[Il 24 settembre 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue l'esame degli emendamenti agli articoli del Titolo primo della Parte seconda del progetto di Costituzione: «Il Parlamento».

È in discussione l'articolo 55 del progetto di Costituzione.

Vengono qui riportate solo le parti relative al tema in esame, mentre si rimanda alla parte delle appendici che trattano gli articoli 55 e 56 del progetto, per il testo completo della discussione.]

Nitti. [...] Ma la cosa essenziale è la forma di elezione. Noi abbiamo già adottato la proporzionale. Non vi scandalizzate: i fatti mi daranno ragione. Voi vedrete i risultati disastrosi tra qualche anno — forse solo fra un anno — di questa aberrazione della Costituzione che è la proporzionale, non solo per lo Stato ma per gli enti locali, e nella pratica perfino per il Governo. Voi stessi vi pentirete di molte cose. Noi abbiamo difficoltà a far funzionare tutte le Assemblee elette con la proporzionale: fra poco moltissime saranno in paralisi.

Ma ora siamo ad un fatto nuovo: quale deve essere la formula che dobbiamo adottare per il Senato? La proporzionale è una cosa che, a quelli stessi che l'hanno voluta estendere, dà ora un'intima tristezza. Quando si parla serenamente si vedono tutti i pericoli: tra poco non funzionerà la maggior parte delle amministrazioni municipali italiane e fra poco lo sconvolgimento sarà generale. Attendete e constaterete il disordine dovunque.

Ora, per verità, ovunque, nei paesi vincitori e nei paesi seri, esiste il collegio uninominale. Si tratti dell'Inghilterra, dell'America, della Russia, è dovunque il collegio uninominale. Tutto è fatto sulla base di un solo nome, si vota un solo nome, il collegio uninominale è garanzia di serietà e di durata. Questo esiste dovunque fra i paesi vincitori e pare che sia il triste privilegio nostro di concederci un lusso che i vincitori non si sono ancora concessi e forse non si concederanno mai.

Vogliamo eleggere il Senato con la proporzionale? Io credo che questo sarebbe uno spaventoso errore, tanto più data la natura dell'istituzione e dato il fatto che la durata deve essere lunga, perché non può esistere un Senato breve. Un Senato deve durare tanto che possa approfondirsi nel costume politico, vivere nel fondo della vita del Paese. Senati di durata breve non ne esistono. «Senato» già vuol dire durata.

[...]

Con quale sistema fare le elezioni? Credo che noi dobbiamo, per il Senato, andare al collegio uninominale; dobbiamo andare al collegio uninominale che prevale ovunque nel regolare la vita dei popoli civili. Il Senato non può essere eletto che con il collegio uninominale.

[...]

Non dobbiamo meravigliarci se avremo due sistemi elettorali differenti: uno per la Camera e l'altro per il Senato. Si vedranno tutte e due le forme elettorali. E poi in avvenire, come è inevitabile, si tornerà in tutto al collegio uninominale. Introduciamo ora per il Senato il collegio uninominale senza nessuna difficoltà, dividendo il territorio nazionale in tante circoscrizioni di 200.000 abitanti. La nomina di un senatore è facile, perché non richiede nessuna complicazione. Non vi sono liste; vi sono candidati. Cadrà così anche l'accusa che si è fatta finora (e che è la profonda verità) che la Camera dei deputati — quale l'abbiamo avuto nella nostra Costituente — è fatta da partiti di massa che non concedono a individui di attitudini elevate di affermare la loro personalità. Se noi abbiamo, agli effetti della elezione del Senato, il territorio diviso in circoscrizioni di 200.000 abitanti, ogni individuo che ne ha le attitudini può essere candidato, senza che occorrano i mezzi poderosi come per le grandi liste delle grandi circoscrizioni. Anche un individuo isolato può arrivare al Senato; non vi è persona notevole che, almeno nel suo paese o dove esercita la sua attività, non possa essere candidato. Noi, dunque, col collegio uninominale del Senato potremo dare la possibilità ad ogni grande personalità di manifestarsi; e ogni individuo potrà aspirare alla vita legislativa, senza per questo aver bisogno di sottomettere la sua attività intellettuale all'inevitabile dominio di un grande partito, cui deve appartenere se vuol fare della politica.

[...]

Come dunque dovrebbe essere composto il Senato? Il senatore deve essere eletto in ogni circoscrizione a collegio uninominale di almeno 200 mila abitanti.

Siamo così abituati a parlare di uniformità e a concepire l'assurdo che tutti i voti devono essere rappresentati, che non pochi dicono: vi sono tanti voti che si perdono, ed allora riuniamo i resti e facciamo un polpettone e da tutti questi resti facciamo senatori, come ora i deputati che non si sa da chi sono nominati. Io ho avuto l'onore di essere eletto in tre circoscrizioni, benché non appartenga a nessun partito di massa. Faccio ora parte della lista nazionale. Io mi domando spesso chi rappresento. Quando tanti anni fa ero deputato e rappresentavo un collegio, sapevo chi mi eleggeva. Adesso invece non so niente. Non so chi mi fa stare qui dentro, nel senso che io ho abbandonati i miei elettori e credo che essi mi abbandoneranno.

Il Senato deve rappresentare la continuità e deve avere lunga durata. Il Senato che sia eletto sulla base del collegio uninominale è una necessità politica. Si dice che vi sono ingiustizie, ma è naturale che vi siano ingiustizie. Quando voi vedete i collegi inglesi o americani e notate la differenza di voti tra coloro che sono eletti e coloro che non sono eletti, e notate che coloro che sono eletti hanno avuto qualche volta meno voti di coloro che non sono eletti, vi sembra che ciò sia una grande ingiustizia. Ma l'ingiustizia apparente si compensa, perché in un collegio è a danno di un partito mentre in un altro collegio è a danno di un altro collegio di avverso partito e quindi si stabilisce quel compenso delle ingiustizie che si trasforma in giustizia, perché tutti quanti hanno gli stessi vantaggi e gli stessi danni. Quindi credo che l'idea del collegio uninominale è non solo una necessità, ma una convenienza per tutti e non vedo perché non possa essere adottata senza resistenza.

Nel progetto era già preveduto che un certo numero di Senatori dovesse essere attribuito a ciascuno dei collegi elettorali; naturalmente a ciascuna delle circoscrizioni che avrebbero avuto la forma attuale richiesta dalla proporzionale. Ora, siccome la proporzionale non verrebbe a funzionare, si possono attribuire tre collegi senza nessuna difficoltà a tutto l'insieme della circoscrizione; e si può stabilire che il voto per questi tre nuovi rappresentanti sia dato poi a tutta la Regione sempre con votazione per un sol nome, cioè con il collegio uninominale. Comunque, ho cercato di semplificare la cosa come meglio potevo.

[...]

Presidente Terracini. [...] All'articolo 55 gli onorevoli Lami Starnuti, Rossi Paolo, Carboni Angelo, Di Giovanni, hanno presentato il seguente emendamento:

«Sostituirlo col seguente:

«La Camera dei Senatori è eletta, per circoscrizioni regionali, a suffragio universale diretto con sistema proporzionale in ragione di un senatore ogni 120.000 abitanti o frazione superiore a 60.000».

L'onorevole Lami Starnuti ha facoltà di svolgerlo.

Lami Starnuti. Onorevoli colleghi, noi dobbiamo insistere nelle proposte contenute nell'emendamento da noi presentato all'articolo 55 del progetto di Costituzione; ma poiché ieri, a proposito della Camera dei deputati, l'Assemblea Costituente deliberò che il sistema elettorale di formazione della Camera non dovesse essere contenuto nella Costituzione della Repubblica italiana, pensiamo che lo stesso ordine di idee debba valere per la formazione del Senato.

Modifico in questo senso l'emendamento da noi proposto, riservandomi però di trasferire, proprio come si è fatto ieri, in un ordine del giorno quelle che sono le affermazioni e le proposte di portata puramente elettorale. Corretto, il nostro emendamento verrebbe a suonare così:

«La Camera dei Senatori è eletta a suffragio universale diretto in ragione di un senatore per ogni 120.000 abitanti o frazione superiore ai 60.000 abitanti».

Nell'ordine del giorno noi trasferiremo il concetto della circoscrizione regionale e l'affermazione che il Senato della Repubblica deve essere eletto col sistema proporzionale, eletto nella sua interezza, senza quelle particolari porzioni (e mi libero dalle questioni minute) che il progetto di Costituzione assegna ai Consigli regionali. Se è vero (e lo diceva testé l'onorevole Nitti) che la fonte della rappresentanza politica deve essere unica, non si vede perché una quota-parte dei senatori dovrebbe essere eletta dai Consigli regionali.

Il nostro emendamento non è molto dissimile dall'emendamento dei compagni dell'altro Gruppo socialista, per quanto essi rinviino alla legge elettorale il sistema di formazione; rinvio che però appare inopportuno al punto in cui siamo arrivati.

Il problema della formazione del Senato è stato il problema il quale ha assillato di più la Commissione per la Costituzione, per le questioni d'ordine politico che la formazione del Senato portava con sé e per le difficoltà d'ordine tecnico insite in molti degli espedienti che erano stati suggeriti alla Commissione.

Oggi, l'onorevole Nitti, con l'autorità che a lui deriva dal suo passato, dalla sua dottrina e dalla sua esperienza politica, si è fatto paladino della elezione dei senatori a collegio uninominale, tesi che troverà consensi in altri settori della Camera, anche in settori molto distanti dal suo, ma che non ci ha persuasi, non perché noi disconosciamo gli elementi di bontà che sono insiti nel sistema del collegio uninominale, non perché noi crediamo in modo assoluto alla perfezione del sistema proporzionale, ma perché, nella realtà politica italiana attuale e davanti alla decisione di ieri, secondo la quale la Camera dei deputati dovrà formarsi col sistema proporzionale, noi riteniamo inopportuno e, sotto certi aspetti, pericoloso, introdurre questo differente sistema per la formazione della seconda Camera.

Il sistema del collegio uninominale viene «sostenuto perché, si dichiara, è necessario differenziare la seconda Camera dalla prima, concetto che da un punto di vista astratto potrebbe tessere anche accolto, ma che dobbiamo respingere quando lo esaminiamo sotto il punto di vista della concretezza.

Il sistema del collegio uninominale è un sistema di maggioranza, che potrebbe diventare un sistema di minoranza se venisse attuato — di questo non è stata fatta parola né nelle proposte scritte, né dall'onorevole Nitti nel suo discorso — se venisse attuato senza il correttivo del ballottaggio. Noi affideremmo in tal modo l'elezione dei senatori non alla maggioranza di un determinato collegio elettorale, ma al gruppo politico di minoranza più forte e noi andremmo a creare una seconda Camera che potrebbe rappresentare la minoranza del Paese, in contrasto, forse stridente, con la prima Camera.

Chi ricorda i risultati elettorali del nostro vecchio sistema a collegio uninominale sa che in pochissimi collegi l'elezione a primo scrutinio dava risultati positivi. Anche nelle elezioni del 1909 e del 1913, che sono le ultime elezioni italiane (Commenti) a collegio uninominale, i ballottaggi hanno superato di molto il numero delle elezioni in primo scrutinio...

Voce al centro. No, no.

Lami Starnuti. Ad ogni modo, sono stati così numerosi i ballottaggi, da porre il problema così come io lo ponevo poc'anzi, e cioè che il collegio uninominale, se non è corretto dal ballottaggio, può creare una Camera in rappresentanza di forze politiche agguerrite e numerose ma costituenti la minoranza del Paese.

Se così è, la formazione del Senato a collegio uninominale potrebbe portare inevitabilmente ad un conflitto permanente tra la prima Camera e la seconda Camera, che nessun uomo politico può augurarsi e che nessun uomo politico può contribuire a creare, anche perché i rimedi per il componimento dei conflitti non sono né facili né sicuri, e noi vedremo quando discuteremo l'articolo 70 del progetto di Costituzione, la disparità delle idee fra i vari settori della Camera su questo problema che pure è un problema fondamentale. Per questo, pur riconoscendo, dicevo, che il collegio uninominale ha anche i suoi pregi, noi non possiamo aderire all'emendamento dell'onorevole Nitti né all'emendamento dell'onorevole Laconi.

Data la distribuzione delle forze dell'Assemblea, dato lo schieramento dei partiti rispetto a questo problema, credo che il collegio uninominale non sarà accolto. E allora l'Assemblea si troverà necessariamente costretta ad adottare il sistema proporzionale e si troverà di fronte a due proposte diverse dello stesso sistema proporzionale. Alla nostra proposta infatti di proporzionale a suffragio diretto, si contrappone la proposta dell'amico onorevole Perassi, per un sistema proporzionale di secondo grado, in cui la nomina effettiva dei senatori sia fatta non più dal corpo elettorale nella sua spontaneità e nella sua sincerità, ma da un collegio più o meno ristretto...

Uberti. Filtrato.

Lami Starnuti. Ristretto, anche se filtrato: ad un collegio dunque più o meno ristretto, il quale in definitiva creerà il Senato.

Ora, l'onorevole Nitti ha già fatto presente all'Assemblea Costituente quali sono i pericoli di affidare ad un ristretto gruppo di elettori una nomina tanto importante come quella del Senato della Repubblica.

Quando vi sono in gioco interessi politici così notevoli e così cospicui, un ristretto collegio di elettori può subire tutte le influenze e tutte le tentazioni e può dare di conseguenza all'elezione una fisionomia non rispondente ai sentimenti e al pensiero del Paese.

Se l'Assemblea Costituente — questo voglio dire a conclusione — se l'Assemblea Costituente non accoglierà, come io ritengo, la proposta dell'onorevole Nitti per il collegio uninominale, se l'Assemblea Costituente si troverà costretta a decidere che anche la seconda Camera sia eletta con il sistema della proporzionale, io penso e spero che tra il sistema di secondo grado, proposto dall'onorevole Perassi, e il nostro sistema a suffragio universale diretto, preferirà questo secondo metodo di votazione, per la maggiore spontaneità, per la maggiore sincerità e — consentite ch'io lo dica — per la maggiore onestà di esso. (Approvazioni).

Presidente Terracini. Gli onorevoli Preti, Ruggiero e Persico hanno presentato il seguente emendamento:

«Sostituirlo col seguente:

«La Camera dei Senatori è eletta, con sistema proporzionale, dalla Camera dei Deputati in ragione di 1 senatore ogni 120.000 abitanti».

L'onorevole Preti da facoltà di svolgerlo.

Preti. Ho presentato questo emendamento d'accordo con l'onorevole Lami Starnuti, all'emendamento del quale il mio è subordinato. È sembrato al nostro Gruppo che nella democrazia parlamentare moderna — che è assai diversa da quella ottocentesca — sia fuor di strada chi va a cercare nel Senato una specie di correttivo della Camera dei deputati, cioè un correttivo del suffragio universale abbinato al sistema proporzionale, nell'illusione di poter dare, per questa via, stabilità ai regimi politici. Esista pure il Senato, visto che tanta parte dell'Assemblea lo ritiene necessario. Esso, peraltro, non deve alterare l'equilibrio politico della Camera dei deputati. Anche il Senato deve esprimere il più genuinamente possibile la volontà popolare.

Io temo d'altronde che i «filtri», che tanto piacciono all'onorevole Uberti, in particolare il «filtro» del collegio dei grandi elettori, di cui alla proposta dell'onorevole Perassi, finiscano in pratica per generare proprio le complicazioni alle quali ha accennato l'onorevole Lami Starnuti. D'altra parte, questi «filtri», in fondo, non modificano quello che è il dato fondamentale, cioè che anche il Senato risulti espressione del suffragio universale abbinato al sistema proporzionale. Perché dunque insistere su di essi?

Ho espresso in sede di discussione generale le ragioni che mi fanno ritenere più democratica di ogni altra la elezione del Senato da parte della Camera. Il mio Gruppo è pure di questo avviso. Ma subordiniamo questa proposta, che non facilmente sarebbe accolta in quanto apparentemente troppo radicale, a quella dell'onorevole Lami Starnuti.

[...]

Carpano Maglioli. [...] Non crediamo, in conformità a quanto già si è accennato ieri, che si debba e si possa inserire nella Costituzione una norma per il sistema elettorale, né che sia opportuno parlare di proporzionale, di circoscrizione regionale o di collegio uninominale. Questo problema formerà tema della legge sull'elettorato passivo, perché noi pensiamo che la Costituzione debba avere una durata, direi, indefinita contenendo direttive di principio e si debba rinviare i particolari alle leggi, le quali possono subire tutte le modifiche imposte dal mutare dei bisogni e delle necessità. Perciò, poiché modalità relative alle elezioni sono certamente costrette a mutamenti assai più frequenti che non la Costituzione, queste modalità devono essere fissate da leggi speciali e non dalla Carta costituzionale.

[...]

Per quanto riguarda il sistema elettorale, proporzionale o collegio uninominale, questo problema, come già ho accennato, formerà oggetto della legge elettorale; su questi due temi il nostro Gruppo si riserva di esprimere il suo pensiero tempestivamente.

Riteniamo, solo, che sia inopportuno inserire una norma che rifletta il sistema elettorale nella Costituzione, perché — ripeto — la Costituzione è legge fondamentale e durevole mentre le norme elettorali sono mutevoli e devono conformarsi alle esigenze del tempo in conformità delle circostanze anche momentanee e degli uomini e delle cose.

[...]

Presidente Terracini. Gli onorevoli Laconi, Grieco e Gullo Fausto hanno presentato un emendamento, del seguente tenore:

«Sostituirlo col seguente:

«La Camera dei senatori è eletta a suffragio universale, diretto e segreto, secondo il sistema uninominale, in ragione di un senatore per duecentomila abitanti o per frazione superiore a centomila».

L'onorevole Laconi ha facoltà di svolgerlo.

[...]

Laconi. [...] In larghi strati della popolazione italiana vi è una diffusa simpatia per il collegio uninominale, che merita di essere presa in considerazione. Se l'onorevole Piccioni guarda a certi strati del popolo italiano, che seguono anche il suo partito, avrà modo di avvertire questa esigenza, largamente sentita.

Io parlavo però delle soluzioni che si muovono entro il suffragio universale e che sono evidentemente due: quella che mantiene anche per la seconda Camera il sistema della rappresentanza proporzionale e quella che, invece, innova attraverso l'introduzione del collegio uninominale. Io penso che questa soluzione, la quale ha il pregio di differenziare la seconda Camera dalla prima e, contemporaneamente, di rispondere all'esigenza funzionale — cioè, l'esigenza di creare una seconda Camera capace di dare una maggiore elaborazione ed un maggiore perfezionamento alla norma — penso che questa soluzione sia la più accettabile, anche perché verso di essa si dirigono le simpatie di taluni strati del popolo italiano e di correnti politiche tradizionali che hanno il loro peso.

Dal 1848 al 1913, con una breve interruzione, l'Italia ha avuto il collegio uninominale. Penso che sia stato un decisivo passo in avanti della democrazia italiana l'atto con cui a questo sistema elettorale è stato sostituito il sistema della proporzionale.

Non condivido quindi il pensiero dell'onorevole Nitti su questo punto.

Nitti. Sono stato io a introdurre quel sistema.

Laconi. Penso che sia stato il progresso a introdurre quel sistema di formazione della prima Camera. Ma penso anche che il dar luogo al sistema che più si lega alle tradizioni del passato, nella formazione della seconda Camera, sia cosa saggia e meritevole di trovare accoglimento nella nostra Assemblea.

[...]

Presidente Terracini. L'onorevole Rubilli ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituire il terzo comma col seguente:

«I senatori sono eletti per un quarto con nomina del Presidente della Repubblica e per tre quarti con elezioni a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età, col sistema del collegio uninominale».

Ha facoltà di svolgerlo.

Rubilli. Il mio emendamento consta di due parti.

Per quello che riguarda poi la seconda parte dell'emendamento, in relazione al collegio uninominale...

Presidente Terracini. Onorevole Rubilli, ha già parlato tanto a lungo sul collegio uninominale!

Rubilli. Signor Presidente, non è che voglia parlarne ancora, ma desidero avere la semplice soddisfazione di togliermi una curiosità...

Presidente Terracini. Se è legittima.

Rubilli. Sì, una legittima curiosità. Su questo concetto del collegio uninominale io conosco benissimo quale è il pensiero del Partito democratico cristiano, che rispetto ampiamente e doverosamente, pur non condividendolo. Abbiamo sentito oggi quale è il pensiero autorevole dell'onorevole Nitti; poi abbiamo sentito quello dell'onorevole Laconi in rappresentanza del Gruppo comunista; ma non sono riuscito ancora a capire bene il pensiero del Partito socialista.

Una voce. È riservato!

Rubilli. Finora hanno sviato; fino a questo momento non hanno voluto affrontare la questione.

Nobili Tito Oro. Si è detto che spetta alla legge speciale.

Rubilli. Ho sentito due oratori: Nobili Tito Oro e Carpano. Per quello che riguarda Nobili Tito Oro, egli non si è pronunciato per niente. Dal suo ordine del giorno, come è redatto, mi pare di dedurre che egli propenda per il collegio uninominale, perché quando dice che la metà soltanto dei senatori sarebbe eletta a suffragio universale diretto, come può mai a questa metà, che si prevede presso a poco sulle trecento persone in tutta l'Italia, applicare la proporzionale?

Quindi se non l'ha detto esplicitamente, in sostanza non si può dire sul serio che egli voglia affidarsi ad un metodo proporzionale. Il collega Carpano ha detto che bisognava riservare questo argomento alla legge elettorale, ed ha detto cosa giustissima. Amico mio, lo avrei detto pure io. Anzi ho di già detto nella discussione generale sul progetto che la legge costituzionale si è voluta occupare di troppe cose e pensa ora perfino di includere ed assorbire la legge elettorale. Ma che ci possiamo fare se così si vuole? Io ho osservato persino che la Costituzione è diventata quasi un'enciclopedia giuridica! Giustamente, ripeto, diceva Carpano che bisognava rinviare questo argomento alla legge elettorale politica e che in quella sede si doveva stabilire quali metodi elettorali fossero da applicare sia per la Camera dei deputati, sia per il Senato. Intanto, la proporzionale è passata quasi inosservata, in cinque minuti, senza discussione. L'Assemblea ha adottato la proporzionale per la Camera dei deputati, assumendoci così una non lieve responsabilità, senza nemmeno approfondire l'argomento. Purtroppo è così, caro Carpano. Noi abbiamo ragione, ma non siamo l'Assemblea. L'Assemblea è sovrana, come qui si ripete sempre, ma non credo che essere sovrana significhi che può fare quello che vuole. Intanto quasi senza che nessuno se ne accorgesse, nella seduta di ieri, immediatamente dopo una votazione a scrutinio segreto, quando di solito si verifica un certo sbandamento, una certa confusione, in quest'Aula si approvò per alzata e seduta un ordine del giorno per la proporzionale nella elezione alla Camera dei deputati.

Ora, se si è stabilito il metodo elettorale per la Camera dei deputati, bisogna farlo pure per il Senato. Non se ne può fare a meno. Si doveva prima stabilire il rinvio alla legge elettorale, come io ho sostenuto sempre; ma giacché si è seguito un sistema diverso, non possiamo fare a meno di ammetterlo anche per il Senato.

Presidente Terracini. Onorevole Rubilli, c'è a questo proposito un ordine del giorno che impegnerà i colleghi socialisti a votare.

Rubilli. Ma sino a questo momento non si sono affatto espressi in modo chiaro e preciso, mentre occorre che ognuno si pronunci su di una questione che senza dubbio è di non lieve importanza. Nulla di serio ho mai sentito contro il collegio uninominale, di cui non voglio ora ricordare tutte le benemerenze (è argomento questo del quale ci siamo occupati altre volte). Ora ho sentito fare una sola obiezione: se abbiamo stabilito, si dice, per la Camera dei deputati la proporzionale, come possiamo non stabilirla anche per il Senato? Come si potrebbe giustificare la difformità?

Appunto per questo anzi vogliamo il collegio uninominale; appunto perché avete stabilito la proporzionale per i deputati, vogliamo il collegio uninominale pel Senato, perché occorre che il Senato non sia un doppione, non sia una riproduzione precisa e fedele della Camera dei deputati, ma da questa si diversifichi, per essere efficiente, altrimenti, come è stato riconosciuto da ogni parte, sarebbe una istituzione onerosa e senza utilità di sorta. Quindi la vostra obiezione, o colleghi, si riduce ad un argomento a favore, e se non vi fossero altre ragioni, appunto per quello che voi opponete, noi insistiamo nel collegio uninominale ed aspettiamo che il terzo dei partiti forti, dei partiti di massa, nella sua duplice forma, si pronunzi tra qualche giorno sulla scelta della proporzionale o del collegio uninominale per l'elezione del Senato. (Applausi).

Presidente Terracini. L'onorevole Caronia ha presentato il seguente emendamento:

«Sostituire il terzo comma col seguente:

«I senatori sono eletti dai membri del Consiglio regionale con il sistema maggioritario».

Ha facoltà di svolgerlo.

Caronia. Mi duole che in mia assenza sia stato dichiarato decaduto il mio primo emendamento, con cui proponevo che ad ogni Regione fosse assegnato un senatore per 200.000 abitanti, perché questo secondo è in rapporto col primo.

Partendo da quanto ha proposto la Commissione, che il Senato è eletto a base regionale, ritengo che sia logico dare una parte notevole, nella scelta dei senatori, alle Assemblee regionali.

Mi si obietta che le Assemblee regionali sono costituite da un numero molto limitato e che affidare la elezione dei senatori a un numero ristretto di elettori sarebbe cosa assurda e darebbe eccessivi poteri a tali Assemblee. Ma qui è questione di numero. In sostanza, secondo quanto propone l'onorevole Perassi, viene affidata per delega ad un numero limitato di elettori la scelta dei senatori. E non è preferibile che questa delega sia data ai componenti le Assemblee regionali, che sono in fondo l'espressione della totalità degli elettori, essendo stati eletti a suffragio universale? Bisogna piuttosto, secondo quanto ho espresso nel primo emendamento, ridurre quanto più è possibile il numero dei senatori, escludendo anche l'assegnazione di un numero fisso di senatori per ogni Regione e lasciando, con l'assegnazione di un senatore per ogni 200.000 abitanti, la rappresentanza proporzionale. Questo anche per prevenire l'obiezione che si potrebbe avanzare da chi si preoccupa del fatto che dare un numero fisso di senatori alle singole Regioni possa portare queste al rango di sovranità, come avviene nelle Nazioni federali. La proporzionalità dei rappresentanti al Senato da parte delle Regioni è più consona al nostro concetto di Stato unitario a struttura regionale. Mantengo pertanto la mia proposta di assegnare un senatore per ogni 200.000 abitanti, senza il di più di un numero fisso e di affidare alle Assemblee regionali la elezione dei senatori assegnati alle singole Regioni. Verrebbe così semplificato il procedimento elettorale e nello stesso tempo meglio differenziato il carattere del Senato.

Dichiaro infine che ove i miei emendamenti dovessero essere respinti, aderirò all'emendamento Perassi che più ai miei si avvicina.

Presidente Terracini. Segue l'emendamento proposto dall'onorevole Russo Perez, del seguente tenore:

«Al terzo comma, alle parole: I senatori sono eletti per un terzo dai membri del Consiglio regionale e per due terzi a suffragio universale e diretto, sostituire le parole: I senatori sono per un terzo nominati a vita per libera scelta del Capo dello Stato e per due terzi eletti col sistema del collegio uninominale».

Condorelli. In assenza dell'onorevole Russo Perez faccio mio l'emendamento e rinuncio a svolgerlo.

[...]

Presidente Terracini. [...] È stato presentato il seguente ordine del giorno, a firma degli onorevoli Lami Starnuti, Binni, Morini, Rossi Paolo, Treves, Longhena, Bennani, Canevari, Bocconi, Caporali, Villani, Zanardi, Momigliano e Filippini:

«L'Assemblea Costituente ritiene che l'elezione dei componenti il Senato della Repubblica debba avvenire a suffragio universale e diretto, con sistema proporzionale e per circoscrizioni regionali».

Quest'ordine del giorno è stato già di fatto largamente svolto nel corso della discussione e pertanto ritengo che non abbia più bisogno di particolare trattazione.

Potrà essere posto in votazione prima che si passi alla votazione degli emendamenti sull'articolo 55.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti