[Il 15 settembre 1947 l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale dei seguenti Titoli della Parte seconda del progetto di Costituzione: Titolo I «Il Parlamento», Titolo II «Il Capo dello Stato», Titolo III «Il Governo».

Vengono qui riportate solo le parti relative al tema in esame, mentre si rimanda alle appendici alla Parte seconda della Costituzione per il testo completo della discussione.]

Russo Perez. [...] Ma volete che ci sia un altro concetto di differenziazione? Faccio mia la proposta dell'onorevole Rubilli, che questa volta non può essere in disaccordo con me: quella del collegio uninominale, del quale sono partigiano strenuo anche per l'elezione del Parlamento, per le ragioni che accennerò. La ragione principale, secondo me, è quella della necessità di moderare la prepotenza dei partiti politici, la partitocrazia che, senza dubbio, ha profondamente vulnerato le libertà democratiche ed ha tolto l'indipendenza ai rappresentanti del popolo, i quali, come durante il famoso ventennio, debbono dipendere più da coloro che stanno in alto, più da quelli che comandano nei partiti, anziché dalle masse elettorali, perché molte volte l'elezione è già fatta con la designazione. Pensate ai candidati a cui il partito fa l'onore ed il favore di metterli ai primi posti nelle liste nazionali. Costoro, col solo fatto di essere designati, sono già riusciti; tanto è vero che qui ci sono parecchi che sono entrati nel Parlamento per questa via e non per il suffragio degli elettori.

Ed allora, che cosa ne nasce? Ne nasce — siamo uomini — la necessità di adulare, di coartare, di intimidire coloro che hanno nelle mani la possibilità di designarci nelle prossime elezioni. Tanto è vero, onorevoli colleghi, che la partitocrazia ha profondamente vulnerato la libertà, l'indipendenza degli uomini politici, che adesso l'unico presidio della libertà si ritrova nella votazione segreta. Lo splendore della coscienza deve rifugiarsi nell'ombra, che di solito è cara ai traditori. Ma solo così, è doloroso, alcuni uomini, che qui rappresentano il popolo, si svincolano dalla schiavitù di coloro da cui dipende la propria sorte elettorale. Quindi, se anche il principio del collegio uninominale non fosse accettato per quanto riguarda l'elezione della prima Camera, io chiedo che sia accettato almeno per quanto riguarda l'elezione della seconda Camera, della cosiddetta Camera Alta.

Durante i lavori preparatori, vi fu l'onorevole Einaudi che sostenne questa tesi, e credo che vi sia stata anche una proposta dell'onorevole Grassi, attualmente Ministro di grazia e giustizia, perché due terzi dei senatori fossero eletti col sistema del collegio uninominale. L'onorevole Einaudi sostenne la stessa tesi, come l'onorevole Rubilli, alla Consulta, ma allora gli si disse che non era il momento di parlarne, perché non si trattava del Parlamento normale, ma dell'Assemblea Costituente, e sembrava giusto, opportuno, anzi necessario, che nell'Assemblea Costituente fossero rappresentati tutti i partiti, tutti gli aggruppamenti che avessero una certa consistenza. Ma quando l'onorevole Einaudi tornò a parlarne in questa Assemblea, gli si disse che non era neanche questa volta il caso di parlarne perché tutti oggi sono favorevoli allo scrutinio di lista e al sistema proporzionale, E l'onorevole Einaudi diceva che succede un po' come successe durante la rivoluzione francese, e cioè che coloro i quali hanno ottenuto una posizione elevata mediante l'uso di un determinato sistema, naturalmente diventano indulgenti verso il sistema che in quelle alte posizioni li ha mandati. E questo succede anche qui. Poco fa ho sorpreso un sorriso, quando si parlava di collegio uninominale, sul volto quasi sempre sorridente dell'amico Uberti. Evidentemente egli è per lo scrutinio di lista e si vede che è ben visto dai dirigenti del suo partito. (Si ride). Durante i lavori preparatori vi fu, a favore del sistema uninominale, anche il parere espresso dall'onorevole Togliatti. Egli disse che interpretava il suo pensiero e «credo» disse — quindi non era perfettamente sicuro — il pensiero dei suoi amici schierandosi coi fautori del collegio uninominale.

Non so se fatti interni di partito abbiano prodotto qualche cambiamento, ma mi auguro che l'onorevole Togliatti e i suoi amici siano ancora d'accordo sul proposito di sostenere tale sistema.

L'onorevole Piccioni il 29 gennaio si mostrò perplesso dinanzi a questa proposta; ma dopo due giorni, nello spazio di 48 ore, la perplessità era svanita ed egli si dichiarò paladino del collegio plurinominale, del sistema dello scrutinio di lista.

Alcuni dicono che la questione non sia attuale; che l'opportunità di un ritorno al collegio uninominale non sia sentita, oggi, dalla maggioranza degli uomini politici. Io lo nego. Io credo che la coscienza di molti uomini politici senta l'attualità del problema, ma che essi, naturalmente, si schierino contro il sistema per ragioni di convenienza.

Pensate, del resto, che durante i lavori preparatori la bocciatura della proposta avvenne soltanto con 32 voti favorevoli contro 27 contrari. E allora la vera ragione è quella che dico io: non che la questione non sia attuale; essa è perfettamente attuale, ma ci sono molti che temono di non ritornare o di ritornare con maggiore difficoltà, nel futuro Parlamento o nel Senato, ove si approvasse la legge del sistema uninominale. E perché questo? Bisogna pur dirlo: perché, naturalmente, i mediocri sono più dei buoni. Io chiedo all'Assemblea un atto di coraggio: che mi dimostri, approvando il sistema uninominale, che i buoni sono in maggior numero dei mediocri.

Contro questo sistema sono stati avanzati degli argomenti che io non esito a qualificare speciosi. Anzitutto, si dice che vi sarebbe un ibridismo nella coesistenza dei due sistemi.

Che significa ibridismo? Nella zoologia vi sono ibridi che sono animali magnifici. Il mulo ha la costanza dell'asino, l'intelligenza del cavallo, e la forza di tutti e due sommati insieme. È uno splendido animale, utilissimo. Quindi è un argomento specioso. Poi vi è un altro argomento, che mi sembra più specioso del primo. Si è detto: approvare il sistema uninominale per l'elezione, sia pure parziale, dei membri del Senato sarebbe un inficiare il sistema della proporzionale vigente per l'elezione dei deputati. Non credo che valga la pena ribattere questo argomento.

Se si cerca appunto una differenziazione, io, pensando che è difficile che si ottenga un ritorno al collegio uninominale per quanto concerne l'elezione dei deputati al Parlamento, propongo che, per lo meno, si adotti tale sistema per l'elezione dei senatori. È proprio una differenziazione che si cerca e noi proponiamo questa.

Si è detto anche che, col sistema uninominale, si renderebbero ancora più forti le baronie industriali del Nord contro le baronie agrarie del Sud.

Neanche questo argomento ho capito. Io non ho conosciuto mai, tranne che nei discorsi dell'onorevole Li Causi, le baronie del Sud. Quanto alle baronie industriali del Nord, so che sanno imporsi molto bene anche con la proporzionale e lo scrutinio di lista. Dunque, argomenti seri nessuno.

Onde, per concludere su questo punto, mi associo alla proposta dell'onorevole Rubilli con questa modifica: che tutti i senatori siano eletti col sistema uninominale.

Rubilli. Questa è la mia proposta tranne per un quarto... ma per il resto: che tutti quanti siano eletti a collegio uninominale. Siamo d'accordo.

Uberti. Siete d'accordo voi due!

Rubilli. Si capisce, parlo con lui.

[...]

Lussu. [...] Ma il lato più grave della proposta Rubilli è quello per cui tre quarti della Camera sarebbero eletti col sistema del collegio uninominale, e più grave ancora il fatto che Togliatti — questo illustre, freddo e incorreggibile maestro di errori (Si ride) — ha dimostrato le sue simpatie per l'istituto del collegio uninominale. Io oso sperare che il collega Togliatti non voglia aggiungere ancora una perla luminosa alla sua collana già lunga. Questo collegio uninominale sarebbe il duplicato laico dell'articolo 7.

Collegio uninominale? Basta avere sentito le ultime espressioni idilliache in suo favore del collega Russo Perez, per capire di che natura esso sia. Io non avrei mai creduto, nel corso della ma vita di assistere alla rievocazione di questo collegio uninominale, che si riteneva fosse stato distrutto per sempre. Lo Stato e la società sono usciti dal fascismo e dalla guerra fascista in uno stato di corruzione, che sarebbe ben difficile immaginare maggiore. Ebbene, solo il collegio uninominale potrebbe darci la misura di una corruzione maggiore. La soppressione del collegio uninominale è stata un progresso per lo sviluppo della democrazia nazionale...

Mazza. Ce ne siamo accorti!

Lussu. ...in Italia. Il suo ripristino, anche solo per la seconda Camera, sarebbe un infallibile regresso.

«Ce ne siamo accorti»! Ma non è affatto vero quello che si diceva dopo l'altra guerra e quello che si dice oggi, che la crisi di allora è la crisi di oggi, per cui è difficile costituire un Governo di maggioranza stabile; non è affatto vero che quella crisi, che poi ci portò al fascismo ed alla guerra, sia la ragione della soppressione del collegio uninominale. Così la possono pensare alcuni rispettabili colleghi, i quali concepiscono la politica come una specie di scienza matematica; ma la crisi dell'altro dopoguerra e questa crisi non derivano affatto dal collegio uninominale: i fattori sono infinitamente più complessi e più seri, fra i quali, non ultima, l'arretratezza della nostra capacità di vita democratica, questa nostra difficile capacità di subordinare gli interessi individuali e di categoria agli interessi generali del Paese. E questo è democrazia. Col collegio uninominale non si sarebbe evitata affatto la crisi ed avremmo avuto una più meschina vita politica.

Quest'Assemblea annovera molti giovani colleghi, preparati più di quanto noi stessi e l'opinione pubblica non ritenessimo; ma essi sono troppo giovani e ignorano quale sia stato il livello di bassa corruzione toccante gli elettori e gli eletti del collegio uninominale. Meno, naturalmente, nelle regioni del Nord, dove la democrazia aveva ed ha più vaste basi che non nel collegio elettorale; di più nel Sud dove la vita politica era un meschino mondo concentrico, gravitante attorno al fatto elettorale, in cui il deputato era un eroe...

Porzio. Ma nessun eroe! Erano delle persone elevate. Che significa questo?

Lussu. Collega Porzio, poiché ci divide questa concezione sul collegio uninominale...

Porzio. Sì, ma senza gratuite offese!

Lussu. No, è esperienza di vita politica.

Porzio. No.

Lussu. È maturazione di coscienza politica...

Porzio. Posso fare l'elenco dei collegi uninominali del Sud!

Presidente Terracini. Onorevole Porzio, è una questione controversa.

Porzio. Sì, ma non è tollerabile più questo eterno Nord e Sud!

Presidente Terracini. La prego, onorevole Porzio, non interrompa.

Porzio. Noi non abbiamo inventato Mussolini, non abbiamo eretto cappelle votive!

Presidente Terracini. Onorevole Porzio, se vuole la parola, la chieda, altrimenti devo pregarla di tacere.

Lussu. Consiglio il collega Porzio, per la buona conservazione della sua salute, ad uscire, perché devo dirne di più grosse.

Porzio. Ed io interromperò! (Si ride).

Lussu. Comunque, io non sarò addolorato dalle sue interruzioni.

Nel mezzogiorno, dicevo, il deputato eletto a collegio uninominale era una specie di eroe da melodramma dalla cui voce dipendevano gli attori, i cori, l'orchestra, il pubblico. È del Sud che io parlo, di cui ho una viva e profonda esperienza.

Io, ancora giovanissimo, quasi ragazzo, ho visto il deputato del collegio uninominale entrare al palazzo di Prefettura, dal prefetto, seguito da uno stuolo di elettori clienti i quali per il loro numero, provenienti da differenti villaggi...

Mazza. Anche adesso.

Lussu. ...occupavano non solo l'anticamera, ma le scale e la piazza.

Mancini. Questo avviene anche con la proporzionale.

Mazza. È la stessa cosa.

Lussu. Ho conosciuto, ancora giovanissimo, dei deputati a collegio uninominale ricevere dei telegrammi dai loro elettori, dai quali erano invitati a giocare una quaterna secca o un ambo alla ruota di Roma. Ho conosciuto dei deputati a collegio uninominale i quali, così come oggi noi perdiamo il tempo correndo da un Ministero all'altro, correvano da un negozio all'altro della capitale per comprare scarpe o liquori per le nozze prossime dei loro elettori. E persino ho conosciuto un deputato a collegio uninominale ricevere la richiesta dagli elettori del suo collegio perché acquistasse un ordigno speciale per i fuochi artificiali della festa del Santo patrono. Ed ho conosciuto un deputato a collegio uninominale, qui dentro, che dopo che il Governo aveva posto il voto di fiducia, parlò chiedendo la strada per il suo villaggio e subordinò la concessione del voto favorevole alla costruzione di questa strada.

Togliatti non insista su questo collegio uninominale, che è la corruzione certa della coscienza politica del Mezzogiorno e delle Isole.

Io capisco che ci sono dei correttivi, ed uno ne è l'istituto autonomistico, per cui molti problemi vanno discussi e risolti sul posto, ma questo istituto è stato così manipolato durante la sua discussione che è molto tenue e stentato. La gran parte dei problemi, per la continuità dei rapporti che legano la periferia col centro, si risolveranno qui, per cui il deputato a collegio uninominale sarebbe uno strumento (non l'onorevole Porzio, che è un asso...).

Porzio. Ma che asso!

Lussu. ...uno strumento di una vita fatta di meschinità, di questioni e favori personali, di un'attività costante cui sfugge sempre il problema centrale, che per la democrazia è l'interesse generale.

Io mi auguro che questa Assemblea fatta più saggia dall'esame obiettivo e sereno dei vari progetti che abbiamo esaminato, rinunzi non soltanto al collegio uninominale (il collegio uninominale non deve più ritornare in Italia se vogliamo elevare le nostra coscienza politica nazionale) ma arrivi anche a sopprimere definitivamente la seconda Camera.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti