[Il 19 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Nitti. [...] Si è detto che i genitori hanno verso i figli naturali gli stessi doveri che verso i figli nati nel matrimonio. Queste cose mi interessano relativamente ed io non so che cosa accadrà e non so se approveremo il testo che ci è stato proposto.

[...]

Delli Castelli Filomena. [...] Noi sappiamo che stanno facendo progressi di tal genere l'educazione in America e in Isvizzera, che si stanno già preoccupando di istruire, educare i giovani in preparazione della loro missione di genitori: ma in Italia non può non essere ancora appannaggio, diritto e dovere della famiglia educare anche in tal senso la prole.

Qui risiede, secondo me, la sostanza del problema. Data la nostra situazione, dato che su di noi incombono altre ben gravi cose, oggi la famiglia viene ad essere depauperata della sua linfa vitale, perché la nostra vita si esteriorizza sempre più.

D'altra parte, non è possibile pensare che, specialmente tenendo conto di certe parti evolute, di certe regioni evolute, che le mamme che sono occupate oggi nella fabbrica e nell'industria, e che quindi non hanno tanto tempo da rimanere a casa e che, anche quando stanno a casa, hanno il diritto anche loro di godere di un meritato riposo, si possono preoccupare di quella che è la maturità, l'evoluzione dell'adolescenza che si avvia attraverso studi fisici e spirituali alla giovinezza e s'inserirà poi nella vita sociale e politica.

[...]

Bernini. [...] Su che si fonda questo diritto alla libertà dell'insegnamento e della scuola, postulato dal pensiero cattolico?

Come s'è già detto, un tempo poggiava quasi esclusivamente sul diritto della famiglia, diritto considerato nativo e inalienabile, superiore a ogni altro diritto.

Sulla famiglia società naturale s'è già rivolta la critica di parecchi. Non mi soffermerò dunque sull'argomento.

Ora il pensiero cattolico prende piuttosto come fondamento il diritto dell'individuo all'educazione, presso a poco come lo faceva il Condorcet.

Tale pensiero è fondamentale, se non erro, nella relazione del collega onorevole Moro.

Secondo il collega onorevole Moro — cito il testo preciso — l'educazione va intesa «come sviluppo progressivo della personalità umana».

Il diritto del fanciullo «è un diritto che spetta in proprio al fanciullo come uomo in fieri, senza che questa incompleta formazione devii verso terzi, famiglia o Stato, la sua titolarità». (Approvazioni).

Sennonché, perché il diritto del fanciullo sia veramente tale, non deve coincidere con nessun altro diritto:

non con il diritto della famiglia;

non con il diritto della Chiesa;

non con il diritto dello Stato.

Se no, è evidente che s'annullerebbe in essi. Questo è il punto.

Del bambino non si può disporre come d'un bene senza possessore. Non può disporne lo Stato, come l'ha voluto per un istante la Convenzione. Ma neppure può disporne interamente la famiglia, non la Chiesa, perché il bambino è soprattutto se stesso.

A chi dunque spetta la scelta del maestro: allo Stato o alla famiglia?

La famiglia dice: questo ragazzo è mio, perché nato da me, perché esprime nel suo sangue e nelle sue vene coloro che l'hanno generato e la lunga teoria degli avi.

Senza dubbio.

Ma questo bene è soprattutto in deposito. Il bambino è soprattutto se stesso.

Si dice che la scelta del maestro per opera dei genitori è una specie di prolungamento delle loro lezioni, che il maestro non è che il supplente del padre, quasi lui stesso, investito dalla sua fiducia, e quindi dei suoi diritti.

Ammettiamolo pure.

Ma neppure questa scelta investe il maestro dei diritti del fanciullo. Lo ammette anche il collega onorevole Moro.

Così, per noi socialisti, che non ci vergogniamo di essere eredi della civiltà liberale e democratica in tutto ciò che essa ha di vitale, il diritto della famiglia e il diritto dello Stato si limitano a vicenda, perché ambedue sono limitati dal diritto del fanciullo.

In conclusione: diritto del padre nella famiglia e per la scelta dei maestri fuori della famiglia:

soprattutto difesa del fanciullo esercitata dalla famiglia, contro il prepotere dello Stato e della società, se la società e lo Stato si facessero tirannici e oppressivi;

esercitata dallo Stato, in difesa dell'individualità del fanciullo e per la libera esplicazione della sua personalità umana.

È il nostro concetto, e non è neppure socialista, ma è democratico, della scuola che vorrei chiamare laica, se questa parola non avesse sfortunatamente assunto da noi un significato fazioso, più che altrove. Non come in Francia, dove la parola «laico» è stata messa come appellativo della Repubblica, e non solo presso i democratici francesi, ma persino in una lettera pastorale recente dei vescovi di Francia; ma, onorevoli colleghi, questo è soprattutto il pensiero e la formula di Filippo Turati, del nostro Turati, il quale contrapponeva alla formula equivoca di «libertà della scuola» l'altra formula di «libertà nella scuola», cioè duplice libertà, sia da parte del maestro sia da parte del discepolo. E vi è anche la vecchia formula che ci deriva dai secoli: res sacra puer, cioè il fanciullo è cosa sacra. Noi adotteremo quindi la formula della libertà nella scuola.

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti