[Il 22 aprile 1947, nella seduta pomeridiana, l'Assemblea Costituente prosegue la discussione generale del Titolo secondo della Parte prima del progetto di Costituzione: «Rapporti etico-sociali».

Vengono qui riportate solo le parti relative all'articolo in esame, mentre si rimanda alle appendici per il testo completo della discussione.]

Corsanego. [...] C'è finalmente, ed ho finito signor Presidente, il delicato articolo sui figli illegittimi, il quale ha dato luogo, e giustamente, a dissensi ed a riserve. Hanno diritto questi figli naturali di veder cadere gli ostacoli che si frappongono al loro ingresso nella vita sociale e nella vita civile, hanno soprattutto diritto, specialmente i bambini nelle scuole, di veder cancellato dalla loro pagella scolastica quel figlio di N.N. che rappresenta per loro un tremendo marchio d'inferiorità di fronte ai propri compagni. Per questo, i figli nati fuori del matrimonio devono avere la certezza che noi li tuteleremo nella Carta costituzionale, come li tuteleremo nella legislazione futura. Certo è però — anche qui i giuristi insegnano, i tecnici del diritto lo sanno — è impossibile materialmente, impossibile giuridicamente, creare per tutti una situazione giuridica identica e ai figli legittimi e ai figli illegittimi. Basterebbe l'esempio dei figli adulterini che, per essere figli di uno solo dei due coniugi, hanno per questo fatto, una diversa posizione giuridica nella famiglia. Quindi, l'assoluta equiparazione urta contro ostacoli di indole giuridica, oltreché di indole morale. Perciò, anche qui col vostro autorevole aiuto, cioè attraverso i vostri emendamenti, attraverso la vostra collaborazione, noi troveremo certo, la formula che da un lato salvaguardi i sacrosanti diritti dei figli nati fuori del matrimonio e dall'altra non porti attentati alla famiglia legittima.

Osservando con sguardo sintetico gli articoli che verranno sottoposti al vaglio della vostra critica e della vostra approvazione, voi potrete vedere inserita nella Costituzione la disciplina della famiglia, ma vorrei, — e ve lo dico con animo commosso di italiano — vorrei che l'inserimento di questi articoli nella Carta costituzionale non fosse considerata una vittoria della Democrazia cristiana. No, noi non vogliamo aggiudicarci il monopolio di pretendere che siamo solo noi custodi del focolare e della famiglia italiana. Siamo tutti noi, dal settore dell'estrema sinistra a quello dell'estrema destra, tutti noi legittimi rappresentanti del popolo italiano, che sentiamo il desiderio che la famiglia abbia nella Carta costituzionale la sua tutela giuridica. Lo vogliamo tutti, senza esclusività di partito; non è il trionfo di una parte politica l'inserimento di questi articoli nella Carta costituzionale. No, onorevoli colleghi, è veramente il popolo italiano, nella sua espressione più alta e più nobile, che è quella dei suoi focolari, è il popolo italiano che entra così, attraverso le sue ben salde famiglie costituite, nella Carta costituzionale. Anche quando i nostri operai vanno a lavorare all'estero, destano l'ammirazione dello straniero, perché essi ricordano la famiglia lontana, spediscono a casa i loro risparmi, anelano a ricostituire la famiglia, o facendola seguire con loro la via dell'esilio, o ritornando alla terra natia, perché è troppo connaturato nelle nostre tradizioni l'amore per la famiglia, considerata da tutti — non soltanto da questi banchi, ma da tutti — come il porto di rifugio che si abbandona (per necessità di studio o di lavoro o di servizio militare) con rimpianto ed al quale si pensa sempre con nostalgia, e nella quale si ritorna sempre con entusiasmo e con commozione. (Vivissimi applausi Molte congratulazioni).

 

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A cura di Fabrizio Calzaretti