla col proprio voto. Devo aggiungere la mia preghiera all'esortazione fatta dall'onorevole Lussu ai colleghi Castiglia e Cannizzo circa l'aggiunta all'ordine del giorno Abozzi, sempre nel caso che l'ordine del giorno Abozzi abbia la precedenza. Ed aggiungo che mentre sono — e siamo molti siciliani — d'accordo con lo spirito che ha dettato questa aggiunta proposta dagli onorevoli Castiglia e Cannizzo all'ordine del giorno Abozzi, teniamo però a sottolineare che in questo momento non ci sembra opportuno affrontare questa questione così incidentalmente e, oso dire, superficialmente, anche perché si potrebbero determinare delle confusioni, in quanto quelli che voteranno contro l'ordine del giorno Abozzi potranno apparire votanti anche contro questo inciso Castiglia-Cannizzo. Così anch'io, come deputato siciliano, unisco la mia preghiera all'esortazione Lussu che si ritiri questa aggiunta all'ordine del giorno Abozzi che potrebbe creare delle incertezze.

[...]

Presidente Terracini. Chiedo all'onorevole Castiglia se mantiene gli emendamenti anche per l'ordine del giorno Rubilli-Nitti.

Castiglia. Il fatto che noi chiediamo l'inserzione della stessa dizione anche nell'ordine del giorno degli onorevoli Nitti e Rubilli dimostra che non possiamo accedere alla richiesta formulata dall'onorevole Lussu e dagli altri colleghi.

Rubilli. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

Rubilli. Non credo che si possa accettare la formula aggiuntiva proposta, non per respingerla, ma perché ritengo che sia superflua.

Presidente Terracini. Dato ciò, la proposta degli onorevoli Castiglia e Cannizzo sarà posta in votazione dopo votato l'ordine del giorno Rubilli-Nitti del quale dò nuovamente lettura:

«L'Assemblea Costituente,

considerato che l'istituzione dell'ente Regione non risponde ad alcuna necessità che si sia realmente manifestata, e non può seriamente ritenersi in alcun modo richiesta o reclamata dal popolo italiano;

che i giusti ed opportuni criteri di decentramento potranno essere attuati indipendentemente dalla creazione di enti regionali;

che ad ogni modo, per ora almeno, una grande riforma come quella che si prospetta per le Regioni non appare, anche secondo il progetto, ben ponderata nelle sue non lievi conseguenze dal punto di vista politico, amministrativo e specialmente finanziario, sicché non sembra possibile, di fronte alle enormi difficoltà del periodo che si attraversa, lanciarsi con leggerezza incontro ad incognite preoccupanti e pericolose;

delibera, anche senza affermazioni vaghe e generiche, le quali potrebbero rappresentare inopportuni ed affrettati vincoli, che sia rinviato senz'altro alla Camera legislativa l'esame di pratici, concreti e completi progetti di legge, sia pure di carattere costituzionale, per un oculato decentramento, che giunga, se possibile, anche ad una riforma regionale, ed intanto sia stralciato dalla Costituzione in esame l'intero Titolo V, relativo alle Regioni e ai Comuni».

La Malfa. Chiedo di parlare.

Presidente Terracini. Ne ha facoltà.

La Malfa. Debbo dichiarare all'Assemblea che mi trovo in estremo imbarazzo circa la questione posta dall'ordine del giorno Rubilli. Qui è stata discussa la questione dell'autonomia siciliana ed è stata discussa come questione concreta, come questione politica immediata, non come questione accademica. Ora io non entro nella sostanza del dibattito che oggi si agita e non entro nemmeno nella sostanza delle preoccupazioni dell'onorevole Rubilli e dell'onorevole Nitti.

Debbo dire però che queste preoccupazioni, considerate dal punto di vista della responsabilità dell'Assemblea e non del Governo, sorgevano allora, e dovevano sorgere allora, cioè in occasione delle elezioni e della applicazione dello statuto della Regione siciliana. Era quello il momento in cui effettivamente l'Assemblea prendeva una responsabilità immediata di ordine politico e direi costituzionale nella questione delle elezioni, e quindi delle autonomie.

Qualunque fosse il punto di vista dei vari raggruppamenti in merito a tale questione, voi conoscete il punto di vista mio e del partito cui appartengo. Ricordo che in quella occasione, in cui si discuteva di un fatto sostanziale — delle elezioni e quindi della applicazione dell'autonomia — il Partito liberale votò a favore delle elezioni e quindi delle autonomie; il partito qualunquista, in polemica con me, attribuendomi velleità di rinvio elettorale, votò per l'autonomia. Mi pare che un collega degli onorevoli Castiglia e Cannizzo, l'onorevole Russo Perez, sia stato anche un po' caustico nei miei riguardi, attribuendomi una sicilianità a mezza strada. Quindi, alcuni Gruppi hanno assunto responsabilità politica concreta sul problema dell'autonomia regionale. Credo che la Sicilia sia una grande regione d'Italia e che quindi il problema del trattamento autonomistico della Sicilia impegni l'Assemblea in un certo orientamento di carattere regionalistico.

E dico di più: come ho detto allora, non si può paragonare la posizione della Sicilia a quella della Val d'Aosta. Lì si tratta di zone di confine in cui possono influire, sull'adozione o meno di un principio autonomistico, delle ragioni particolari relative alla posizione di quella Regione, mentre la Sicilia fa parte integrante dell'unità d'Italia: quindi, la soluzione del problema autonomistico in Sicilia ha un carattere politico ed investe la responsabilità politica dell'Assemblea. E questa responsabilità investe due Gruppi importanti: il liberale e il qualunquista; e devo dire che riguarda anche i colleghi dell'estrema sinistra, perché anche essi hanno assunto una responsabilità di ordine politico sul problema autonomistico.

Togliatti. Non ci contraddiremo.

La Malfa. E allora, di fronte a questa situazione, è mio dovere dichiarare che queste responsabilità si devono prendere al momento opportuno. Allora, potevano sembrare delle speculazioni elettoralistiche quelle fatte da alcuni che posero il problema all'Assemblea, ma oggi prendere una posizione, rispetto all'ente Regione, come quella che vedo prendere dai Gruppi liberale e qualunquista, mi pare una speculazione anche maggiore, se volete. (Applausi al centro).

Presidente Terracini. Mi sembra che la questione possa essere immediatamente chiarita in questo senso: intanto non dimentichiamo che per l'autonomia siciliana (onorevole Lussu, parlo solo per quella siciliana) vi è già una legge, ed è quindi qualcosa che sta a sé e che non viene intaccato dalle decisioni che si prendessero in questo momento. Aggiungo che l'autonomia della Sicilia, a parer mio — e posso anche sbagliarmi — non pone una questione di Regione o non Regione. In linea di ipotesi, che la Sicilia invece di costituire una sola Regione ne costituisca due, il problema dell'autonomia siciliana resta il problema dell'autonomia siciliana e non ci propone il problema della struttura regionalistica dello Stato. (Commenti al centro).

Io non credo di dire cose tanto strane; tanto è vero che l'autonomia della Sicilia è stata decisa prima che si eleggesse l'Assemblea Costituente e che si incominciasse la discussione del problema della Regione (Commenti).

A me sembra che in questo momento si stiano facendo delle questioni di interpretazione giuridica. Non è una questione politica che io faccio. Da un punto di vista giuridico è evidente che il problema dell'autonomia siciliana non è toccato dalla decisione che si prende in relazione al problema della struttura regionale dello Stato, e credo che l'onorevole Rubilli, quando con poche parole ha risposto alla questione che gli è stata posta, in realtà ha pensato a questo.

[...]

Rubilli. [...] Ho dichiarato poco fa che senza respingere l'emendamento che si voleva proporre, per quanto riguarda la Sicilia ed anche la Sardegna, lo ritenevo inutile, perché, come ebbi a spiegare anche nel mio discorso nella discussione generale, ormai le autonomie regionali concesse, o meglio strappate, non potevano, almeno per ragioni di opportunità, essere revocate; le vicende belliche e l'inconsulto per quanto limitato movimento separatista imposero una soluzione transattiva di autonomia. Anche per la Sardegna, che come la Sicilia è una grande isola, si potrà usare lo stesso trattamento, se sul serio sarà dimostrato con referendum o in altro modo che la Sardegna lo desidera. E per le altre autonomie a Regioni settentrionali, la conclusione non può essere che la stessa, se permangono quelle stesse esigenze di carattere internazionale che, nell'interesse delle popolazioni locali, erano state determinate.

Al riguardo non credo che possa aver valore l'osservazione che è stata fatta da parte dell'onorevole Piccioni, perché se è detto nello statuto siciliano che lo statuto medesimo deve essere coordinato con le norme che saranno stabilite nella Costituzione a proposito della Regione, bisogna pur notare che altro è coordinazione, ed altro è subordinazione.

Naturalmente la coordinazione sarebbe indispensabile, se stabilissimo un titolo sulla Regione nella Carta costituzionale, con le cui norme generali dovrebbero uniformarsi quelle relative alle autonomie di già concesse, ma se si stralcia il Titolo quinto e viene rimessa alla Camera legislativa ogni risoluzione sulla materia che esso contempla, la coordinazione vien meno e non ha ragione di essere.

Per questi motivi ho dichiarato che mi sembrava superfluo ed inutile aggiungere un emendamento in ordine alle autonomie concesse.

[...]

Presidente Terracini. [...] Avverto che l'onorevole Rubilli mi prega di far presente che non ha nulla in contrario ad accettare la proposta degli onorevoli Cannizzo e Castiglia di aggiungere nell'ordine del giorno il richiamo all'autonomia della Sicilia.

[...]

Laconi. [...] Abbiamo assunto alcune posizioni, che manterremo integralmente. Abbiamo preso posizione netta e precisa in favore delle autonomie speciali da conferirsi a talune Regioni, come la Sardegna, la Sicilia e le Regioni di confine: questa posizione è pienamente confermata.

[...]

Nitti. [...] Io sento dire, e qualcuno vi ha accennato, con una frase che mi ha offeso, che le Regioni ci sono imposte dallo straniero. E come questa stoltezza? E perché? Questa materia non entra nel Trattato di pace, non v'entra per niente. Nulla ci è imposto dallo straniero: né per la Sicilia, né per la Sardegna, né per l'Alto Adige, né per la Valle d'Aosta.

Noi siamo liberi di fare ciò che vogliamo. L'Italia non è finita, l'Italia si deve rinnovare e non deve umiliarsi, né invigliacchire. Che cosa sono queste parole e queste sconce umiliazioni non necessarie? Noi vogliamo liberamente e dobbiamo liberamente discutere e decidere, tenendo conto della realtà dei nostri interessi.

Il mio ordine del giorno non compromette nulla. E dall'altra parte evita ipoteche dannose sull'avvenire.

Perché pretendete prendere una non necessaria ipoteca? Perché vogliamo compromettere l'avvenire?

Io non credo (e sono leale anche in questo) che ciò che si è fatto fin'ora abbia in nessun modo compromesso il problema delle Regioni.

Per quanto riguarda la Sicilia, io sono convinto che la Sicilia debba essere tenuta, come la Sardegna, in speciale considerazione. Ma le ragioni delle due isole non sono pregiudicate dal mio ordine del giorno in nessuna guisa.

Io dichiaro, con eguale lealtà, che per alcune altre autonomie, per quanto limitate possano essere, non consentirò mai: come per esempio per quella della Val d'Aosta, che mi ha umiliato perché è dannosa e praticamente insostenibile.

Bordon. Voi confondete, perché non la conoscete.

Nitti. La conosco perfettamente in tutti i suoi dettagli. Vi sono autonomie che in limiti ragionevoli riconosceremo ed altre che non riconosceremo; ma siamo liberi nelle nostre decisioni. Non bisogna compromettere leggermente l'avvenire e l'unità della Patria. Lasciamo che l'ordinamento attuale sia seguito da ordinamenti che si formeranno spontaneamente in relazione alle necessità: se vi saranno unioni di Province, per scopi determinati, si potranno fare e vi potranno essere anche larghi consorzi. Chi ci impedisce di fare tutto questo? E perché volete compromettere l'ordinamento dello Stato quando non avete la sicurezza materiale e morale? (Commenti Interruzioni al centro).

[...]

Presidente Terracini. Comunico che è stato presentato il seguente ordine del giorno:

«L'Assemblea Costituente riconosce la necessità:

a) che sia effettuato un ampio decentramento amministrativo democratico dello Stato, anche a mezzo dell'ente Regione;

b) che la Regione debba essere dotata di potestà normativa nei limiti della attuazione e della integrazione delle direttive e dei principî fissati dalle leggi della Repubblica;

c) che siano attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, adottate mediante leggi costituzionali, alle Regioni indicate nel secondo comma dell'articolo 108 del Progetto

e delibera

che nella Carta costituzionale debba trovare sede l'affermazione della esistenza della Regione, accanto ai Comuni ed alle Provincie, con l'indicazione dei poteri e degli organi del nuovo ente e di quanto altro sia necessario alla sua essenziale definizione costituzionale.

«Bonomi Ivanoe, Bozzi, Togliatti, Grieco, Laconi, Lami Starnuti, Molè».

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti